Il buon cuore - Anno XI, n. 49 - 7 dicembre 1912/Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano

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Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano

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Onoranze alla Ven. Salma di S. Ec. Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, Arcivescovo di Milano
Il buon cuore - Anno XI, n. 49 - 7 dicembre 1912 Religione
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Onoranze alla Ven. Salma di

S. Ec. Rev. Mons. LUIGI NAZARI

di CALABIANA

Arcivescovo di Milano


(Continuazione v. n. 48).


Giorno 14 novembre 1912.

La giornata si è iniziata lietamente! — letizia di sole e letizia di anime cristiane, desiderose di dare una nuova prova della loro fede e della loro venerazione alla autorità episcopale.

A San Nazaro affluirono numerosi i sacerdoti per celebrare il santo sacrificio a suffragio dell’anima eletta del compianto arcivescovo mons. Luigi Nazari di Calabiana.

Intanto davanti alla chiesa si affollava il popolo, ammirando l’addobbo veramente sontuoso disposto dal Primavesi nella facciata, corrispondente a quello che sorgeva sulla tomba del defunto Arcivescovo.

A misura che si avvicinava l’ora, giungevano le autorità civili e militari che si adunavano nella cappella di S. Caterina; poi via via i prevosti e gli altri sacerdoti nell’ala destra, poi i chierici dei Seminari arcivescovili, la Facoltà teologica e gli istituti scientifici, poi i capitoli di Santo Stefano, di San Babila, di Sant’Ambrogio, il r.mo Capitolo metropolitano, poi l’eminentissimo Cardinale Arcivescovo. E prima delle ore 10, il feretro veniva tolto dal catafalco elevato, e portato fuori della basilica, che già era stata sgombrata dal popolo.

Sulla piazza era gremita la folla, che testimoniava col suo riverente contegno l’interessamento per la mesta cerimonia: ma un colpo d’occhio meraviglioso presentava la moltitudine che si sporgeva dalle finestre addobbate a nere gramaglie.

Ammirabile il contegno dei carabinieri e degli altri agenti deputati all’ordine pubblico: contegno che corrispose all’affollata moltitudine per compostezza e dignità degna d’una popolazione civile.


Il corteo e l’itinerario.

Quando dalla Chiesa escono i sacerdoti e gli Ecc.mi Vescovi che accompagnano la salma, il corteo, fuori è già formato ed è già in movimento per il corso Romana.

C’è grande folla dappertutto, nella strada, ai balconi, alle finestre, sulle porte delle botteghe chiuse per metà, in segno di lutto. I negozi hanno la scritta: «Per le onoranze a mons. Calabiana».

Tutte le campane delle chiese cittadine suonano. E’ un’ora che hanno cominciato, da quando a San Nazaro hanno cominciato ad affluire i Vescovi, il clero si sono cominciate le funzioni di «requiem». Quel concerto di campane così pieno e così vario — delle campane vicine, i cui rintocchi si odono distintamente e delle campane lontane, di cui non giunge che l’eco — danno un senso di tristezza profonda. Si sente che una grande cerimonia si compie e che tutta Milano vi partecipa. Il buon popolo milanese sarebbe tutto accorso a rendere l’estremo saluto al suo Vescovo, se non fosse stato obbligato ai travagli consueti.

Tutti quelli che hanno potuto l’hanno fatto: la piazza del Duomo era rigurgitante, quando vi giungono i primi gruppi formanti il corteo. È un plotone di fanteria.

Il Ministero della guerra, dietro domanda fatta dall’ill.mo Mons. Polvara all’Onor. Comando della Divisione Territoriale di Milano, aveva disposto che all’arcivescovo mons. Calabiana fossero resi gli onori spettanti ai suoi titoli: è intervenuto così l’8. reggimento fanteria con musica e bandiera; oltre le rappresentanze di tutti i comandi dei corpi componenti il presidio.

Eccetto i plotoni che aprivano e chiudevano il corteo, le altre truppe vennero schierate su due file in piazza del Duomo dalla parte dei Portici Meridionali fino alla gradinata della Cattedrale. [p. 362 modifica]

La piazza presenta un colpo d’occhio magnifico. Ci sono anche qui dei balconi addobbati a lutto: il balcone del «Gabinetto cattolico» si distingue fra tutti; dalle terrazze assistono signori e signore in gran numero.

Il corteo entra in piazza alle 10,35; e primi a comparire sono gli istituti di beneficenza: i «Veggion», i «Martinitt», i sordomuti, una rappresentanza dell’«Istituto dei ciechi», una rappresentanza dell’Ospedale dei bambini, oltre ad altre benefiche istituzioni della nostra città. Poi il Clero; i chierici del Seminario, gli istituti religiosi regolari, i parroci di campagna, i Vicari foranei, il collegio dei parroci urbani ed i capitoli delle basiliche di San Babila, Santo Stefano e Sant’Ambrogio; il r.mo Capitolo Metropolitano. Sei Canonici metropolitani reggono i cordoni al carro funebre.

E’ lo stesso carro di mercoledì sera e lo stesso addobbo: senza fiori, con le insegne vescovili. E’ tirato da quattro cavalli bardati a nero. Precede l’E.mo Cardinale Arcivescovo, in abiti pontificali, violaceo ed oro, seguendo i Vescovi in mitra bianca, giusto il rito. C’è il Vescovo ausiliare Monsignor Mauri, il direttore del Seminario delle missioni estere, mons. Viganò, il Vescovo di Pavia, mons. Ciceri, mons. Origo, mons. Mapelli, mons. Pensa, mons. Castelli, mons. Gaggia, ausiliare del vescovo di Brescia, mons. Padovani, ausiliare del Vescovo di Cremona.

Molti altri vescovi hanno mandato adesioni e si sono fatti rappresentare, tra questi mons. Luigi Bignami arcivescovo di Siracusa, rappresentato da mons. Carlo Gorla canonico penitenziere del Duomo, e mons. Archi di Como rappresentato dall’Arciprete della cattedrale. L’E.mo Cardinale Agliardi scriveva al R.mo Mons. Polvara «Vesta in qualche modo la mia persona che sarà con Lei coll’animo e col vivo desiderio». — L’E.mo Card. Richelmy Arciv. di Torino mandava una rappresentanza da Savigliano e la diocesi di Lugano era rappresentata da Mons. Tartini Vicario Generale.

Subito dietro il carro veniva il gruppo delle rappresentanze e delle autorità. Precedeva la rappresentanza dell’Ordine di Malta col Gran Maestro conte Padulli; poi quella della provincia; e cioè la Deputazione provinciale con a capo il presidente comm. Manusardi accompagnato da quasi tutti i deputati provinciali e dai segretari, e il Consiglio provinciale rappresentato dal vice-presidente on. Meda e dal segretario conte Negroni Prato Morosini, oltre che da parecchi consiglieri provinciali. Seguiva la rappresentanza del Comune con a capo il sindaco Greppi e la Giunta quasi al completo, seguiti da molti consiglieri comunali specialmente del gruppo cattolico. Gli ill.mi sigg. Presidente del Tribunale e Procuratore del Re, il sig. Questore, il sig. Economo Generale dei Benefici Vacanti, l’Avvocato Erariale.

Notato il gruppo brillante e numeroso degli ufficiali in rappresentanza dei comandi di corpo d’armata, di divisione, di brigata e dei varii corpi. Tra le autorità notammo pure gli onorevoli Candiani, Nava e Cameroni e il senatore Gavazzi.

Dopo i parenti di mons. Calabiana venivano le delegazioni delle associazioni cattoliche cittadine, maschili e femminili, le quali erano, come si può bene imaginare, al completo: nè mancavano rappresentanze di associazioni della campagna: in complesso si contavano oltre ottanta tra bandiere e vessilli. Vuol essere notato in particolare l’opera prestata dai soci del Circolo del Sacro Cuore di S. Nazaro che in questa occasione si sono davvero moltiplicati.

Il prefetto senatore Panizzardi, il conte Oldofredi rappresentante la Regina madre, le autorità giudiziarie. con a capo il procuratore generale comm. Nicora e il primo presidente della Corte d’appello comm. Palummo e il generale Di Maio comandante del Corpo d’armata, non presero parte al corteo, ma attendevano la salma in Duomo nei posti per loro appositamente preparati.

Il corteo incede lentamente, a causa dell’affollamento della piazza, mentre la musica del reggimento ha fatto squillare le note funebri, che si riflettono lungamente sulla fronte della cattedrale, e la campana maggiore manda dal suo rifugio un rombo cupo, pieno di melanconia. Fanno servizio anche qui i vigili, carabinieri e guardie di P. S. sotto la direzione di vari funzionari, al comando del commissario cav. Goffredo. L’ordine è stato perfetto.

Il corteo è chiuso dalle carrozze ed automobili delle principali famiglie della città e dopo di esse un drappello di soldati.

Quando il corteo è entrato in Duomo, la piazza si sfolla, anche perchè gran parte del pubblico è riuscita a prender posto in chiesa.


In Duomo.

La decorazione ricca e pur sobria della porta maggiore che incornicia di bianco, di nero e di violetto la epigrafe, è il solo segno di lutto che appaia all’esterno della cattedrale. Nell’interno è stato eretto sullo scurolo di S. Carlo il grande catafalco, una specie di basamento a parecchi ordini, adorno da frangie d’oro e d’argento a cui fanno corona quattro candelabri recanti una selva di candele accese. Intorno al catafalco prestano servizio d’onore i membri dell’Unione giovani e dei principali Circoli popolari cittadini.

E sebbene trattisi di un avvenimento straordinario, la Cattedrale non ha subito un apparato rimarchevole. Meglio così. La maestà della nostra Cattedrale piace, piace ancor più nella severa bellezza della struttura, nel magnifico decoro delle sue linee. Negli intercolumi della navata maggiore stanno ancora le tele della vita di S. Carlo.

Durante l’arrivo del corteo una commissione apposita riceve alla porta d’ingresso le autorità e le accompagna nel coro senatorio. Era pure al suo posto l’amministrazione della Fabbrica del Duomo.

Il corteo entra nel Duomo alle undici circa. I posti riservati si riempiono rapidamente; il clero numerosissimo si dispone in file serrate nel centro della navata, e attorno al catafalco e compone nelle sue diverse insegne, un’amirabile fioritura di vivaci colori; il capitolo [p. 363 modifica]metropolitano sale sul coro, i vescovi invitati si collocano negli stalli più prossimi all’altare maggiore accanto al trono arcivescovile dove prende posto il Cardinale arcivescovo.

Una delle tribune laterali venne riservata ai membri della famiglia del defunto mons. di Calabiana. Sono presenti i nipoti, conti di Calabiana Maurizio, Filippo, Paolo, Luisa Banchini e la vedova Pennacchio, nonchè i nipoti di ramo materno, Luigi Vacca maggiore di fanteria, Felicita Brichetti, Luisa Testa con la figlia Rosina.

Le ampie navate presentano, un colpo di occhio veramente meraviglioso. La folla nereggia giù fino alle ultime colonne, fino alle grandi porte per le quali si intravede l’ondeggiare di altra folla che forza l’entrata.

Il feretro, agganciato ad una grossa fune, che pendeva dalla cupola, è stato alzato dolcemente, dolcemente verso l’alto.— dopo essere rimasto pendulo, nel vuoto, venne calato piano, piano sul catafalco. Pareva, visto nella penombra, un monumento eroico! Quanta commozione!

Cardinale celebra pontificialmente la Messa di Requiem accompagnato da ottima musica, diretta dal’l’autore maestro cav. Salvatore Gallotti, direttore della cappella del Duomo. Una schiera di cantori preti e seminaristi diretti dal can. Ascanio Andreoni eseguisce le parti rituali di canto gregoriano.

Terminata la Messa, il Cardinale vestita la porpora sale il pergamo e tiene l’elogio funebre.


Il discorso dell’Em. Cardinale Arcivescovo.

S. Eminenza incomincia dicendo la sua viva ammirazione per Io spettacolo imponente e commovente ch’Egli ha veduto per le vie di Milano e che ancora gli sta innanzi; non gli è nuovo però, poichè eguale dimostrazione avveniva in Milano nel giorno dei funerali del compianto Arcivescovo. Milano aveva poi dovuto vedere con suo grande dolore partire la venerata salma del suo Arcivescovo. In quel dì memorabile dalla città italica regina dei mari qui accorreva a lagrimare e a benedire la salma del vescovo, Colui che oggi regge la Chiesa, il mite e forte Pio X; egli pure, da poco tempo vescovo di Como prendeva parte alla pia cerimonia. Mons. Di Calabiana lo amava teneramente l’aveva in conto di figlio.

Sua Eminenza prosegue dicendo che venuto a succedere sulla sede di Ambrogio fu subito suo pensiero quello di trasportare quella Salma venerata dalle rive dell’Adda alla sua Metropoli, dove mons. Di Calabiana aveva insegnato, predicato, e lavorato, presso la tomba dei gloriosi suoi antecessori, dove era la sua cattedra, dove lo volevano le prescrizioni liturgiche la sua volontà manifestata al suo ausiliare vescovo di Famagosta, e dove erano tanti figli che l’amavano; questo pensiero Io nutrì sempre in cuore ed ora alfine ecco appagato il suo vivo desiderio.

Un saluto egli manda al buon popolo di Gropello, che qual preziosissimo pegno andava superbo di possedere la salma del suo arcivescovo e del suo benefattore, e ne lo ringrazia a nome di tutti: «presto però» egli soggiunge, «o buoni gropellesi avrete ancora fra voi nella piccola vostra città di morti un altro vostro Arcivescovo». Gode del viaggio trionfale che fe ce la salma del suo venerato antecessore da Gropello a Milano, dalla chiesa del SS. Redentore a San Nazaro. Non può indugiare dall’aprire il suo cuore riboccante di gratitudine per porgere vive azioni di grazie agli ecc.mi Vescovi presenti, alle spettabilissime e numerose rappresentanze del Governo, della Provincia, dell’esercito e della città, che con tanto favore hanno cooperato alla buona riuscita di questa funebre solennità e che tanto splendore le hanno accresciuto. Ha pure parole di ringraziamento pel rev.mo Capitolo Metropolitano, pel Comitato che tanto bene ha disposto ogni cosa per queste funebri onoranze, per tutto il clero e per tutto il popolo che da ogni parte della dibcesi è accorso tanto numeroso.

In mezzo a questa funebre funzione egli però si sente il cuore ripieno di grande letizia. E’ per lui ragione di giubilo grande l’onore che si è fatto un’altra volta ancora la sua Milano dimostrando quanto sia viva nel suo cuore la gratitudine al santo suo Arcivescovo che per cinque lustri con tanto zelo la governò quanto viva sia ancora la bella fede dei Padri suoi.

E Sua Eminenza enumera le grandi benemerenze acquistatesi in mezzo al suo popolo da mons. di Calabiana; ricorda la sua grande carità pei poveri e per il suo clero, rammenta i monumenti del suo zelo pastorale per l’incremento del culto divino e le grandiose chiese del Suffragio, di San Gioachino, di San Luigi, che sono opera sua; le sue peregrinazioni per la diocesi, la sua cura, per la coltura del clero che formò a grande virtù e la Facoltà Teologica da lui ricostituita nel nostro Seminario teologico.

Ma se era ben giusto che oggi Milano, mossa da doverosa riconoscenza tributasse questa grande dimostrazione di amore a mons. di Calabiana per le sue esimie virtù, un’altra ragione vibra più forte e che le di maggior onore Per i milanesi. Milano, onora oggi in mons. di Calabiana il Vescovo. Qui S. E. traccia brevemente la mirabile provvidenza di Gesù Cristo stabilita nel governo della sua Chiesa, per mostrare la grandezza della missione e del ministero episcopale e poi soggiunge: «Noi siamo qui intorno ad una salma muta, ma in queste spoglie un giorno alitava un’anima grande. Quel capo fu munito dei sacri carismi, quelle mani due volte furono consacrate e si aprirono a santificare, a consacrare e a benedire i cristiani; su quelle spalle fu posto il vangelo; quei piedi si mossero ad evangelizzare la pace e la verità buona e santa; quelle labbra con mirabile soavità e facile eloquenza tante tante volte si aprirono ad istruire, a consolare; quel cuore battè sempre del più vivo amore per la Chiesa pei figli sudi; così la odierna cerimonia dimostra la vostra fede o milanesi.

Sarebbe poco utile — continua — questa solenne commemorazione del santo Arcivescovo, se noi ci accontentassimo di ammirarlo e di venerarlo. S. E. parla delle mirabili virtù che distinsero mons. di Calabiana, della sua purèzza angelica, della sua divozione a Gesù in Sacramento ed a Maria Santissima, della quale è [p. 364 modifica]splendido monumento il Santuario di Crea, della sua carità, della sua mitezza e soavità, del suo amore purissimo al Sommo Pontefice.

Tutti d’ogni condizione e superiori e dipendenti e giovani e vecchi, tutti abbiamo da imparare dal santo Arcivescovo che oggi abbiamo ricordato.

S. E. termina rivolgendosi con affettuosa invocazione alla veneranda salma di mons. Calabiana «Noi ancora continueremo a pregare per te, e tu prega ancora pei figli tuoi affinchè tutti possiamo nel cielo ricongiungerci con te».

* * *

Ecco il programma della «Messa pro defunctis» a sei parti reali che fu eseguita sotto la direzione del maestro Salvatore Gallotti dalla cappella del Duomo, pel trasporto della salma del compianto arcivescovo mons. Luigi Nazari dei conti di Calabiana:

I. Ingressa «Requiem aeternam»; 2. Psalmellus «De profundis»; 3. Post Epistolam «Domine, exaudi»; 4. Post Evangelium «Requiem sanctam»; 5. Offertorium «Domine lesu Christe»; 6. Sanctus; 7. Benedictus; 8. Confractorium «Audivi vocem»; 9. Agnus Dei; 10. Antiphona «In Paradisum».

* * *

L’epigrafe, sulla porta della Metropolitana, parata a lutto, è stata dettata dal Rev.mo Mons. Dr. Balconi:

Le spoglie mortali
di Monsignor Luigi Nazari
dei Conti di Calabiana
da quasi quattro lustri lontane
in modesto sepolcreto a Gropello
oggi
fra il reverente ossequio dei figli
sono deposte in questo tempio
dove riposano da secoli
le venerate ceneri
degli arcivescovi di Milano


L’epigrafe del Cardinale Arcivescovo.

Crediamo fare cosa grata ai nostri lettori facendo loro conoscere l’epigrafe latina, che il nostro amato Cardinale Arcivescovo ha dettato per la tomba del suo venerando predecessore. E’ un gioiello del genere ed è un saggio meraviglioso della latinità elegante di S. E. il cardinale Ferrari:

COELESTIUM . REQUIETEM . ADPRECAMINOR
ALOYSIO . NAZARI . E . COMIT . CALABIANA
DOMO . SAVILIANO
ANN . XX . CASALENSIUM . XXVI . MEDIOLANENSIUM
SACRORUM . ANTISTITI
QUI. OMNIMODAE . CHARITATIS
CETERARUMQ . VIRTUTUM
PLURIMA . SUO . GREGI . EXEMPLA . RELINQUENS
PIENTISSIMUS . ET . VIGILIANTISSIMUS PASTOR
MIRA . SUAVITATE
OMNIUM . AMOREM . IN . DIES . PROMERUIT
IN . DOMINO . VITA . FUNCTUS
X . KAL . NOV . A . MDCCCXCIII
ANN . NATUS . LXXXV . M . III . D . XXVI
MORTALE . E . COEMETERIO . GROPELLI . AD . ABDUAM
POSTRID . ID . NOV . A . MCMXII . TRANSLATUM
HIC . IN . PACE . XTI . QUIESCIT.
SURRECTURUM . IN . GLORIA.


* * *

Ed ora che la salma benedetta di Monsignor Calabiana riposa nella nostra Metropolitana, ora che possiamo dire che la grande manifestazione è pienamente riuscita ed è riuscita anche una grande testimonianza di sentita venerazione all’autorità episcopale, non possiamo chiudere la cronaca senza esprimere il nostro compiacimento — ed è il compiacimento generale — per l’opera della sotto-commissione e specialmente dei monsignori Balconi e Polvara e del canonico Roncoroni, all’attività e sollecitudine dei quali si deve se tutto procedette bene e con la solennità voluta da S. E. il cardinale Ferrari.

La tumulazione della venerata salma avveniva verso le ore quindici. Presenti il Sig. Cardinale Arcivescovo, Mons. Vescovo di Casale Monferrato, i Rev.mi Monsignori Capitolari e la Commissione alla Cappella di S. Agata, entrando dalla porta maggiore a destra, un loculo racchiude quelle spoglie. Una lapida segna la tomba all’Em. Cardinale Carlo Gaetano Cayruch che fu Arcivescovo di Milano dal 1818 al 1846 — un’altra lapide ricorda la salma dell’Ecc.mo Monsignor Bartolomeo Romilli, che fu Arcivescovo di Milano dall’anno 1847 al 1859 — e la terza segna il sepolcreto dell’Eccellentissimo Monsignor Nazari, che tenne la sede milanese dall’anno 1867 al 1893.

La nostra pietà alla Cattedrale segnerà una sosta su quel loculo — un Requiem al Venerandissimo nostro Pastore e Padre!

Un pensiero gentile sulla veneranda tomba di Monsignor Calabiana.

Le onoranze funebri che Milano ebbe a tributare con slancio fervoroso e concorso cordiale di tutti i ceti cittadini alla venerata Salma di Mons. Luigi Nazari di Calabiana hanno un eloquente significato.

Gli anni e le vicende non sono valse a far dimenticare ai milanesi la figura dolce e serena del loro Arcivescovo, che per quasi un trentennio mise a contributo le sue squisite doti di mente e di cuore per conservare a Milano le sue gloriose tradizioni cattoliche, e segnò del suo nome una bella pagina di tranquillo e fecondo progresso spirituale.

Monsignor Luigi Nazari di Calabiana fu l’uomo provvidenziale, atto a fronteggiare l’ardue difficoltà del momento storico. Il suo amore sincero alla libertà, smentiva la facile leggenda tanto cara ai nemici della Chiesa d’allora e di poi, che la religione comprimesse le legittime aspirazioni popolari, e conciliava alla sua persi:ma e al suo ministero stima e affetto. L’austerità della sua vita e la purezza cristallina delle sue intenzioni lo facevano degno di venerazione, la soavità evangelica dell’animo e dei modi disarmava le inimicizie, la fortezza adamantina nel richiamare i suoi sudditi alle norme disciplinari, contenne nei giusti confini dell’unità della fede e della carità la disputa feconda delle opinioni, la solerzia nelle opere molteplici dello zelo pastorale tenne vivo nell’animo del popolo il sentimento religioso, la carità larga, sapiente e schiva di ogni clamore gli valse da innumeri cuori un culto di filiale gratitudine.

[p. 365 modifica]Milano, che al degno arcivescovo aveva fatto omaggio plebiscitario di ammirazione nel 1881, di affetto tenerissimo del 1892, lo pianse amaramente nel 1893, ne accompagnò per le vie vestite a lutto la salma e provò infinito cordoglio quando la bara fu costretta a peregrinare lontano dalle ceneri gloriose degli antecessori, e oggi, pur nella mestizia della cerimonia esulta al ritorno della spoglia, ridonata alla pia custodia delle patrie memorie.

Le gentili cnoranze sono il tributo di ammirazione al concittadino eminente e benemerito; è l’omaggio alla venerata salma, che un popolo e la città che danno con una forma imponente e con profonda venerazione a Colui che Dio chiamò sulla sede di Ambrogio e Carlo.

Ad altro numero il giudizio della Storia sul Pontificato di Monsignor Luigi Nazari di Calabiana.

* * *

Dopo le note che riguardano Sua Eccellenza Rev. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana, abbiamo pregato il R.mo Mons. Polvara a favorirci alcuni cenni intqrno a Sua Eccellenza R.mo Mons. Nicora e a Sua Eminenza R.mo ed Ill.mo il Sig. Cardinale Capecelastro.

La Direzione.