Il buon cuore - Anno XI, n. 31 - 3 agosto 1912/Il centenario della nascita di Giulio Carcano

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Il centenario della nascita di Giulio Carcano

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Il centenario della nascita di Giulio Carcano
Il buon cuore - Anno XI, n. 31 - 3 agosto 1912 Religione

[p. 241 modifica]Giulio Carcano, l’autore dell’Angiola Maria, il traduttore di Shakespeare, nasceva in Milano, cento anni or sono, il 7 di agosto 1812, e precisamente nella casa situata in via S. Paolo, 7.

A ricordare questa data, un suo pronipote, studente di matematica alla Università di Napoli, ci invia questa breve commemorazione del venerato suo Zio, pregandoci di pubblicarla nel Buon Cuore.



Il centenario della nascita di Giulio Carcano.


Il 7 agosto 1912 ricorre il centenario della nascita di Giulio Carcano, di colui del quale, come di pochissimi, fu detto che ebbe amici molti, ammiratori moltissimi, nemico alcuno; del delicato poeta, autore di Angiola Maria; del traduttore fedele di Shakespeare.

Egli nacque da Vincenzo, di Francesco, dell’antica famiglia patrizia milanese, e da Carolina Stagnoli; primogenito di undici fratelli e sorelle: studiò nel convitto Longone; fu laureato in legge all’Università di Pavia.

La sua vita, i suoi scritti in prosa ed in versi non dovrebbero dimenticarsi giammai: chè l’una lasciò traccia profonda nella vita intellettuale italiana, gli altri ancor oggi possono servire di guida a chi, come Lui, s’ispiri ad un solo ideale: Dio, la Patria, la Famiglia!

Non io certo potrò giudicare l’opera letteraria di Giulio Carcano; persone di me più degne, più autorevoli, l’hanno giudicata ed apprezzata: a me solo rimane il ricordare, che fra le centinaia di libri nuovi che corrono per le stampe (pochi invero buoni) i suoi scritti sono da noi letti con piacere, e ci lasciano nell’animo sopratutto un senso di pace e di purezza. «In quelle pagine, in cui si specchia non solo la mente di un poeta gentile, ma di una delle anime più elette e candide, ch’io abbia conosciuto: la generazione che sorge e le future potranno educarsi a quell’arte casta e serena, che, dall’Alighieri al Manzoni, fu sempre l’ideale de’ più grandi intelletti, ed alla quale si debbono i capolavori della letteratura ed i più insigni monumenti della patria nostra». (B. Prina, Biografia di Giulio Carcano).

È bensì vero, ch’Egli seguì il movimento manzoniano, e pur rappresentando in questo una parte assai cospicua, degna di un nobile ingegno, non aspirando ad essere il capo di una nuova scuola (per la rara modestia dell’animo suo ne sarebbe rifuggito), pure nella pleiade di poeti e letterati di quell’epoca egli rifulse di una luce sua propria, luce mite e soave; così che portò nella sua opera letteraria una tranquillità serena, che non si ritrova in alcun altro scrittore. E ciò non dipendeva da natura fiacca, come qualcuno asseriva, ma da rara delicatezza di sentimenti e d’affetti; chè quello che poteva la sua tempra dolce ma vigorosa, ce lo mostrò il faticoso lavoro della traduzione dello Shakespeare, al quale con costanza ed energia dedicò quarant’anni della sua vita; così che ebbe il vanto d’essere l’unico autore italiano che abbia tradotto per intero, ed in versi, tutta l’opera drammatica del grande e forte tragico inglese. E gl’Inglesi gli furono sommamente grati d’aver dato modo al nostro Paese di conoscere e comprendere il grande Shakespeare con una traduzione così fedele: e lo dimostravano eleggendolo, nel 1878, vice-presidente onorario della nuova società Shakespeariana di Londra.

Il romanzo Angiola Maria fu tradotto in molte lingue straniere, ed ebbe dodici edizioni, destando la maggiore ammirazione e commovendo l’animo di molti. Oltre a questo, pubblicò le Novelle campagnuole e domestiche, Damiano, storia milanese, il racconto Cimalmotto, le versioni bibliche, le Memorie d’uomini illustri, alcuni drammi e molte poesie liriche. Tutte queste opere, riunite dopo la sua morte, dalla famiglia, in edizione completa, si chiudono degnamente con l’Epistolario, che diede modo di conoscere anche tanta parte della vita intima di Giulio Carcano; e dell’Epistolario è opportuno aggiungere, che, a differenza di molti altri, non [p. 242 modifica]rivela miserie o debolezze, che rimasero sempre celate; anzi aggiunge moltissimo alla stima, all’ammirazione che si deve tributare al letterato, all’uomo, al cittadino.

Ma ho detto anche, che la sua vita fu integrezza di cittadino. I suoi meriti furono così apprezzati, che occupò cariche delicate ed importanti, che non furono delle solite sine cura onorifiche. Segretario e Presidente al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere, consigliere al Ministero della P. I. e del comune di Milano, infine nel 1876 Senatore del Regno.

Solo oggi è doloroso vedere che, mentre tanti italiani non hanno dimenticato il Poeta ed il Cittadino insigne, a Milano, nella sua città nativa, è scomparso uno dei pochi segni che Lo ricordassero: la via che portava il suo nome: poca cosa, invero, per i meriti di un tanto Uomo che spese sì nobilmente la vita: ma è lecito sperare, che in altra località sarà a Lui dedicata una via, onde onorare la sua memoria e non farla cadere in dimenticanza presso le nuove generazioni.

E come conclusione di queste righe, mi piace riprodurre le parole di Ruggiero Bonghi, un filosofo, cui nessuno mai negò indipendenza di carattere, e spirito più proclive alla critica, che all’elogio:

«Giulio Carcano! che serena riminiscenza è quella che risveglia nell’anima la sua vita, la sua dottrina, la sua arte! Par l’ultima eco di un mondo sparito, e che ha ceduto il posto ad uno pieno di sdegni, di contrasti, di eccessi nella vita, nella dottrina, nell’arte. Egli visse, come altri ingegni grandi e sopratutto buoni de’ tempi suoi, in una sperata armonia d’ogni cosa. Coll’ala pura dell’anima toccava terra appena, e la raggentiliva col suo sorriso. Non seppe odio che fosse, e niente amò che non fossé degno d’amore. L’ingegno non gli parve scusa a nessuna esorbitanza di pensiero o di atto: gli parve e gli fu ragione di virtù modesta e costante, nel seno della famiglia, davanti a Dio, alla patria! Io non ricordo di lui, senza un desiderio di esser come lui. L’ideale ch’egli vedeva coll’occhio dello spirito, egli effettuò, per quanto potette, in sè stesso; e sarebbe fortuna grande di questa patria nostra, s’egli rimanesse l’ideale della gioventù che sorge!».

Bagnoli di Napoli, luglio 1912.

Paolo Carcano.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

La signora Rina Paladini Cartellieri Malerba ha elargito all’Asilo Infantile dei Ciechi per l’istituzione di un letto nell’Asilo stesso che porti la scritta Rina |||
 L. 100 ―

PENSIERI

Ci sono popoli, i quali consumano molto sapone ed hanno molti bei musei e famose università; eppure, in ciò che più importa, sono ancora veri barbari, perché non resistono alla prova quando si trovano di fronte ai deboli e agli inermi!