I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Della chiesa Cattedrale di Benevento/Sunto storico delle sue vicende

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1. Sunto storico delle sue vicende.

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Della chiesa Cattedrale di Benevento Della chiesa Cattedrale di Benevento - Della forma primitiva e delle successive trasformazioni del tempio

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1. sunto storico delle sue vicende.


È controverso tra gli scrittori beneventani se la primitiva Chiesa basilicale sia stata dove ora trovasi la Cattedrale o in altro sito: Vipera1 e Giovanni de Nicastro2 opinano che essa sia stata la chiesa di S. Festo, la quale ai loro tempi denominavasi di Santa Lucia3; De Vita4 stima che sia stata invece la Chiesa di Santa Maria in Gerusalemme, fuori la città attuale, presso il ponte Leproso; Borgia5 finalmente, pur accettando che la [p. 396 modifica]Cattedrale antichissima abbia avuto il titolo di Santa Maria in Gerusalemme, come vuole De Vita, dimostra però che essa non sia stata presso il ponte Leproso, ma bensì presso la basilica di S. Festo. Egli fonda la sua opinione sul documento della traslazione del corpo di S. Gennaro da Napoli a Benevento fatta dal Principe Sicone nell’anno 820, la cui copia del 1130 trovasi inserita nel Tomo I. degli Atti dei Santi che si conservano nella Biblioteca della Cattedrale di Benevento. In tal documento si dice: «Et quia post tot tempora patrem suum recipere meruerunt, igitur urbem letantes cum martire suo ingressi sunt. Quem in basilica sui beatissimi diaconi Festi posuerunt6, donec illi summo cum honore locus in sua sede pararetur. Nam iuxta basilicam Dei Genitricis Marie Semperque Virginis basilica que Ierusalem nominabatur fuit; in qua etiam sedes antiquorum episcoporum et illius fuit.» Ora, conoscendo che la basilica di Santa Maria un tempo sia stata detta di Gerusalemme, e situata presso la basilica di S. Festo, e sapendo che quest’ultima sia stata dove oggi sono la casa e il giardino Buonanno, sembra non doversi dubitare che l’antichissima basilica beneventana sia stata quì dove ora è la chiesa cattedrale, ed abbia occupato parte dell’area di questa, sebbene Borgia la ritenga soltanto prossima ad essa7. Quì dunque il Vescovo Davide edificò la seconda basilica, che egli stesso consacrò, sotto Papa S. Gregorio, il 15 dicembre dell’anno 600, dedicandola a Dio in onore della SS. Madre8. Andata questa in rovina, nell’anno 820 secondo Borgia9, 829 secondo Sarnelli10, 839 secondo Giov. De Nicastro11, Sicone, quarto Principe di Benevento, per riporvi il corpo di S. Gennaro da lui tolto ai [p. 397 modifica]napoletani, la restaurò, ampliandola e mutandone la forma12. Secondo Falcone beneventano, questa basilica fu anche ampliata nell’anno 1114 per consiglio di Landolfo Della Greca, dicendo egli nella sua cronaca: «Hoc anno Ecclesia B. Mariae de Episcopio ampliata est per consilium Landulphi de Greca.» Questo Landolfo della Greca era allora Contestabile di Benevento per la difesa contro i Normanni. Poggiandosi sul riportato passo di Falcone, De Vita osserva che errino Ughelli e Sarnelli quando riferiscono quest’ampliamento al 1124; però è a riflettere che questi non abbiano in tutto torto, imperocchè in quest’anno 1124, secondo attesta lo stesso Falcone, i lavori continuavano ancora, tanto che l’Arcivescovo del tempo Roffredo fu costretto in quest’anno appunto di levare dall’altare dov’era riposto, e collare in altro il corpo di S. Barbato. Ed è a por mente pure che Landolfo della Greca, al consiglio del quale l’ampliamento si deve, morì, secondo sempre lo stesso Falcone, nel dicembre del 1123 qui in Benevento.

Secondo tutti gli scrittori beneventani, l’Arcivescovo Ruggiero, eletto a questa chiesa nel 1179, e, secondo altri scrittori, tra cui Schultz13, e Barbier de Mantault14, un artista a nome Ruggiero, avrebbero costruita la facciata attuale. Su di ciò tornerò a discorrere a tempo opportuno.

L’Arcivescovo Romano Capodiferro, nobile beneventano15, con le oblazioni dei fedeli fece costruire il campanile attuale; il quale restò sempre incompleto. Il fatto è ricordato dalla seguente iscrizione che in caratteri franco-galli leggesi sul fronte principale di esso:

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A. D. MCCLXXVIIII
XI. FEBR. VIII IND. INCEP
TVM. EST. HOC. CAMPANILE D’OB
LAZIONIBVS FIDELIVM ET CLERI.

Avendo questa cattedrale ricevuti molti danni con il tremuoto del 1456, Pio II nel 1459 concesse all’Arcivescovo di Benevento che «nella collazione dei beneficii si facesse pagare la metà dei frutti della prima annata, da spendersi nella riparazione e fabbrica della detta Metropolitana16».

Il Cardinale Pompeo Arigonio, eletto Arcivescovo di Benevento da Paolo V nel 10 aprile del 1607, prodigò le sue cure verso questa cattedrale, arricchendola di preziosi marmi17, e trasformandola alquanto. Egli, avendo trovato il coro dei canonici in mezzo alla nave maggiore, presso l’arco trionfale, lo trasferì in fondo all’abside18.

Giov. Battista Foppa, eletto Arcivescovo di questa chiesa ai 18 maggio del 1643, vi fece altri restauri, e curò la costruzione del soffitto della nave principale e di quella traversa19.

L’Arcivescovo Orsini, promosso a questa chiesa nell’anno 1686, appena giuntovi, imprese a restaurarne la Metropolitana; l’opera volgeva quasi al termine, allorchè sopravvenne il celebre tremuoto del 5 giugno 1688. Allora di essa «caddero tutta la crociera, il coro, le sagrestie ed il nuovo segretario, e restarono sconquassate le cinque navi, che sarebbero cadute, se le due mura laterali nuove e ben fatte non avessero sostenuto. Il campanile restò intatto. L’episcopio rovinò tutto, restandovi in piè la sala, ma sconquassata20». Soffri un’altra volta pure sotto Orsini con l’altro tremuoto del 1702.

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Tav. LV.


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Tav. LVI.


Interno della Cattedrale di Benevento

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Il Cardinale Arcivescovo Landi, come accennò nella sua Relazione ad limina del 12 febbraio 1747, riportò il coro dall’abside nella nave di mezzo21; di questo nuovo trasferimento conservasi ancora nella Biblioteca del Capitolo il modello in legno a firma dell’Architetto Paolo Posi del 1741. Sotto il governo di lui furono acquistati in Roma i grandi quadri (meno quelli di Elia e di Daniele) che si vedono ancora oggidì nella nave di mezzo, i quali son copie di simili quadri di Daniele da Volterra esistenti in Vaticano22. Avvenuta la morte di Landi nel 1758, il Capitolo fece subito rimuovere un’altra volta il coro da mezzo alla nave maggiore e riportarlo dove oggi esiste, in fondo all’abside23. Si fu allora che il Capitolo fece dipingere dal pittore beneventano Basilio Alvano i due quadri di Elia e di Daniele24 per porli al posto della nave maggiore dove erano gli organi.

Altre notizie si apprenderanno nel corso di questo capo.

Note

  1. Mario della Vipera, Catal. SS. Benev. 8. Iulii.
  2. Manoscritto «Benevento Sacro di Giov. De Nicastro, scritto nell’anno 1683» pag. 40 e seg. (Biblioteca Arciv. di Benevento).
  3. La Chiesa di S. Festo era sita dove oggi sono la casa e il giardino del sig. Giuseppe Buonanno, ai cui antenati venne ceduta, dopo essere stata profanata perchè mal ridotta. Essa quindi rimaneva tra le vie S. Gennaro e S. Gaetano.
  4. Thesaurus alter antiquitatum beneventanarum Medii Aevi, pag. 322 e 415.
  5. Op. cit. parte III. pag. 43 a 45, in nota.
  6. La verità storica molte volte si tramanda ai posteri per via della tradizione popolare. Tutto il popolo beneventano vi addita che la casa di S. Gennaro è nella via omonima. Ora questa affermazione devesi interpretare come effetto della tradizione che in una chiesa colà presso sia stato il deposito delle ceneri del taumaturgo S. Gennaro.
  7. Op. e luogo ultimi citati.
  8.  idem idem
  9.  idem idem
  10. Memorie Cronologiche, ecc. pag. 45.
  11. Benevento Sacro, già citato, pag. 40 e seg.
  12. Sarnelli, op. ult. cit. pag. 45.
  13. Deukmalër der Kunst des Mittelatthers in Unteritalien, tomo II, pag. 249 a 308 e seg. Tav. LXXIX, fig. 1.
  14. Les portes de bronze de Bénévent, par Mgr. X. Barbier de Montault. Ertrait de la Revue de l’art Cretien, pag. 35.
  15. Questi fu scomunicato per essere intervenuto alla incoronazione di Manfredi (Sarnelli, Memorie Cronologiche ecc. pag. 112); ma fu assoluto da Gregorio X. nel Concilio di Lione del 1273, e rimandato a Benevento, dove morì il 17 dicembre del 1280 dopo 26 anni di apostolato (Sarnelli, op. ult. cit. pag. 112, 113 e 114).
  16. Sarnelli, op. cit. pag. 138.
  17. Sarnelli, Mem. Cron. cit. pag. 149.
  18. Giov. De Nicastro «Benevento Sacro» cit. pag. 53.
  19. Sarnelli, op. ult. cit. pag. 152.
  20. Sarnelli, op. ult. cit. pag. 159 a 166. Questo autore fu testimone oculare del triste avvenimento, del quale poco mancò non fosse rimasto vittima. Vedi sul riguardo l’altra opera di lui «Memorie dell’Insigne Collegio di S. Spirito.
  21. Manoscritto «Memorie della S. Chiesa Beneventana, esposte dal fu Bibliotecario Canonico D. Agostino Feoli-Mastroppi. (Biblioteca del Capitolo), fol. 40, a retro, e 41.
  22. Manoscritto ora citato di Feoli, luogo istesso.
  23. Idem idem. E dal volume manoscritto «Libro dei mandati per la rinnovazione del coro Landi» (Biblioteca del Capitolo).
  24. Manoscritto Feoli e libro dei mandati citati nell’ultima nota.