Il giornalino di Gian Burrasca/9 gennaio

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9 gennaio

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8 gennaio 10 gennaio


9 gennaio.


Scrivo in casa del Maralli.

Ho un nodo alla gola e duro fatica a riordinare le idee per raccontare qui la scena di ieri che è stata come la scena d’una tragedia, ma non di quelle che fa D'Annunzio che sentii recitare una volta e che anche la mamma diceva che non poteva stare, benché le mie sorelle le dessero sulla voce, dicendo che dipendeva che lei non era intellettuale. La mia, invece, è una tragedia vera che si potrebbe intitolare: Il piccolo bandito, ossia La vittima della libertà, perché in fin dei conti, tutto quello che mi succede è stato per dare la libertà a un povero canarino che la sora Matilde voleva tenere chiuso in gabbia.

Ieri mattina, dunque, il babbo venne a prendermi a Roma, e naturalmente ebbe dal Collalto la descrizione dì tutte le mie birbanterie, meno, s’intende, quella della marchesa Sterzi e del marchese che fa la cura della cipolla.

Il babbo è stato a sentir tutto, e da ultimo ha detto:

- Ora il vaso è colmo.

E non mi ha detto più una parola, finché non siamo arrivati a casa.

Lì ho trovato la mamma e l’Ada che mi hanno abbracciato tutte piangenti, ripetendo come un lamento:

- Ah Giannino! Oh Giannino!...

Il babbo mi staccò da loro, mi accompagnò in camera mia e lì mi disse serio serio, con voce calma, queste precise parole:

- Ho già fatto tutte le carte necessarie e domani andrai in collegio.

E se n’andò richiudendo l’uscio.

Più tardi venne l’avvocato Maralli con mia sorella Virginia, e l’uno e l’altra fecero di tutto per rimuovere il babbo dalla sua risoluzione, ma io sentivo che il babbo ripeteva sempre questo ritornello:

- Non lo voglio più vedere! Non lo voglio più vedere!

Bisogna che renda questa giustizia all’avvocato Maralli: è un uomo di cuore che difende i deboli contro la persecuzione e contro le ingiustizie, e che a tempo e luogo sa mostrarsi grato dei benefici ricevuti. E per questo, ricordando la pistolettata che gli tirai nell’occhio ha detto al babbo:

- Che vuole? quel ragazzo fu lì lì per accecarmi e dopo, il giorno in cui sposai Virginia, andai anche a rischio di esser seppellito vivo sotto le rovine del caminetto nel salotto da ricevere. Ma non possodimenticare che io e Virginia dobbiamo a lui se siamo uniti... E poi prese anche le mie difese, a scuola, contro il nipote di Gaspero Bellucci che diceva male di me... Io l’ho saputo, e questo indica che Giannino è un ragazzo di sentimento, non è vero, Giannino? Perciò io gli voglio bene... Perché bisogna guardare al fondo delle cose: per esempio anche per quei danni commessi a Roma, dopo tutto, il movente è stato generoso: egli voleva dar la libertà a un uccellino...

Che avvocato d’ingegno è il Maralli!... Io che stavo fuori dell’uscio a sentire questo suo discorso così poderoso, non potei più star fermo ed entrai nella stanza gridando:

- Viva il socialismo!...

E caddi nelle braccia di Virginia, singhiozzando.

Mio padre si mise a ridere, e poi disse, asciutto:

- Va bene: ma poiché il socialismo vuole che ciascuno abbia la sua parte di gioia nel mondo, perché l’avvocato non ti prende con sé per qualche tempo?

- E perché no? - esclamò il Maralli. - Scommetto che ho la maniera di farlo diventare un omino...

- Sentirai che gioia! - disse il babbo. - In ogni modo, siccome io non voglio più vederlo, per me lo scopo è ugualmente raggiunto. Piglialo pure...

E così fu conchiuso il patto: io sarei stato bandito da casa mia e tenuto in prova per un mese dal Maralli, dove potrò riabilitarmi e dimostrare che non sono, in fondo, quell’essere insopportabile che dicono tutti.

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Virginia e suo marito, fin dal loro ritorno dal viaggio di nozze che fecero quando prese fuoco il caminetto nel salotto da ricevere, vennero ad abitare questo quartiere che è molto comodo e centrale e dove mio cognato ha messo pure il suo studio d’avvocato, che ha un ingresso a sé ma che comunica con la casa per mezzo d’un usciolino che mette nella stanza degli armadi. Io ho una cameretta piccola, ma elegante, che dà sul cortile e dove sto benissimo.

In casa, oltre mia sorella e il Maralli, c’è il signor Venanzio, zio del Maralli, che è venuto da qualche giorno a passare un po’ di tempo presso il nipote, perché dice che questo clima gli giova di più alla salute. Però la salute non si sa dove l’abbia: è un vecchio cadente, sordo al punto che bisogna parlargli col corno acustico, e ha una tosse che pare un tamburo.

Dicono però che è ricco sfondato, e che bisogna trattarlo con tutti i riguardi.

Domani ritorno a scuola.