Il Filostrato/Parte nona

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Parte nona

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Parte ottava Il Filostrato
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IL

FILOSTRATO

DI GIOVANNI BOCCACCI



PARTE NONA



ARGOMENTO

Qui comincia la nona ed ultima parte del Filostrato, nella quale l’autore parla all’opera sua, e dicegli a cui e con cui debba andare, e quello ch’ella debbia fare; e qui pone fine.


I.


Sogliono i lieti tempi esser cagione
     Di dolci versi, canzon mia pietosa;
     Ma te nella mia grave afflizïone
     Ha tratta amor dell’anima dogliosa
     Contra natura, nè ne so ragione,
     Se non venisse da virtù nascosa,
     Spirata e mossa dal sommo valore
     Di nostra donna nel trafitto core.

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II.


Costei, siccom’io so, che spesso il sento,
     Mi può far nulla, e molto più da fare
     Che io non sono, e quinci l’argomento
     Della cagion del tuo lungo parlare
     Credo che nasca, ed io me ne contento,
     Che più da ciò che dalle doglie amare
     Venuto sia; ma ciò che si sia stato,
     Noi siamo al fine da me disiato.

III.


Noi siam venuti al porto, il qual cercando
     Ora fra scogli ed or per mare aperto,
     Con zefiro e con turbo navigando
     Andati siam, seguendo per l’incerto
     Pelago l’alta luce e ’l venerando
     Segno di quella stella, che esperto
     Fa ogni mio pensiero al fin dovuto,
     E fe’ poi che da me fu conosciuto.

IV.


Estimo dunque che l’ancore sieno
     Qui da gittare e far fine al cammino;
     E quelle grazie con affetto pieno,
     Che render deve il grato pellegrino
     A chi guidati n’ha, qui rendereno;
     E sopra il lido, ch’ora n’è vicino,
     Le debite ghirlande e gli altri onori
     Porremo al legno delli nostri amori.

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V.


Poi tu, posata alquanto, te n’andrai
     Alla donna gentil della mia mente:
     O te felice, che la vederai,
     Quel ch’io non posso far, lasso e dolente!
     E come tu nelle sue man sarai
     Con festa ricevuta, umilemente
     Mi raccomanda all’alta sua virtute,
     La qual sola mi può render salute.

VI.


E nell’abito appresso lagrimoso
     Nel qual tu se’, ti prego le dichiari
     Negli altri danni il mio viver noioso,
     Li guai, e li sospiri e i pianti amari
     Ne’ quali stato sono e sto doglioso,
     Poichè de’ suoi begli occhi i raggi chiari
     Mi s’occultaron per la sua partenza,
     Che lieto sol vivea di lor presenza.

VII.


Se tu la vedi ad ascoltarti pia
     Nell’angelico aspetto punto farsi,
     O sospirar della fatica mia,
     Pregala quanto puoi che ritornarsi
     Omai le piaccia, o comandar che via
     Da me l’anima deggia dileguarsi,
     Perocchè dove ch’ella ne deggia ire,
     Me’ che tal vita m’è troppo il morire.

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VIII.


Ma guarda che così alta imbasciata
     Non facci senza amor, che tu saresti
     Per avventura assai male accettata,
     Ed anche ben senza lui non sapresti.
     Se seco vai, sarai credo onorata:
     Or va’; ch’io prego Apollo che ti presti
     Tanto di grazia ch’ascoltata sii,
     E con lieta risposta a me t’invii.


FINE DEL FILOSTRATO