Istoria delle guerre gottiche/Libro terzo/Capo XXVII

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CAPO XXVII.

Imperiali truppe in Italia. Temerarietà di Vero duce degli Eruli. Valeriano manda trecento suoi militi a Giovanni. — Belisario per la via di Taranto. Derivazione del nome Scilleo, ed origine di quelli, Cinocefali e Licocranite, dati ad alcune genti.

I. Le militari geste dell’Italia erano quali da noi esposte. Giustiniano Augusto poi in virtù della scrittagli da Belisario deliberò mandare nuove truppe contro Totila ed i Gotti; i primi a partire furono Pacurio figlio di Peranio, e Sergio nipote di Salomone per parte di fratello conducenti seco poca truppa; i quali non appena tocco il suolo italiano vennero incorporati nell’esercito. Comandò poscia che pigliassero la stessa via il duce Vero con trecento Eruli e l’armeno Uarare con ottocento fanti, e da ultimo Valeriano già maestro delle milizie per l’Armenia, con più di mille tra pavesai e lance della sua guardia. Vero apportato il primo a Idrunte e lasciatevi le navi ricusò fermarsi nel campo di Giovanni, e montato in sella co’ suoi proseguì oltre. Uom era di poca levatura, bevitor solenne, e pieno ognora di mal consigliato ardire. Piantato il suo campo vicino a Brindisi città, allorchè Totila ne seppe [p. 378 modifica]articolò di tali parole: «Dell’una delle due è forza ritenere provveduto Vero, o di grandi truppe o di singolare demenza; andiamo tosto a combatterlo o per conoscerne la possa, o per farlo accorto di sua pazzia;» ciò detto marcia ad assalirlo con poderosa oste, al comparir della quale gli Eruli ritrassersi a corsa nel vicino bosco. I Gotti seguitene le vestigia ne uccisero di là dai dugento, ed erano sull’imprigionare lo stesso Vero e tutti gli altri acquattati ne’ pruneti quando inopinato evento apportò loro salvezza. Conciossiachè afferaron di colta al vicin lido le navi con Varaze e gli Armeni sotto il suo comando. Il re allora opinando arrivato loro un soccorso maggiore di quanto effettivamente lo era, tosto abbandonò il luogo. Così il duce coi superstiti suoi lietissimi dell’essere campati di questa poterono a precipizio gittarsi nelle navi. Varaze deliberò di non procedere oltre e con tutta la comitiva si diresse a Taranto, capitandovi poco dopo Giovanni, nipote di Vitaliano, coll’intiero novero della soldatesca da lui comandata. Non altrimenti furono le cose.

II. L’imperatore poi avvisando per lettera Belisario della spedizione d’un forte esercito ordinavagli di raggiugnerlo nella Calabria per misurarsi quindi col nemico. Valeriano pervenuto al seno Ionico non estimò prudente consiglio il valicarlo, persuaso che di quel tempo, vogliam dire sul fare del vernile solstizio, indarno spererebbe nella regione trovare fodero bastevole ai bisogni delle truppe e de’ cavalli. Contentossi dunque inviare pel momento soli trecento de’ suoi guerrieri a Giovanni coll’annunzio in iscritto che terminato il verno [p. 379 modifica]sarebbevi egli stesso giunto. Belisario letto il foglio d’Augusto dal nerbo del nuovo esercito fe’ cerna per sè di novecento militi, sette cento cavalieri e dugento pedoni, e commessa al resto sotto gli ordini di Conone la difesa di quella contrada, si propose di là navigare al mare di Sicilia. Spiegate quindi le vele coll’intendimento di apportare a Taranto lasciossi a mano stanca il borgo detto Scilleo, dai poeti cantato stanza di Scilla1; non già che ivi soggiornasse donna con aspetto cagnesco, siccome narran le fole; ma perchè in antico aveavi grande quantità di Sculachi o di cani pesci, ora da noi chiamati cagnuoli2. Nè v’è a ridire che pongansi da principio acconci nomi alle cose, ma poscia la fama nel divulgarli propaghi errori negli animi ignoranti della verità. Così il tempo col suo trascorrere addiviene mai sempre l’artefice della favola, e bellamente fa suoi proseliti i vati, ognora pronti a dichiarar reale, mercè la licenza accordata all’arte loro, quanto non creò unque natura. A simile perchè un tempo il promontorio dell’isola Corcira3, volto a sol nascente, fu nomato da que’ paesani Capo di Cane v’ha chi sostiene rincontrarvisi di tali uomini con testa canina. Nè altrimenti alcuni Pisidi nomansi Licocraniti da un monte di quella regione detto lucu crania4, voci [p. 380 modifica]dinotanti capi di lupi, e non perchè gli abitatori suoi manifestinsi, nascendo, con lupine cervici. Ma di così fatti argomenti pensa e parla come tu vuoi, ed io tornerò a bomba.

Note

  1. Derivato da σκύλαξ catulus.
  2. Cani marini.
  3. Oggi Corfù, isola nel mar Ionio celebre pel naufragio d’Ulisse e per gli orti d’Alcinoo.
  4. Da λύχος lupo e χρανίον capo.