Il Catilinario/XI

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Capitolo XI

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XI
X XII
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CAPITOLO XI.


Della compagnia e del seguito che Catilina avea, e delle sue smisurate reità.


In cotale e così corrotta città Catilina, quello che a fare era molto agevole, adunava seco moltitudine d’ogni malvagio e di reità pieno. Perciocchè qualunque disonesto, adultero, ghiotto, e chi avea consumato quasi lo suo patrimonio spendendo e giuocando, o mangiando e bevendo, e chi avea speso dell’altrui assai in ricomperarsi delle sue male operazioni1; quegli erano amici e famigliari di Catilina. Sopracciò2 da ogni parte li micidiali3, li ladroni delle cose sagrate, quegli ch’erano provati in corte4 per malfattori, o chi temesse di venire a giudicio per cose che si sentisse d’avere fatto; anche quegli li quali si nutricavano di mano o di lingua5, cioè spergiurando e spargendo il sangue di lor cittadini; alla perfine tutti coloro li quali conturbava la malvagità, la povertà, la coscienzia delle male operazioni, s’accostavano a lui, erano li domestici suoi6.E, se per avventura alcuno che fosse senza colpa cadesse nella sua amistà, leggermente diventava simile e pari agli altri, per la cotidiana usanza e per le disordinate dilettazioni. Ma pur egli molto specialmente desiderava e cercava d’avere l’amistà de’giovani: perchè li loro animi, essendo molli e inchinevoli e mutevoli, senza gravezza7 erano ingannati e a male arrecati. E egli a ciascuno concedea e dava quello che lo studio8 di ciascuno, secondo l’età, desiderava: ad alcuni [p. 20 modifica]dava meretrici, od alcuni comperava cani e cavalli; nè guardava spesa9 ni temperamento, purch’egli se gli potesse fare obbligati, soggelti e fedeli. Ben so io (a)10 che alcuni si pensarono e credettono che quegli giovani, che usavano la casa di Catilina, non fossono bene onesti di loro medesima persona11, cadendo in peccato con Galilina; ma questa fama più era nata per altre cose, che non era saputa per vero:chè Catilina fu lussurioso uomo, e da sua prima gioventù avea fatti di questa materia molti peccati smisurati; e fra li altri con una gentil vergine monaca12 consagrata ad una dea, ch’avea nome Vesta; e molte cotali cose contra a Dio e contra ogni ragione commesso. Alla per fine s’innamorò d’una, ch’avea nome Aurelia Orestilla, la quale, eccetto la sua bellezza, non fu unque13 di niuna cosa da alcuno buono uomo lodata. Costei dubitando di prenderlo per marito, per paura d’uno figliuolo di Catilina, il quale era già grandicello, credesi per certo che Catilina uccidesse il figliuolo, e diretasse14 la sua casa medesima col suo maladetto matrimonio. La qual cosa mi pare che fosse primamente cagione d’avacciare il suo malvagio intendimento: perocchè il suo animo, non puro, e dispiacevole e contrario a Dio e agli uomini, non si potea mitigare nè umiliare dormendo nè vegghiando: tanto era la sua coscienzia rea, la quale consumava la sua desiderosa mente. Onde il colore avea pallido, gli occhi brutti, l’andare or tosto or tardi: e certamente nella vista di sua faccia e negli atti del volto si mostrava stoltia15 .

Note

  1. e chi avea speso dell’altrui assai in ricomperarsi delle sue male operazioni ) Ricomperarsi qui vale liberarsi con danaro da pena meritata o da danno. Onde il Guicciardini nelle sue Storie disse: Proponeva (Cesare) che i Tedeschi entrassero nel Friuli e nel Trivisano, non tanto per vessare i Veneziani, quanto per castrignere te terre del paese a pagare danaro, per ricomperarsi dalle prede e da’ sacchi.
  2. sopracciò qui vale oltre a questo che detto è, inoltre: e nel Voc. della Crusca non è registrato.
  3. da ogni parte li micidiali.) Micidiale qui è lo stesso che omicida, cioè uccisor d’uomini: ma in questa significazione oggi non è da usare. Nondimeno ben si usa ora come adjettivo, e dicesi cosa micidiale, ec.
  4. corte qui val luogo dove si tien ragione.
  5. si nutricavano di mano o di lingua) Nutricare è voce antica, e val lo stesso che nudrire. E vogliamo che qui si avverta con quanta brevità è detto e significato quegli che con ree opere di mano o di lingua sostentavano la lor vita.
  6. s’accostavano a lui, erano li domestici suoi) Si ponga ben mente a questo accostarsi, il quale significa propriamente avvicinarsi, farsi vicino ad alcuno, e figuratamente fare, stringere amicizia con alcuno; e così è da intendere in questo luogo. Ancora si vuole avvertire che domestico ha molte significazioni; e, tra le altre, quella di stretto amico e compagno, ma non mai quella di servitore, che gallicamente oggi si usa dargli.
  7. senza gravezza, cioè senza difficoltà, facilmente.
  8. studio ha più significazioni, e talvolta vale desiderio, come in questo luogo. Questo esempio sarebbe da aggiungere al Vocabolario della Crusca,dove questa voce è registrata con un solo esempio della Vita di S. Onofrio, che non è certamente così chiaro, com’è questo.
  9. nè guardava spesa) Non guardare spesa o a spesa, che si usa in amendue i modi, vale non usar parsimonia nello spendere. Il Cecchi l’usò colla preposizione a, dicendo, Sliav.1: Non ha questa volta guardato a spesa, perchè le cose sieno fiorite e sopra mano.
  10. (dice Sallustio).
  11. Qui le stampe precedenti leggeano: non fossono bene onesti di loro medesima onta. Al Betti parve, com’è, senza significato il costrutto; e propone si legga: non fossono bene onesti, di loro medesima onta cadendo in peccato con Catilina. Il testo lat. ha: juventutem, quae domum Calilinae frequentabat, parum honeste pudicitiam habuisse. A noi pare che l’emendazione del valentissimo Betti non aggiusti di molto il discorso; onde con più libertà ci siamo assicurati di mutare onta in persona; e vorremmo non esser caduti in fallo.
  12. monaca consagrata ad una dea) Perche gli schifiltosi non torcano il grifo leggendo questo monaca detto di una vestale, vogliamo qui dire a’ giovani che i padri della nostra lingua, o per la rozzezza de’ tempi, o per farsi intender da tutti, seguendo in certo modo la somiglianza che era tra le cose della loro età e le antiche, davano a queste nomi, se non ben convenienti, bene intesi da tntti; ma in questo non si vuol punto imitarli, che sarebbe ora ridicola affettazione.
  13. unque, che dicesi pure unqua, sono voci antiche, e valgono lo stesso che mai; ma non sono oggi da adoperare in prosa, ma solo in poesia.
  14. diretasse la sua casa) Diretare trovasi registrato solo in sentimento di privare altrui di eredità, ma qui chiaramente si vede che è usato in sentimento di privare di eredi la famiglia; e però dovrebbe essere ancora così registrato,e con questo esempio.
  15. stoltia è voce antica, ed è lo stesso che stoltezza.