Il buon cuore - Anno X, n. 29 - 15 luglio 1911/Beneficenza

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Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 29 - 15 luglio 1911 Educazione ed Istruzione

[p. 225 modifica]Beneficenza


Per l’assistenza sanitaria agli emigrati

NELL’AMERICA DEL SUD

Di importanza grandissima sarebbe trattare largamente il tema della tutela igienico-sanitaria della nostra emigrazione, sia per le conseguenze che si riflettono sul nostro paese, sia per il benessere dei nostri connazionali all’estero, specialmente nei luoghi dove le fatiche eccessive e il clima diverso ne rendono precaria la salute e ne accrescono la mortalità. In riguardo alle conseguenze che si ripercotono nel nostro paese, una recente inchiesta rilevò che i rimpatriati degli Stati Uniti, quando non ritornino tubercolotici, essendo vissuti a contatto di popolazioni socialmente più evolute, ritornano in patria con un patrimonio di cognizioni igieniche e mostrano una maggior cura della propria persona. E risultò pure che molto meno ossequenti alle norme d’igiene si mostrano i rimpatriati dall’Argentina e dal Brasile, specialmente quelli che vissero nell’interno dei due suddetti paesi, e più specificamente quelli che lavorarono nella zona tropicale; dove par quasi che le fatiche abbrutiscano il nostro lavoratore, ed il clima lo abitui a un tenore di vita igienicamente e moralmente anche più basso di quello vissuto in patria.

Riassumendo la relazione dell’on. Luigi Rossi nel fascicolo di Marzo dell’Italica Gens, sempre in rapporto a queste conseguenze sanitarie, osservammo che nei rimpatriati dall’America del Nord si rilevano assai numerosi i casi di tubercolosi e che, se nei rimpatriati dall’America del Sud sono più rari i casi di tubercolosi, sono invece frequentissimi i casi di tracoma e di anchilostomiasi.

Gravi sono dunque le conseguenze che si risentono in patria da una trascurata assistenza sanitaria degli emigranti all’estero; ma conseguenze anche più gravi si hanno per i nostri connazionali nei paesi di immigrazione. Noi vogliamo ora soltanto restringere le nostre osservazioni all’America del Sud e più particolarmente al Brasile, perchè da inchieste e dai recenti dibattiti parlamentari sappiamo che più specificamente in questi paesi l’assistenza sanitaria è deficientissima e in talune parti manca affatto.

Le tristi condizioni sanitarie dei nostri connazionali in talune regioni del Brasile non sono un mistero per nessuno. È bensì vero che in quasi tutte le città di una certa importanza si sono venuti introducendo in questi ultimi anni sistemi moderni di igiene in materia di acqua potabile, di fognatura e di edilizia, il che ha contribuito a diminuire la mortalità, e specialmente la mortalità derivante da malattie infettive; ma non in tutte le città sono avvenuti simili miglioramenti, e nelle fazendas poi le condizioni igieniche e sanitarie lasciano moltissimo a desiderare, e sotto tutti i punti di vista. Già osservava l’on. Rossi nella sua relazione al Ministro degli Affari Esteri in rapporto all’emigrazione italiana nell’interno del Brasile, che, eccettuate poche grandi fazendas, l’acqua per uso dei coloni non è incanalata e perciò è soggetta ad essere inquinata e che, per quanto si vadano lentamente sostituendo alle case di fango e traliccio le costruzioni in muratura, anche queste ultime sono troppo anguste per paesi tropicali, specialmente quando molti individui sono costretti ad abitare nello stesso ambiente.

Frequenti poi sono i casi di amarellao, di malaria, ed in genere di malattie causate dal clima caldo, dalla mancanza d’igiene, dall’insufficiente alimentazione e dal deperimento fisico dei lavoratori agricoli. Ma la malattia più terribile e che più deve preoccupare chi si interessa delle condizioni sanitarie dei nostri coloni al [p. 226 modifica]Brasile, è sempre il tracoma, che esiste, dove più, dove meno, in ogni parte dell’interno dello Stato; in alcune zone di terra rossa, come Ribeirào Preto, nello Stato di S. Paolo, è un vero flagello, sopratutto per i bambini. Abbiamo appunto sott’occhi un gruppo fotografico della scuola di questo paese, inviatoci dal Missionario Rabaioli, nel quale possiamo osservare appunto quei bambini, figli tutti di nostri connazionali, colle traccie del terribile morbo oculare.

Il Governo dello Stato di S. Paolo, resosi conto della gravità del male, aveva cercato di limitare la diffusione del medesimo, creando posti gratuiti di cura nei centri urbani più colpiti ed in molte fazendas: ma tali posti furono poi soppressi, per ragioni finanziarie, dopo un anno circa dalla loro istituzione. Il tracoma è inoltre malattia tanto più grave in quanto richiede lunghe e pazienti cure, alle quali difficilmente il colono, per mancanza di tempo, di mezzi e di educazione, si assoggetta; cosicchè una volta colpito, provvede a curarsi solo quando il male ha assunto gravità tale da rendere difficile la guarigione. Per prevenire la malattia con opportune norme igieniche, furono distribuiti anche dai nostri consolati, principalmente nelle fazendas, delle istruzioni, in forma piana e alla portata dei coloni, intorno alle precauzioni da adottare contro il terribile male. Disgraziatamente però, oltre all’analfabetismo, che rende vane in gran parte siffatte istruzioni, si ha da lottare contro l’ostinazione dei coloni che è inseparabile dalla loro ignoranza.

Ma ritorniamo alle condizioni sanitarie generali. Il dott. Cesare Sartori, medico a Santa Catharina, in una sua corrispondenza da questa città a un autorevole giornale romano, osservando il fenomeno a lui ben noto, scriveva:

«......Visitando le fazendas di caffè nello Stato di S. Paolo, un fatto che impressiona sono le condizioni sanitarie nelle quali vivono le numerose popolazioni italiane.

«Non è che qui ci si possa lagnare del clima, ma i medici o mancano addirittura, o si trovano a distanze enormi dal luogo dove vivono i contadini, per cui questi difficilmente possono servirsi dell’opera medica, anche, fra le tante ragioni, perchè medico e medicine si fanno pagare caramente.

«E qui è dovere di lealtà dire che alcuni fazendeiros provvedono di medici i loro dipendenti e che gli ospedali brasiliani, quando c’è posto disponibile, accettano malati di qualunque nazionalità.

«Le condizioni malandate di salute ho potuto constatarle anche nell’Hospedaria dos Immigrantes nella città di S. Paolo, visitando molti connazionali di ritorno dalle lontane regioni dello Stato e diretti all’Italia. Le stesse condizioni ho potuto verificare nella colonia «Nuova Venezia» e in altre nello Stato di S. Catharina; altrettanto dicasi dello Stato di Spirito Santo. Una conferma delle mie osservazioni l’ho avuta a bordo dei vapori durante le numerose traversate dell’Atlantico.

Ho fatto indagini accurate e pazienti, e mi sono convinto che l’assistenza sanitaria nel Brasile in molti luoghi è deficiente o manca affatto».

Ma oltre il malanno anche l’uscio addosso, per somma di sventure. Medici e medicine nell’America del Sud, ma specialmente nel Brasile, costano, secondo che dai più si dice, un occhio, e ammalarsi in quei paesi è, più che in ogni altro paese, una rovina anche finanziaria. Qui cediamo la parola all’on. Pantano che, constatato de visu l’eccessivo costo dell’assistenza sanitaria nel Brasile e nell’Argentina, ne riferiva al Parlamento Italiano, nel dicembre scorso, in questi termini:

«......Medici e medicine costano in tutta l’America del Sud talmente cari che sembrerebbe di raccontare delle favole anzichè dire delle cose vere. Il costo delle visite fatte ad un colono, sia che si trovi nella fazenda o nella estancia, sia che si trovi nei villaggi, oscilla da un minimo di dieci milreis a un massimo indefinito.

«Siccome si tratta di centri sparsi, occorre andare a cercare il medico ad ore di distanza; e poichè il medico pensa poi lui al suo mezzo di locomozione, la cifra raddoppia: insomma, una visita del medico costa in complesso un quaranta milreis, vale a dire circa ottanta franchi. E badiamo, tutto questo per ciò che si riferisce soltanto al medico. Se poi andiamo alle medicine, si perde addirittura il conto; ciò che in Italia costa appena cinque o dieci soldi vien conteggiato a tre o quattro franchi.

(Continua).

FANCIULLEZZA ABBANDONATA


ELARGIZIONI.

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 L. 400 —
Nob. donna Giulia Bassi Uboldi De’ Capei |||
   » 300 —
Signora Giulia Borghi Minonzio |||
   » 300 —
Comm. Erminio Bozzotti |||
   » 500 —
Signora Antonietta Breda Manzoni |||
   » 200 —
Contessa Luisa Casati Negroni (1910) |||
   » 1000 —
Contessa Luisa Casati Negroni (seconda offerta) |||
   » 300 —
Conte Camillo Casati |||
   » 100 —
Conte Alessandro Casati |||
   » 100 —
Marchesa Giuditta Clerici Motta |||
   » 100 —
Commissione Visitatrice dell’Ospedale Maggiore De’ Capei |||
   » 300 —
Deputazione Provinciale. Sussidio straordinario |||
   » 500 —
Signora Isabella Gnecchi Bozzotti |||
   » 100 —
Cav. Gustavo e Carolina Hermann |||
   » 200 —
Signora Gioia Stucchi Prinetti |||
   » 300 —

NB. I benefattori, con un minimun di cento lire, possono perpetuare la memoria di una persona cara o ricordare un congiunto con una beneficenza come quella della Salvezza dei fanciulli abbandonati, apponendone i nomi ai letti della Casa di Deposito.



PENSIERI


Nella vita gli esseri più bassi distinguono perfettamente la cosa nobile e bella che bisognerebbe fare; ma questa cosa nobile e bella non ha ancora in essi abbastanza forza. E’ questa forza invisibile ed astratta che noi dobbiamo tentare anzitutto di aumentare.