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Il Parlamento del Regno d'Italia/Achille Bernardi

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Achille Bernardi

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Gaspare Finali Cesare Bertea
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. XXXIV modifica]Achille Bernardi.

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È nato in Brà il 12 maggio del 1823 da Giovan Battista e Rosa Merlo, che fu donna di non comune ingegno. Abbandonato negli anni infantili il luogo che accidentalmente l’aveva veduto nascere, per seguire il genitore a Nizza marittima, ove questi ebbe carica di regio insinuatore, fece colà i primi studî seguendo il corso delle pubbliche scuole che erano rette dai gesuiti.

La franchezza, però, e l’ingenita indipendenza del suo carattere mal potendo piegarsi alle gesuitiche discipline, convenne ch’ei lasciasse la propria famiglia all’età di dodici anni per far ritorno in Piemonte e seguitar quivi gli studî.

Traslocato il padre in Novara, il Bernardi, raggiuntolo, potè al suo fianco per tre anni imparar legge, non senza però che gli accadesse di aver nuovi e gravi contrasti col celebre padre Beorchia, di cui fa parola il Gioberti nel suo Gesuita moderno, e ch’era colà rettore de’ gesuiti e prefetto agli studî.

Nel 1844 si laureò il Bernardi in Torino, quindi tornato in Novara vi attese per qualche tempo alla pratica forense presso il cavaliere Giovannetti, poscia si restituì e fissò definitivamente a Torino, ove per ben cinque anni fece pratiche legali presso l’avvocato Giovan Battista Cornero, nel cui studio si ebbe a compagno il deputato Chiaves. Il Cornero è stato maestro a Rattazzi e a molti altri dotti giureconsulti ed uomini [p. 135 modifica]politici, tra i quali non può tralasciarsi di annoverare il Domenico Buffa di compianta memoria.

Dotato dei sentimenti che gli conosciamo ed allevato a tale scuola non fa meraviglia se l’avvocato Bernardi fece la più lieta accoglienza alle libere istituzioni inaugurate in Piemonte nel 1848.

Iscritto al circolo politico di cui fece parte un Pareto, un Gioja, un Camillo Cavour, un Gioberti, prese più d’una volta parte alle discussioni con tutto l’ardore dell’animo giovanile, ma nemico ad un tempo delle politiche intemperanze, si ritirò dal circolo stesso non appena si accorse che lo spirito di setta vi divenia prevalente.

Dedicatosi col maggiore impegno ad esercitare la nobile sua professione, coltivò con successo dapprima la parte criminale, quindi venne poco a poco abbandonandola per darsi esclusivamente alla trattazione dei civili affari, ed agli studî suoi prediletti politici ed economici, de’ quali è appassionato cultore.

La valle di Varajta, patria degli autori de’ suoi giorni, che già lo eleggeva a consigliere provinciale, lo mandò suo rappresentante al Parlamento nelle elezioni generali del corrente anno.

D’animo schiettamente liberale ed indipendente, egli è stato sostenitore alla Camera dell’attual ministero in ciò che riguarda la politica estera; più d’una volta però gli si è dichiarato oppositore intorno a varie questioni d’amministrazione interna. Laboriosissimo per abitudine, non solo lo abbiam sempre veduto assiduo alle tornate del Parlamento, ma assistè pur sempre alle riunioni degli ufficî, ove prese parte attivissima alle discussioni de’ progetti di legge.

Valendosi dell’iniziativa parlamentare, fece la proposta di una medaglia commemorativa da distribuirsi a coloro che avevan preso parte alle battaglie combattute per l’italiano riscatto, proposta che fu avversata per ragioni economiche dal ministero, e che a debole maggioranza venne respinta.

Propose altresì la sospensione del Codice di procedura, ma non ebbe poi a svolgere tale proposta, già ammessa alla lettura, per avere in via di conciliazione [p. 136 modifica]il ministro guardasigilli aderito a introdurre vari emendamenti nel codice stesso, per cui adunatasi apposita commissione, presieduta dallo stesso ministro, e della quale il Bernardi fu chiamato a far parte, si formulò un progetto di varie riforme, che venne presentato al Parlamento, ma che a motivo della proroga della Camera non potè per anco esser posto in discussione.

L’avvocato Bernardi siede al centro sinistro.