Il buon cuore - Anno XII, n. 15 - 12 aprile 1913/Religione

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Vangelo della terza Domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Disse Gesù a’ suoi discepoli: Un pochettino e non mi vedrete; e di nuovo un pochettino e mi vedrete perchè io vo al Pa.dre. Disser però tra loro alcuni de’ suoi discepoli: Che è quello che egli dice: — Non andrà molto e non mi vedrete, e di poi, non andrà [p. 117 modifica]molto e mi vedrete, e me ne vo al Padre? Dicevano adunque: Che è questo ch’egli dice: Un pochettino? non intendiamo quel ch’egli dica. Conobbe pertanto Gesù che bramavano di interrogarlo, e disse, loro: voi andate investigando tra di voi il perchè io abbia detto: non andrà molto e non mi vedrete, e di poi: non andrà molto e mi vedrete. In verita, in verità vi dico, che piangerete e gemerete voi, il mondo poi godrà; voi sarete in tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gaudio. La donna, allorchè diventa madre, è in tristezza. perchè è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’affanno a motivo dell’allegrezza, perchè è nato al mondo un uomo. E voi adunque siete pur adesso in tristezza; ma vi vedrò di bel nuovo, e gioirà il nostro cuore e nessuno vi torrà il vostro gaudio. S. GIOVANNI, Cap. i6.

Pensieri.

La seconda parte del brano evangelico — che noi soprariferiamo — ci dà la chiave a spiegarci la parte prima ed antecedente, che a tutta prima ha l’aria d’essere un gioco di parola. No. Letterariamente Gesù profetizza la vicinanza e l’approssimarsi di sua passione, a cui seguirebbe quasi subito — dopo solo tre giorni --.la sua gloriosa Risurrezione, non contando poi l’Ascensione trionfale al cielo. Nel senso poi mistico ed allegorico Gesù ci dipinge la nostra vita, le sue contingenze, la discontinuità delle brevissime gioie, dei numerosi dolori: Gesù colle sue avvertenze ci prepara alla sorpresa del dolore e d) piacere: Gesù ci fa reggere il meglio, le promesse, le speranze al di là dei nostri giorni, della nostra vita, al di fuori ed al disopra del mondo: ci mostra la fallacia d’un piacere fugace ed evanescente, e ci fa — nelle lagrime e nel sacrificio — trovare la voluttà dello spirito e del bene. •••

Fra poco dice Gesù. Per lui eterno tutto è un istante. Fra poco non mi vedrete, cioè io mi toglierò alla vostra vista non dalle vostre persone, non dal vostro affetto. Ma che importa, che cosa significa non vedere Gesù? La triste situazione che è la nostra vita senza Gesù! La vita è lotta, un cammino or irradiato dal sole, or battuto dalle tempeste.A questo nessun sfugge. In ogni classe, in ogni condizione, ovunque, nessun uomo, nessun essere umano può sottrarsi completamente od all’uno, od all’altro. — Se ci è molto bene, questo trovasi misto al male, ne v’ha esistenza

tanto sgraziata e misera che non dia — vero — modo ed agio di sollevare il capo, respirare più libero, far nascere un sorriso sul nostro labbro. Ma se dalla nostra vita — complesso di gioie e dolori, di energie ed avvilimenti — si toglie, si nasconde Gesù, questa ci riesce oscura, inesplicabile, vuota di senso, inutile nella missione. La vita istessa, i suoi bisogni, la necessità intima del suo essere, del suo svolgersi, del suo moto, se vuole Dio, come potente realtà al di fuori ed al disopra di noi, vuole per pari necessità Cristo luce, soccorso, modello, forza, centro delle nostre attività umane, punto d’arrivo agli slanci della mente, alle necessità del cuore. Che sarebbe il patire, il sacrificarsi, il lottare senza Gesù che tempra le lagrime, che conta le asprezze, che ’sostiene e rincuora alla perseveranza? Non è una maledizione la mancanza di tutto, la povertà senza Gesù? Senza Gesù non ha senso la missione dell’uomo, la lotta per la scienza, il sacrificio per il bene ed il vero. Pur senza Gesù non ha senso -- parimente — il piacere, la ricchezza, la gloria, le purissime gioie della scienza, del dovere compiuto. Il piacere lo divido coi bruti, la ricchezza può essere rimprovero alla coscienza, un fastidio di più, la gloria un, momento che,fiiggendo ci. lascia desolati, che ci regala una turba di invidiosi, la scienza, ìl dovere senza Cristo non hanno scopo.

Fra poco e mi rivedrete... il mondo dopo aver goduto si contristerà, ed il vostro dolore si convertirà in gioia, che nessuno vi toglierà mai. Ecco le parole di Cristo. Sante e consolanti parole! Se ritorna Gesù torna la gioia, il piacere non in modo di folgore che lascia dietro il solco luminoso, ma maggior tenebre, no! ma torna così che il dolore istesso, le spine istesse saranno gioia, sarà piacere, sarà gloria. Anime che tribulate, anime che incerte zoppicate nei contrasti della vita, attratti or dalla suggestione del bene, or dalle passioni avvinte al male ed al mondo, su, coraggio, pazientate un pochino... Tutto è pcco quaggiù. Se le passioni, se il mondo, se tutto -- togliendo Cristo — ci addolora éd angoscia, non temete: domani un nuovo raggio romperà le tenebre, risplenderà Gesù... se. il vostro cuore è avvilito, desolato, soffre sconforto innanzi al piacere del mondo, su, su... un’onda calda d’amor verace ritornerà su di lui, ridarà colla vita un senso di gioia ineffabile che il mondo — ingannato e dolente — invidierà a voi, ieri doloranti e compatiti, impotente tuttavia a riaverlo, a strapparlo da voi. B. R. [p. 118 modifica]Cav. Rag. Eugenio Lissoni

" I fratelli Francesco, Ercole e Antonio Gnecchi Ruscone annunciano con dolore la morte repentina del

da cinquantadue anni benemerito agente della loro possessione di Verderio ed Uniti. „ Questo l’annuncio affettuoso degli eredi di due indimenticabili fratelli: Carlo e Giuseppe Gnecchi Ruscone. Chi in Brianza non ha conosciuto Eugenio Lissoni? Tutti lo chiamavano semplicemente l’Eugenio. Era una forte, tipica figura briantea di agricoltore e riuniva in sè tutte le cognizioni, tutte le esperienze, tutte le attitudini volute per una efficace direzione di aziende campestri. Nominato dai fratelli Carlo e Giuseppe Gnecchi, cinquantadue anni or sono, agente dei tenimenti di Verderio e Paderno d’Adda, il Lissoni, facendo tesoro dei trovati della scienza e combattendo con intelligenza e perseveranza i parassiti della campagna e le erronee idee dei contadini, riuscì a trionfare come coltivatore modello in tutti i prodotti, specie in quello dei bozzoli, che, per quantità e qualità, merce la di lui direzione dalla confezione del seme all’incubazione e all’ultima fase, presentavano ogni anno risultati di merito particolare. Questo l’agricoltore, che meritò tutta la fiducia ed ebbe la più sincera ammirazione delle numerose famiglie Gnecchi cresciutegli intorno. Ma il Lissoni era altresì stimabile come uomo di specchiata onestà, di carattere adamantino e di una bontà rara, che traspariva dal suo sorriso, come da ogni sua manifestazione. Rispettoso di tutti, ma indipendente per natura, egli costituiva un’autorità, che diffondeva in larga zona benefici effetti, e per quella sua autorità l’ordine regnava in centinaia di famiglie e nei comuni che in certa maniera potevano dirsi sotto la sua giurisdizione. Così egli, nei pubblici eventi politici e amministrativi, sapeva dirigere con saggezza le masse, come le acque nell’alveo del fiume. Com’era imponente quell’uomo buono, quando lo si incontrava nei campi o nei boschi col suo fucile ad armacollo! In lui la dolcezza e la vigoria si armonizzavano, tanto che tutti lo amavano, tutti lo rispettavano e lo temevano anche, come si potrebbe temere la presenza di una giustizia sollecita nel punire come nel premiare. Egli ebbe un culto per la famiglia, per gli asili d’infanzia, per tutte le opere buone, ed in ogni opera benefica voluta dalla munificenza dei Gnecchi — la splen dida chiesa e il cimitero di Verderio, la conduttura dell’acqua potabile, ecc. — profuse energie preziose, sostenute da una intelligenza sempre vivida. Suo conforto nelle domestiche pareti era la sua diletta Angiolina, la quale, colte figlie amatissime, piange la improvvisa dipartita di quel caro e forte uomo, che cadde come quercia colpita dal fulmine. Spirito sereno, informato a fede antica, non poteva temere la visione del tribunale supremo. Certo, Dio non ritarderà il premio dovuto all’uomo giusto, all’uomo laborioso, all’uomo che consacrò fin l’ultimo giorno della sua lunga vita all’esercizio del dovere. Rendiamo omaggio affettuoso all’amico, segnalandolo così anche come esempio. A. M. CORNELIO.

S. E. il Vescovo di Chiavari a S. M. la Regina Madre.

Nel dicembre scorso, durante la sua dimora ad Arenzano, S. M. la Regina Madre fece — tra le sue varie escursioni — una gita a Chiavari, ove si recò al Santuario di N. S. dell’Orto. Il Capitolo e la Fabbriceria di quella Chiesa, in ricordo, deliberarono di inviare in dono a S. M. una medaglia d’oro con l’effigie in Chiavari venerata ed una pergamena ove era scritto apposito indirizzo. E’ bene render pubblico il testo dell’indirizzo stesso che è firmato da S. E. R.ma il Vescovo di Chiavari.;«A. S. M. la Regina Margherita di Savoia». «Maestà! E’ vivo ancora nella cittadinanza chiavarese quel sentimento di fervido entusiasmo che si manifestò spontaneo in tutto il popolo nel giorno VII dicembre MCMX1.1, quando V. M. si degnò di onorare Chiavari nostra della sua Augusta presenza recandosi poi devotamente a pregare ai piedi della Madonna dell’Orto nella Cattedrale Basilica. Si ricordarono in quel giorno i Chiavaresi di alcune profetiche parole pronunciate quattro secoli addietro da una virtuosa donna di nostra gente che annunciava ai suoi contemporanei la futura grandezza del Santuario dell’Orto. «Che cosa direte — esclamava ella — quando vedrete Principi e grandi signori e molta gente venir qui, e prostrarsi a venerare questa Madonna?». Il fausto presagio non una sola volta si è avverato attraverso i secoli, ed il santuario della Madonna dell’Orto si vide ripetuta [p. 119 modifica]mente onorato della visita di eminenti Personaggi fra i quali sono ricordati alcuni Re e Regine illustri di Casa Savoia e di altre dinastie famose nella storia. Nell’elenco dei visitatori regali rifulgono fra gli altri i nomi gloriosi di Vittorio Emanuele I, di Carlo Felice, di Carlo Alberto e di Maria Amalia reginà di Francia. Accanto a questi rimarrà segnato a caratteri d’oro il nome augusto della Regina Margherita di Savoia, e della visita ricevuta i Chiavaresi andranno altamente orgogliosi, perchè nelle virtù preclare che ingemmano come preziose margherite, l’animo regale di V. M. vedono bellamente congiunti i due sentimenti più nobili d’ogni cuore umano: la profonda pietà religiosa e il vivo sentimento patrio. E affinchè V. M. conservi anche un ricordo del Santuario e del popolo di Chiavari, il Reverendissimo Capitolo e il Consiglio di Fabbriceria hanno interpretato il, desiderio della cittadinanza, offrendole l’Immagine della Madonna dell’Orto ed hanno affidato a Noi l’incarico di trasmetterle il pio donativo. Gradisca V. M. questo umile dono che Noi Le presentiamo come un pegno della devozione e dell’affetto di tutto un popolo, mentre Le of friama l’omaggio della nostra reverenza profonda, invocando le più elette benedizioni del Cielo sopra la M. V. e su tutti i membri della Reale Famiglia. Chiavari, marzo 1913. GIOVANNI GAMBERONI, vescovo».

MAGGIO

di Laura M. Venier.

Vari sono i libri che invitano a solennizzare il dolce mese di Maggio, ma forse non mai come ora, fu sentita la mancanza di un’operetta distaccantesi dal comune delle solite forme e delle solite formule. Questa lacuna fu colmata l’anno scorso con un libriccino, sbocciato, vivida rosa di maggio, dalla penna di una colta e distinfa signora. Associare al pensiero religioso l’elevatezza della forma e la nobilità del concetto; abbellire di una sobria cornice d’arte i mistici voli dell’anima, non è facile e non è comune. Raggiungere questo scopo non è l’offrire allora, un dono, che ogni donna col- ta e d’elevata religiosità, può comprendere ed ’apprezzare? Questa l’idealità raggiunta dal libriccino, del quale è liMitato il numero delle copie. La bontà e l’utilità dell’operetta, si esplicano pure nel dedicarne il ricavo a vantaggio dei ristauri di

due antiche Chiese milanesi: S. Pietro in Gessate e e S. Maurizio. al Monastero Maggiore. L. i.-- Commissioni e pagamenti ad A. M. Cornelio — Milano, Via Castel4clardo, i i.

SOCIETÀ DELLE DAME DI S. VINCENZO

Fiera di Beneficenza. Anche quest’anno, nei giorni 17, 18, 19, e 20 del corrente Aprile, dalle ore 13 alle 18, nella Casa di Misericordia in via Ariberto, n. io (tram di Porta Genova), si terrà la consueta Fiera a favore dei malati assistiti a domicilio dalla Sociétà delle Dame. di S. Vincenzo. I bisogni sono grandi e urgenti, anche perchè le risorse della pia Opera sono state interamente assorbite dalla stagione invernale. L’assistenza dei poveri infermi a domicilio, le cucine economiche, le guardarobe per distribuzione di biancherie e d’indumenti, riescono sempre più gravose al bilancio della Società, anche pel rincaro della vita e per la straordinaria affluenza dei richiedenti, accentuatasi nell’attuale crisi economica. Certo gl’intenti altamente benefici di questo sodalizio, che, si ispira a_un concetto morale elevato e realizza un ideale di carità cristiana e di utilità sociale, saranno favorevolmente apprezzati da tutte le anime generose.