La Miscellanea chiaravallense e il Libro dei Prati di Chiaravalle/Libro dei Prati di Chiaravalle

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Libro dei Prati di Chiaravalle

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La Miscellanea chiaravallense
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IL LIBRO DEI PRATI DI CHIARA VALLE.


È questo il titolo del secondo de’ miei codici. Dico miei, così per dire; perchè se il primo appartiene alla Braidense, il secondo appartiene al nostro Archivio di Stato, nascosto e come smarrito, sottile com’è e di piccolo formato, tra le pergamene della cartella segnata Corporazioni Religiose. Pergamene. Chiaravalle. 33.

E un codicetto cartaceo in-16, di non più di cinquantasei fogli numerati nel retto, più due segnati A e B, dei quali una larga metà è in bianco: è legato in pergamena e porta esternamente, in carattere corsivo, di mano del secolo XVII, il titolo surriferito con la data 1578, e in bel gotico grande: Libro de Prati.

Il titolo e la data avvertono subito che, se il libro è piccolo, non piccola può esserne l’importanza per la storia della praticultura dei nostri paesi, là dove essa rappresenta un ramo tanto importante della nostra agricoltura in genere.

La materia, e con essa l’interesse, nonché l’autore, o meglio gli autori del libro sono dati dal pieno titolo, che sta nel retto del foglio segnato (a tergo) A: «Libro deli prati del monastero di Chiaravalle — Il nome, la forma, la misura li — Confini, il Sito de qual aqua si adaquino — a che tempo et le hore che — gli tocha a tenire detta — aqua. fatto per il p. — Don Silverio de — Massaioli e Fra — Benedetto di Blachi da — Parma — Et Gio. Battista di l’omasi (sic) Fattore — 1578. — Ci incontriamo adunque un’altra volta col buon converso Fra Benedetto da Parma, nell’atto che reclama formalmente e incontestabilmente la sua parte di paternità in quest’altro opuscolo, che nessuno, ch’io sappia, finora sapeva di dovergli riconoscere.

Non parlano del Libro de" 1 Prati, né le Antichità Longobardicomi/ anesi, dove pure la dissertazione terzadecima (Voi. II, pagina 133 segg.) è tutta «sulla coltura delle campagne, e [p. 45 modifica]sull’irrigazione de’ prati promossa ed estesa dai Monaci di Chiaravalle»; né la «Memoria storica ed economica sull’irrigazione de’ prati nel Milanese di un Monaco Cisterciese presentata alla Società patriotica e letta nella Sessione de’ 9 gennaio 1784» {Atti della Società Patriotica di Milano, voi. II, 1789, p. 210 segg.), dalla quale è evidentemente tratta per via di compendio quella delle Antichità.

Il titolo testé recato e tutto il codice (tranne il foglio 50 l’), sono di una sol mano, e questa di verso la fine del secolo XVI.

Il fatto che la stessa mano ritorna in un altro interessantissimo codicetto chiaravallese (del quale spero dar notizia di qui a non molto), in tutto rispondente alle attitudini ed ai gusti di fra Benedetto, mi inclina molto a credere che il Libro de’ Prati non sia altro che un suo autografo. Forse appunto le sue attitudini e i suoi gusti già noti lo avevano fatto entrare come redattore nella triade autrice del Libro; nella quale il Fattore Gio. Battista di Vomasi (forse Lomazzo) è evidentemente il tecnico della compagnia, mentre il P. Don Silverio Massaioli o Massaroli1, monaco di coro, può rappresentare l’alta direzione.

Così il piccolo Libro de’ Prati ci si presenta come il lavoro collettivo di una specie di commissione, che par scelta apposta per procurargli il credito e l’importanza di un testo ufficiale ed autentico.

I fogli B e 1-20 contengono ciascuno due piccole mappe a penna dei diversi prati, (il foglio A non ne ha che una nel verso, il foglio 2 1 una nel retto) accompagnate da breve testo esplicativo: la denominazione del prato, il perticato, l’acqua di cui gode, il giorno, le ore, i confini.

Nel foglio 50 l’una mano del sec. XVIII poneva una nota «Per l’acqua della Roggia di mezzo», II foglio 55’ contiene l’elenco delle «Boche di Aque che son sopra la Vitabia da Milano»: ce né una del signor Gio. Antonio (*j [p. 46 modifica]Maggio, dei Canonici di S. Nazaro, di S. Ambrogio, di Chiararalle, torse due dei signori Taverna, due del Luogo Pio della Misericordia, ben quattro «dil Cardinale»: il foglio 56’ reca poche norme generali per la divisione delle ore d’acqua.

Per quanto la notizia dell’interessante libretto sia breve, non vedo ragione di allungarla.

Due sole parole aggiungo. La prima è per risuscitare la memoria del più antico e più completo elogio, che il Rusca (l. c., pag. 48.) testimonio oculare, faceva del buon F. Benedetto, elogio che aggiunge qualche notizia a quelle che di lui ho dato, che spiega e accredita vieppiù la sua parte nel Libro de’ Prati, e torna insieme a lode dei Conversi di Chiaravalle: «Come fece un Fra Bernardo Converso che sempre (ancor che decrepito) levò di mezza notte a fare oratione uella Chiesa. Così faceva Fra Benedetto Blachi Parmeggiano, che mai una volta il viddi turbato, ne otioso, et prontissimo a servir tutti, et chiamato da chi si voglia subito si moveva, et tralasciava ogni cosa, lasciò la mortale spoglia l’anno 1601 con età di 75 anni, il giorno di San Martino in questo Monasterio, che perse assai, poi prattichissimo era delle scritture et ragioni sue».

La seconda parola è per dire che quel magno Registro degli strumenti antichi, che nel mio articolo sul P. Bonomi2 dicevo di non aver saputo trovare nel nostro Archivio di Stato, ora è trovato3. È un grande volume di m. 0.39 X 0.855> con 211 pagine di buona pergamena numerate dal P. Bonomi stesso. Il volume è coperto di cartone ed ha per titolo: «Registro delli Istromenti antichi spettanti alle possessioni del Monastero di Chiaravalle» con la giunta del Bonomi: «MLX fino all’MCCCXII vedasi la pag. 191 a la pag. 48». E a pag. 191 l’istesso P. Bonomi redigeva una «Instrumentorum series juxta ordinem chronologicum», che finisce appunto con un documento del 131 2 assegnato [p. 47 modifica]alla p. 48; come sul verso del cartone aveva scritto un indice sommario secondo l’ordine alfabetico dei nomi delle possessioni, colla nota: «A questo testimonio dell’attenzione de’ nostri maggiori mancano in oggi otto fogli dopo la p. 32 ed altri otto dopo la p. 128».

E basta davvero, forse v’è chi dice che è anche di troppo, per una semplice notizia di documenti, che rappresentano per me cortesi profferte d’amicizia, o fortunati incontri nel corso di ricerche dirette ed altra meta. Tacerne mi sarebbe parsa imperdonabile negligenza; della notizia datane mi stimerò larghissimamente ripagato, se altri potrà trarne un solo lume, un solo punto di confronto per la storia minuta e particolareggiata delle nostre regioni; che anzi oso allietarmi della speranza di utilità anche maggiore che altri possa trarre da queste notizie. Come le linee risultano di punti, così gli stessi grandi lineamenti storici di un’epoca e di un paese non ponno darsi colla maggior verità ed efficacia, se non da chi ha in vista il maggior numero di particolari, e sa fonderli in sintesi luminosa e vitale riducendoli alle cause dalle quali procedono e alle leggi che li governano.

  1. Dico Massaroli, perchè un.V. Silverius de Massarolis è registrato nel Catalogo della Miscellanea (pag. 9) sotto la data 2$ Julii ij6j. Nel suaccennato codicetto poi un D. Silverio figura come presente a Chiaravalle dall’anno 1570 al 1598; e un K. I-mcdetto dal 1558 fino al 1601, salvo l’intervallo 15 62-1 565. Forse in quest’intervallo F. Benedetto fu nel monastero di S. Ambrogio, e in tal caso sarebbero salvi l’Ughclli e il Maz7uchelli dall’errore accennato sopra (v. pag. 12).
  2. Arch. Stor. Lomb., 30 giugno 1895, p. 523
  3. Ne va ringraziata l’attenzione del signor Boggiano Emilio, altro degli Ufficiali dell’Archivio di Stato, che leggendo il mio articolo si ricordava d’aver veduto il Registro in un armadio della Segreteria; ora si trova al suo posto, nel Fondo T{eligione colle altre carte di Chiaravalle. Quello citato e usato dal Caffi (1. e, p. 18 seg.) non è che quello da me descritto nello stesso articolo (p. 322, nota 1).