La mia vita, ricordi autobiografici/Conclusione

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Conclusione

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Conclusione.

I pochi amici a cui ho parlato di questo libro, innanzi di cominciare a scriverlo, mi han fatto osservare che pubblicare un’autobiografia quando v’è ancora possibilità di lavoro e la vita può serbare ancora nuove sorprese, è un invecchiarsi anticipatamente. Sia pure: io potrò ancora scrivere molti altri libri, e le vicende dell’esistenza possono forse per me, miracolosamente cambiare. Questo non toglie che la mia vita fino ad oggi, e il genere di questa vita, non abbiano il loro valore. Del resto, a tutto c’è rimedio. Non per nulla gli editori hanno inventato le seconde edizioni...

Eppoi, siamo sinceri. Si può supporre che i nuovi avvenimenti debbano modificare in modo radicale i miei pensieri e i miei sentimenti d’oggi? È mai possibile che si possa, così tardi, rinunziare a una vita che noi stessi, per così dire, ci siamo fabbricati, o rinnegare i principii supremi, ai quali tutta questa vita è ispirata?

Che debbo dir di me stessa, che non abbia già detto nel corso di questo libro? Scrivendo libri di educazione ho sempre propugnato questa idea: l’armonia completa fra il sentimento e la ragione; ma se qualche volta debba esservi nella vita un eccesso, o del cervello o del cuore, si sacrifichi il cervello: non sarà [p. 294 modifica] male. Crescere una generazione di perfetti ragionatori sarebbe il dovere più alto di chi educa, se la nostra logica ci desse la rivelazione della morte o sciogliesse i grandi problemi della vita umana; se il perchè della nostra esistenza affannosa fosse racchiuso nella breve terminologìa di un sillogismo scolastico. Ma i misteri supremi del dolore e dell’amore, ma le dolci speranze giovanili e i malinconici rimpianti dei vecchi, ma le formidabili lotte dei filosofi e i fulgidi sogni de’ poeti ci provano che l’ideale della perfetta vita è più in là: o nella glorificazione ultraterrena dell’individuo o nel mirabile avvenire della razza, che darà alla terra nuove creature. Il meccanismo del ragionamento può esser benissimo l’effetto di una decomposizione chimica; ciò non implica che si debba domandar la ragione di quel fenomeno, e sentire che debba esservi una ragione suprema. Del resto il sentimento esiste, ed è qualche cosa di profondamente diverso dalla ragione, e dà alla, nostra intuizione attività meravigliose. La stessa forza che prende vie diverse, sia pure: ma che sia questa forza è un mistero. Per coltivare questo sentimento nell’anima dei giovani, per nobilitarlo, per farne una cosa divina io ho lavorato tutta la mia vita, incurante dei motteggi di molti i quali giudicando la mia opera di scrittrice vanno dicendo che ho intinto la mia penna nel miele. Ma oh, quanto miele abbiamo adoperato, con Edmondo de Amicis, l’uomo e lo scrittore a cui sento di somigliare di più! E che strepitoso successo ha avuto Cuore! Forse lo han letto migliaia di giovani per deriderlo? Forse lo han tradotto in tutte le lingue europee per criticarlo? Forse han pianto tutti su quelle pagine per rammollimento o per [p. 295 modifica] degenerazione? Ah, voi esaltate il paganesimo, imbelli giovani dell’età moderna? Bisognerebbe che lo conosceste meglio, e meglio ne capiste la sublime poesia! La bellezza senza il sentimento che la inspira è una vana bellezza; è simile a un museo pieno d’armi antiche e di stendardi laceri, a un cofano vuoto che abbia un giorno contenuto lettere d’amore, a uno di quei grandi finestroni istoriati da figure bizantine, di cui il sole non incendi il musaico multicolore: a una pallida donna marmorea distesa su un sarcofago a cui tutti s’inchinano, ma che nessuno bacia.

I giovani hanno risposto al mio appello e sopratutto le giovani donne per cui ho pensato e scritto? Non so. Forse la fioritura verrà più tardi; e i germi non sono ancora fecondi. So soltanto che la mia semplice arte è stata imitata da molti e da molte; so soltanto che a molti ho insegnato a scrivere, se non ad amare. Né mi lagno o inveisco contro qualcuno. A che varrebbe? La mia esperienza mi ha insegnato che la vita è semplice e che nella semplicità è il segreto del bene. Gli uomini hanno ancora molto da camminare prima di giungere alla verità, e sono schiavi troppo delle loro passioni e son servi troppo alle loro idee stolide. L’avvenire è di chi vince se stesso per l’ideale; l’opera del futuro è quindi la riforma dell’educazione. E non vi sarà educazione perfetta senza perfetta libertà.

Terminò oggi questo libro, oggi in cui una pietosa tradizione cristiana guida un giovane sacerdote a benedire le nostre case. Vorrei che un po’ di benedizione [p. 296 modifica] cadesse anche su queste pagine e le facesse più nobili e più alte; che le purificasse e le allietasse di un suo sorriso, che ne mitigasse la tristezza amara, che le inghirlandasse di luce come una antica villa fiorentina che la primavera inghirlandi di fiori.....