Il buon cuore - Anno XI, n. 42 - 19 ottobre 1912/Religione

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Vangelo della domenica terza d’Ottobre


Testo del Vangelo.

Si faceva in Gerusalemme la festa della Sagra; ed era d’inverno e Gesù passeggiava pel Tempio nel portico di Salomone. Se gli affollarono perciò d’intorno i Giudei, e gli dicevano: «Fino a quando terrai tu sospesi gli animi nostri? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Rispose loro Gesù: «Ve l’ho detto, e voi non credete: le opere che io faccio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me. Ma voi non credete, perchè non siete del numero delle mie pecorelle. Le mie pecorelle ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed elleno mi tengon dietro. Ed io dò loro la vita eterna, e non periranno in eterno, e nessuno le strapperà a me di mano. Quello che il Padre ha detto a me, sorpassa ogni cosa, e niuno può rapirlo di mano al Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».

S. GIOVANNI, cap. 10.


Pensieri.

Premettiamo una nota circa le feste ebraiche, e più specialmente circa le feste che avevano luogo a ricordare la dedicazione del tempio. Presso quei così detti popoli semiselvaggi o senza la moderna civiltà il tempio — il centro delle attività religiose, morali, sociali — aveva un culto speciale, una cura speciale. Or pare non serva più a tanto. Lo si pone a paro d’un teatro: la donna non è più regina, è una volgare.

Avevano luogo ogni anno in tre epoche diverse. La prima — celebrata nel mese di Tisri — ricordava il tempio principe, il primo, edificato colla suntuosità degna di Salomone. La seconda — in ricordo della nuova dedicazione del tempio, fatta da Zorobabele — avveniva nel mese di Adar, circa la fine di febbraio ed il principio di marzo. La terza, più che un ricordo di festività religioso-nazionale, era in riparazione alle profanazioni, che circa il tempio e l’altare degli olocausti erano state compiute da Antioco Epifane.

Dal brano del Vangelo che — straordinariamente — ci tiene a notare che faceva freddo — hyems erat — argomentiamo fossero l’Encenie invernali, ciò che noi abbiamo detto essere seconda.

[p. 332 modifica]Già superiormente notai l’importanza del tempio presso quei popoli, e notai la trascuratezza di cui si circondano le chiese attuali. Molti sono che gridano ai quattro venti, colla sicurezza d’una intelligenza superiore, e d’una condotta normale l’inutilità di questi luoghi separati e specialmente destinati al culto, potendosi — essi dicono — adorare meglio Dio nel gran tempio dell’universo, l’opera delle sue mani, dalle proporzioni superiori alla fantasia e potenza umana; doversi poi Dio adorare — da veri adoratori — in ispirito e verità.

Concediamo si possa pur adorarlo nell’opere sue immani: lo sappiamo il linguaggio del monte, del mare, dell’infinita distesa dei cieli, della landa del deserto, ma è pur innegabile l’azione potente di questo sacro luogo, che ci aduna, che assomma le nostre energie individuali che — dirò così — raccoglie in una armonia più sentita, più forte le mille disperse voci della natura e degli spiriti indefiniti. È innegabile la grandiosità, la suggestione d’una folla che grida al suo Dio l’osanna della riconoscenza: innegabile la grandiosità d’un popolo che invoca colla supplica la clemenza e la pietà dal suo Dio: innegabile l’assorbimento d’un singolo spirito in questa forza religiosa-collettiva che qual fiume potente corre verso l’alto fremente, impaziente fra le dighe d’una chiesa. Bella e cara chiesetta, bianca macchia fra il nero delle piante lassù sul monte.... bella simpatica cappella nel fondo della valle baciata dal fuggente ultimo raggio dorato del sole oh! come vi si raccoglie devoto il tuo popolo circa il vecchio cadente pastore.... padre amato, in una grande, numerosa famiglia..., padre, che noma ciascun dei figli, s’allegra del loro bene, geme al loro dolore, rincorre sulla balza scoscesa il traviato, il perduto!...

Bella chiesa della pianura!... bella chiesa, tempio maestoso della città! Intorno vi brulica, formicola un mondo febbrile nel lavoro, nell’arte, nel commercio. Pare si sperda lo spirito in tanta materia.... L’onda greve del materialismo sale, sale, stringe la gola, ci soffoca, rimpicciolisce la mente, chiude il cuore, ci spinge a morte, ma no!... s’arresta di contro la piccola cappella, cala davanti alla mole del tempio, il testimonio secolare dei fremiti santi e generosi di cui visse non uno solo, ma lo spirito di popoli e popoli che là entro si passarono.

Atterratele; toglierete il passo alle barbarie, soffocherete ogni gentilezza, ogni pietà, innalzerete il monumento all’egoismo brutale e villano delle umane passioni.

Nel Vangelo si legge che intorno a Cristo che — a scopo di riscaldarsi — cammina lungo i portici di Salomone si fa d’attorno una turba, che lo redarguisce gridandoli perchè loro mette in angustia l’anima propria.

Poverini! davano la colpa a Gesù di questo loro triste stato d’animo, per cui erano inquieti, disturbati così da voler male a Cristo pur non sapendosi da lui staccare, cercandolo anzi nella polemica. Ci fanno compassione; ed a svegliarli Gesù ha parole ben serie e sagge: dice anche la ragione vera di loro inquietitudine.

Ha detto che cosa vuole Iddio, ma essi non l’ascoltano perchè — dice Gesù — non sono del suo ovile, come l’altrui pecorella non ascolta nè conosce la voce del pastore non suo.

O mio Dio! grazie d’essere nel tuo ovile, dove mi giunge ascoltata la tua voce. Grazie. Ma e se non la ascoltassi sempre se m; fosse fatto sordo pur nel chiuso ovile di Dio?... se più non esultassi alla luce gioiosa che da lui piove? se mi desse fastidio all’occhio ammalato? se la voce di lui avesse nessun eco nel mio cuore?

Se di noi si dicesse: più non m’ode perchè non è delle mie pecore, non è del mio ovile?...

Oh! agitatevi, fate in modo che a mezzo dell’opere vostre buone, sante, sincere nel fatto, nel fine che vi proponete, abbiate a far certa e migliore la vostra elezione e vocazione cristiana.

B. R.

Congresso Eucaristico di Vienna


Note gentilmente favoriteci dal Rev. Mons. G. Polvara da Vienna

15 settembre 1912

(Continuazione, vedi n. 41).

Gli oratori — I discorsi alle adunanze plenarie

L’entusiasmo dei Congressisti.

Alle solenni affermazioni dell’Em. Cardinale Legato, delle quali ne venne pubblicato il testo, diamo oggi una precisa relazione dei temi svoltisi nelle quattro solenni adunanze alla Rotonda.

Il Cardinale Arcivescovo di Vienna in latino ed in tedesco svolse il tema: L’Eucaristia la chiave per l’unione dei popoli, dimostrando lo spettacolo ammirando di fede e di devozione, che Vienna dava in questi giorni dinanzi a tutto il mondo.

Un giubilo indescrivibile produsse il discorso del ministro del culto Hussarech, il quale, con espressioni di viva fede, accennò al grande spettacolo di devozione verso il Divin Redentore dimorante tra noi sotto le specie eucaristiche, di cui Vienna oggi è teatro, e ricordò le glorie cristiane dell’impero, le chiese di origine apostolica; il sangue di tanti martiri; gli apostoli Severino, Rupperto, Vigilio, Cirillo e Metodio; Carlo Magno, le crociate e il Capistrano; l’opera di Innocenzo XI e del Sobiesky per la liberazione di Vienna e l’opera di Pio X per instaurare omnia in Christo.

Parlò il Principe Lichtenstein, presidente della giunta provinciale austriaca, e avverti molto opportunamente che agli assalti maligni della stampa giudaica contro il Congresso si doveva rispondere col disprezzo; e derivava come conseguenza un insegnamento di somma importanza pei cattolici, quello cioè di opporre stampa a stampa, per ridurre all’impotenza i nemici del cristianesimo.

Il sindaco Neumayer di Vienna diede a tutti gli ospiti il benvenuto e come un tempo, sbaragliate le orde mussulmane, che avevano scritto sul proprio vessillo [p. 333 modifica]la distruzione di Vienna e del cristianesimo, tutto il popolo, salvatori e salvati, si riversarono nel tempio di S. Stefano per prostrarsi innanzi a Gesù sacramentato, così ora tutti i convenuti gli rendevano omaggio per rinfrancarsi nella fede ed armarsi a combattere valorosamente contro i nemici del cristianesimo.

Nella prima adunanza generale seguirono altri tre discorsi: l’uno del deputato belga Brifaut, che parlò in francese invece del ministro di stato Helleputte, impedito di venire al Congresso, e ricordò «le intime relazioni della Casa di Asburgo colla SS. Eucaristia», di cui è degno rappresentante l’Imperatore Francesco Giuseppe, e fu fedele interprete, nella sua attività politica e sociale, il grande uomo del popolo Carlo Lueger.

Il prof. Mons. Swoboba, dell’Università di Vienna, illustrò il concetto fondamentale del Congresso, commentando il Testamentum Jesu Christi, e dimostrando che la SS. Eucaristia rappresenta il trionfo dell’amore.

Sustersic, capitano provinciale, disse che la storia della Chiesa è la storia dell’Eucaristia, quale compendio di tutta la Religione, dichiarando le ragioni onde essa è per i laici l’arma più potente nella guerra contro i nemici della fede, e affermando che nella lotta per la vera civiltà è lotta per il S. Tabernacolo..

Nella seconda e nella terza adunanza plenaria salì alla tribuna un italiano, il deputato al parlamento austriaco Bugatto di Gradisca, il quale, in un tedesco incensurabile, evocò la memoria della liberazione di Vienna dai Turchi avvenuta 229 anni fa appunto in questo giorno, cioè il 12 settembre 1683, e tesse le lodi del cappuccino P. Marco d’Aviano, grande predicatore, consigliere intimo di Leopoldo I, angelo di consiglio nelle questioni religiose, politiche, diplomatiche, militari; alla cui infiammata parola e apostolica audacia si deve principalmente la salvezza di Vienna e di tutta la cristianità nel 1683.

Dopo un dotto discorso di Mons. Rainer, vicario generale di Milwaukee nell’America del Nord, intorno ai grandi benefizî dei decreti di Pio X per la Comunione frequente e quotidiana e per la Comunione dei fanciulli, — comparve alla tribuna il P. Andlau e prese a svolgere il tema molto simpatico all’udienza: «L’Eucaristia e la Casa d’Austria». Il suo discorso fu un vero trionfo.

Quando il P. Andlau prese a celebrare in forma poetica colla sua voce potente, col suo gesto largo e vibrato, e con caldissima persuasione, le glorie eucaristiche della dinastia absburgica, vi fu un punto in cui l’entusiasmo non ebbe più confini e l’assemblea prorompeva in irrefrenabili acclamazioni ed applausi.

Ricordati gli innumerevoli sacrifizi della Casa d’Austria in quest’anno eucaristico per la glorificazione di Gesù sacramentato, l’oratore esclama: «Ora io voglio qui ringraziarti in nome di tutte le nazioni cattoliche, o Casa d’Absburgo».... «E sopratutto a Te, o amato Imperatore, per ciascun atto eucaristico di tutto il tuo lungo governo, per ogni buon esempio che ci hai dato attraverso la lunga serie delle processioni teoforiche, che hai seguito di anno in anno insieme colla tua serenissima Casa fino ad illustrare in questi giorni del Corpus Domini mondiale col più bello dei tuoi atti le tradizioni absburgiche. Oggi, mentre Tu con tutta la tua Casa, coi figli e coi figli dei figli, Ti accostavi alla mensa del Signore, eravamo anche noi genuflessi al banchetto eucaristico e ci sentivamo uniti a Te. Nessun tramonto saluterà così dolcemente la sera della tua vita, o amato Imperatore, come i raggi sereni del Sole Eucaristico, quando, nel giorno del grande omaggio al Divin Sacramento, esso si piegherà in atto di benedire, dinanzi alla soglia della tua reggia, sul tuo capo paterno e su noi tuoi figli, i cui cuori non saranno allora animati che da un sol desiderio: Eucharistia Austriae vita! Rimane, o Casa di Asburgo, quella fulgida stella che brillò fausta sulla tua culla, il tuo asilo, il tuo talismano, il Corpo del Signore! Esso ti conduce anche oggi, attraverso la notte, alla luce e alle vittorie».

Qui la penna non vale a descrivere quel che avvenne. Basti dire che, dopo una lunga ovazione, fu intonato l’inno imperiale cantato da quella immensa moltitudine con un fervore indicibile.

Forse in tutto il tempo del suo lunghissimo governo, Francesco Giuseppe non ebbe mai un simile trionfo!

La seconda adunanza si chiuse col discorso, tenuto dal predicatore del Duomo di Munster, Donders, il quale parlò del pane terreno e del pane celeste, di cui abbisogna l’operaio, dimostrando, con molta efficacia di ragioni e nobiltà di parola, l’azione salutare della SS. Eucaristia per la vera riabilitazione dell’operaio.

Nella terza adunanza solenne del 13 settembre, il primo oratore Mons. Stöber, parroco viennese, commemorò S. Clemente M. Hofbauer, delineando la sua ardente devozione al SS. Sacramento, e l’attività prodigiosa ch’egli svolse, specialmente qui a Vienna, per ristabilirne e propagarne il culto.

«Seguirono i discorsi: l’uno del R. P. Hofmann S. I. sulla Eucaristia e la vita degli ordini religiosi», in cui l’oratore fece un parallelo molto felice sulla vita di nascondimento, di sacrificio, di espiazione, di attività e di benedizione del Divin Redentore, quale modello della vita religiosa.

Il conte Rességuier disse sulla pace pei popoli dinnanzi al Tabernacolo, chiudendo con una affettuosa in. vocazione a Gesù sacramentato per la pace e fratellanza universale.

Il R. P. Krotz O. P. di Berlino, parlò sul rinnovamento del lavoro pastorale, tracciando a grandi linee il disegno d’una organizzazione per la cura d’anime nelle città e nelle campagne, e di una azione concorde del clero:secolare e regolare e del laicato per ricondurre specialmente gli uomini alla chiesa.

Nella solenne adunanza di chiusa, primo a parlare fu il R. P. Kolb S. L, chiamato l’apostolo della stampa, perchè a lui si deve la fondazione e l’incremento del Piusverein. Egli, riassunte brevemente le risoluzioni votate nelle varie adunanze di sessione, conchiuse con [p. 334 modifica]una sua proposta personale, quella cioè di sopportare pazientemente la prova del mal tempo; «giacchè non si era venuti a Vienna per divertirsi, ma per offrire al Divin Redentore un sacrificio di espiazione e di riparazione; onde tutti dovevano mettere ai piedi del Crocifisso i propri disagi e le intemperie della stagione, per raggiungere meglio il vero scopo del Congresso».

Non si può dire quanto tale esortazione fosse opportuna, e con quanto entusiasmo di applausi venne accolta dall’uditorio.

Venne quindi la volta del magnate ungherese, il signor Conte Bela Somssich, il quale svolse il tema: «La SS. Eucaristia e l’avvenire della Chiesa», auspicando che il trionfo eucaristico di Gesù Cristo nella processione di domani sia il presagio del grande trionfo che celebrerà la Chiesa in un prossimo avvenire, allorchè tutte le lingue canteranno con giubilo l’inno della vittoria: sia lodato e benedetto per il SS. Sacramento dell’altare!

Quindi parlò, quale ultimo oratore, il cappuccino P. Künzle sul tema: «La Madre dell’amore e la SS. Eucaristia», illustrando le intime relazioni di Maria, quale Madre di Dio, Corredentrice del genere umano, Regina del sacerdozio cristiano, colla SS. Eucaristia, e osservando che ogni Congresso Eucaristico è anche un Congresso Mariano, poichè la Madre non si può separare dal Figlio, e dove viene onorata Maria, per ciò stesso anche Gesù Cristo è glorificato.

A nome dei cattolici spagnuoli, l’Arcivescovo di Valencia, Mons. Guisasola y Menendez, prese la parola in latino, per istituire un confronto, il Congresso Eucaristico di Vienna e quello dell’anno scorso a Madrid, inneggiando ai due monarchi cattolici, Francesco Giuseppe d’Austria e Alfonso di Spagna, legati insieme dai vincoli del sangue e dalla fede comune, e facendo voti per la prosperità della Casa e dell’Impero Austriaco.

Gli succedette il Cardinale Amette, Arcivescovo di Parigi, con un discorso in francese, per offrire l’omaggio della Francia cattolica alla cattolica Austria, e rallegrarsi del grande trionfo, celebrato in questi giorni dal popolo di Vienna e di tutto l’Impero in onore di Gesù Cristo sacramentato; quale frutto delle comuni preghiere, il ritorno della Francia ufficiale al culto eucaristico, di cui in questi giorni l’Imperatore Austriaco volle dare ai suoi popoli sì nobile esempio.

L’entusiasmo non aveva confini e traboccava dai cuori nelle acclamazioni e negli applausi fragorosi, ripetuti, interminabili, che salutavano la venuta dei personaggi più cospicui e le frasi più solenni ed efficaci dei vari oratori.

La solenne processione.

Vienna 15 (sera).

Anche stamane il tempo era minaccioso. Siccome il segnale della processione doveva consistere in quattro bandiere bianche alla sommità della torre di S. Stefano, così tutti gli occhi erano rivolti verso la massima torre di Vienna, che si erge nera e maestosa sul fondo scuro del cielo.

Finalmente verso le 7 ant. comparvero le bandiere, che per causa della pioggia appena potevano essere scorte in lontananza. Centinaia di migliaia di persone, armate alla meglio di ombrelli e di mantelli, si riversano sui luoghi dove deve formarsi e sfilare la processione.

Incominciarono a formarsi i gruppi ed i sottogruppi, coi rispettivi capi, e raggiungevano i posti assegnati, secondo il disegno lungamente studiato e preparato in tutti i suoi minimi particolari del Principe Lichtenstein Edoardo, comandante generale del corteo, aiutato dai sottocomandanti generali conte Dubsky, barone Morsey dal giovane ufficile degli usseri margravio Pallavicini; tutti a cavallo. Verso le 11, tutta questa enorme moltitudine policroma, di gente dai costumi diversi, dalle diverse uniformi, dalle foggie più pittoresche, era collocata al rispettivo posto con ordine ammirabile.

Alle 12 la piazza degli Eroi e la Burgplatz erano gremite. Si calcola che 150.000 persone avessero sfilato per le vie assegnate al corteo, giungendo nel grande piazzale ove doveva essere celebrata la S. Messa. Però, persistendo il tempo piovoso, fino all’ultimo momento non si sapeva se la Messa sarebbe celebrata o no.

L’ansia è enorme.

Verso le 11,30 appositi segnali annunziano al popolo che la S. Messa non verrà celebrata, causa il cattivo tempo.

La Famiglia Imperiale, con a capo l’Imperatore, che si era recata nella chiesa di S. Stefano, avea quivi ascoltata una Messa bassa. Indi si è formato il corteo imperiale secondo il programma stabilito.

Davanti al portale della Basilica il corteo si arresta l’Imperatore ed il Principe Ereditario entrano in chiesa e si recano innanzi all’altare maggiore ove pregano inginocchiandosi su appositi inginocchiatoi. La cattedrale offre uno spettacolo meraviglioso: i sacerdoti nei loro paramenti, i Vescovi ed i Cardinali in due file ordinatissime attendono il momento di mettersi in moto. Il Cardinale Legato prende fra le mani l’ostensorio coll’Ostia Sacra, e dà la benedizione, dirigendosi poi verso la porta ove è disposta una superba berlina di Corte dorata, nella quale prende posto insieme al Cardinale Nagl, arcivescovo di Vienna.

Il corteo si mette in moto. La processione è coniposta di soli uomini e divisa, con tattica militare, in tre grandi corpi di linee a sedici per linea, ciascuno dei quali è suddiviso in parecchie colonne, capitanate dai propri comandanti. La sfilata con 6oco fra Vescovi Sacerdoti è interessantissima. Passano sacerdoti e vescovi di tutti i riti e di tutti i paesi.

Segue poi un squadrone della guardia imperiale a cavallo, poi i trombettieri ed i paggi. Squillano le trombe al passaggio di Cristo Eucaristico e dell’Imperatore. Seguono 67 ciambellani e consiglieri intimi. L’effetto è grandioso.

Vengono poi altre dieci berline di gala a quattro ed a sei cavalli stupendamente bardati con palafrenieri e scudieri nei loro ricchi e pittoreschi costumi. In esse [p. 335 modifica]hanno preso posto i dieci cardinali e parecchi arcivescovi e vescovi. Subito dopo compare la berlina dorata tirata da otto cavalli; la folla si inchina e gli ombrelli si chiudono. Passa la vettura che reca Cristo in sacramento il Cardinale Legato ed il Cardinale Nagl. Il momento è impressionante. Parecchi chierici da una parte e dall’altra del cocchio incensano Cristo nell’Eucaristia, mentre una preghiera sale da tutti i cuori. Il corteo continua poi sfilando lentissimo. Subito dopo ecco la berlina bianca incrostata d’oro a grandi cristalli trascinata da otto cavalli, che reca l’Imperatore l’Arciduca Ereditario. L’Imperatore ha florido aspetto sorride di compiacenza.

Il popolo ammassato nelle vie e nella piazza degli Eroi e della Hofburg si genufletteva rispettosamente al passaggio del Santissimo. Le truppe rendono gli onori militari, tutte le campane delle chiese di Vienna suonano a festa, salve di artiglieria erano fatte di cinque in cinque minuti.

Variando il percorso il corteo magnifico si dirigeva direttamente alla Burg, ove l’Imperatore, gli Arciduchi le Arciduchesse, i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi seguirono il Santissimo sino nella Cappella Imperiale. Lungo tutto il percorso la popolazione si mantenne ordinatissima, senza il minimo inconveniente, ad onta che fossero agglomerate forse un 200.000 persone.

Quello che attira in modo particolare l’attenzione e l’ammirazione di tutti è il gruppo della Croce composto di Tirolesi. Dodici robusti contadini portano un gigantesco Crocifisso del peso di 200 Kg., lavoro assai pregiato di plastica in legno. Lo seguono alpigiani e valligiani tirolesi in gran numero, con le loro vetuste bandiere, lacere e foracchiate dalle palle nemiche nelle tante battaglie sostenute già contro gli invasori.

Con questa grandiosa processione teoforica, di cui durerà incancellabile la ricordanza nell’animo di quanti vi hanno assistito, si chiuse degnamente il XXIII Congresso Eucaristico Internazionale di Vienna, che, per confessione di coloro i quali ebbero assistito agli altri precedenti, li ha tutti superati, e forse non sarà superato da alcun altro seguente. Vero è che, se il tempo non fosse stato così ostinatamente contrario, lo splendore dei festeggiamenti sarebbe riuscito più magnifico la processione si sarebbe svolta con ben maggiore apparato di pompa solenne.

Ma lo spettacolo di tanto concorso, di tanta costanza di tanto entusiasmo, in sopportare tutti i disagi e tutti i sacrifizi della stagione precocemente invernale, ha impresso al Congresso e alla processione un carattere di grandiosità, che altrimenti non avrebbe avuto, quello dell’annegazione e della immolazione, che è il privilegio e quasi direi il suggello di tutte le opere divine.

Dovrei ricordare ancora tutto l’immenso lavoro compiuto nelle adunanze di sezione e nei convegni delle singole nazioni austriache ed estere; ricordare i tre grandi Congressi Internazionali, tenuti contemporaneamente a Vienna: quello catechistico e quello pedagogico ed il terzo della lega internazionale delle federazioni femminili; come pure l’adunanza solenne per la fondazione della università cattolica di Salisburgo.

Dovrei descrivere le varie esposizioni sacre, i concerti musicali e le rappresentazioni drammatiche, come i «Misteri della S. Messa» del Calderon, tradotto in tedesco dal poeta Kralich, e un grande oratorio del P. Hartmann, a cui intervennero tutti gli Arciduchi e le Arciduchesse; le funzioni pontificali dei varii riti celebrate nella chiesa Am Hof, le funzioni notturne a S. Stefano, l’adorazione del SS. Sacramento alla chiesa votiva ed altrove. Dovrei pure ritrarre i due grandiosi pellegrinaggi, l’uno alla chiesa di S. Giuseppe al Kahlenberg, e l’altro al Santuario della Vergine a Mariazell, e poi?.... non avrei ancora finito.

(Continua).