L'educazione della donna ai tempi nostri/I

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I. Importanza dell'educazione della donna

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Ai lettori II

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I.

Importanza dell’educazione della donna


Influenza della donna sulle azioni umane. — La madre. — La sposa. — La figlia. — La sorella. — La donna ispiratrice degli artisti. — La donna nella vita e negli ordinamenti sociali. — Necessità e importanza della sua educazione.


Non occorreranno molte parole per dimostrare la grande importanza dell’educazione femminile, perchè la donna, in qualunque condizione si trovi, sia madre, sia sposa, sia sorella, esercita un’influenza decisiva sulle azioni umane.


«Donne . . . . .
          Ragion di nostra etade
          Io chieggo a voi»


esclamava giustamente il Leopardi, quando la nostra patria era schiava dello straniero. La donna, come madre, è la prima educatrice dei proprî figli e l’ispiratrice delle loro virtù. Occupandosi lungamente di essi, fin dalla tenera età, può studiarne l’indole e le inclinazioni, può frenare gl’impulsi cattivi dei loro animi e svilupparne i buoni, può istillare di buon’ora nei loro cuoricini i primi sentimenti della virtù, che il tempo non cancellerà mai.
[p. 2 modifica]Chi non ricorda la profonda impressione che gli facevano le parole della propria madre quando, bambino, lo invitava a inginocchiarsi, a congiungere le mani e a pregar Dio alzando gli occhi al cielo? Chi non ricorda le tenere parole di lei quando lo invogliava a soccorrere il misero, che stendeva la mano per chieder l’elemosina? Chi non ricorda la commozione provata quando la mamma, facendogli volgere lo sguardo intorno all’orizzonte, gli disse: «Senti, figlio mio, di là dai monti che limitano il nostro sguardo, vi sono altri paesi come questo in cui tu sei nato; quei paesi sono abitati da altre persone come noi; quegli abitanti sono nostri fratelli, sono italiani come noi e bisogna amarli »?...

La madre dà ai figli la prima idea di Dio, del prossimo e della patria e ispira nei loro animi i più santi affetti; e i figli serbano sempre il più vivo ricordo delle cure materne per la loro educazione, mostrandolo anche col più vivo amore per lei, il quale è maggiore di quello che portano al proprio padre.

Spesso il semplice ricordo degli avvertimenti materni è pei figli un freno alle cattive azioni. «Mia madre mi ha detto che non bisogna fare questa cosa; che direbbe se sapesse che l’ho fatta?...» Quante volte tutti abbiamo pensato in questo modo! E il pensiero di non recare a nostra madre un dispiacere, ci ha fatto desistere dal far cosa da lei riprovata.

L’influenza della madre sulle azioni dei figli non cessa nè col crescere degli anni nè col loro allontanamento dalla casa paterna. Chi è che, giovane o adulto, capo di una famiglia propria, non ama, nelle vicende della vita, di andare a prender consiglio dalla propria [p. 3 modifica] madre? Come sarebbe caro a tutti il poter sentire, nelle aspre lotte della vita e nelle avversità della fortuna, la voce consolatrice e incoraggiante di colei a cui si deve la vita!

E qual figlio può rispondere con un rifiuto al giusto volere di sua madre? Coriolano che, per vendetta, aveva commessa la nefanda azione di portare le armi contro la propria patria, non sa resistere ai giusti rimproveri dell’amata genitrice e s’allontana da Roma placato e pentito.

Nè l’influenza dell’amore e del volere materno cessa con la morte di lei. Noi portiamo scolpiti in noi i suoi avvertimenti e i suoi consigli e ci par di sentir sempre, anche dalla tomba, la sua voce d’amore e d’ammaestramento. Spesso il nostro pensiero ricorre a lei, e facciamo o non facciamo certe cose, secondo il ricordo della volontà di lei, il quale si affaccia alla nostra mente.

Chi è che, avendo avuto la grande sventura di perdere la propria madre, e, volendo onorarne degnamente la memoria, non s’è astenuto dal compiere certi atti, da lei vietati quand’era in vita, per compierne altri, da lei permessi o a lei graditi? Quante volte avrà detto: non farò o farò questa cosa per memoria di mia madre!

E questa grande influenza dell’amore materno nelle nostre azioni dipende dal fatto che tutti ricordiamo sempre le sue cure affettuose per allevarci, le sue privazioni per non farci mancare nulla, la sua vita di continui sacrifizi per il nostro bene, per allontanarci da ogni male, per farci crescere buoni e virtuosi. Oh l’amore materno! Di che cosa non è capace? Ben a [p. 4 modifica]ragione il Giusti fa dire ad una madre che veglia il suo bambino dormente:

«Nessun mai t’amerà dell‘amor mio!».

Dopo la madre, la donna che esercita una grande influenza sull’animo dell’uomo è la sposa, la quale, come dice giustamente il Michelet, s’eleva a madre dell’uomo che la scelse per compagna. Infatti, col suo affetto gentile, con la dolcezza de’ suoi modi, con la sua vita di abnegazione pel bene della famiglia, essa diventa l’idolo del marito e ne padroneggia l’animo, sino a spingerlo talvolta a fare azioni che contrastano con le opinioni di lui.

E ciò è naturale. Chi potrebbe resistere alle giuste preghiere della diletta compagna della sua vita? Ella non vive che per il marito e per i figli; e il suo amore, tenero e costante, merita di essere contraccambiato pure con qualche sacrifizio.

Ma la sposa affezionata si astiene dal chiedere al marito cosa che non sia ragionevole, giusta e necessaria, perchè essa si sente onorata delle virtù, della dignità e del prestigio di lui. Essa cerca d’indovinare i desideri del marito, di temperarne dolcemente i difetti, di correggere i propri per evitare gli alterchi, e di dar prove continue di quella gentilezza d’animo, che giova molto ad accrescere la stima. Così la sposa diventa l’ispiratrice dei nobili sentimenti del marito, come è sempre la confortatrice dei dolori di lui. Spesso l’uomo, nelle sue gravi occupazioni, nelle lotte quotidiane per la vita, nelle contrarietà che gli [p. 5 modifica]attraversano la via da percorrere, prova grandi dispiaceri, ed ha l’animo inquieto e agitato. Allora egli trova conforto nell’amore della sua compagna, che, accorgendosi subito delle eccezionali condizioni dell’animo di lui, lo consola e, con la bontà del cuore e la dolcezza del carattere, facendo forza anche a sè stessa (giacchè ella non può non sentire per riflesso gli stessi dolori del marito), gli mostra che le avversità non sono gravi, gl’ispira sentimenti di perdono, anzichè d’ira, e gli apre l’animo alla speranza.

Così la sposa affezionata e gentile, riuscendo a dominare la propria volontà, influisce beneficamente anche su quella del marito e la dirige al bene proprio e della famiglia; così con la mitezza e l’indulgenza del carattere, diventa per lui, nelle sventure, dolce consolatrice e ispiratrice di rare virtù.

Anche come figlia e sorella può la donna esercitare una benefica influenza sulla pace, sulla serenità, sulla gioia dell’ambiente domestico. La giovanetta buona e pia è, nella casa paterna, conforto e sollievo ai genitori e ispira loro santi propositi pel bene della famiglia. Nè è raro il caso che una giovanetta del volgo, ingentilita e educata per mezzo della scuola, riesca a migliorare indirettamente, col suo esempio, l’animo rozzo e ignorante dei genitori.

Ai proprî fratelli la giovinetta seria e buona è esempio di dolcezza e di virtù e rafforza in essi, rende più saldo l’amore della famiglia. Con l’indole mite e rassegnata, con gli atti gentili, con la dolce e [p. 6 modifica]persuasiva parola, con le amorevoli cure, che vanno sino al sacrifizio nei casi di malattia, ella ispira nei fratelli un sentimento di rispetto spontaneo per lei, il quale li spinge a buoni propositi e a nobili azioni per contraccambiarne l’amore o per farle cosa gradita. Talvolta basta la sola sua presenza per mitigare nei fratelli i dolori, per distruggere le nascenti gelosie, per allontanare dal loro animo i cattivi propositi.

Non v'è amore più puro e più delicato di quello tra fratello e sorella, il quale comincia fin dalla tenera età, nella gioia degli affetti domestici, fra le abitudini della vita in comune, nella comunanza delle carezze materne. «Ti chiamerò col dolce nome di sorella», dice il poeta alla donna de’ suoi pensieri, da lui elevata all’altezza ideale di ispiratrice e signora della sua mente.,

Ma anche fuori dell’ambiente domestico la donna esercita grande influenza sulle azioni umane. Infatti quanta non ne esercita la maestra, al cui ufficio si dedicano comunemente le donne che vogliono esercitare una professione? Educando l’altrui prole, essa ha modo di mostrare le sue più belle doti naturali, la pazienza, la gentilezza, il vivo amore per l’umanità, e può compiere questo nobile ufficio con zelo e abnegazione, migliorando la mente e il cuore delle sue allieve, ingentilendone i costumi, stimolandole continuamente a fare il bene e mostrando loro, in sè stessa, l’esempio della vita seria e dignitosa e dei puri e nobili sentimenti.

E non è grande l’influenza che esercita sugli animi eletti la donna che s’avvicina all’ideale che ne ha [p. 7 modifica]concepito la mente umana? Non fu la donna che ispirò tante divine creazioni artistiche? Quelle celesti creature che si chiamano Beatrice, Laura, Eleonora, Lucia, nacquero nella mente di Dante, del Petrarca, del Tasso e del Manzoni dalla vista di donne viventi, che colpirono la loro fantasia poetica.

Nè solo i poeti ha ispirato la donna col fascino della bellezza o della bontà: pittori e scultori l’hanno divinizzata, raffigurandola come vergine angelica, madre divina, sposa celeste, martire sublime, eroina dell’umanità, dea della giustizia, della carità, della fama, della gloria, ecc. Drammaturghi e tragediografi, analizzando le rare qualità dell’animo di lei, gentile e appassionato, hanno creato tipi ideali di donne, che, rappresentati con arte sulla scena, entusiasmano, rapiscono l’animo degli spettatori, come le protagoniste dei capolavori del Dumas, del Sardou, del Marenco, dell’Alfieri, ecc. La donna ha sempre ispirato le più sublimi creazioni artistiche.

Spesso l’opera della donna ha influito potentemente sulla vita e sugli ordinamenti dei popoli. Le donne sabine, intervenendo nella lotta fra i loro parenti e i Romani, la fecero cessare con le preghiere e riuscirono a far congiungere due popoli in uno solo. La virtù di Lucrezia, che si uccise per non sopravvivere al disonore dell’oltraggio fattole dal figlio di Tarquinio il Superbo, spinse il popolo romano a cacciare il tiranno. La grande Cornelia mostrò, col suo esempio, alle matrone romane che l’educazione dei figli pel bene [p. 8 modifica]della patria dev’essere il primo pensiero d’una madre. E questo avveniva in tempi pagani, quando la donna, considerata come schiava dell’uomo, era esclusa dalla società civile e obbligata a occuparsi solo degli affari domestici.

Il Cristianesimo, nobilitando, santificando l’ufficio di madre, rigenerò la donna, che, congiunta all’uomo dall'amore e non dalla tirannia, potè esplicare liberamente i pregi del suo cuore e sedere regina al focolare domestico, influendo potentemente sull’animo dei figli, del marito e dei fratelli per la rapida diffusione della nuova religione. E allora sant’Elena innalzò la croce di Cristo sulle rovine di Gerusalemme e indusse il figlio, l’imperatore Costantino il Grande, a dichiarare il Cristianesimo religione dello Stato.

Nei tempi di mezzo nuovi tentativi si fecero per avvilire e asservire la donna; ma la castellana, chiusa nell’inaccessibile rocca, ispirò il canto del trovatore, e la nobil donna animò il braccio del cavaliere del medio evo, che fu felice di poter morire col nome della donna del suo cuore sulle labbra. Le donne, accusate di debolezza e di ignoranza dai guerrieri di quel tempo, compirono, con le rare qualità del loro i cuore, il miracolo d’ingentilire talmente l’animo di essi, che diventarono cavalieri pronti ad impugnar sempre le armi per la tutela della donna e per la difesa dei deboli.

Ma la donna fu ingiustamente accusata di debolezza, perchè, se non ebbe mai la forza fisica pari a quella dell'uomo, per effetto della sua speciale costituzione organica, non le mancò, nei gravi pericoli, la forza morale necessaria, che sostituì o accrebbe quella fisica. [p. 9 modifica] Anna dei Landi anima colle sue parole l’avvilito guerriero anconitano e lo spinge contro il nemico, e Stamura, in mezzo ad una pioggia di dardi nemici, incendia le macchine guerresche che dànno l’assalto alla città. Cinzica dei Sismondi infiamma col suo coraggio gli atterriti pisani e libera la patria dalle mani dei Saraceni, e Caterina Segurana, alla testa de’ suoi concittadini, respinge l’assalto dei Turchi alla città di Nizza e impedisce che se ne impadroniscano.

Nei tempi moderni, la donna ha mostrato che il suo ingegno, coltivato e educato, sa elevarsi nelle più alte sfere dell’arte, ed è superfluo citare il nome di tante illustri, che, nella letteratura specialmente, hanno reso celebre il loro nome. Per l’indipendenza e la libertà della patria la donna ha mostrato di quale efficacia sia l’opera sua; e basta citare, per tutte le madri italiane, il nome venerato di Adelaide Cairoli. «Non vi è apostolo e martire di una santa causa — dice il De Amicis — a cui non abbia dato un soffio dell’anima sua o una fidanzata valorosa o una sposa eroica o una madre grande».

Nell’ultima gloriosa e santa guerra nazionale per la liberazione delle terre italiane soggette all’Austria, la donna ha saputo ben disimpegnare, nelle officine, nelle industrie, negli uffici pubblici, ecc. l’opera dell’uomo, venuta meno per la chiamata alle armi, ed ha dato prova di grande patriottismo incoraggiando alla guerra e sopportando con fortezza e rassegnazione il profondo dolore della perdita dei figli, dei fratelli, dei genitori, periti nell’immane conflitto. Così essa ha contribuito efficacemente alla vittoria e alla grandezza della patria. [p. 10 modifica]In ogni tempo l’opera della donna ha influito potentemente sulle azioni umane e sulla vita dei popoli e «al dolce raggio delle sue pupille» perfino «il ferro e il fuoco domar fu dato»1. E fa maraviglia. che non pensino a ciò coloro che oggi, in tempi di grande libertà, parlando dell’emancipazione della donna, non riconoscono che essa impera sovrana nel regno domestico, facendo sentire intorno la sua influenza, che si estende indirettamente su tutta la vita sociale.

Ma ben ne son convinti coloro che comprendono quanto sia importante l’apertura delle scuole e degl’istituti per l’educazione femminile. Ben ne son convinti i padri di famiglia, che, mentre prima ritenevano sufficiente per le loro figliuole un po’ di leggere, scrivere e far di conti, insieme con i lavori donneschi, ora desiderano per esse una maggiore istruzione, e lo prova il fatto che le scuole elementari, complementari e normali femminili sono sempre insufficienti al bisogno.

Senza ricorrere ad altri argomenti e senza far lusso di autorevoli citazioni, che in questo caso mi sembrano inopportune, credo di poter affermare che, essendo grande e a tutti manifesta l’influenza esercitata dalla donna nella società umana e nel progresso della civiltà, bisogna dare la più grande importanza alla educazione di lei. Potremo osservare che talvolta l’influenza della donna si esercita nel male, anziché nel bene, perchè può essere, come dice la signora Cordelia, profumo che [p. 11 modifica]imbalsama o miasma che avvelena, raggio che avviva e consola oppure fiamma che abbrucia e distrugge. Difatti certi atti di debolezza, di odio, di gelosia, di vendetta degli uomini, e anche certi brutti reati sono talvolta ispirati dalla donna, dalla qual cosa ha avuto origine il motto cherchez la femme; ma ciò rende più necessaria una maggior cura dell’educazione di lei, secondo la sua indole, il suo carattere, le sue tendenze, la sua missione.

Potremo pure osservare che l’educazione della donna è molto ardua, e il Tommaseo scrisse: «Difficile educare il cuore di una donna. Chiunque vi si accinge dovrebbe tremar di sè stesso...». Ma quanto più gravi sono le difficoltà, tanto maggiori debbono essere le cure per vincerle.

L’educazione della donna è difficile, perchè grande e delicata è la sua missione. Come figlia, vogliamo che sia gentilezza, sorriso, gioia della casa; come sorella, ispiratrice di generosi e nobili sentimenti ai fratelli; come sposa, la dolce e affettuosa compagna dell’uomo, conservatrice di alti sentimenti e di virtuose abitudini; come madre, la maestra esemplare e costante, l’ispiratrice di ogni virtù e di ogni nobile ideale nei figli. Ebbene, l’educazione di chi deve compiere questa difficile, delicata e alta missione sociale deve essere circondata dalle maggiori cure.

Vediamo intanto quello che si fa in Italia per l’educazione della donna e se è adeguato alla missione che essa deve compiere nella società moderna.



  1. Leopardi