La forza dell'animo (1828)/Sezione 5

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Lettera al professore Hufeland

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V.

Del togliere e prevenire i casi morbosi
col proponimento nel respirare
.

In questi ultimi anni fui molestato talvolta dal raffreddore di capo e dalla tosse, che mi erano tanto più molesti, quanto che avean luogo al tempo dell’andar a letto. Quasi arrabbiato per siffatto impedito del sonno notturno, risolsi, riguardo al primo caso, di aspirar l’aria affatto dal naso a bocca chiusa, locchè sul principio produsse un debole fischiare, ma insistendo nel farlo, [p. 22 modifica]ne riescii alla per fine nel mio intento, col respirar liberamente dal naso, nel qual mentre m’addormentai. Riguardo alla tosse quasi convulsiva, mi tornava tanto più molesta, quanto che talvolta mi sopravveniva tosto riscaldato dal letto, ritardandone così lo addormentarmi; l’impedire questa tosse, prodotta dall’irritazione che l’aria respirata colla bocca aperta fa sulla laringe1, esigeva non già un’operazione meccanica (farmaceutica), ma un’immediata operazione dell’animo, vale a dire di ritorcere affatto l’attenzione da questo stimolo, dirigendola con isforzo (come sopra negli attacchi spastici) su qualche oggetto, ed impedire così l'espulsione dell'aria, il che, come sentiva distintamente, mi fe’ correre [p. 23 modifica] il sangue al volto; ma la saliva prodotta dalla stessa irritazione ne impedì il suo effetto, cioè l’espulsione dell’aria. È questa un’operazione d’animo che richiede un massimo grado di fermo proponimento, ma che appunto perciò torna tanto più giovevole.

Note

  1. Non dee forse produrre l’aria atmosferica, circolando con bocca chiusa per la tuba eustacchiana, il sentimento ristorante d’organi vitali rinforzati, col deporre l’ossigene su tal allungamento di cammino vicino al cervello? (quasi come si bevesse l’aria). In certi tempi l’aria ha nulla di ristorante, in altri egli è un vero spiacere il beverla nella sua passeggiata in lunghi tratti, locchè non ha luogo respirandola colla bocca. Egli è della maggior importanza dietetica l’avvezzarsi tanto a respirare col naso, tenendo la bocca chiusa, che persino nel più profondo sonno non debba essere altrimenti, a tale che nel caso diverso produca un subitaneo risvegliarsi, quasi recando spavento, come talvolta avvenne a me stesso. I miei piccoli amici (antichi uditori) lodano questo principio dietetico come provato e salutare. Un accessorio vantaggio d’una tal abitudine di respirare sempre colla bocca chiusa, essendo da solo, si è quelo che la continua secrezione della saliva opera qual mezzo di digestione (stomacale); basta essere fermamente risoluto di non dissiparla per cattiva abitudine.