L'affanno e 'l gran dolor, ch'io meco porto

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Rustico Filippi

Aldo Francesco Massera XIII secolo Indice:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu sonetti L'affanno e 'l gran dolor, ch'io meco porto Intestazione 23 luglio 2020 25% Da definire

Amore, onde vien l'acqua, che lo core Tant'è lo core meo pien di dolore
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XXXVIII

Le sue pene amorose sono grandi fuor d’ogni paragone.

L’affanno e ’l gran dolor, ch’io meco porto,
mi dovria mille fiate avere auciso;
ma, per la dismisura, non son morto:
4ché men dolor m’avria morto e conquiso.
Ch’io son degli smarruti capo e porto,
si come d’ogni gioia paradiso;
adunque, chi ha pena e disconforto
8con meco in nullo logo sia commiso.
Per ch’io voglio esser de l’altrui mal miro,
e voglio a ciaschedun dar guerisgione,
11veggendo lo mio pianto e lo sospiro.
Non avran mai dolor né pensasgione,
tant’è lo male, ch’io con meco tiro:
14per che di meo morir non è stasgione.