Il diavolo nella mia libreria/I gesuiti e Galileo

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I gesuiti e Galileo

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Memorie di giovinezza Dolce morale
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I gesuiti e Galileo.

Moltissimo doveva importare ai padri gesuiti la stabilità di tutte le cose, e quindi anche della terra, su cui posano tutte le cose.

Ecco il gran cardinale Bellarmino, quell’uomo infaticabile che ha persino ridotto i libri sacri alla terza elementare della Dottrina Cristiana, e Galileo Galilei, alle prese.

«Signor Galilei, senta: lei è persona di buon senso: la smetta con quella sua faccenda di far girare la terra. Facciamo tanta fatica noi a tenerla ferma, e lei me la vuol mettere in movimento».

E il gran vecchio mi par che risponda: «Che cosa è questo piccolo movimento [p. 150 modifica]
attorno al sole, rispetto all’immutabile? questa mia piccola conoscenza rispetto all’inconoscibile?

«Ma, signor Galilei, se tutti gli uomini fossero persone assennate come lei è, niente di male che la terra giri. Ma lei ha molta esperienza dei cieli e poco degli uomini. Non mi ingrandisca, anzi, di troppo il cielo col suo cannocchiale».

«Ingrandisco la gloria di Dio».

«Lasci stare. Questa è cosa nostra».

Ma Galileo era un matematico, e si ostinò nei suoi ragionamenti, e li stampò.

E allora il cardinale Bellarmino fece come il notaio che doveva tradurre Renzo Tramaglino in prigione; diede ordine ai birri di stringere un po’ le manette.

Il gran vecchio fece: «Ahi!». E tutto il mondo protestò.

Si può convenire che il cardinale Bellarmino fece male; ma egli aveva fatto a fine di bene.

Ma è verosimile che la Bibbia abbia [p. 151 modifica] ragione: terra stat et aeternum stabit. Forse tutto è immobile. Il ragno, il coleottero, l’uccello, l’uomo ripetono funzioni primordiali.

C’è — è vero — quel po’ di progresso di cui si vanta Satana, ma non è gran cosa.