Il problema dei diritti della donna/Parte prima/II
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II
Come le Romane partecipavano della tempra robusta del loro popolo, così le Inglesi della robustezza della schiatta anglo-sassone; carattere solido, solida cultura, la libertà individuale più che sentimento, natura.
Anche qui la legislazione contrastò col costume. I Normanni furono tra i popoli di stirpe germanica quelli che più di ogni altro subordinarono la donna maritata al marito. Nello spirito del diritto normanno la personalità della donna rimane nel matrimonio cancellata e assorbita in quella del marito; essa non ha diritti da far valere contro di lui, e tutto quanto possiede va al marito. Siccome nello spirito del diritto normanno la donna non è concepibile aver volontà diversa da quella del marito, così ancora se una moglie lascia la casa maritale e va a stare con un altro si suppone sempre sia stata rapita, e con violenza.
Con la conquista, i Normanni portarono in Inghilterra le loro istituzioni. L’equità ha corretto, si sono trovati modi di eludere la legge per mezzo di trustees Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/38 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/39 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/40 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/41 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/42 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/43 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/44 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/45 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/46 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/47 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/48 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/49 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/50 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/51 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/52 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/53 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/54 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/55 invece si disse costretto a confessare, nonostante la reverenza per l’amico estinto, che lo Stuart Mill si era ingannato, e che se egli votò in favore, votò con gran dubbio, e più per simpatia per lo Stuart Mill che per la proposta con cui era allora identificato. Ma se allora aveva dubbii, adesso non ne aveva più; la proposta essendo fondata sopra una proposizione, che al signor Bright pareva insostenibile e contradetta dalla universale esperienza; la proposizione cioè, che fra i due sessi esista ostilità. Con la stessa ragione, esclamava, si potrebbe dire che le leggi che sono fatte dai maggiori di età, sacrificano i minori, e che anche questi dovrebbero avere una rappresentanza in Parlamento!
Riconosceva anch’egli assurdo, e in ogni caso impossibile, fermarsi alle non maritate; cagione di discordie dare il voto alle maritate. Il carattere della donna sarebbe assai peggiorato, egli diceva, portandola nelle lotte politiche e specialmente nelle elettorali; alle quali, egli aggiungeva, molti membri di questa Camera non possono tornare col pensiero senza provare un sentimento di disgusto e anche di umiliazione. Desiderano essi veder mescolate nello eccitamento, nelle turbolenze, ed anco nelle umiliazioni delle lotte elettorali, le mogli, le figlie e le sorelle? Concludeva col dire che la riforma sarebbe riuscita oziosa. Per una inalterabile legge di natura la forza sarà sempre più forte della debolezza, e per assoluta necessità di natura l’uomo più forte finirà sempre col prevalere. Espresse il suo rammarico nel doversi separare dagli antichi amici.1
La discussione era stata protratta fino alle 6 del mattino; si venne ai voti, e 152 furono per l’approvazione, 239 pel rigetto. Grazie in gran parte al Bright, la maggioranza contraria da 35 era salita a 87.
I giornali del domani annunziavano, con commenti secondo i gusti, l'esito della votazione aspettata in tutta Inghilterra. Il dissidente John Bright era fatto segno alle ire senza fine di Miss Becker e delle sue ardenti partigiane.
- ↑ Fu detto da qualche giornale l'anno scorso, e mi ha anche recentemente assicurato un magistrato inglese, che la ragione più forte che determinò il Bright a mutare opinione, fosse questa: che egli e i più del partito innovatore democratico si sono persuasi che la estensione alle donne del voto politico sarebbe un provvedimento al sommo conservativo. Che ne penseranno, a suo tempo, i partiti in Italia? A suo tempo, dico, cioè quando i partiti politici si formeranno sopra un pensiero?