La liberazione della donna/I/Alle Giovani Donne

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I. La donna e i suoi rapporti sociali
Alle Giovani Donne

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I - Dedica I - 1


La revisione del Codice Civile Italiano per opera del parlamento nazionale mi poneva fra le mani un argomento - La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subíto la legge senza concorrere a farla, ha sempre colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso.

Per lei le imposte, ma non per lei l’istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gl’impieghi; per lei la severa virtú, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da sé stessa...


... Se non che prevedo l’obiezione, che mi può esser fatta anche da qualche amico generoso della redenzione femminile; che cioè in mano all’ignorante ed al pregiudicato potrebbe assai facilmente servire il diritto ad uccidere il diritto; che pur troppo al dí che corre, subendo la donna le antiche influenze, e né potendo d’un tratto diradarsi dinnanzi gli occhi la fitta tenebría di sessanta secoli, essa finirebbe o per non comprendere il suo diritto e trascurarlo o, che peggio è, per mal applicarlo, non altrimenti che un coltello, utilissimo arnese in mano al savio ed all’adulto, si fa pericoloso e funesto fra mani al bambino od al mentecatto.

Nulla di piú vero, e di piú giusto in verità, che siffatto timore; laonde ciò considerando risolsi di rivolgere a voi, giovani donne, il mio libro, e parlare a voi dei vostri doveri prima, poscia dei vostri diritti, né passerò a parlar di questi, se non quando mi lusingherò di avervi a sufficienza provato che il diritto sul dovere si fonda, non altro quello essendo che lo strumento col quale questo si compie.

Ognun vede e sa, che potente ed efficace si è destato il bisogno d’istruzione nella donna in questo quinquennio di libera vita. Ognun vide l’entusiasmo che la donna italiana portò nel patrio risorgimento, la devozione sua agli interessi nazionali, i sacrificii che lieta compí sull’altare dei patrii bisogni.

Se ciò tutto non rivela massima intelligenza della pubblica cosa; se l’avere scossa l’inconscia pace dell’ignoranza; se il suo caldo parteggiare per cose, per individui o per principii, non prova ampiamente in lei sazietà della vieta apatia, e bisogno supremo di nuova vita, di piú libera atmosfera e di piú ampio orizzonte; se ciò non è, dico, allora noi assistiamo ad un fenomeno che non ha ragione d’essere, epperò non possibile soluzione.

Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle piú ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai piú cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensí ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo.

Ma ogni ragione e l’esperienza di tutti i secoli prova che l’iniziativa d’ogni redenzione incombe all’oppresso medesimo; epperò è d’uopo, studii la donna il suo terreno, e sciolgasi prima ad un tratto da ogni influenza che tenti piegarla e formarla ad interessi non suoi; ed ecco ragion per cui io tento riscattarla dai vieti principii d’una morale relativa per sostituirvi una morale assoluta, che non già sé stessa, ma le sole forme sue modifica in faccia ai rapporti...


... Ma aborrendo per natura dalla polemica pura che le passioni solleva e poco giova all’argomento; convinta che, piú col fatto che colla parola si trionfa dei secolari pregiudizii se, come questo, basati su numerosi e forti interessi; desiderosa prima, e sovra tutto, d’esservi utile, persuasa che il conquisto del bene esige sforzo e violenza, ammaestrata dalla storia, che diritto ed importanza mai non si concedono gratuitamente, ma fa d’uopo conquistarseli; io mi rivolsi a voi, onde incoraggiarvi a tentare l’impresa; onde esortarvi a chiarire coi fatti quanto s’ingannino coloro, che bassamente di voi pensarono, che vi credettero incapaci di applicare lo innato ingegno a studii utili e severi, che crearono per voi una morale relativa, la quale vi pieghi ad interessi speciali, che non altro sembrano vedere in voi d’amabile se non ciò che non è vostro ma dono gratuito della natura, che di niuna influenza vi credono potenti oltre quella che sui ciechi istinti si fonda; dottrine queste che non è d’uopo mostrarvi come al nulla vi riducano quando, per fatto di natura matrigna, o d’età, o di circostanze, cessate d’essere oggetto di passione e di simpatia.

E tanto basti per chiarirvi il punto mio di partenza - Il mio lavoro, siccome diretto all’utile vostro materiale e morale, e tendendo ad affermare il vostro individualismo, era d’uopo cominciasse per mostrarvi quali siete e non attraverso le lenti della opinione.

Dalle leggi eterne della morale all’infuori non v’ha arbitrato che pesi sulle umane azioni, il quale non sia continuamente modificato da circostanze di luogo, di tempo, di condizione e di persona, e capovolto affatto talora dai progressi della civiltà e dell’intelligenza. Un secolo fa, l’immortale Moliere, colle sue Preziose Ridicole, faceva argomento al sarcasmo la dottrina femminile; ed il pubblico francese applaudiva freneticamente all’autore, all’opera, all’argomento; in oggi l’istruzione femminile ha avanzato. Sovente la donna dirige al pubblico la parola, ed è volentieri sentita e spesso lodata - Ecco l’opinione.

È evidente che talune dovettero per prime affrontarla, ma siccome desse non gettavano il guanto che al pregiudizio, questo dovette pur far posto alla ragione...


... Ed ecco in qual modo, sollevando la donna dall’opinione, intendo avviarla alla morale.

La religione fu sempre e dovunque potentissimo mezzo a dominare la donna, e sta bene; ma io vorrei che questo sentimento, ch’è in lei tanto sentito e dominante, non in mano altrui fosse, ma in sua mano; non diretto a farla schiava perpetua dell’altrui avviso, epperò dell’interesse altrui talora cieco strumento, ma sollievo le fosse e guida attraverso i delirii dell’umana mente e gli errori d’una peranco non adulta filosofia.

Gli è in vista di ciò che, partendo io dalla semplice ragione religiosa ad appagamento dello intelletto (dacché voi a qualunque culto apparteniate siete in possesso delle religiose dottrine), piú che della teoria, della pratica applicazione mi sollecito di questo nobilissimo fra i sentimenti dell’anima umana. Laonde non sopíto e latente vorrei rimanesse in voi, oppure sterilmente espresso con atti esterni convenzionali che, per quanto moltiplicantisi, poco costano all’uomo, e meno onorano Iddio.

Il dovere, fonte del diritto, è cosa santa ed equa, ma il dovere solo è schiavitú ed oppressione.

Tutte le rivoluzioni sociali, politiche, religiose, tutte ebbero, o segreta o palese, sempre però una movenza interessata. Non si accagioni dunque per avventura la donna di strettezza di cuore se chiede il suo diritto.

Ogni lavoro vuol la mercede, ogni martirio vuol la corona; l’uomo ha proceduto per questa via al conquisto della sua libertà, non v’ha ragione che ne escluda la donna.

Ed eccomi perciò a considerarla in faccia al diritto parziale ed al Codice Civile Sardo dopo averla guardata in faccia al diritto primitivo ed ingenito, davanti al quale ogni veduta d’interesse, di convenienza, d’opportunità, deve tacere, e la parzialità della legge non iscusa, né la debolezza del muscolo che non sarà mai equa base di diritto, né l’ignoranza che si può vincere, né l’incapacità ch’è sempre affermata, provata non mai.

Ché se talora, discutendo lo spirito delle nostre istituzioni avverrà che la penna distilli qualche amarezza, dichiaro anticipatamente non aver io rancore con niuna personalità al mondo, ma scaturire queste involontarie dal vedere quanto sia impossibile all’uomo astrarre da’ suoi personali interessi anche quando si dà ad intendere di far di proposito della giustizia, e questo spirito d’egoismo salire fino a mala fede, quando l’essere che si afferma debole ed incapace per ispogliarsi di diritti, si riconosce forte e responsabile per gravarsi di pene e di doveri...


... Le considerazioni fatte sulla situazione creata alla donna da leggi, che ancor troppo risentono lo spirito del secolo che precedette il 1789, mi conducono naturalmente a chiedere delle riforme che, se sono limitate, hanno in compenso il vantaggio di essere possibili, ed è in me profonda la convinzione che un miglioramento nelle condizioni presenti della donna non è vantaggio suo soltanto, ma altrettanto e piú dell’umanità, che in tanta parte della donna si compone ed in altrettanta da lei dipende ed è influenzata...


... I tempi avanzano. Il vecchio edificio del dispotismo, che tutto l’uomo incatena dal piú intimo escogitato dell’anima fino al piú indifferente degli atti umani, scricchiola sui cardini, scrolla e rovina. Pochi giorni ancora e lo spirito del cristianesimo sfolgorante della nuova sua luce, l’amore universale, precetto unico e nuovo, il raggio della sapienza, diffuso come lo spirito di Dio sulla faccia della terra, raccogliendo sulle ceneri di quello spento l’ultima zolla di terra, gli diranno, parce sepultis.