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Il Parlamento del Regno d'Italia/Giovanni Battista Borelli

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Giovanni Battista Borelli

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Carlo Beolchi Domenico Carutti
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. XXVII modifica]Giovanni Battista Borelli.

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Il dottor Borelli, nato nel 1813 a Boves, provincia di Cuneo, è uscito da un’antica, ma modestissima famiglia di commercianti. Tuttavia questo nome di Borelli è un nome non ignoto nei fasti italiani, ed Alfonso Borelli, tra gli altri, contemporaneo dei Galilei, dei Castelli, dei Torricelli e dei Viviani, autore di diverse opere classiche, qual è senza alcun dubbio il sì rinomato libro De Motu animalium, fu medico, matematico, astronomo e professore in quasi tutte le università d’Italia.

Nonostante quest’illustre origine, il padre del dottor Borelli possedeva un piccolo negozio nella sua provincia, ed aspirava, tutt’al più, a trasmetterlo intatto, morendo, a suo figlio. Ma questi, le di cui facoltà intellettuali erano state notate e apprezzate dall’affetto di una madre sollecita, ottenne di poter scegliere una carriera liberale, onore che l’insufficienza de’ suoi mezzi di fortuna gli fece pagar duramente, nell’età appunto in cui tali mezzi sembrano più necessari onde potere intendere con tutto il raccoglimento e l’indipendenza a difficilissimi studî.

Appresi i primi insegnamenti nella sua provincia, ei si trasportò in séguito all’università di Torino, ove ricevette la laurea di dottore in medicina e in chirurgia, e quindi fu nominato dottor collegiato della Facoltà medico-chirurgica della stessa città. Fin dal primo anno de’ suoi studî egli era stato ammesso allievo interno all’Ospedale maggiore dei Ss. Maurizio e [p. 108 modifica]Lazzaro, ove dopo il suo dottorato fu promosso ad assistente medico-chirurgo, e nel 1845 si ebbe il posto di chirurgo primario, posto ch’egli occupa ancora.

Il dottor Borelli ha sotto la sua direzione una clinica chirurgica d’oltre sessanta ammalati; sebbene una tal clinica non sia universitaria, essa è tuttavia visitata dai forestieri, e frequentemente dai medici della città, mentre vi si praticano tutte le operazioni di alta chirurgia secondo i progredimenti dell’arte.

Noi non faremo ch’esser gl’interpreti della pubblica opinione, e ci conterremo nei limiti della più semplice e schietta verità asserendo che il nostro protagonista eseguisce operazioni addirittura maravigliose e che le sue cure possono talvolta dirsi eccezionali.

L’ultima guerra gli ha fornito più d’un occasione, anche nelle persone dei prodi ufficiali francesi feriti per la santa causa dell’italica indipendenza, di distinguersi altamente dando a conoscere una sapienza, un’abilità, una fortuna — giacchè sembra che quest’ultima sia necessaria al chirurgo nelle sue operazioni, come al generale d’armata nelle battaglie — che gl’invidierebbero gli stessi suoi più illustri colleghi di Parigi.

Sovente il dottor Borelli è consultato qual suprema risorsa nei casi disperati; ma siccome egli è tanto disinteressato quant’è benefico, fatto piuttosto raro che no tra i moderni Ippocrati, il suo patrimonio è rimasto nei limiti della modestia; ciò che non gl’impedisce d’esser l’oggetto d’una specie di culto per parte della sua famiglia.

Il merito del dottor Borelli, così positivo, così splendido, si è presto reso noto oltre monte, e le principali società scientifiche di Parigi, Torino, Napoli, Bologna, Atene ecc. noverano il nostro valente chirurgo nel numero de’ loro più pregevoli membri. Esiste in Germania una società accademica di naturalisti composta di quaranta membri come l’Accademia francese; il titolare di ciascuno dei seggi eredita il nome del primo occupante; il dottor Borelli ha quello di Tommasini in tal Società di Naturalisti o Naturæ Curiosorum.

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Oltre agli articoli della sua Gazzetta medica, sull’Insegnamento, sulla Salute pubblica, sui Pregiudizi, sul Ciarlatanismo ecc., le produzioni scientifiche del dott. Borelli non ascendono a meno di sessanta. I più rimarchevoli tra questi importanti lavori, alcuni de’ quali sono stati apprezzati nelle sedute della Società di chirurgia di Parigi, sono: una monografia su l’Epidemia tifoidèa nella valle d’Aosta, diverse memorie sulle Iniezioni jodiate; una memoria sull’Operazione del Fimosi, con descrizione d’un nuovo strumento; un Nuovo metodo pel trattamento dello Stafiloma; una memoria sull’Eterizzazione ed altra sul Collodio; una memoria sul Trattamento delle granulazioni palpebrali per mezzo di nuovo metodo e con particolare strumento; diverse memorie sulle Operazioni dell’anchilosi del ginocchio, dell’Ernia ombilicale, delle Malattie dell’Ano e del Retto, sulle Resezioni sotto-periostate, sui Tumori della mascella inferiore e sui Polipi nasofaringi.

In una carriera sì piena ed attiva predominano alcuni fatti che domandano una speciale menzione. Oltre a vari viaggi all’estero, intrapresi per propria istruzione, il dott. Borelli ebbe due memorabili missioni dalla Direzione superiore dell’ordine Mauriziano, di quelle missioni tanto importanti ed onorevoli quanto difficili e perigliose, che costituiscono a colui che le adempie e ne trae profitto di utilissimi insegnamenti un vero e legittimo titolo alla benemerenza dell’umanità: nel 1844 fu mandato nella valle d’Aosta per lo studio della malattia tifoidea ivi dominante, e di cui pubblicò in seguito, come or ora dicemmo, la monografia, o dieci anni dopo, nel 1854, fu inviato in Genova per istudiarvi il terribile morbo asiatico, sulla qual malattia pubblicò pure una serie di lettere inserite nella sua Gazzetta medica, encomiate dalla Gazzetta Ufficiale del Regno, e di cui alcune furono riprodotte dai giornali francesi e spagnuoli di quell’epoca.

Nel 1849, il dottor Borelli ha conseguito il primo premio nel concorso aperto dalla Società Medica di Tolosa intorno al seguente quesito: Apprezzare il valore delle infezioni iodiate nella Terapeutica [p. 110 modifica]chirurgica. Nel 1850 ha fondato con alcuni altri colleghi la Gazzetta Medica italiana degli Stati Sardi, ancora esistente e di cui si assunse la direzione. Quindi ha fondato e dirige ancora il Giornale di Oftalmologia italiana, ch’è ora al suo terz’anno. Nel 1854 ha proposta l’applicazione della luce elettrica alla navigazione, al commercio, all’industria e all’agricoltura ecc. (si veda la Presse di Parigi del 7 luglio 1854); ed ha in seguito pubblicato sullo stesso soggetto un opuscolo accompagnato da una litografia, che, esposto a Parigi nel 1856, gli ha fruttato per parte dell’Accademia nazionale di Parigi d’agricoltura e commercio, il premio della medaglia d’argento.

Nel 1857 è stato incaricato di rappresentare l’Accademia Reale Medico-Chirurgica di Torino al congresso Oftalmico di Brusselle, al quale sottomise la sua memoria intorno al Metodo della ligatura nel trattamento dello stafiloma.

Il dottor Borelli, creato cavaliere dell’ordine del Ss. Maurizio e Lazzaro nel 1854 e ufficiale dello stesso ordine nel 1859, è stato decorato della croce della Legione d’onore per le cure amministrate agli ufficiali francesi durante la guerra d’Italia nell’ospedale dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Sollecitato dai suoi compatrioti nelle passate elezioni politiche ad assumersi l’onorevole incarico di rappresentarli al Parlamento nazionale, se ne schermi sempre, per non trovarsi distratto dalle proprie scientifiche e professionali occupazioni; tuttavia un ragguardevole numero di suffragi dimostravano in tutte le votazioni quanto fosse vivo il loro desiderio di aver a deputato il dottor Borelli. Questo desiderio venne ora finalmente appagato, mercè la quasi unanimità dei voti nello scrutinio definitivo praticato a Boves, sicchè il nostro protagonista siede adesso a rappresentante della patria terra nel primo Parlamento italiano.

Il posto ch’egli ha scelto nella sinistra avanzata, abbiam luogo di ritenere che abbia piuttosto un significato per ciò che riguarda la politica interna di quello che si riferisca all’esterna. L’indipendenza nel voto, la libertà nelle sue più larghe applicazioni [p. XXVIII modifica] [p. 111 modifica]realizzabili, il progresso in ogni genere di coltura ed ammegliamento sociale, sopratutto poi una radicale riforma nell’ordinamento della sanità pubblica, sappiamo essere i sani ed inconcussi principî ch’ei si propone di propugnare a tutt’uomo in seno della nazionale Assemblea. Raggiungere la compiuta e definitiva emancipazione della patria italiana, costituirla nazione una, forte ed indipendente con mezzi possibili, non avventati, sono le di lui aspirazioni in fatto di politica esterna; si vede che il programma è nobile e vasto.

Per terminare lo schizzo di questo ritratto del dottor Borelli, in massima parte estratto da un articolo del Rèpertoire historique des Contemporaines, che pubblica in Parigi M. de Jeumont, sarebbe quasi indispensabile d’entrare nel dominio della vita privata, ed avremmo ampia messe a raccogliervi; ma si comprenderà che ci astenghiamo dal farlo onde non recare offesa alla di lui ben nota modestia.