La cieca di Sorrento/Parte terza/V

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V. La nonna

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V.


la nonna.


Alla fine della prima parte di questo racconto, lasciammo Gaetano Pisani, rendutosi padrone del tesoro dell’avaro Tommaso Basileo, allontanarsi dalla costui dimora in via borgo Loreto, e dappoi che questi ebbe vanamente tentato di assassinarlo con un colpo d’arma a fuoco. Però ci è mestieri rivolgerci addietro per seguitarlo ne’ pochi anni che precedono la sua comparsa sott’altro nome nella villa Rionero a Sorrento.

Gaetano, strettasi sotto al braccio la preziosa cassettina, funesto retaggio del delitto paterno, s’incamminò di buon passo a casa sua... Sentiasi, camminando, tremar le membra per ignota commozione di una gioia direm quasi [p. 130 modifica]febbrile e penosa: gittava intorno a sè lo sguardo sospettoso ad un tempo ed altiero, perocchè ora egli era ricco... e per conseguenza forte e potente, chè la fortezza e la potenza dell’uomo in società non sono riposte che nell’oro. Quel cassettino riverberava, attraverso il suo massiccio coperchio, una luce di sangue nel cervello di Gaetano. I gioielli ch’eran quivi rinchiusi luccicavano nella sua fantasia e raccendevano... l’incendiavano.

Per le oscure, anguste e dirute gradinate della sua abitazione egli andava a onde, e sbattendosi tra le mura quasi ebbro; e quando fu sul pianerottolo dinanzi alla sua porta, guardò rapidamente attorno, situò a terra il cassettino, lo aprì... senti il sangue dargli un tuffo sul capo.

Quell’oro e que’ gioielli gli abbagliaron la vista... cavò in fretta un oggetto di là dentro, e richiuse subitamente il suo tesoro... L’oggetto che avea tratto era uno spillone con in testa un brillante.

Fatto ciò, per la prima volta da che ritiravasi nella propria dimora, dette una violenta scampanellata.

La vecchia nonna fece un balzo sulla sua sedia secolare, e sclamò: Gesù e Maria! Chi sarà mai!

Debbe avvertirsi che l’ora consueta del pranzo di Gaetano era già da oltre un paio d’ore trascorsa; il che aveva messo la vecchia in una indicibile inquietudine, non sapendo a che attribuire lo straordinario indugio: data si era [p. 131 modifica]quindi a biasciar paternostri nella fede che questi affrettato avrebbero il ritorno di suo nipote; e quel macchinale movimento delle labbra, scompagnato dalla corrispondenza del pensiero, allettò a poco a poco al sonno gli occhi stanchi e deboli di lei... Eppur, con gli occhi chiusi e in quello stato di cascaggine, ella digrumava tuttavia le sue preci, se non che questa volta il capo si era messo nella partita abbassandosi frequentemente e compromettendo non poche volte l’equilibrio del suo sedere.

Si addormentò finalmente... ma di quel sonno leggiero degli ottogenarii.... che addimandare potrebbesi piuttosto una mancanza di vita, anzichè un riposo del corpo...

Il capo della buona vecchia era interamente sparito, per essersi tutto rannicchiato sul petto... La scampanellata il fece dunque alzare come per virtù di una molla... profferì quella esclamazione che abbiam detta, e stette in billico se dovesse o no aprir la porta, perciocchè non mai Gaetano avea suonato in quel modo, Per avventura le venne anche ricordato che avea lasciati sul fuoco i fagioli sgranati, pranzo del nipote... Si mosse ella dunque da su la sedia, rimescolò da fondo in cima la pignatta, per esser sicura che non si era bruciato il pranzo... e andò alla porta.

— Chi è? dimandò con la più ferma voce che potè raccogliere.

— Apri, nonna, son io, rispose di fuora Gaetano.

La vecchia mandò un sospirone, e sclamò: [p. 132 modifica]

— Sia lodata la Madonna Annunziata! Ero certa che mi avrebbe intesa!

Notiamo, a guisa di parentesi, che la buona vecchia era in particolar modo divota a questa Madonna, della quale il disgraziato suo figliuolo portava il nome.

La porta fu aperta immutitinente... Gaetano si cacciò nell’unica stanza, e richiuse in fretta la porta.

— Buon dì, figliuol mio, e ch’è stato che vieni a quest’ora? Che è questo che porti sotto al braccio?... O san Gaetano! tu hai una cera... non so come...

— Niente... niente, nonna...

— E questo cassettino?...

— Non è mio, nonna .... debbo consegnarlo tra giorni... l’è un deposito che ho ricevuto.

— Un deposito! Bravo, figliuol mio; segno che hanno fiducia in te. Iddio ti benedica! Ponilo qui, a capo del mio letto... O santa Vergine, che paura avrò a star sola fintanto che questo deposito è con noi! Corrono tanti ladri! Oh! che ho detto!!

La vecchia rimase immobile. Le sue labbra si mossero, ed ella volse al cielo i suoi occhi. Quella parola ricordato le avea del figliuolo...

Gaetano non vi badò più che tanto.

— Nonna, dammi un cantuccio di pane... ho fame... debbo uscire immantinente...

— Oh!... così presto... e giusto stammattina che ti ho fatto i fagioli che tanto ti piacciono!. Mi sono costati sei giorni di economia [p. 133 modifica]sulla spesa... capisci! Ho risecato un tornese al giorno per farti questa mane una sorpresa... Ma già... hai corso un brutto pericolo... Guarda... poc’altro tempo che tardavi... addio fagioli, perchè sarebbe andato in fumo ogni cosa! La Madonna non lo ha permesso... va... siediti, e pranza in grazia di Dio: io ho mangiato i miei, ed ho fatto un peccato di gola, perchè doveva aspettare il tuo ritorno per mangiarmeli teco... tu perdonerai, n’è vero? Io sono una povera vecchiarella, e soffro quando passa mezzodì.

Una lagrima comparve negli occhi di Gaetano... Ei si sentia commosso nel profondo dell’anima. Tanta virtù ed abnegazione congiunte a tanta miseria!

Ed una tal donna avea tanto sofferto in sua vita!!

— Povera nonna! le disse, ottima donna!.. ma ormai racconsolati... avremo giorni migliori.

— Che intendi dire, Gaetano?

Tal dimanda rivolgeagli la vecchia, mettendo sovra un tavolo una succida tovaglietta, e su questa un boccal d’acqua, un cucchiaio dì legno ed un piattellino di creta.

Gaetano si era seduto per mangiare.

— Intendo dire... che la è questa l’ultima volta ch’io mi seggo a cotal mensa... Domani pranzeremo con posate d’argento, con cristalli e biancheria delle Fiandre.

La nonna, che spensieratamente stava occupata a versare i fagioli nel piattellino tenendo [p. 134 modifica]due manichi della pignatta con un canavaccio per non iscottarsi le mani, rimase a metà dell’opera, e sorpresa levò il capo a guardare il figlio di suo figlio.

Sei matto neh!.. Che e quello che dici? Hai preso un terno al lotto?

_ Ti dico, nonna, che la nostra miseria è finita; or potremo anche noi gozzovigliare a uffa; ormai godremo anche noi d’un poco di ben di Dio.

La nonna fece un atto d’impaziente credulità, versò nel piattellino tutto il contenuto della pignatta, ed esclamò:

To! sono pure scema di senno a darti retta!

— Nonna, tel dico nel miglior senno del mondo... la nostra miseria è finita.

Il volto di Gaetano era troppo serio e commosso per poter supporre che avesse avuto il talento di celiare... La donna il guardò negli occhi qualche pezza, e stette come trasognata. Gaetano divinò il pensiere della vecchia e si affrettò a dirle:

Non temere, nonna mia, non ho commesso nessuna cattiva azione... almeno... io personalmente... Ma sarò ricco, sarò ricco!.

Ma di’... parla, non farmi stare sulle braci; diciframi questo enigma... Come, quando, in che modo sarai ricco?.. Com’è finita la nosta miseria!!

Per ora non posso dirti nulla, nonna mia. Non ho un momento da perdere... e debbo [p. 135 modifica]uscire... e debbo esser di ritorno a casa pria che cada la sera... Queste maledette strade pullulano di ladri, ed io porterò danaro... molto danaro addosso... Ti raccomando di non aprir a nessuno. Abbiamo in casa un tesoro... capisci!, un tesoro!.. Addio... tra un’ora ritorno... Sta allegra, nonna, sta allegra... la nostra miseria è finita...

Ciò dicendo, avanzavasi verso la porta per uscire, quando ritornò indietro.

— Ah!. mi dimenticavo il meglio... Se venisse il principale, notar Basileo... non aprirai... intendi bene?... non aprirai per prieghi o minacce che ei ti farebbe...

Gaetano uscì tirando dietro a la porta con gran fracasso.

La vecchia restò come se avesse ricevuto sul capo un violento colpo di mazza... Rimase qualche minuto immobile, nel medesimo posto dove l’avea lasciata il nipote... Una spaventevol convulsione d’idee ribolliva nella sua mente... quasi uno sciame d’insetti alati che si aggirano intorno al capo di un uomo, senza che questi giugner possa ad afferrarne un solo...

Lo sguardo della vecchia era fisso sul cassettino, il quale andava già prendendo ai suoi occhi proporzioni fantastiche... quando un oggetto, cui nel disordine delle idee non aveva fatto attenzione, la colpì come un lampo... e le fece balzare il cuore... era la piccola chiave del cassettino che Gaetano, per la fretta di richiuderlo, avea dimenticata nella toppa.

La donna si mosse verso quell’arnese che [p. 136 modifica]l’attirava come calamita... accostò le tremanti dita al chiavettino, gli diede una giravolta... ma non aprì, che sembravale peccar di curiosità e profanare il deposito consegnato a Gaetano... Ma le costui parole: Abbiamo in casa un tesoro... le davano la vertigine... il capogiro... e le grinze dita affatto non si scostavano dalla chiave...

Il demone della curiosità la vinse sulla delicatezza dell’anima di quella vecchia... Il cassettino fu aperto...

La nonna fu costretta sostenersi sul letto, imperocchè un lampo partì da quelle gemme ivi rinchiuse, e le strisciò su gli occhi una luce vivissima... un fuoco brillante... Prestamente però si rimise... e diedesi con avidi occhi a ragguardar là dentro... Ella tremava a verghe come per freddo acutissimo, dappoichè le corse al pensiero, per rapporto d’idee, il misfatto atroce di Nunzio suo figlio, per lo quale fu dannato a morte... Tutta la storia del delitto era noto alla madre di Nunzio, ed anche il nome della costui vittima; ma giammai non avea rivelato ciò ai figliuoli di suo figlio, i quali sapean soltanto che un delitto, un furto, un assassinio era stato commesso dal loro genitore, onde dal patibolo cadde la testa di lui; ma avean ignorato sempre la maniera del misfatto ed il nome della vittima.

E quando vennero in Napoli, per una invincibile ripugnanza, avean sempre schivato d’indagare i particolari del paterno misfatto.

La nonna non si tenne contenta di [p. 137 modifica]riguardare, ma cacciò le due mani tra quegli splendori e diedesi a esaminarli un per uno. La lividezza intanto del suo viso era estrema, però che era certa oramai che uno di quei gioielli era stato involato da Gaetano. Non aveva egli detto che avrebbe portato a casa danaro... e molto danaro? Che d’ora in poi la miseria... sarebbe sparita?... Nel capo della vecchia trottava un’idea infernale... ladro come Nunzio! come suo padre! Egli!... Gaetano!... con tanti studii!!! Egli; nel cuor del quale ella avea cercato di spargere il seme d’incorruttibil virtù!.. Disonorato forse!... infamato!!

Intorno agli occhi della vecchia era comparso un cerchio di sangue... ella non piangea, ma sentiasi ardere gli occhi... e non ristava dal guardare... e dall’esaminar una per una quelle gioie...

Ad un tratto... i pochi capelli bianchi che avea pendenti sulla fronte... sembran drizzarsi... sotto un sudore di morte... Uno spasimo convulsivo la investe... le sue labbra si agitano... mormorano indistinte e sconnesse parole... e cade sul letto... mettendo un singulto... corto... profondo...

Sul fermaglio di un braccialetto erano poste a rilievo queste tre iniziali: A. R. S.

La madre di Nunzio aveva letto il nome della vittima di suo figlio!!

Poco stante, la serenità era tornata sulle sembianze della vecchia... ma le sue labbra erano immobili come le fronde d’un albero nei deserti infuocati... I suoi occhi erano [p. 138 modifica]socchiusi... quasi velati. Al veder quelle fattezze, d’onde era scomparso ogni segno di torbido e angoscioso pensiero, avresti esclamato con Lamartine:

«Dors-tu? Réveille-toi, mère de notre père:
«D’ordinaire en dormant ta bouche remuait,
«Car ton sornmeil alors ressemble a la prière
«Mais ce soir ori dirait la madonne de pierre;
«Ta lèvre est immobile, et ton souffle muet.

Passata era un’ora... Già la luce si perdeva in quella camera... trista... e solitaria... Erano le ventitrè ore italiane.

Il campanello risuonò forte e vibrato... E questa volta la nonna non balzò dalla sua sonnolenza!

Il campanello suonò un’altra volta... e più forte ancora... e poi un’altra... ma terza... una quarta... e una quinta volta!

Scorsero due o tre minuti di silenzio, e quindi di bel nuovo il campanello, e dopo il tintinnio la voce maschia e impaziente di Gaetano:

— Nonna... apri... Nonna... che diavolo! Hai il sonno duro quest’oggi!

Poichè due o tre altre volte ebbe così gridarto e scampanellato, Gaetano fu preso da orrendo pensiero... La porta non mostrava esser tocca menomamente... ma pure... ei non sapea spiegarsi che cosa fosse avvenuto nella sua camera... facea mille congetture... mille pensieri... mille paure lo assalivano. [p. 139 modifica]

Era per altro necessità che si fosse appigliato ad un partito per entrare in casa sua, mentre il pensiero del tesoro che vi aveva lasciato, e l’idea di qualche assassinio sulla persona di sua nonna gli davano cruccio e spasimo d’infernale impazienza.

Fermò alla fine di sforzar egli solo la porta... imperocchè, traendo seco un saccheto di denaro, e con quel cassettino in casa, non volea dar sospetti ad alcuno... Arduissima era l’impresa e tale che gli sembrò in principio inutile il tentarla... ma si avvide bentosto che la porta era chiusa appena dal solo lucchetto... chè, nello stupore onde la nonna era stata presa quando Gaetano fu uscito, dimenticato avea di cacciarvi dietro la grossa sbarra di legno.

Uri supremo sforzo potea tentarsi... e Gaetano il tentò...

La porta era discosta solo due palmi dal muro del pianerottolo... Gaetano appoggiò la schiena al muro, ed i piedi alla porta, e con tutta la forza di cui eran capaci i suoi muscoli, diedesi a premerla...

Dopo qualche minuto... la porta spalancata si apriva... il lucchetto era fracassato.

Gaetano entrò...

Il cassettino era dischiuso... e scoverto... Egli si cacciò subitamente le mani in saccoccia e si avvide che avea dimenticato di ritirar la chiave... Corse a darvi uno sguardo... e respirò... Le gemme eran quivi...

La nonna fu il suo secondo pensiero; ... la chiamò varie volte... la scosse per il corpo... ma il corpo era freddo... immobile. [p. 140 modifica]

Gaetano le tastò il polso; la guardò un pezzo... Un mortal pallore covrì le sue guance.

— È morta! sciamò poscia... morta! Iddio l’ha chiamata a sè per non farle mangiare il pane del delitto di suo figlio!... Oh! Dio esiste!!... E tu, anima santa, che or sei volata in grembo a Lui, prega, nonna mia, prega per me!