Istoria delle guerre gottiche/Libro primo/Capo IV

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CAPO IV.

Amalasunta frena la rapacità di Teodato. — Chiamalo, morto il figlio, volendo seco rappattumarsi, a partecipare del regno. — Sua prigionia comandata dall’ingratissimo re. — Al quale Pietro, ambasciadore di Giustiniano, dopo la uccisione di lei intima la guerra.

I. In mezzo a queste faccende molti Toscani presentansi alla regina aggravando Teodato di estorsioni contro tutti gli abitatori della provincia, non contento di appropriarsi violentemente i soli colti di privata ragione, ma sin quelli spettanti alla Casa reale, e nomati patrimonio. Ella uditone chiamalo a dar conto delle rapine commesse, e vedendolo appieno convinto dagli accusatori, l’obbliga alla restituzione di quanto possedea con frode, e poscia rimandalo in patria. Il perchè intromessasi la discordia tra loro, addivenne odiosissima a costui, il quale rodevasi tutto per avarizia, sendo nella condizione di non poter più liberamente offendere, e sbramare di forza l'ardente sete della roba non sua.

II. Atalarico intanto passò di questa vita, consumato da tisichezza, dopo un regno di otto anni. La madre allora disperando affatto di sè, e non dandosi verun pensiero dell’indole di Teodato, nè de’ suoi freschi rigori contro di lui, imaginò che non verrebbegliene danno al mondo ove cercasse di cattivarselo con qualche gran benefizio. Manda perciò chiamandolo, e [p. 23 modifica]venuto a lei carezzalo; quindi con fermezza gli espone che già da lungo tempo erale nota la generale opinione su la vicina morte del figlio, non facendone più mistero tutti i medici, e vedendo co’ suoi proprii occhi aggravarglisi di giorno in giorno il male; e siccome ben conosceva non troppo vantaggiosamente sonare alle orecchie de’ Gotti e degli Italiani il nome di Teodato, unico rampollo della prosapia di Teuderico, ella erasi posta in cuore di ribattere quella turpe rinomanza per metterlo, giunta l’ora, senza ostacoli a parte del regno: se non che aver temuto, osservantissima del giusto, non talvolta coloro, i quali circondavanla, per richiamarsi d’ingiurie da lui sofferte, andassero dicendo apertamente mancare nello stato da chi sperar giustizia, sendo la repubblica nelle mani d’un loro nemico; or dunque per opera sua purgato da qualunque sospetto e tornato al possesso d’un’ottima fama invitavalo al trono; volere bensì nei più solenni modi e’ sagramentasse di viver pago del solo nome reale, e di lasciare il reggimento, come per lo innanzi, a lei. Teodato, udite le condizioni, giurando promise di mal animo e con frode, non dimentico sì presto delle trascorse vicende, che in tutto si conformerebbe ai detti di Amalasunta, la quale eziandio alla sua volta candidamente sagramentò questi accordi, e così vittima del suo inganno proclamollo re: mandati quindi ambasciadori di sua gente in Bizanzio partecipa il fatto a Giustiniano Augusto.

III. Teodato asceso il trono schernì del tutto le speranze della regina ad un tempo ed i suoi giuramenti: conciossiachè, pigliato a proteggere gli affini de’ Gotti, [p. 24 modifica]molti e chiarissimi tra questo popolo, da lei spenti, di subito condannolle a morte alcuni congiunti, e lei stessa prima che giugnessero gli ambasciadori in Bizanzio, rinchiuse in carcere. Havvi nella Toscana un lago (di nome Vulsino1), ed in esso un’isoletta munita di forte castello. Quivi egli ordinò che si custodisse la prigioniera, e temendo, come pur troppo avvenne, di offendere per tali crudeltà l’imperatore, mandògli tosto Liberio ed Opilione2, romani senatori, con altri pochi all’uopo di placarne accuratamente lo sdegno, assicurandolo di essersi guardato da ogni personale offesa, quantunque pessimamente da lei per lo addietro accolto; e dell’egual tenore volle di forza che scrivessegli la regina: di questa guisa procedevano colà le faccende. Pietro del resto ebbe comandamento da Giustiniano di abboccarsi in ascoso con Teodato, e, indottolo a giurare un profondissimo silenzio per rispetto ai discorsi posti tra loro in campo, di conchiudere in ferma guisa la cessione della Toscana. Dovea inoltre procurarsi un segreto colloquio con Amalasunta per istabilire con reciproco vantaggio la unione dell’Italia all’imperio: si partiva in fine sotto coperta di portare le imperiali querele a cagione di Lilibeo e delle cose or ora da me ricordate; nè sapevansi tuttavia in Bizanzio la morte di Atalarico, la salita in trono di Teodato, [p. 25 modifica]e le sciagure di Amalasunta. Se non che egli nel viaggio avvenutosi dapprima alla costei ambasceria ebbe avviso dell’innalzamento di Teodato, e poscia in Aulone3, città posta sul seno Ionico, incontratosi con Liberio ed Opilione venne a sapere da loro tutte le posteriori vicende; in grazia di che sospese quivi il cammino per darne avviso all'imperatore.

IV. Giustiniano Augusto informato degli avvenimenti d’Italia, concertando seco stesso i mezzi di gittar discordia tra’ Gotti ed il nuovo re, scrisse ad Amalasunta che avrebbene pigliato come vie meglio e’ potea le difese, ed ingiunse a Pietro di manifestare l’animo suo, anzi che farne un mistero, a Teodato ed ai Gotti tutti. Arrivata di poi l’italiana ambasceria in Bizanzio ognuno, del solo Opilione in fuori il quale con asseveranza dichiarava il re privo di colpa, riferì al sovrano que’ cambiamenti siccome in realtà accaddero; e più che tutti Liberio, uomo di singolare bontà, onestissimo ed incapace di contaminare le sue labbra con menzogne. Pietro quanto al resto mise piede in Italia, quando già Amalasunta era passata di questa vita, conciossiachè gli affini de’ Gotti da lei morti venuti a Teodato aveanlo persuaso non darsi nè per lui, nè per loro salvezza, ove subito non si fosse tolta di mezzo la prigioniera, ed applauditosi dal re alla proposta, corsi nell'isola diederle morte con grandissimo cordoglio non meno di tutti gl’Italiani che de’ rimanenti Gotti: donna per verità constantissima nell’esercizio d’ogni umana [p. 26 modifica]virtude. Laonde egli manifestò apertamente a Teodato ed a Gotti, che si attendessero, macchiati di così enorme delitto, una implacabile guerra da Bizanzio. Ma lo stolido principe mentre prodigava onoranze grandissime agli uccisori della regina cercava di persuadere al legato ed a Giustiniano, che i ministri di quella morte operato avessero di loro arbitrio, anzi riportandone da lui altissima riprovazione.

Note

  1. Ora Bolsena. In mezzo del suo lago hannovi due isolette nomate l’una Possentina e l’altra Martana; in quest’ultima venne rinchiusa e poscia strangolata l’infelice Amalasunta.
  2. Pollione, l’Egio.
  3. Ora Valona, città in Albania.