Il buon cuore - Anno XII, n. 44 - 1º novembre 1913/Religione

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Vangelo della domenica 2a dopo la Dedicazione

Testo del Vangelo.

In quel tempo i Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per cogliere Gesù in parole. E mandarono da lui i loro discepoli con degli Erodiani, i quali dissero: Maestro, noi sappiamo che tu sei verace, e insegni la via di Dio secondo la verità, senza badare a chicchessia; imperocchè non guardi in faccia agli uomini. Dinne dunque il tuo parere: E’ egli lecito, no, di pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù conoscendo la loro malizia, disse: Ipocriti, perchè mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. E Gesù disse loro: Di chi è questa immagine e questa iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora egli disse loro: Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio. S. MATTEO, Cap. 22.

Pensieri.

I Giudei non volevano Gesù per amico: per questa occasione tentano amicarselo. A quesfo scopo millantano un grande amore per la verità e per il

distintissimo banditore, ed avvicinandosi a Gesù gli riconoscono tre ottime qualità, alle quali nessuno vorrà negare la propria adesione. Gli dicono: Sappiamo che tu sei verace: possiedi dunque il • vero, è una cosa tua in modo certo, ché l’ignorante anche — , non volendolo — facilmente e contro tutte le buone sue intenzioni viene tratto in errore: dunque Cristo è la verità intera, certa, sicura., non può errare, nè vuole errare come lo dimostra il fatto, che in secondo luògo gli viene attribuito dai Farisei. Dicono per questo: sappiamo ancora che tu insegni nella verità la via di Dio: dunque gli riconoscono — nel fatto — un mandato, un diritto, un privilegio suo — non dato a tutti — di parlare di Dio, di insegnare la via che a Dio conduce in modo sicuro: dunque privilegio di verità religiosa; dunque non tutte le religioni, non tutte le Chiese; non l’alto intelletto, non la bontà della vita, non le qualità umane per quanto superiori: solo Gesù — la sua Chiesa — Cristo mistico — può parlarci, deve parlarci di Dio: solo presso di lei sta la potestà di insegnamento.

In terzo luogo gli attribuiscono un’altissima qualità: tu non hai debolezze per alcuno perchè — dicono — tu non guardi alle differenze delle persone. Dunque la verità va sempre detta, senza ballai zale, schietta, intera, a tutti nel modo istesso. La cosa è liquida, così ché sembra inutile il soggiungere una parola in proposito. E’ proprio vero? La verità — anche religiosa -- ha sempre una faccia sola? Non dico dei dogmi, no! questo sarebbe già troppo, come urta assai il vedere impallidite, attenuate certe terribili verità, in uso nel secolo scorso, inadatte alle morbosità, ai sentimentalismi, alla religiosità dei nostri tempi., Ma che dire d’applicazione rigide non di dogmi, ma di leggi, precetti, discipline, ormai rilassate per un quasi tacito universale consenso? che dire della diversa, differente applicazione di leggi, ecc., a seconda dell’età del sesso, condizione diversa? So di eccezioni commendevoli che la legge, l’autorità tollera, ma e se l’eccezione fosse la regola? ed ’a questo criterio, con qual nome si dovrebbe chiamare la strana prontezza a soccorrere certe interessanti piaghe giovani, ecc., mentre siamo tardi, prudenti, parsi- • moniosi verso piaghe ben più gravi, ma assai meno ’ interessanti perchè la mano che ci si stende è rozza,» incallita, dura, spoglia... vecchia? Dio! dove è l’elogio a Cristo, l’elogio della carità imparziale? Carità e unità che dice e dà a tutti con [p. 349 modifica]santa disuguaglianza, forse là più dure dove il mondo, la passione, la morbosità, vorrebbe maggior compatimento? E se così, dove sta Cristo che è il vero, che dice la vera, parola di Dio, senza guardare a pregiudizi, prevenzioni, favoritismi, simpatie, antipatie?

  • * *

Gesù sa dare una magnifica risposta dividendo i due poteri: il potere della terra, dai diritti divini date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio! E con questo ci vieta e proibisce di mettere l’etichetta di Cesare o di Dio su qualsiasi merce che è o di contrabbando od avariata. Dio ce ne guardi dal gabellare di zelo religioso, di urgente difesa dei suoi diritti il nostro egoismo, il nostro turpe interesse, peggio ’assai le nostre passioni. Su di ciò piomba la ’maledizione e la giustizia divina come allora che coi flagelli Cristo cacca dal tempio quegli avari che della casa di Dio avevano fatto una spelonca di ladroni. Ma notate la fine di quegli ipocriti: scornati e smascherati, come erano venuti, se ne andarono. Tale fu sempre la fine di chi si oppose ed oppone alla verità; tale la fine di chi — al pari d’un istrione — si regge sui trampoli che gli danno l’impostu • ra ed i vergognosi adattamenti nella fiducia delle persone e mezzi terreni. Per nessuno il disprezzo, meno l’odio di classe ed all’abbiente, sono le teorie che tramontano e si spengono prima del bagliore che le precedono, ma così è pure per quei miseri che non curando che Dio maledisse all’uomo che nell’uomo confida, vivono una falsa vita. Partironol e li vediamo partirsi da Gesù scornati, mogi, umiliati. Avevano sperato il trionfo vi trovarono la confusione. E’ ciò che deve aspettarsi il falso, il calcolatore umano. Nel gioco delle mutabili umane passioni il momento opportuno lo reggerà a galla; nel disutile l’idolo di ièri verrà conculcato come fango, gettato lungi come argomento d’odio e di disprezzo. Abeuntes... abierunt. B. R.

Opere impiegate Riteniamo opportuno, anzi doveroso far conoscere quest’Opera, dovuta alle Francescane Missionarie di Maria, e all’uopo riportiamo qui il relativo programma. Ci permettiamo di far conoscere alla S. V. un’ope

ra che abbiamo iniziato ora a Milano e a fondare la quale siamo state determinate da alcune riflessioni che siamo certe sono pure nel di Lei animo, così che pensiamo che a Lei riuscirà facile l’apprezzare il nostro tentativo. Le giovani operaie, in questa nostra grande città, sono insidiate da mille pericoli a causa della loro professione. E i pericoli sono tanto più gravi quanto meno queste operaie sono istruite ed educate. Abbiamo perciò istituito una Scuola Professionale Femminile Gratuita, la quale ha per scopo principale di sottrarre le giovani operaie ai pericoli che corrono in certi laboratori, di’ dar loro un’educazione morale e cristiana che le renda forti e le premunisca per le lotte inevitabili della vita, e dí procurar loro nello stesso tempo, per mezzo dell’insegnamento professionale, un guadagno sicuro per l’avvenire. A completare quest’opera crediamo bene di affidare il lavoro anche alle operaie maritate, il che permette alla madre di famiglia di contribuire al benessere dei suoi senza tuttavia trascurare le occupazioni domestiche. E, poichè noi vogliamo, accanto alla Scuola Professionale, istituire una Scuola di Economia Domestica, così pensiamo che le cognizioni acquistate in questa scuola casalinga saranno di grande aiuto per far regnare nella modesta casetta operaia l’ordine, l’economia e con esse la pace e la gioia. Naturalmente noi ci siamo preoccupate dell’organizzazione necessaria per riuscire a sviluppare queste varie opere ed abbiamo divisato di ammetter le fanciulle a partire dai 13 anni. Esse vengono divise in due categorie: 1.0 Quelle che non hanno nozione alcuna deI lavoro. 2.° Quelle già abbastanza esperte in esso. Per incoraggiare le prime, quindici giorni dopo la loro ammissione, viene loro distribuita una piccola paga, la quale, aumentando tutti i sei mesi, fa sì che le giovinette da i6 ai 17 anni guadagnino L. 2, o 2,50 al giorno, cioè L. 12 0 15 la settimana. Le operaie della seconda categoria ricevono una paga corrispondente alla loro abilità. Oltre all’appoggio morale ed alla sicurezza, la giovane operaia ha il vantaggio, in questa Scuola Professionale, di rendersi abile al lavoro, senza alcuna spesa, anzi ricevendo un salario. Il lavoro è assicurato per tutta l’annata e le operaie non sono obbligate ad alcuna veglia. Tutte le operaie possono frequentare la Scuola di Economia Domestica e la.Scuola di taglio. E’ da notarsi che le ore dei corsi coincidono con quelle del lavoro, di guisa che le operaie possono frequentarli senza che la paga sia diminuita. Ciò vale anche per le ore impiegate nel Ritiro annuale e per le Lezioni di catechismo che vengono impartite tutte le settimane. Alle operaie maritate o a quelle che hanno gravi ragioni per non poter frequentare la scuola viene affidato, come si è detto, il lavoro da eseguirsi a casa. IE [p. 350 modifica]Dopo tre anni consecutivi di frequenza e di con’dotta irreprensibile le operaie hanno diritto a libretti della Cassa di Risparmio e ad altri premi indicati nel regolamento. E’ questo un programma vasto a realizzare il quale non basterebbero certamente nè la nostra buona volontà, nè le nostre deboli forze se non avessimo e il consenso e l’appoggio delle persone che apprezzano siffatta opera. Noi non chiediamo molto; non chiediamo denaro, chiediamo solo questo; affinchè le porte della scuola possano aprirsi a tante operaie che ne reclamano l’ammissione, sarebbe necessaria la vendita facile e sicura dei lavori. L’aiuto di tante anime generose può solo risolvere questo problema ed aiutare a trarre in salvo tante giovanette, forse già avviate nella via di perdizione. E l’aiuto è tanto facile; ogni signora deve compiere ogni anno una quantità di cose per la sua casa. Ora essa può provvedere ai propri interessi e nel medeismo tempo fare opera buona acquistando i prodotti della nostra Scuola. Un gingillo, un oggetto di necessità rappresentano un prezioso aiuto, forse il mezzo per salvare un’anima. Le strenne di Natale o Capo d’Anno potranno fornire un’occasione propizia a quest’atto di carità. Un’offerta annua o qualsiasi donò sarebbe accettato con riconoscenza. Inoltre confidiamo nel fatto che ogni signora la quale vuole venire in aiuto in questa grande opera di redenzione la faccia conoscere nel suo vero aspetto alle persone di sua conoscenza e che ognuna riservi almeno un’ordinazione annua, o aiuti secondo le ispirazioni della sua carità. Ogni anno verrà celebrata una Messa secondo le intenzioni di tutte quelle pie persone che si interessano all’opera, ed ogni mese verrà offerta una Comunione. Ogni giorno un’operaia ai piedi di Gesù Sacramentato pregherà per esse e supplicherà il Divin Benefattore in,loro favore come sanno farlo gli umili e i piccoli. Lavori diversi eseguiti dalle. Francescane Missionarie di Maria e dalle Operaie della Scuola Professionale: Ricami artistici. - Ornamenti di chiesa in ogni stilé. - Bandiere per associazioni. - Ricami in bianco d’ogni genere. - Merletti in tulle, Siciliani, Norvegesi. • •

Riportiamo pure il.s’eguente programma sintetico, munito dell’approvazione di S. Em. il Cardinale Arcivescovo. Le Francescane Missionarie di Maria a scopo di provvedere ai molteplici ed imperiosi bisogni réligiosi, morali e sociali in cui versa la classe delle Signorine Impiegate della nostra città, hanno iniziata un’Opera Impiegate che ha sede nella loro casa di Via Arena, 23. Natura dell’Opera. — L’Opera Impiegate non è

un’associazione propriamente detta, ma è semplicemente un programma di attività gratuitamente svolto e tendente allo scopo di somministrare alle Signorine Impiegate mezzi atti a provvedere alle loro esigenze religiose, morali e sociali. L’opera non richiede né iscrizioni nè organizzazione di sorta, essa offre semplicemente a tutta la classe, le. proprie prestazioni, ed il proprio lavoro del quale possono usufruire indistintamente tutte le Signorine. L’organizzazione viene evitata onde esten’dere la propria benefica influenza a tutte coloro che per idee o per condizioni domestiche o sociali non vorrebbero o non potrebbero dare il nome ad una Società legalmente costituita. Programma. — Il programma dell’opera comprende tre punti: Religioso, Morale, Sociale. Il programma religioso comprende: Gli esercizi spirituali una volta all’anno in• occasione della Santa Pasqua; un giorno di ritiro dopo le vacanze estive; la Santa Messa ascoltata collettivamente con comunione generale e predica nelle maggiori solennità. Il programma morale comprende: ’conferenze periodiche, distribuzione di foglio mensile o bimestrale di pubblicazioni morali cristiane, la biblioteca e sala di lettura. Il programma sociale comprende: Ufficio gratuito di collocamento, conferenze tecniche di istruzione — gabinetto gratuito per consultazioni mediche — casa di campagna durante le vacanze estive per quelle impiegate che ne hanno bisogno e che per condizioni di fainiglia non possono procurarsela. L’Opera" Impiegate e•lo svolgimento del suo programma sono totalmente in mano delle Francescane Missionarie di Maria le quali però sono coadiuvate nella loro azione da un gruppo di Signorine Impiegate che lavorano sotto la loro direzione e responsabilità. V.° Approviamo e benediciamo questa santa iniziativa. Milano, 23 Maggio 1913.

PAGINE, BIBLIOGRAFICHE

IN FACCIA ALLA ROVINA

(Sac. ANGELO PORTALUPPI) — per un’interpretazione pedagogica della lotta contro l’alcoolismo. Questo libro, uscito recentemente, merita, per lo scopo che si propone e per i mezzi con cui questo scopo raggiunge in sè stesso e può.facilmente nella mente di moltissimi lettori, di essere fatto conoscere agli associati di «Voci Amiche» affinchè siano invogliati a leggerlo e a diffonderlo nel modo più efficace. [p. 351 modifica]«In faccia alla rovina» è una esposizione chiara, corredata di dati scientifici scrupolosamente esatti e da una vasta e sicura esperienza personale, di tutta la grande e tanto dibattuta e così vitale questione dell’utilità o dei pericoli che l’uso dell’alcool presenta per la società, questione a cui prendono parte accaniti sostenitori da una parte e dall’altra. Si che non è ormai più possibile per nessuno il disinteressarsene. Il Portaluppi è convinto della perniciosità dell’alcool, che non ha quasi eccezioni, ma questa sua convinzione sostiene e difende, non coi mezzi violenti e ciecamente assoluti coi quali troppo sovente si combattono questa ed altre battaglie in favore di tante buone cause, che, naturalmente, trovano così nei loro partigiani, invece che un appoggio, un pericolo, Sibbene con una serena esposizione di fatti innegabili e con quello spirito di giustizia e di imparzialità indispensabili ad attirare alla causa anche le simpatie degli avversari. Il libro è specialmente rivolto ai giovani, poiché è dalla gioventù, come dalla parte più attiva della società presente, da cui dipende la società avvenire, che si aspetta il maggiore e più efficace contributo ad ogni opera di redenzione e di miglioramento; da essa che deve venire il sano e forte impulso a superare tanti ostacoli che è vano negare, e a vincere i quali si richiede tutto lo slancio e l’ardore di lotta che sono appunto la simpatica caratteristica della gioventù. Questi ostacoli, il Portaluppi infatti non nega sono: l’abitudine secolare che fa alla maggior parte della umanità considerare l’alcool come indispensabile, non solo al soddisfacimento di un piacere fisico, ma al benessere e alla salute, l’indifferenza di moltissimi ancora a tutto ciò che non è di immediato vantaggio personale, e, ostacolo forse più grave di tutti, il ridicolo con cui si copre, da questi indifferenti, chi vedendo il male nella sua realtà, si affanna a combatterlo, invece di starsene come essi fanno, in un’attitudine di supino disinteresse certamente più comoda e meno pericolosa. Ma per i forti gli ostacoli non sono che incitamento alla lotta ed è appunto ai forti e ai volenti, ai moralmente sani, che l’autore rivolge il consiglio illuminato e la richiesta del loro valido aiuto. Il libro, per maggior chiarezza di esposizione, t: diviso in tre parti: nella prima sono esaminati gli effetti immediati dell’alcool e la sua azione paralizzante sullo stomaco, sul cervello, sul sistema nervoso, poi le conseguenze a scadenza più lontana che l’abuso dell’alcool produce, tutta la lunga dolorosa serie di mali di cui soffrono i bevitori e di quelli che essi lasciano in triste eredità ai loro figli, dalla fine terribile che aspetta chi ha trasceso nell’uso del lento, insidioso veleno, sotto forma del delirium, alla

epilessia e alla pazzia ereditaria, alla mortalità infantile sempre crescente, al numero pure crescente di delitti originati dall’alcool. La seconda parte del volume s’inizia colla domanda: Come fare? E l’autore risponde incitando alla ricerca di mezzi sempre più efficaci. E’ necessario sopratutto, dice, «dare degli esempi solenni, parlare, quando ci occorra, con semplice vigoria di convinzione. Discutiamo pure, ragioniamo con chi si mostra curioso di rendersi conto della nostra.causa. Molti non ne hanno sentito mai parlare con convinzione; una parola che illumini può divenire motivo di rendenzione anche spirituale, sempre in ogni caso spinge a riflettere e scuote un animo indolente». Passa poi a considerare i benefici che già si possono ottenere col parco uso del bere e in seguito quelli anche maggiori dell’astinenza assoluta maggior resistenza alla fatica, maggior benessere di tutto l’organismo, longevità accresciuta e infine, in rapporto a quella parte importante della società, rappresentata dal ceto operaio, una vera riscossa economico. Nell’ultima parte finalmente l’autore insistè sulla maggior facilità di vittoria che viene in questa lotta, non dall’uso moderato, ma dalla completa astinenza dalle bevande alcooliche, asserzione questa basata sull’esperienza, la quale costringe a riconoscere il valore di ogni propaganda risiedere sopratutto nell’esempio di chi se ne fa una missione e sulla conoscenza della volontà umana, difficilmente tanto forte da sapersi opporre all’impero dei sensi, dopo averli fino a certo punto assecondati. Oltre che più efficace come esempio, la completa astinenza è, nel maggior numero dei casi, più facile ad ottenere che non la sobrietà, tanto più che il punto in cui questa cessa di esser tale è impossibile a stabilirsi. L’autore però non si preoccupa soltanto del vantaggio incalcolabile dell’assoluta astensione, del punto di vista puramente igienico, ma, come è naturali pìù ancora dei suoi effetti morali è sociali; fa osservare come, da questo semplice atto di rinunzia, da questo dominio della ragione sui sensi, nascano frutti di virtù insperati, elasticità di spirito e serenità di mente, che l’ebrezza dell’alcool, sia pure preso in piccolissime dosi, rende troppo spesso difficili e qualche volta impossibili. Da tutto l’insieme del libro, come dalle sue sin gole parti, viene al lettore comunicata la fede viva: e operante di chi l’ha scritto e un desiderio di cooperazione ideale che riempie l’animó di nuove enci gie e rinsalda quelle che già si avevano in comune con lui. (Da «Voci Amiche»). ANGIOLINA MARTORELLI.