Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 48

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Cap. 48. Dell'officio del mastro di stalla, e de i cavalcatori, & baccalarij.


Parmi conveniente, che prima, ch’io chiuda il primo libro parli quanto bisogna succintamente dell’officio del mastro di stalla, e de’ cavalcatori; [p. 57r modifica]e delle loro conditioni; havendovene io promesso, seguitando l’ordine che fin qui ho tenuto, & che nelli dui altri teneremo, il qual ordine parmi che voglia, che dipoi che la stalla è ben finita, & piena di buoni cavalli, & che ha i garzoni che li governino, ci sia ancora un capo che li sappia far governare come si deve. Il qual governo è importantissimo; & forse il maggiore, che nella corte di qual si voglia principe, & cavalliero si ritrovi: essendo la stalla più che altra cosa atta à far conoscere il valore, & la nobiltà di qual si vogli Signore. Alla quale si ha da provedere diligentemente di un buon maestro di stalla, de’ cavalcatori & cavallarizzo molto eccellente. Ma del cavallarizzo gia vi ho promesso di trattarne a lungo per tutto il terzo libro; & però questo non sarà il suo luogo. Il maestro di stalla adunque deve essere il principale della stalla circa il governo de’ cavalli. Il nome del quale facilmente lo dimostra. Et à questo i garzoni, & anco i cavalcatori deveno prestare obedientia, & quella fede, che i scolari, e discepoli nelle scuole prestano al lor maestro, & precettore. Le sue conditioni deveno essere prima buone nell’anima, sane nel corpo, & accorte pronte & fedeli nel governo. Dev’essere innamorato della stalla in modo tale, che sia nemico, per così dire, d’ogni altro piacere fuor d’essa. Deve essere discreto, & sappia farsi temere insieme & amare da’ garzoni; perche se di queste qualità che brevemente havemo detto, sarà dotato, non è dubbio alcuno, ch’egli compitamente farà l’officio suo. Che sapend’egli quel che al governo di stalla s’appartiene, ben lo saprà come si deve comandare à gl’altri. Egli non deveria haver à perder tempo in dimandar alli officiali di corte tutto quello, che è necessario in una stalla. Et così deveno, e li officiali, & il maestro di casa ancora, haverne ordine dal suo Signore. Deve il maestro di stalla essere sollecito, & diligente la mattina a bonissim’hora secondo le stagioni, in far governar i cavalli per ordine, & tutti à un tempo; con quel modo che s’è detto; così anco la sera. Et non deve andare à dormire mai che non riveggia i cavalli se son ben legati, come stanno, se le lor lettiere sono buone, se la stalla è fuor di pericolo di fuoco, se i cavalli hanno le fiammate, se sono unte le unghie, & se sono ben ferrati; accioche cosa nessuna gli possa occorrere che non sia stata prevista, pensata, et proveduta. Per cosa alcuna non comporti che i garzoni da simili hore giuochino, ciarlino, & cantino per la stalla, ma che vadino à riposare ancor essi quietamente. Sarebbe cosa molt’utile che di due hore in due hore facesse far la guardia di notte à dui garzoni per volta: & dui la facessino tutto un giorno. Deve ogni dì mirare minutamente le selle, i finimenti, e morsi, & le coperte de’ cavalli, acciò bisognandogli possi far nettar subito, & acconciare. Et in somma dev’esser Argo in ogni cosa; & massime nel far mettere in ordine i cavalli, per la persona del suo Signore. Si deve intendere anco di molti rimedij per infermità de’ cavalli, [p. 57v modifica]& farli ad un bisogno di man sua, & saper mettere ferri anco a’ cavalli, quando occorresse. Deve saper leggere & scrivere, & cavalcare & imbrigliare & se ben non compitamente almeno che non ne sia del tutto ignorante. Perche la perfetione del cavalcare, e del frenare è cosa propria, & peculiare del cavallarizzo. All’arte del quale quella del maestro di stalla, de’ cavalcatori de’ marescalchi, de’ sellari e de’ morsari è sottoposta & ordinata. Questo è quanto brevemente havemo voluto dire del mastro di stalla. Veniamo a cavalcatori. Questi deveno cavalcare in bardella & in sella quei cavalli, che à lor consegna il cavallarizzo, & nel modo che à lui pare. Deveno anco vederli spesso & esserne gelosi, & quando vedeno che lor manchi alcuna cosa avertir il mastro di stalla, che gli proveda. Il quale non provedendogli hanno à dirlo al cavallarizzo. Non deveno eccedere il numero d’otto cavalli per cavalcatore. Deveno anch’essi essere ben composti, e d’animo, e di corpo. Solleciti, & discreti, Vanagloriosi senza invidia, di poche parole, riverenti; non biastematori ne giocatori, ma fideli, & sinceri. Se sapranno anch’essi leggere & scrivere sarà meglio. Perche con le altre conditioni insieme potranno ascendere a maggior grado. Et potranno piu facilmente farsi rispettare & amare da ciascuno. Et così il maestro di stalla come i cavalcatori deveno essere ben trattati, non mancandoseli del suo devere, si nel mangiare & bere, come nel salario. Così anco nel lor grado deveno essere trattati i garzoni di stalla & baccalarij. Officio de’ quali è andar per tutte quelle cose quottidianamente necessarie alla stalla. La quale deveno spazzare, & tener netta. Appicciar le lampade la sera, & astutarle la mattina, supplendo à tutto quello, che i garzoni non possono supplire, nella stalla. Laquale in questo modo regolandosi i cavalli saranno sempre bene attesi, & ogni cosa si farà con ordine amorevolmente. Ma se si farà il contrario, il contrario avenirà senza dubbio. Et massime se i garzoni non saranno ben trattati. Liquali sono veramente mercenarij, & d’animo naturalmente villano. Et sogliano cantare ben spesso nella striglia. Poco pane, & poco vino, poco io strigliarò il ronzino. E dicano ancora quel proverbio, Secondo che mi paghi così io ti servo. Il qual proverbio venne, credo, da un’astuto, & savio servitore, il quale addimandato dal padrone cosa voleva di salario, rispose quel che voi volete. Et addimandato di nuovo perche diceva questo? perche (diss’egli) secondo che mi pagherete vi servirò, sapend’io servire da salario assai, da mediocre & da poco. Trattinsi adunque bene i servitori che meritano, & i poltroni, pronsontuosi & ignoranti scacciansi via. Perche ben spesso la poltronaria piena di prosontione & ignorantia, oltra il gran danno che non solo nelle stalle, ma in tutta la corte, tiene anco occupato il luogo & la bocca, di servitore da bene, diligente, & rispettoso.