La Cortigiana (1525)/Atto primo/Scena prima

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Atto primo
Scena prima

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Atto primo Atto primo - Scena seconda

Messer Maco, padrone, el Sanese suo famiglio.

Messer Maco
Per certo che Roma è capus mundi e se io non ce veniva...
Sanese
Il pan muffava.
Messer Maco
Cacava io dico, ché mai l’arei creduto che la fussi bella a millanta miglia come è bella Siena.
Sanese
O non ve dicevo io che Roma era un poco piú bella e piú grande che Siena, e voi diciavate: non! E a Siena c’è lo Studio, c’è’ Dottori, fonte Branda, fonte Beccia, la piazza, la guardia, si fa la caccia del toro, e’ carri, con ceri e pimpinelli e mille gentilezze per mezzo agosto: a Siena ci si fanno e’ marzapani, e’ bericuocoli a centinaia, e ci vuol ben l’imperadore e tutto il mondo, fòr che i fiorentini.
Messer Maco
Tu mi dicevi el vero, mi dicevi! A Siena non ci sono sí ben vestiti gli òmini a cavallo, con il famiglio. Oh, che magnificenzia!
Sanese
State cheto, uno picchio favella.
Messer Maco
Papagallo volesti dire, che ti venga il grosso.
Sanese
Io dico picchio e non papagallo.
Messer Maco
E io dico papagallo, e non picchio.
Sanese
Padrone, voi siate una bestia, perdonatime, ché gli è un de quelli che vostro avolo comperò tre lire e mandòlo a Corsignano, e non fu esso, cosí disse il Morgante.
Messer Maco
Il Morgante, Sanese, ci voleva male, e io n’ho monstro all’orefice ottonaio una penna, e dice ch’ella è di papagallo, e ben fine.
Sanese
Padrone, voi non cognoscete li ucelli.
Messer Maco
Al tuo dispetto li cognosco.
Sanese
Non vi adirate!
Messer Maco
Mi voglio adirare, mi voglio, e voglio essere obedito, stimato e creduto.
Sanese
Io vi estimo piú ch’un ducato, v’obedisco da servitore e credo come a messer Maco.
Messer Maco
Io ti perdono, e basta.