Il piccolo focolare/Capitolo settimo. Gli ortaggi e i funghi/Sezione I

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Sezione I. Gli ortaggi

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Capitolo settimo. Gli ortaggi e i funghi Capitolo settimo. Gli ortaggi e i funghi - Sezione II
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SEZIONE I.



GLI ORTAGGI.


Amicizia di genero sole d’inverno.


1. Gli asparagi. — Gli asparagi si puliscono in fondo, raschiandoli con un coltellino, si pareggiano, e legatili a mazzetti, si fanno lessare gettandoli nell’acqua bollente salata, finchè sono morbidi senza diventare mollicci. Si possono gustare così semplicemente col sale, oppure conditi in insalata o con burro e formaggio.

2. Le barbabietole. — Le barbabietole si condiscono con olio, aceto, pepe e sale dopo averle cotte nell'acqua bollente salata. La cottura, se sono grandi, può esigere anche tre ore di tempo. Le piccole barbabietole rosse, affettate, si possono anche conservare come appresso, nell'aceto forte, con un cucchiaio di seme dì comino.

8. Le biete. — La parte verde delle foglie di bieta può sostituire benissimo lo spinacio, le loro costole bianche si fanno lessare nell'acqua bollente salata, poi si mondano e si condiscono in insalata oppure si tagliano a pezzi e si rosolano in tegghia con olio, burro, pepe e sale, bagnandole con un po’ di latte. [p. 96 modifica]

4. I broccoli e i cavolfiori. — Si fanno lessare come ogni altro ortaggio, poi si condiscono in insalata oppure con burro fuso e formaggio. Per l’insalata si possono impiegare anche le prime foglie verdi.

Broccoli strascinati atta romana. Sciogliete in un tegame un pezzetto di strutto, quand’è bollente unitevi i broccoli lessi e tagliati a pezzi, fateveli rosolare, aggiungetevi il sale, un po’ di formaggio e di pepe a piacere e serviteli fumanti.


Dal mal uso è vinta la ragione.


5. I carciofi. Diverse maniere di prepararli.

Lessi. Il sistema più semplice e che conviene ai carciofi grandi è quello di lessarli nell’acqua bollente salata e di gustarli poi con olio, pepe e sale. Cottura ¾ d’ora circa. I carciofi piccoli si cucinano a preferenza nelle seguenti maniere.

Alla “giudia„. Mozzato che abbiate il gambo dei carciofi giovani e spuntatene le foglie, cercherete d’aprire queste quanto meglio vi riesce e vi verserete un composto di prezzemolo trito, olio, pepe e sale pestato con 2-3 fesine d’aglio. Collocateli ritti in una tegghia, dove avrete versato un dito d’acqua e cuoceteli adagio circa ore 1½.

Alla fiorentina colle acciughe o colle sardelle. Prendete carciofini giovanissimi e morbidi di qualità, preparateli come i precedenti, dimezzateli, riempiteli con un composto di pane (la sola mollica, bagnata nel brodo o nel latte), aglio, pepe, olio, due sardelline pestate (ogni 6 carciofi), sale, se occorre. Collocateli quindi sulla gratella e fateveli cuocere ancora 15 minuti.

Alla fiorentina coi piselli. Tagliate a metà dei giovani carciofi, preparati come sopra, metteteli in tegghia sopra uno strato di piselli crudi e continuate ad alternare queste due verdure aggiungendo sale, pepe, olio e burro. Copritele quindi di brodo e lasciatele cuocere ore 1½. Versatevi da ultimo la salsa di pomodoro, rovesciatele senza toccarle sopra un piatto e spolverizzatele di formaggio.

Alla parmigiana. Fate sciogliere dello strutto in un tegame, quand’è bollente adagiatevi dei piccoli carciofi lessi e dimezzati col sale necessario e un po’ di pepe. Lasciateli rosolare un pochino, spolverizzateli di formaggio e serviteli fumanti. [p. 97 modifica]

Fritti. Carciofini giovani, lessati nell’acqua bollente salata, dimezzati, dorati, panati, fritti nello strutto fumante.

Crudi. I carciofi giovani, tagliati a fettine, si gustano anche crudi con olio, sale, pepe.

N.B. Se i carciofi fossero un po’ maturi e avessero il così detto “fieno„, levateglielo diligentemente con un coltellino.


L’acqua fa l’orto.


6. Le carote. — Le carote si possono cucinare come molti altri ortaggi ma sono poco usate nella cucina semplice e si adoperano preferibilmente per dar sapore alle minestre, nei soffritti, negl’intingoli ecc. ecc.

7. I cavoli cappucci. Diverse maniere di prepararli.

Arrostiti alla contadina. Tagliate i cavoli ben lavati a sottili fettoline, lasciando da parte i torsoli e i nervi troppo grossi delle foglie. Fate soffriggere, nell’olio bollente, un paio di cipollette tritate (circa 3 cucchiai d’olio per ogni chilogr. di cavoli), aggiungetevi poi le fettoline e arrostitele, rimestando bene. Bagnate i cavoli con un po’ d’acqua e tirateli lentamente a cottura, rifondendo l'acqua ove occorresse. Essi saranno pronti in circa ore 1½. Non dimenticate il sale e il pepe.

Alla casalinga, col lardo. Preparate i cavoli come nella precedente ricetta, collocateli in una cazzarola sul cui fondo avrete disposto un battutino di lardo (circa 3 cucchiai scarsi di minuti pezzetti di lardo per un chilogr. di cavoli), bagnateli con acqua in abbondanza, aggiungetevi pepe e sale, e lasciateli cuocere lentamente due ore rifondendo il liquido ove occorresse. Da ultimo fate arrossare un cucchiaio di farina in due cucchiai di strutto bollente, e versate il composto nei cavoli.

Alla casalinqa colla salsiccia. Mettete un paio di cucchiai di strutto in una cazzarola e, quand’è bollente, unitevi un chilogr. di cavoli cappucci preparati a listarelle come indica la prima ricetta, rimestate bene, bagnate con acqua e seppellite in mezzo ai cavoli una o due salsiccie (lucaniche) di maiale. Se i cavoli si asciugassero rifondete un po’ d’acqua o di brodo.

Quando la polenta è cotta, la salsiccia si trova bell’e pronta colla verdura.

Con i pomidori. Tagliate un bel cavolo in quattro parti e [p. 98 modifica]mettetelo nell’acqua fredda; trascorse un paio d’ore, levategli i torsoli e i nervi e tritatelo bene colla mezzaluna. Collocatelo subito in una cazzarola col sale occorrente e pepe a discrezione e lasciatelo cuocere un buon quarto d’ora. Mettetelo quindi in una scodella che terrete in luogo caldo e, al momento di mandarlo in tavola, versategli sopra la salsa di pomodoro. (Vedi Cap. 5° N.° 57).

Con le rape. Tagliate a fettoline parti eguali di cavoli e di buone rape mondate, metteteli in una cazzarola coprendoli d’acqua e lasciate cuocere adagio il composto per ore 1½ circa. Sciogliete (per ogni chilogr. di verdura) un bel cucchiaio colmo di strutto in una padellina, unitevi quand’è bollente un paio di cucchiai di zucchero per farlo arrossare; quand’esso ha preso un bel colore, più che dorato, gettatelo nei cavoli e rimestateli bene a ciò piglino anch’essi il rosso. Poco tempo appresso potete metterli in tavola.

Coll’aceto. Tagliate a minute fettoline tre piccoli cavoli rossi, tedeschi, riscaldate del burro di cocco (un bel pezzetto) o un pezzetto di burro in una cazzaroletta, soffriggetevi una grossa cipolla; quando ha preso colore unitevi i cavoli, un quintino di aceto, sale e pepe. Cuocete circa ore 1½. Oppure, lessate il cavolo tagliato a fettine nell’acqua bollente salata, lasciandovelo un buon quarto d’ora, procedete quindi come sopra, diminuendo il tempo della cottura.

A uso di cavoli acidi (crauti). Preparate, come indica la prima ricetta, una bella palla di cavolo, mettete le fettoline in una pentola di terra e versatevi sopra un quartuccio d’aceto bollente. Trascorso qualche tempo, fate ribollire l’aceto e ripetete l’operazione. Dopo due ore levate i cavoli dalla pentola dove li avrete anche di tratto in tratto rimestati, e metteteli in una cazzarola sopra un battutino di lardo, poi fateli cuocere, movendoli spesso, per un’ora circa. Alla fine vi metterete il sale e il pepe. Se si asciugano troppo, vi aggiungerete qualche cucchiaio del loro aceto. Volendo omettere il lardo, li condirete con un cucchiaio di farina arrostita in un buon cucchiaio di strutto bollente.

In insalata. Ben lavati, tagliati a fettoline minutissime disporrete i cavoli in una insalatiera e vi verserete sopra dell’acqua bollente facendola scolare subito. Conditeli quindi con olio, aceto, sale e pepe. Potete anche soffregare l’insalatiera, quand’è ancora vuota, con una fesa d’aglio e unire alle fettoline, per scottarvele insieme, 3-4 cipollette bene mondate e tagliate a fette per traverso. [p. 99 modifica]

Cavoli sotto l’aceto. Prendete una bella palla di cavolo, levate ’ nervi crossi e il torsolo, tagliuzzate quindi minutamente le foglie, aggiungetevi un paio di cetrioli freschi, 3-4 peperoni, 2-3 cipolline, tutto minutamente tritato, salate abbondantemente questa miscela e collocatela in una pentola. Il giorno seguente scolate tutta l’acqua e versatevi sopra dell’aceto forte in cui avrete messo grani di pepe e spezie a piacer vostro. Dopo 4-5 giorni potrete gustare i cavoli colla polenta o colle carni.


Il cuore non si vede.


8. I cavoli acidi (Crauti). Diverse maniere di cucinarli.

Sta sempre bene lavare i cavoli acidi, ma qualche volta l’operazione si rende indispensabile per levar loro la soverchia e dannosa acidità.

I cavoli acidi vanno cotti lungamente, anche 3-4 ore, per cui conviene metterli al fuoco anche due giorni di seguito. Essi riescono molto più digeribili con una prolungata cottura. Vi sono diverse maniere di prepararli. La più usata è la seguente:

Colla salsiccia. Metteteli in una cazzarola sopra un piccolo strato di lardo pestato (50-60 gr. per ogni chilogr. di cavoli) bagnandoli con un po’ d’acqua o di brodo, unitevi la salsiccia (lucanica) ben lavata e lasciate cuocere ogni cosa adagio tre ore circa. Il lardo si può lasciare anche intero. Ricordate sale e pepe.

Coll’olio. Arrostite i cavoli acidi nell’olio bollente rimestandoli bene e fateli cuocere (bagnandoli di tratto in tratto con acqua; 4-5 ore, senza dimenticare il sale e il pepe.

Colla farina arrostita. Sciogliete un pezzetto di strutto in una cazzarola, unitevi i cavoli, con un mestolo d’acqua. Mezz’ora prima di metterli in tavola unitevi un cucchiaio di farina arrostita in un pezzo di strutto sciolto bollente e diluito con 2-3 cucchiai d’acqua, rimestando bene ogni cosa.


9. Il cavolo verza (verza). Diverse maniere di prepararlo.

Alla casalinga. Lessate alcuni minuti le foglie di verza nell’acqua salata bollente, spremetele e, trinciate bene, mettetevi quantità di pepe che bramate, un po’ di sale se occorresse e fate soffriggere adagio una trentina di minuti in una cazzarola dove avrete riscaldato, prima dell’olio, e poi un pezzetto di burro. Potete aggiungervi anche una fesa d’aglio che poi leverete. [p. 100 modifica]

Col lardo. Preparate le verze come per la precedente ricetta, mettetele in una cazzarola dove avrete disposto uno strato di lardo pesto e di prezzemolo trito fino e un paio di fese d’aglio che poi leverete a metà cottura cioè dopo 30 m. circa.

Alla cappuccina. Riscaldate dell’olio in una cazzarola, unitevi un pezzetto di burro, due cucchiai di prezzemolo trito, due sardelle diliscate e pestate fine, soffriggete ogni cosa, mescolatevi le verze lessate come nella prima ricetta, asciugate e trinciate, sale e pepe, e fatele cuocere lentamente, bagnandole, se occorresse, con un po’ d’acqua o di brodo.

In insalata, cotte. Lessate 30 m. le foglie ben lavate di verza nell’acqua bollente salata le spremerete entro un pannolino e le disporrete senza trinciarle in una insalatiera che avrete soffregata con una costa d’aglio per poi condirle con olio, aceto, sale e pepe.

In insalata, crude. Ben lavate, e tagliuzzate a fine listarelle, le condirete come dicemmo sopra e, volendo dar loro un sapore più piccante, sarete parchi col sale e pesterete invece una sardella diliscata coll’olio.


L’estate è la madre dei poveri.


10. I cavoli navoni. — I navoni si fanno lessare una trentina di minuti nell'acqua bollente salata, poi si tirano a cottura, tagliati a fette, in un tegame dove si avrà preparato un soffrittino di strutto e di cipolla. Simili ai navoni ma più dolci sono i cavoli rutabaga (vedi sotto).

11. I cavoli rapa. — I cavoli rapa si devono gustare mentre sono ancor giovani altrimenti riescono assai legnosi. Essi si mondano e si tagliano generalmente a fettine, poi si mettono in una cazzarola con burro od olio, pepe e sale, e quando in capo a mezz’ora sono rosolati si bagnano con acqua o brodo e si tirano a cottura.

12. I cavoli rutabaga. — Come le rape, ricetta col lardo ma senza zucchero.

13. I ceci. — Si possono mangiare tanto verdi che secchi; verdi, tuttavia, hanno la buccia alquanto dura. In ogni caso i ceci sono alquanto difficili a cuocersi ed è quindi saggio consiglio di [p. 101 modifica]metterli in molle nell’acqua la sera per la mattina. L’acqua piovana s’addice meglio d’ogni altra per la cottura delle leguminose; se non ne aveste a disposizione vi converrebbe unirvi durante la lunga bollitura (di 5-6 ore circa) un sacchettino pieno di cenere, o un po’ di bicarbonato di soda. Per condirli come verdura (qualora non li gustiate come generalmente usa in minestra) vi mescolerete quando sono cotti un soffrittino di olio e cipolla.


Rispetti, dispetti e sospetti guastano il mondo


14. I cetrioli. — Si mangiano generalmente in insalata, mondati, tagliati a fette per traverso e cosparsi di sale in abbondanza. Quest’operazione si fa alcuni minuti prima di condirli avendo poi cura di versar via l’acqua che tramandano. I cetrioli in insalata sono ancor più gustosi se si mescolano con fette di patata, di sedano, di pomodoro o colla cicoria e la lattuga.

Essi si possono anche cuocere con olio, burro pepe e sale.

I cetriolini si mettono sotto l’aceto.

15. La cicoria. — Si mangia quasi sempre in insalata, cruda, ma volendo si può anche lessare (per renderla più digeribile) nell’acqua bollente, salata, dopo di che si spreme bene, per poi condirla. Volendo gustarla cruda, se le foglie sono grandi e dure, se ne leva il nervo mediano e si tagliuzza il resto, finamente, con le forbici. Il torsoletto della cicoria e del radicchio di Treviso si può mettere anche qualche minuto alla gratella dopo averlo intinto nell’olio misto di sale e pepe.

16. La cipolla. — Tritata o affettata essa serve per dar sapore alle carni e alle verdure, o per fare salse e minestre, intera si può mettere negli umidi, di cui assorbe piacevolmente il gusto. Cruda si mangia in insalata, con le patate, le barbabietole o con altre verdure da non cuocersi, come lattuga, indivia, cetrioli, pomidori ecc. ecc.

Volendo toglierle l’eccessivo sapore la scotterete, prima di condirla, coll’acqua bollente.


Dove non vedi non ci metter le mani.


17. Il cren (rafano). — È una radice che si può coltivare nell’orto e che grattata e mista di zucchero ed aceto in piccola quantità fornisce un ottimo appresso per le carni e per le verdure. [p. 102 modifica]

18. Il crescione. — Si mangia sempre in insalata.

19. Il dente di leone. — Come sopra, specie se bianco e morbido; duro che sia vi converrà meglio cuocerlo un pochino e spremerlo prima di condirlo.

20. L’erba cipollina (santigola). — Si lava, si trita e si condisce insieme all’insalata, oppure si mette negl'intingoli e nelle salse.

21. Fagioli verdi. Diverse maniere di prepararli.

Alla contadina. Levate le punte e il filo ai fagiolini, lavateli e gettateli in un paiolo dove avrete fatto bollire dell' acqua in abbondanza, salandola. Cuoceteli a fuoco ardente (la durata della cottura non è facilmente determinabile perchè essa dipende dalla qualità dei fagioli), versateli in una scodella forata, per scolarli. Riscaldate intanto dell’olio in una tegghia, fatevi soffriggere 2-3 cipolle mondate e affettate e un paio di spicchi d’aglio tritati finissimi, unitevi i fagioli scolati e pestateli minutamente colla paletta aggiungendovi un po’ di pepe e di sale, se ancora occorresse. Se volete renderli ancor migliori amalgamatevi alla fine un cucchiaio di formaggio.

Triffolati. Preparate un battutino con 2-3 cipolle, una piccola manata di prezzemolo, e mezza di santoreggia (peverella), più una sardella diliscata, fate soffriggere il composto un paio di minuti nel burro sciolto, unitevi i fagioli preparati e cotti come indica la precedente ricetta, rimestate un quarto d’ora il composto, aggiungendo pepe, sale se occorre, qualche droga se vi conviene. La sardella si può anche omettere.

Col lardo. Preparati e cotti i fagioli come sopra, li porrete in tegghia su un battutino di lardo per metà rosolato, bagnandoli con acqua o brodo e ricordando sempre pepe e sale ove occorresse.

Fritti. Cotti i fagiolini come sopra involgeteli mentre sono ancor caldi nella farina e friggeteli nello strutto che avrete fatto fumare in un largo tegame.

In insalata. Preparati e cotti i fagioli come dicemmo sopra, se volete con un pizzico di bicarbonato di soda a ciò restino verdi, li farete scolare e poi li condirete con olio, aceto, pepe e sale, mescolandovi, se vi piace, un po’ d’erba cipollina trita. [p. 103 modifica]

La santoreggia dà molto sapore ai fagioli ed è bene aggiungervene due tre ramicelli durante la cottura.

N.B. Badate ch’è cosa di grande importanza il lavare con diligenza i fagioli che spesse volte vengono irrorati, per la loro vicinanza alle viti, con elementi perniciosi alla salute.

22. I fagioli sgranati, verdi, bianchi, freschi e secchi. — Potete valervi di tutte le precedenti ricette (meno il fritto che si fa soltanto coi baccelli) per i fagioli sgranati freschi. I fagioli sgranati secchi esigono una cottura più lunga sempre nell’acqua bollente salata, e quando sono vecchi si mettono anohe in molle la sera per la mattina. Con questa misura perdono tuttavia una parte del loro sapore. Cotti che siano li condirete (tenendoli tiepidi) in insalata, o li preparerete in tegame come quelli alla contadina.

Alla santoreggia (peverella) si può sostituire la salvia.

I fagioli sono un cibo molto nutriente.


Preso il partito cessato l’affanno.


23. La fava. — Della fava si mangiano i baccelli immaturi, come i fagioli quando hanno appena raggiunto un terzo della loro grossezza, oppure i semi sgusciati maturi, ma conviene lasciarli in molle dalla sera alla mattina e levar loro la buccia indigesta. Quindi si preparano come minestra o colla ricetta dei fagioli alla contadina.

24. Il finocchio. — Si mangia crudo con olio, pepe e sale, oppure cotto a fettine in tegame con burro, o olio, pepe, sale e un pochino di brodo da aggiungersi quand’è rosolato. Ottimo appresso per la polenta.

25. L’indivia. — Condita in insalata, ma si può anche cuocere in tegghia con un po’ di burro, spolverizzandola di farina e aggiungendo pepe e sale. Prima di far ciò si legano i piccoli cesti, ben lavati, con un filo e si fanno lessare un poco nell’acqua bollente salata.

26. La lattuga. — Come sopra. Invece dell’olio si può mettere in queste verdure da condirsi in insalata due tre cucchiai di lardo pestato e soffritto.

27. Le lenticchie. — Si preparano generalmente m minestra (vedi pag. 24) oppure, lessate che siano, si aggiungono agli umidi, [p. 104 modifica]o si fanno insaporire in un soffrittino di burro e cipolla con l’aggiunta d’un cucchiaio di farina.

Per cuocere le lenti, si getteranno ben lavate nell’acqua bollente e di mano in mano si leveranno via tutte quelle che vengono a galla e che non sono buone. Vi sono lenticchie che impiegano parecchie ore prima di cuocere; in questo caso vi converrebbe metterle in molle la sera per la mattina.

28. I luppoli. — I luppoli, cioè le cime dei loro freschi virgulti, e le vettine della Spirea aruncus, chiamati sul mercato Asparagi selvatici, si fanno lessare e si condiscono in insalata o col burro. Essi hanno un piacevole sapore amarognolo. Prima di lavarli si monda loro un pochino il gambo. Certuni li mettono anche nella zuppa di pane.

29. Il mais zuccherino. Granturco dolce. - Vi è una qualità di granturco detto zuccherino ch’è assai dolce e le cui pannocchie si raccolgono immature. Se sono molto piccine, come il dito mignolo, si possono mettere sotto l’aceto crude o lievemente scottate nell’acqua bollente e servono di appresso alle carni lessate. Tutte le qualità di granturco si prestano d’altronde a questo scopo. Le pannocchie più grandi si fanno tostare nella cenere rovente oppure si cuociono a lesso per gustarne poi i chicchi con un po’ di burro. Finalmente i chicchi sgranati e cotti si possono condire in insalata, o soffriggere nell’olio.

30. La melanzana. — Le melanzane si gustano cotte e crude, in insalata oppure mondate, tagliate a fette e soffritte con olio, pepe e sale.

31. La pastinaca. - Serve particolarmente per dare buon sapore al brodo.


Se non ci fosse il se e il ma si sarebbe ricchi.


32. Le patate. Diverse maniere di prepararle.

Le patate appartengono a quei cibi gustosi che appaiono a tutte le mense, tanto all’umile desco del povero, come alla sontuosa tavola dei re. Infinite ricette vi sono per cuocere le patate, le più semplici sono le preferibili.

Lesse. Le patate si possono lessare colla buccia mettendole al fuoco nell’acqua fredda che a metà cottura si rinnova e da ul[p. 105 modifica]timo si lascia asciugare (cottura ore 1-1¼); mondate, nel brodo grasso e molto adagio, sistema col quale riescono condite; e a vapore, cioè in una cazzarola bucherellata e ben coperta, sopra l’acqua bollente. Oltre a questi metodi vi è ancora l’uso d’involgerle in due pezzi di carta bagnata e d’immergerle nella cenere ardente.

Le patate lesse col sale, specie se di qualità fina, sono squisite.

Arrostite. Sciogliete un pezzo di strutto in una larga padella di ferro, quand’è bollente fatevi soffriggere 2-3 cipolle bene trinciate, poi le patate lesse fredde e tagliate a fette regolari, voltandole con la paletta finché hanno preso da tutte le parti una bella crostina dorata e spolverizzandole di sale e di pepe. Allo strutto potete sostituire l’olio bollente. Potete arrostirle anche crude.

Arrostite colla farina. Come sopra, soltanto lascerete da parte la cipolla e prenderete delle patate bollenti, appena lessate, e tagliatele con precauzione a grosse fette, involgerete ciascuna di queste, prima di arrostirle, nella farina bianca.

Arrostite schiacciate. Cuocete alcune patate farinose lasciandovi asciugare tutta l’acqua, come dicemmo sopra. Schiacciatele, ben mondate, badando che non vi restino bozzoli, aggiungetevi un pochino di latte, sale e pepe e mettetele al forno in un tegame unto avendo cura che prendano da ambe le parti una bella crostina dorata.

Fritte. Mondate, lavate, tagliate a fette finissime le getterete così crude nello strutto bollente cospargendole di sale a cottura finita, cioè quando sono rosse. Devono nuotare nel grasso.

Col latte. Tagliate a fette delle patate lesse, non troppo farinose, fatele soffriggere in un po’ di burro, o di strutto bollenti, aggiungendovi una manatina di prezzemolo trito, copritele di latte freddo e tiratele lentamente a cottura.

Col latte all’americana. Mondatele, lavatele e così crude tagliatele a finissime fette, disponete queste in una tegghia aggiungendovi pepe e sale, copritele di latte, condendole con 2-3 fiocchetti di burro e collocatele al forno. Cottura ore una.

Col pomodoro. Come le patate “col latte„     sostituendo a questo della salsa di pomodoro piuttosto liquida.

Al forno in forma di tortino. Cuocete patate farinose, schiacciatele colle mani fra una salvietta, riunitele, disponetele in una tegghia unta, o su una piastra col sale necessario e un po’ di pepe, spargetevi sopra alcuni fiocchetti di burro e collocatele al forno [p. 106 modifica]per levarle quando avranno fatto una crostina dorata. Potete anche unirvi un po’ di burro e un pesto di lardo nel formare il tortino, il quale si può anche cuocere in uno stampo bene imburrato.

Triffolate. Diliscate bene una buona aringa salata o 2-3 sardelle e pestatele finamente. Diluite questo battuto con alcuni cucchiai d’olio e aggiungetevi pepe in abbondanza. Ungete un tegame di burro, disponetevi uno strato di patate cotte e affettate, versatevi sopra un po’ di composto e continuate così finchè la cazzarola è piena. Collocatela allora nel forno o nella brace e tenetevela circa un’ora a fuoco moderato per poi rovesciarne il contenuto su un piatto e prima di portarlo in tavola spolverizzarlo di formaggio. Ottimo piatto di magro. Omettendo l’aringa si possono condire con burro crudo, olio, formaggio, sale e pepe.

Polpettone di patate. Cuocete delle patate farinose, schiacciatele sulla spianatoia e passatele da uno staccio, unitevi un pezzetto di burro, un po’ di latte, il sale occorrente e formatene un grosso salsiccione. Disponete questo in un tegame lievemente unto e spolverizzato di farina, poi doratelo tutto, mediante una piuma, con un ovo che avrete sbattuto con una forchetta e collocatelo al forno. Ore 1-1½ di cottura. Alle patate potete unire anche un po’ di prezzemolo pesto e altri odori se vi conviene.

Costolette di patate. Preparate le patate come per la precedente ricetta del polpettone, unendovi anche un ovo e un pochino di formaggio. Stendete il composto sopra un tagliere infarinato e tagliatelo con un bicchiere in tanti rotondini che poi involgerete nell’ovo sbattuto e nel pangrattato. Cuocetele quindi nel grasso bollente, sia strutto, sia burro animale o burro di cocco, come le costolette di vitello. Potete involgerle anche semplicemente nel pangrattato.

In insalata. Lesse, mondate, tagliate a fette, condite con olio, aceto, sale e pepe, oppure con un po’ di lardo soffritto a dadolini e aceto, oppure con dell’olio bollente in cui si avranno fatto soffriggere 3-4 cipolle affettate, aceto, sale e pepe che s’intende. Se sono molto calde, cioè appena cotte, le patate si possono anche schiacciare e condire con solo olio, pepe e sale. Esse sono molto gustose anche se mescolate con altre verdure cotte o crude, come barbabietole, peri di terra, sedani, pomidori, lattuga, cicoria, indivia ecc. [p. 107 modifica]

Aria da finestra colpo di balestra.


33. I peri di terra (Topinambours). — Come il sedano in tutte le maniere fuorchè crudi. Cottura brevissima.

34. I peperoni. — Si mettono generalmente sotto l’aceto ma si possono anche friggere così alla semplice, nell’olio o nello strutto bollenti, lavati e bene asciugati. Questo però se sono piccoli. I grandi si scottano nell’acqua bollente, si dimezzano, si bagnano con l’olio, si spolverizzano di sale e pepe, se piace, e si cuociono alla gratella. Se vi gradisce di farli ripieni vi metterete, su ciascuna metà, un piccolo cucchiaio di pangrattato condito con olio, sale e pepe e col sapore dell’aglio e un po’ di prezzemolo trito e li cuocerete parimenti ai ferri.

35. I piselli col guscio (taccole, mangiatutto). — Si fanno cuocere nell’acqua salata bollente, poi bene scolati si condiscono in insalata, oppure si soffriggono in tegghia con l’olio o con un battutine di lardo e un po’ di cipolla, sale e pepe, che s’intende.

36. I piselli sgranati. — Si fanno cuocere come le taccole, poi si condiscono semplicemente versandovi sopra burro appena sciolto, oppure si soffriggono in tegghia come quelli col guscio.


Caldo di panno non fe’ mai danno.


37. I pomidori. — Il vero merito dei pomidori è quello di dare un sapore speciale e molto gradevole alle salse, alle minestre, agl’intingoli (vedi pag. 57 salsa di pomodoro). Essi possono tuttavia fornire da soli, cioè con un limitato condimento, un piatto gustoso e sano. Ecco varie maniere di allestirli.

Pomidori stufati. Preparate, sul fondo d’una tegghia, un battutino abbondante di cipolle con qualche fiocchetto di burro, mettetevi il sale e il pepe e un paio di fesine d’aglio, coprite questo battuto coi pomidori scottati nell’acqua bollente, mondati con destrezza, tagliati a pezzi (i granelli li avrete levati con cura), spolverizzate di pane il composto e fatelo cuocere a fuoco lento nel forno o fra la brace versandovi sopra qualche cucchiaio di brodo misto d’aceto. Al brodo potete sostituire l’acqua, soltanto in questo caso aggiungerete un po’ d’olio al burro da bel principio.

Pomidori al burro. Prendete dei pomidori maturi e di buona [p. 108 modifica]qualità, dimezzateli, puliteli bene dai granelli, collocateli in un tegame con un po’ di burro e un battutino di prezzemolo, di cipolla, di maggiorana e d’aglio, senza dimenticare il sale. Cuoceteli circa ore 1-1½ al forno e metteteli in tavola bollenti, colla polenta.

Pomidori alla gratella. Tagliate a metà dei bei pomidori maturi, e levatine i granelli, spolverizzateli di sale e pepe, poi cuoceteli adagio sulla gratella sopra una carta unta di burro o d’olio. Servono come appresso.

Pomidori ripieni. Preparate i pomidori come nella precedente ricetta e apprestate d’altronde a parte un composto di pangrattato, aglio, prezzemolo, pepe, sale e olio buono. Le proporzioni si devono regolare a norma del numero dei pomidori. Per 6 pomidori di media grandezza 8 cucchiai di pangrattato, 4 cucchiai d’olio, una bella manatina di prezzemolo trito, due fese d’aglio, sale e pepe a discrezione.

Riempite i pomidori con questa miscela dopo averli disposti uno accanto all’altro in una tegghia il cui fondo sarà coperto d’acqua. Aggiungete all’acqua qualche pezzetto di burro e collocateli al forno. Potete anche metterli semplicemente sulla gratella.

Pomidori ripieni di riso. Preparate in una scodella del riso crudo, lavato, calcolandone un cucchiaio per ogni pomodoro, unitevi sale, pepe e un battutino di cipolla, di prezzemolo e volendo anche d’aglio; prendete dei buoni pomidori grandi, sugosi e maturi, dimezzateli, puliteli dai granelli, e spremeteli un poco lasciandone cadere il sugo sul riso. Mescolate questo con diligenza, poi servitevene di ripieno per i pomidori che cuocerete al forno un’ora circa in una tegghia sul cui fondo avrete versato un po’ d’olio.

Torta di pomidori e riso. Prendete dei buoni pomidori maturi, divideteli a metà, puliteli dai granelli e spremetene possibilmente tutto il sugo che adopererete per altri usi, p. e. per la minestra. Mettete i pomidori in un tegame e cuoceteli a fuoco lento finchè sono morbidi. Ungete di olio o di burro il fondo d’una tortiera, o fatevi fumare del buono strutto, disponetevi sopra uno strato di pomidori bene scolati e morbidi condendoli con pepe, sale (questo pestato con un po’ d’aglio) e olio, poi uno strato di riso ben lavato e un po’ salato, quindi un altro strato di pomidori e così seguito finchè il recipiente sarà pieno. Sui pomidori che rimangono da ultimo spargerete alcuni cucchiai di pangrattato e qualche [p. 109 modifica]fiocchetto di burro. Cuocete tra la brace 30-35 m. e servite nel tegame.

Torta di pomidori e pane. Preparate dei pomidori come sopra, tagliati a metà, disponeteli sul fondo d’una tegghia unta, cospargeteli con un abbondante battuto di aglio, timo, basilico, prezzemolo, sale e pepe, diluito con olio, spolverizzateli di pangrattato in abbondanza ripetete l’operazione finchè la tegghia sarà piena. Allora collocatela per 30-40 m. in un forno caldo o fra la brace.

Pomidori in insalata. Crudi e a fette.

Pomidori sotto l’aceto (vedi più oltre).


I dottori non voglion superiori.


38. La rapa. Diverse maniere di prepararla.

Collo zucchero. La maniera migliore di preparare le rape è la seguente:

Mondate diligentemente delle buone rape dolci, tagliatele a grosse fette per il lungo e poi a bastoncelli oppure a grossi rotondini per traverso, lavatele bene e collocatele al fuoco in una cazzarola fonda con tant’acqua che ne siano quasi coperte. (La quantità dell’acqua dipende dalla qualità delle rape cioè dalla maggiore o minore difficoltà che hanno a cuocere). In capo ad un ora circa, salatele e sciogliete un bel pezzetto di strutto in una piccola padella, fate arrossare in questo strutto due cucchiai di zucchero (per ogni chilogr. e mezzo di rape), poi versatelo nella cazzarola, e rimestate le rape badando di non rompere i pezzi. Quando hanno preso un bel color rosso, cioè in una ventina di minuti, sono pronte. Oppure, cotte che siano le rape nell’acqua che deve asciugarsi, levatele e mettetele in una tegghia molto larga dove avrete sciolto lo strutto, spolverizzandole di mano in mano di zucchero e rimestatele con riguardo finchè hanno preso un bel colore.

Col lardo. Tagliate le rape ben mondate e lavate a quadrettini, mettetele in una cazzarola sopra un battutino di lardo per metà rosolato, lasciatele soffriggere un momento, poi bagnatele con acqua o brodo e tiratele lentamente a cottura aggiungendo sale, pepe e alla fine un po’ di zucchero. Questo però non è necessario.

Coi cavoli (vedi cavoli e rape, pag. 98).

Lesse. Ben lavate le rape si fanno lessare colla buccia nell’acqua o nel brodo ch’esse hanno però il difetto di rendere insipido. [p. 110 modifica]Le rape lesse si gustano semplicemente con sale e pepe, oppure si condiscono molto calde con olio, pepe e sale.

39. I ramolacci. — Si mangiano crudi col sale, mondandoli e praticandovi dei tagli in croce entro i quali lo si fa penetrare, oppure grattati o finamente affettati e conditi con olio, pepe e sale. I ravanelli si mangiano col sale.

40. Lo scalogno. — Sostituisce l’aglio del quale è più delicato.

41. La scorzonera e la scorzobianca sono radici che ben lavate e raschiate si cuociono nell’acqua bollente salata con una manatella di farina e poi si condiscono con olio, pepe e sale, o si soffriggono con olio o con burro.


Chi non ha travagli tenga dei cavalli.


42. Il sedano. — I grossi ceppi di sedano veronese ben mondati si possono gustare crudi, tagliati a fettine e conditi con olio pepe e sale, ma generalmente si mettono a cuocere nell’acqua bollente salata, poi affettati che siano s’involgono nella farina e si friggono nello strutto, oppure si rosolano con olio o burro e pepe e sale, mescolandovi un po’ di pomodoro, o così lessi si condiscono come la solita insalata. I sedani da taglio, cioè i gambi imbianchiti, si mangiano come le vettine di cardo o come il finocchio.

43. Gli spinaci. — Gli spinaci ben lavati e puliti si cuociono in un tegame, con poca o punto acqua, poi si pestano colla mezzaluna, e soffritte nell’olio un paio di cipolle trite si tirano a cottura in questo composto, salandoli e mettendovi il pepe necessario. Oppure, cotti e tritati che siano (per questa ricetta assai più finamente), si mettono in un tegame con un po’ di burro e, rimestatili bene, vi si aggiunge oltre il sale e il pepe un po’ di farina intrisa (a poco a poco) con un bicchiere di latte, e si mescola ogni cosa finchè il composto ha l’aspetto d’una pappina.

Cogli spinaci si fanno ottimi gnocchi (vedi pag. 86 N.° 31).

Oltre gli spinaci propriamente detti vi sono parecchie piante che li sostituiscono, come le biete, il rabarbaro ecc. ecc. Essi servono come appresso.