Il buon cuore - Anno XIV, n. 19 - 8 maggio 1915/Religione

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Vangelo della quinta domenica dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: In verità in verità. vi dico, se alcuna cosa domanderete al Padre in nome mio, ve lo concederà. Fino adesso non avete chiesto cosa alcuna in nome mio: chiedete, e otterrete affinchè il vostro gaudio sia completo. Ho detto a voi queste cose per via di proverbi. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per via di proverbi, ma apertamente vi favellerò intorno al Padre. In quel giorno chiedete in nome mio: e non vi dico che preg4e4ò io il Padre per voi; imperocchè lo stesso Padre vi ama perchè avete amato me, e avete creduto che sono uscito dal Padre. Io sono uscito dal Padre., e sono venuto nel mondo; abbandono di nuovo’ il mondo e vado al Padre.. Gli dissero i suoi discepoli: Ecce che ora parli chiaramente e non fai uso di alcun proverbio. Adesso conosciamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; per quew sto crediamo che tu sei venuto da Dio. (S. GIOVANNI Cap. 16).

Pensieri.

Gesù Cristo, sul punto di abbandonare gli Apostoli, ledendoli mesti e abbattuti, centuplica i mezzi per consolarli. Uno dei mezzi di maggior conforto che biti ricorda ad essi è la preghiera; la preghiera [p. 148 modifica]fatta da essi in suo nome al Padre. In queste due condizioni• la preghiera fatta dagli uomini nel nome di Crisi°, la preghiera fatta al Padre, sta raccolto il segreto dell’immenso beneficio che è la preghiera; beneficio dalla parte dí Dio per noi, beneficio per noi nei rapporti con Dio.

  • * *

Per ben pregare bisogna metterci nel punto giusto, nella giusta prospettiva della preghiera. Per molti la preghiera è insieme un peso e una delusione. Non riescono a pregare, e quando pregano, non ottengono nulla. La ragione di questo peso, la ragione di questa delusione, sta nel riflesso che,;’ fa Cristo a’ suoi Apostoli: 1;tinora non avete chiesto nulla nel nome mio: chiedete- nel nome di Cristo, e chiedere a Dio, considerato nel dolce carattere di Padre, è il punto di vista giusto nel quale dobbiamo metterci per pregare bene, per pregare con gioia, con fiducia, per ottenere tutto quello che ci.deve pregloie- di ottenere. All’infuori di questa doppia condizione la nostra preghiera ci morrà stanca sulle labbra, la nostra preghiera sarà sterile.

Pregare nel nome di Cristo, vuol dire pregare ricordando, non più Abramo e Mosè, ma i meriti di Cristo. Cristo colla sua passione e colla sua morte ha acquistato meriti infiniti. Questi meriti Egli li ha acquistati per noi, li concede a noi, perchè noi con essi possiamo presentarci.a chiedere al Padre. Chiedere a Dio. Dinnanzi a Dio noi non siamo che sue creature, senza alcun merito precedente che si possa dire nostro: noi abbiamo, sì, qualche cosa che è nostro; ma che cosa è mai; il peccato! il peccato più che ragione di benigno accoglimento dalla parte di Dio motivo di condanna. Pregare nel nome di Cristo, vuol dire metterci noi al posto di Cristo, o meglio mettere Cristo al nostro posto. Potrebbe Dio non esaudire Cristo? Cristo che gli si presenta portando in mano il prezzo del perdono? Esaudire Cristo, dalla parte di Dio non è più solo ufficio di favore, ma ufficio di giustizia: Dio non può non esaudire Cristo; e non può quindi non esaudire noi, che ci presentiamo nel nome di Cristo. La Chiesa sente tutta la potenza di questo riflesso; osservate: tutte le preghiere che essa solleva a Dio, le accompagna sempre colla clausola: Per Christum Dominum nostrum. Quasi dicesse: potete voi, o Signore, non ascoltarci? Quanto vi chiediamo, ve lo chiediamo nel nome di Cristo, il nostro Redentore.

Pregare nel nome di Cristo vuol dire pregare nel senso dall’opera di Cristo, vuol dire pregare chiedendo le cose che ha chiesto Cristo. Quale fu la missione di Cristo? perchè Cristo venne su questa terra? perchè ha patito? perchè è morto? Per cercare, per ottenere la salute eterna degli uomini Egli non ha trascurato di ottenerci, di concederci anche i be

ni materiali della terra: anche in questo rapporto nessuno fu tanto benefattore dell’umanità quanto Cristo: quell’onda di infinita benevolenza verso tutte le umani-miserie che caratterizza il Cristianesimo, è tutta un inspirazione della parola e dell’opera di Cristo. Ma non è questo lo scopo speciale della sua missione: quaerite primum regnum Dei et justitiam ejus et haec:omnia adicientur vobis: cercate prima il regno di.Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per sovrappiù.

E’ questo lo spirito che accompagna la preghiera di molti? e il perdono dei peccati? l’acquisto della grazia? la pratica della virtù? ’il possesso del cielo?’ Ahimè, beni materiali, salute, ricchezze, prosperità negli affari, comodi, rimozioni di ogni More, avversione ad ogni sacrifizio, ecco l’oggetto principale della preghiera di molti. Non si trovano esauditi? Non meravigliamoci; essi non pregano nel nome di Cristo. Molte volte anzi deve dirsi il contrario; pregano contro il nome di Cristo; sono le loro preghiere, come disse il poeta: preci ed inni che abbomina il ciel

Pregano, ma il peccato è nel loro cuore; pregano, ma l’oggetto della loro preghiera è forse un peccato! Pregare nel nome di Cristo è pregare nel modo ’Icon cui pregava Cristo. Cristo pregava con frequenza:’ tutte le notti, quando era a Gerusalemme,

Egli sí ritirava a pregare sul monte Oliveto, dandoci con ciò l’alto insegnamento che per ben pregare, bisogna isolarsi nel raccoglimento. Egli pregava pubblicamente nelle sinagoghe e nel Tempio, quando le preserizioni della Legge lo imponevano. Ciò non fandendo nel nome di Cristo non siamo noi soli nel chienò molti cristiani, e credono di trovare una scusa, una giustificazione, alla lor negligenza (nella preghiera) nelle parole di Cristo: Dio va adorato in spirito e verità. Ma quando è che essi pregano in verità? La verità è che essi non pregano mai. Quando è che essi, non piegando mai il capo alla preghiera, preghino in ispirito? Il corpo non prega, lo spirito meno del corpo. Egli pregava con fervore, con perseveranza. Chi non è commosso dal sublime slancio di amore a cui è tutta infiammata la preghiera di Cristo nell’ultima Cena. Cristo ha sempre pregato mentre era quaggiù ela sua vita nel cielo non è che continuare l’opera della terra; è una continua presto; preghiera: semper vivens ad interpellandum,pro nobis.

Egli pregava con intero abbandono alla volontà del Padre, con piena conformità a’ suoi voleri, anche quando gli si chiedeva il massimo dei sacrifici, il sacrificio della vita: non già perchè non sentisse quel sacrificio; lo sentiva e quanto; lagrime di sangue coprirono tutta la sua persona; ma perchè alla grandezza del dolore fu superiore la forza del volere: Padre, passi da me questo calice; non però la mia, ma la tua volontà sia fatta!

Padre! Questa è la grande parola che deve determinare la nostra fidUcia nella preghiera a Dio, [p. 149 modifica]fiducia che ci deve spingere a pregare, fiducia che ci deve far credere che la nostra preghiera sarà esaudita, anche quando non sia materialmente esaudita. Può il padre al figlio che gli chiede un pane dare un sasso Pool figlio che gli chiede.un pesce dare un serpente. No; se Dio non ci esaudisce accordandoci il bene che noi chiediamo, posto anche che sia un vero bene, è perchè quel bene dato ci impedirebbe di darci un altro bene maggiore; ’è perchè quel bene sarebbe per noi occasione di un male, un male talvolta gravissinio, irrimediabile. Noi non possiamo dubitare dell’amc re di un padre: quando poi questo padre è Dio, noi non possiamo dubitare nel tempo stesse’) della sua sapienza: Dio sa molto più di quello che sappiamo noi; Egli molte volte ci esaudisce di più col non esaudirci, che coll’esaudirci; "perchè, sapientisnostro bene meglio di noi; pasimo, Egli conosce dre non potrebbe rifiutarci quello che sa essere nostro maggior bene., u1 Padre, appunto perchè padre; ci esaudisce anche prima che noi lo preghiamo, anche senza che lo preghi Cristo per noi. In quel giorno chiederete nel nome mio; e non vi dico che pregherò il Padre per vei; poichè lo stesso Padre vi ama. Ma perchè vi ama? Perchè avete amato me, e avete creduto che sono uscito da. lui. Dio ci ama perchè siamo sue creature prima, ma poi e più ancora perchè siamo creature redente da Cristo-, ci ama perchè siamo uomini, ma più ancora perchè siamo cristiani; la santità è il titolo del maggior amore che Dio porta a noi, e della sua prediSpósizione ad esaudirci con maggior prontezza ed abbondanza. Di quali preziose conseguenze nella vita; pratica è fecondo questo riflesso! Come è logico, come è profondo il pensiero: volete essere esauditi da Dio?... Siate buoni; fate per voi pregare i buoni.

La bontà del Padre, che deve indurci a pregare, è da molti addotta come scusa per non pregare. Che bisogno c’è di pregare? Dìo conosce benz i miei bi, sogni; è necessario che io glieli ricordi? La mia preghiera assumerebbe quasi il carattere, di offesa alla sua sapienza, al suo amore. • E’ vero, verissimo, che Dio conosce i.nostri.bi sogni, epuò provvedere, ad essi senza la nostra preghiera. E’ tanto ciò vero che tutti i benefici dai quali siamo circondati e nell’anima e nel corpo, sono tutti un dono di Dio, doni che Egli ci ha prodigati senza che noi li chiedessimo nel passato, e senza che noi li chiediamo al presente. Nein è Dio che abbia bisogno della nostra preghiera per. sapere dò che è nostro bene, (elle-non poss‘aAq krci vanto-è_ bene per noi-anche senza la nostra-preghiera) Siamo noi che abbiamo bisogno di.pregare. Se noi ’non preghiamo noi siamo indifferenti con Dio, noi siamo, dimentichi di Dio, ingrati con Dio. Dio poi, (.4ieérdié non abbia in senso assoluto bisogno delle nostre preghiere per sapere cosa ci abbisogna, desidera la nostra preghiera perchèla nostra preghiera, quando è fatta bene, è un atto consciente

di fede, di speranza, di amore, è un atto complessivo di tutte le virtù, che attira la più viva compiacenza di DioVperchè è un atto bello in sè, e Dio ama tutto quello che è bello, tutto quello che è un riflesso della sua bellezza;ìlerchè è un atto meritorio, e Dio è contento quando può trovar nell’uomo una ragione di più per dargli sempre in maggior copia i suoi doni. Dio ama il nostro amore. Sebbene Dio non abbia bisogno della nostra preghiera è però così persuaso che ne abbiamo bisogno noi, che, inspirandosi non al bisogna suo, ma. al nostro, ci invita a pregare, ci comand di pregare, pregare pesssr; pregare cetn fiduci4, con erseveranza) Nél Vangelo non vi è forse raccomandazione che sia fatta da Cristo con maggior insistenza, con frasi più appassionate della raccomandazione di pregare. E. quando nell’ordine dei beni, tanto materiali che morali le turbe o gli Apostoli si lamentavano di non ottenere quello che desideravano, Gesù Cristo dava di ciò una, sola ragione, quella che essi non avevano pregato. Amore e.preghiera sono nel ’Vangelo una cosa soia: appunto perchè Dio è amore, e noi dobbiamo amarlo, la preghiera diventa in noi una necessità, un bisogno. Chi non prega Dio, non ama Dio. Chi dice di amar Dio e non lo prega, o è un illuso b è un mentitore, Rispondete: nei rapporti della famiglia terrena, che direste di un figlio, il quale, allegando che padre e madre conoscono i suoi bisogni, non pensasse mai ad-essi, non li ringraziasse mai, non avesse mai per essi una parola di tenerezza, non desse mai prova-delta fiducia e dell’amore che porta a loro p riwardo,. coll’esporre ad essi, oltre iai bisogni- Cornitn iAià dai parenti prevenuti e soddisfatti, i bisogni speciali che tutti possono avere? La preghiera dei figli è la. Prova dell’amor dei figli, prova che di ricambio cresce l’amor dei genitori. Nelle famiglie bene.educate, i figli prima dì andare a letto, corrono a deporre un bacio sulla fronte. del padre -e della madre: la preghiera degli uomini al Padre che è ne’ cieli. tiene posto del bacio che i figli danno ai genitori sulla terra. -C A t,..,--. Considerata la preghiera in questa atmosfera. tutta di amore, amore di Cristo, amore del Padre, amore nastro, oh, come è bella, come è grande, come è dolce la preghiera, come ci mette in grado di meglio ottenere ciò che desideriamo, come ci prepara alla rassegnazione quando’ciò che desideriamo non ci viene accordato, persuasi certi, che il non essere esauditi è un essere esauditi, perchè le dispOsPzioni del Padre, conceda o neghi, sono sempre le disposizioni di una sapienza e di un amore egualmente infiniti’: Questo carattere di amore, costitutivo della preghiera, prova quanto la preghiera fosse amata dai santi, - come formasse l’esercizio più caro della loro vita, come essi passassero nella preghiera le intere notti, e al sorger dell’alba si lamentassero col sole [p. 150 modifica]perché veniva a distarli dal loro raccoglimento, dal loro rapimento nel sole dell’anima, in Dio. Squisitezza aggiunta a squisitezza! A ridestare più vivo nostro amore e la nostra fiducia nella preghiera, nel cielo noi non troviamo soltanto un Padre, un redentore, un fratello, un avvocato; noi troviamo chi è il rappresentante più squisito dell’amore: quanto un tale riflesso viene opportuno in questi giorni, al principio del mese di Maggio dedicato al ricordo, al culto, alla preghiera innalzata in modo speciale dal mondo cattolico a Maria! Dio in cielo è il Padre, Maria è la madre. L. V

ON LUSERTIN

Al printm beli ragg de sol de Primavera, Ch’el scalda i. sass e i proeus di bei giardin, Che fa cantà sui piant la capinera E in la cappietta d’ora el canarin; In tra duu sass te vedet on cozzin, Ch’el g’ha duu oggitt con la pupilla nera; Quella testina l’è d’on lusertin,.egnuu a fagh al sol, la bella cera.. i.,’è.staa sconduu in d’on bus per tutt l’inverno, Al scur, senza mangià e senza bey! Oh poverin! Com’el ghe pars eterno! Ma adess compagn de nun, content cl fiada, Ft benediss, vedenti scompars la nev, La Primavera e quell che l’ha cri;ada. FEDERICO Bussi.

ITALICA GENS

(Continuaz. vedi num precedente).

Il fatto che sebbene la loro costituzione risalga ad oltre trent’anni, esse conservano tuttora i costumi e la lingua italiana, e che questa lingua è tuttora la sola parlata dalla massa della popolazione in quelle regioni, dimostra come sia relativamente facile svolgervi un’azione di organizzazione scolastica italiana. E’ da considerarsi che in quelle colonie la scuola italiana non ha per ora concorrenti temibili nella scuola locale, come succede sempre in America. La scuola itIliana colà non è una scuola sostenuta con fatica allo scopo di diffondere una lingua straniera poco utile:.essa invece è desiderata dai coloni, pei quali rappresenta l’unico mezzo per l’istruzione dei figli, perchè le scuole brasiliane sono scarse di numero e deficienti nei sistemi, (secondo le stati stiche ’ufficiali del 1913, nel municipio di Caxias, il più progredito della zona coloniale italiana del Rio Grande circa il 6o% della popolazione è analfabeta). E tuttavia, in ambiente così favorevole, le scuole italiane non si sviluppano; ve n’è un certo numero che sorgono per iniziativa dei parroci e dei coloni stessi, ma difettano di mezzi e di maestri, ed hanno non di rado la durata di pochi mesi. Tutto ciò perché l’organizzazione scolastica è abbandonata a sè, alle risorse scarse di poveri coloni. Vr manca direzione ed aiuto; i regi consoli ne aiutano un certo numero con modesti sussidi,. ma i mezzi 2: loro disposizione per tale scopo sono troppo inadeguati. Così accade che buona parte delle domande di sussidi da parte dei coloni per sostenere le scuolette italiane, non sono accolte per mancanza di fondi; i coloni allora, pur dolenti di dovere rinunziai e alla scuola italianla, sono costretti a rivolgersi per sussidio alle autorità brasiliane, le quali finiscono per accogliere le looro domande. Così la scuola italiana, per mancanza di aiuti dalla madre patria, va a mano a mano perdendo terreno in luoghi ove avrebbe ancora condizioni favorevoli.

  • * *

Ed in verità le scuole di queste colonie agricole non richiedorebbero grandi spese: il denaro è scarso laggiù, e con una somma relativamente moderata, si potrebbe dare esecuzione a tutto un progetto di organizzazione scolastica italiana, non temporanea, ma duratura, tale da potere assicurare anche per l’avvenire il sopravvento della scuola italiana. Non avremmo che da imitare quello che hanno fatto i tedeschi nelle loro colonie stabilitesi in questi medesimi Stati da circa un secolo, nelle quali essi hannb provveduto alle due deficienze più gravi di tutte le scuole coloniali, quella dei mezzi e quella dei maestri. Coll’aiuto del lOro patrio Governo, essi costituirono piccole scuole normali per la formazione dei maestri e dettero un assetto stabile alla scuola tedesca, che ormai non tenic attacchi di sorta. Ed i vantaggi che da questo stato di cose vengono alla madre patria, si possono osservare anche solo esaminando le cifre del movimento commerciale fra quei paesi e la Germania. Nè a noi mancherebbe il modo di fare altrettanto; non mancherebbero istituzioni italiane sul luogo pronte a coadiuvare efficacemente i Regi Consoli in tale opera; la nostra stessa Italica Gens già ha studiato i progetti di una simile organizzazione scolastica in questi Stati e va iniziandone l’attuazione; ma essa urta contro la difficoltà essenziale della mancanza di mezzi.

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Ci siamo riferiti al problema scolastico nelle colonie degli Stati più meridionali -del Brasile, perché sono delle più importanti e sono state già particolare oggetto di nostri studi; ma altre colònie in condizioni analoghe, se non identiche, nei riguardi della con [p. 151 modifica]servazione della nazionalità, si trovano in alcune parti dell’Argentina, in altri Stati del Brasile, come Espirito Santo e Minas Geraes, ed anche negli Stati Uniti del Nord d’America. Dobbiamo tener presente che queste sono le poche oasi d’italianità che ancora sopravvivono in, America, e se non vogliono veder cancellbta presto ogni traccia della nostra grande espansione nazionale in quei continenti, dobbiamo cercare ad ogni costo di salvarle; ed a noi sembra che tale scepo giustifichi qualunque temporaneo sacrifizio finanziario. Affrontato con simili criteri, scegliendo alcuni centri coloniali più adatti, per avviarvi un’azione particolarmente intensa, feconda di frutti incoraggianti, il problema della scuola italiana in America,non si presenta più così difficile,, nè si giudica più con quello scetticismo, che si’ è fatto strada da noi, neI considerare la dispersione straordinaria dei modesti sussidi scolastici del R. Governo, fra le numerose colonie americane. Tale criterio sembra a noi opportuno, perchè, sia che nelle scuole italiane si veda lo scopo principale della conservazione della lingua e del sentimento nazionale, sia che si riguardino come istituti destinati dalla patria ad assistere gli emigrati facilitando ai figli loro il mezzo di istruirsi, l’uno e l’altro scopo sono raggiunti nel modo migliore sussidiando le. Scuole di quelle colonie che trovansi nelle condizioni sopra descritte. Conviene pertanto osservare che i maggiori assegni per le scuole italiane in America votati dal Parlamento colla legge 13 agosto 1913 che vanno aumentando da L. roo.000 nell’esercizio 1913-J4 fino a L. 45o.000 nell’esercizio 1916-17, sebbene siano un indizio di maggior interessamento pel grave problema, si dimostrano inadeguati. Per l’attuazione sollecita dei provvedimenti cui abbiamo accennato, noi non esitiamo a richiamare e farilostro il voto espresso dai relatori nel-problema delle scuole italiane in America nell’ultimo Congresso degli italiani all’Estero tenutosi in Roma che cioè: «i fondi del Commissariato dell’emigrazione provenienti Galle contribuzioni degli emigranti transoceanici, siano, in maggior misura che non, sia_stato fatto finora, •impiegati a beneficio delle scuole italiane di America.» Questo sarebbe a parer nostro l’impiego più utile ed equo di quei fondi, rispondente nel modo più efficace al fine di assistenza naziònale e sodale agli emigrati per cui furono raccolti.

Affrontare il. problema della scuola italiana America con criteri pratici costitnirebbe l’inizio di quella avveduta politica emigratoria che fino. ad. ora invano fu invocata nel nostro paese. L’Italia ha coMinciab a ricostituire a poco per volta una organizzazione scolastica rispondente a determinati direttive in alcun; paesi d’Europa e specialmente nel Levante, ancora pensò a fare altrettanto nelle Amema riche.

La scuola italiana -in America, coi criteri e cogli scarsi mezzi coi quali attualmente è sostenuta, non si vede chiaramente quali risultati possa dare; la sua condizione rispecchia la mancanza di una vera nostra politica americana. Eppui-e in America il nostro paese ha il più grave degli interessi che possa avere una nazione, quello che è dato dalla residenza colà di milioni di suoi sudditi emigrati. Noi non potenmio talvolta, ma Spesso non sapemmo salvaguardare colà l’interesse supremo della conservazione nazionale. Già troppe importanti colonie italiane.in Anterisa che con un. lavoro assiduo, iniziato a suo tempo. avrebbero potuto esser conservate alla nazionalità nostra, sono ora quasi del tutto perdute. Noi sentiamo il dovere di richiamare l’attenzione del nostro paese e del nostro Governo sulla opportunità e sui mezzi per salvare dalla snazionalizzazione almeno quelle colonie dove ancora è conservata l’italianità e nelle quali ancora si può utilmente lavorare; e sentiamo il dovere di insistere sulla necessità a loro riguardo di un’azione sollecita, poichè la possibilità di agire va diminuendo ogni anno, a mano a mano che in quelle nostre colonie si fanno più frequenti i contatti. cogli elementi indigeni, a mano a mano che muoiono in esse i’genitori nati in Italia; forse ciò.che è possibile fare adesso non lo sarà più appena fra-una diecina di. anni. Ranieri Vencrosi.