La persuasione e la rettorica (1913)/La rettorica nella vita/Gli organi assimilatori

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La rettorica nella vita - Gli organi assimilatori

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[p. 142 modifica]io». Per dire: «lo farei se tu lo facessi», deve dire: «io per me lo faccio – ma fallo prima tu». O il caso inverso: per dir «io giurerei» (io posso giurare) [dice] «io potrei giurare» (io posso poter giurare); oppure «se tu lo volessi, eventualmente lo farei» (= se tu lo volessi, se tu lo volessi lo farei); oppure «in quanto» (che indica i1 rapporto di necessità) per indicar il coincidere di due cose (che è significato con «in ciò»).1

«Ma queste sono pedanterie – hai capito quello che volevo dire? dunque basta».

Questione d’accontentatura. Se uno si è sufficiente nei modi della vita offerti dalla società, può accontentarsi di significare per i suoi usi nei modi convenuti le cose convenute e adagiarsi a ripetere senza intendere quello che gli altri in quei casi dicono, per esser inteso allo stesso modo da altri iniziati alla stessa κοινωνία. – Così egli può anzi avere uno «stile», una «lingua» perfetti e pur non dir mai niente. – Ma quanto uno vuol camminar sulle sue gambe, tanto deve sanguinar le sue parole, poiché «egli è cieco, senza patria, miserabile se concede alle frasi fatte» (Carlyle, p. 78).

Ma pur dicono con l’aria di dir due cose opposte, gli uni: «bisogna informarsi dei gradi che lo spirito spiritualizzandosi ha superato nella [p. 143 modifica]storia del genere umano»; gli altri: «bisogna legger i buoni testi e la grammatica».

È inutile rimescolar di più queste miserie: purché resti fermo che, consistendo la prospettiva linguistica tutta nella profondità della visione attuale, la vita organica della lingua, che pulsa uguale in ogni parola e in ogni unione di parole – come funzione della vita individuale, nell’uomo, si disgrega e si fa imbecille quando questi dalla sicurezza sociale sia ridotto – quanto alla sua previsione organizzata (sicurezza individuale) – al punto e all’attimo.


Note

  1. Nel gergo filosofico scientifico, s’è perduto del tutto il senso congiuntivo d’«in quanto». Così che s’usa col «che» e coll’indicativo: «in quanto che questo è» come «in ciò che questo è». –


  • *
4°. yc1 : xc1 = 0 : ∞
Il massimo col minimo
(la rettorica)

Quest’uomo della società che di fronte all’uomo in natura è tanto più debole quanto non ha più bisogno di vincere alcuno di quei pericoli che quello vinceva: cioè esattamente così debole come uno che non è capace di vincerne il più piccolo, e che non ha un’altra attività, una sfera d’azione più vasta, poiché come in quello così in lui il suo interesse non va oltre ai bisogni della vita: questa volontà di vivere quasi inorganica – pur gode, in cambio del suo piccolo lavoro imparato e della sua sottomissione, la sicurezza di tutto ciò che l’ingegno umano ha accumulato nella società, quale altrimenti s’ottiene solo per la superiorità individuale, solo [p. 144 modifica]144 — colla potenza della persuasione. Col lavoro dell’individualità inferiore s’hanno i frutti dell’individualità superiore: questo è il significato rettorico dell’ottimismo sociale. Esso dice al singolo: «Chi compie il suo dovere verso la società ha diritto di viver sicuro». – Ma chi ti dà il diritto di reputar tuo dovere quello che la società dice tale? Esso dice ancora: Ἐλεύθερος ἔσται ὅστις ἂν καὶ ἐν θυμῷ ἀληθῶς τοιοῦτος ᾖ οἷος μετ’ ἀνθρώπων. – Ὁ ἀνὴρ δὲ λέγει· Ἐλεύθερος ἔσται – ὅστις ἂν οὕτως ἀληθινὸς ᾖ ἐν θυμῷ ὥστε καὶ μετ’ ἀνθρώπων μὴ ἀλλοιοῦσθαι. Ἡ γὰρ ῥητορικὴ πρὸς τοὺς ἄλλους ἀληθεύουσα – τοῖς ἄλλοις πείθεται - ἡ δὲ πρὸς ἑαυτὸν ἀλήθεια καὶ τοὺς ἄλλους πείθει -

Ma la rettorica organizzata a sistema, nutrita dal costante sforzo dei secoli – fiorisce al sole, porta i suoi frutti e benefica i suoi fedeli. – Ed altri ne porterà in futuro. E si vedrà ogni uomo curante solo della sua vita, negando così τὸ ἑαυτοῦ μέρος ogni altrui vita, aver dagli altri quanto voglia e viver verso loro sicuro come se solo amore degli altri lo tenesse; assorbito dalle cose attuali pur dominar gli altri e comprender le cose come il grande può a prezzo della sua giustizia sanguinata. Il νεῖκος avrà preso l’apparenza della φιλία quando ognuno, socialmente ammaestrato, volendo per sé vorrà per la società, ché la sua negazione degli altri sarà affermazione della vita sociale. – Così ogni atto dell’uomo sarà la rettorica in azione, che oscuro per lui stesso gli darà quanto gli serva.

Il danaro, il mezzo attuale di comunicazione [p. 145 modifica]145 - della violenza sociale per cui ognuno è signore del lavoro altrui: il «concentrato di lavoro», il «rappresentante del diritto», la fascia di trasmissione fra le ruote della macchina – sarà come divinità assunto in cielo, diventerà del tutto nominale, un’astrazione, quando le ruote saranno così ben congegnate che ognuna entrerà nei denti dell’altra senza bisogno di trasmissione.

La lingua arriverà al limite della persuasività assoluta, quello che il profeta raggiunge col miracolo, – arriverà al silenzio quando ogni atto avrà la sua efficienza assoluta. Ma se a uno di questi poveri rimasugli d’umanità [in] un giorno di sole verrà un brivido di vita, quasi una reminiscenza attraverso i tempi al suo tardo cervello – e s’indugerà sul manubrio della sua macchina turbato, e s’allontanerà dal lavoro, – il compagno avrà poca pena a farlo rinsavire. «Vieni» gli dirà «è il tuo dovere morale!». L’altro capirà subito: «è il pane», e andrà al lavoro con la testa bassa. Καλλωπίσματα ὄρφνης! – Prima di giungere al regno del silenzio ogni parola sarà un Καλλώπισμα ὄρφνης: un’apparenza assoluta, un efficacia immediata d’una parola che non avrà più contenuto che il minimo oscuro istinto di vita. Tutte le parole saranno termini tecnici quando l’oscurità sarà per tutti allo stesso modo velata, essendo gli uomini tutti allo stesso modo addomesticati. Le parole si riferiranno a relazioni per tutti allo stesso modo determinate. Come oggi si dice «forza d’attrazione», che non dice niente ma vuol significar solo quel complesso [p. 146 modifica]— 146 — di effetti che tutti hanno vicini, ai quali bisogna pur supporre una causa sufficiente, così allora si dirà: virtù, morale, dovere, religione, popolo, dio, bontà, giustizia, sentimento, bene, male, utile, inutile ecc. e s’intenderanno rigorosamente quelle date relazioni della vita: i τόποι κοινοί saranno fermi come quelli scientifici. Gli uomini si suoneranno vicendevolmente come tastiera. Allora sì avrà buon gioco chi vorrà scriver una rettorica. Ché la vita dell’uomo sarà davvero la divina μεσότης che dalla notte dei tempi futuri rifulse all’anima sociale d’Aristotele. Gli uomini parleranno, ma οὐδὲν λέξουσιν. Elettra parla a loro quando dice a Crisotemide:

...πάντα... σοι...
κείνης1 διδακτά, κοὐδὲν ἐκ σαυτῆς λέγεις.

Parlo del futuro per aver il caso di limite, ma gran parte del futuro è nel presente. Già ora nessun uomo nasce più nudo ma tutti con la camicia, tutti già ricchi di ciò che i secoli hanno fatto per render loro facile la vita. E i più sono quelli che se la tengono con ogni cura. Già ora l’uomo trova quanto gli è necessario in una forma prestabilita, e crede di sapere la vita quando ha imparato le norme di questa forma ed ottiene senza pericolo ciò che gli è necessario. [p. 147 modifica]

Questa forma, questa camicia di forza o camicia rettorica è contesta di tutte le cose nate dalla vita sociale: 1°. i mestieri, 2°. il commercio, 3°. il diritto, 4°. la morale, 5°. la convenienza, 6°. la scienza, 7°. la storia. La coscienza d’ogni uomo riposa nel possesso d’un grado qualsiasi di queste conoscenze: ogni uomo l°. ha imparato un’arte o s’è procurato un titolo; 2°. sa come guadagnarsi con questo la vita; 3°. sa in che limiti può farlo di fronte agli altri uomini e come reclamare mano forte contro gli oltraggi di questi; 4°. e quali sentimenti e rispetti deve avere per questi; 5°. come deve comportarsi e limitarsi in ogni atto verso di loro; 6°. conosce il modo, la teoria dell’ambiente nella quale aver con che prevenire o riparare ai mali, e delle altre cose, quegli uomini che tale teoria possiedono come consultarli, 7°. ha un fondamento di riguardi e di pregiudizi pel passato che con le scorie di ciò che è stato gli foggi una persona, come s’egli fosse anche nudo e per natura tale quale lo veste l’ambiente: egli conosce i luoghi comuni necessari per vestire la persona sociale, perché il suo discorso a proposito di questa vita in questa forma abbia l’apparenza richiesta e accetta fra gli uomini della previsione buona a ogni contingenza, che ha una risposta con diritto di cittadinanza per ogni dubbio – a maggior gloria dell’ottimismo timido e sufficiente. Καλλωπίσματα ὄρφνης!

Poiché essi sono assorbiti dalle relazioni convenute, e con la voce oscura di queste conversano e della lor vita si confortano. – Altro non chiedono. E vogliono continuare così come sono perché si [p. 148 modifica]credono d’esser persone vive: la loro scienza della vita è loro sufficiente. Questa è la loro sicurezza e la loro pace, la loro coscienza e la loro gioia – questo il loro sguardo fidente volto al futuro.

Ma essi galleggiano alla superficie della società come un ago asciutto alla superficie dell’acqua per l’equilibrio delle forze molecolari; e un lieve soffio basta a far vedere com’era malsicuro il loro fondamento di fronte alla necessità che s’illudevano d’aver superata, quanto inadeguata la loro sicurezza. Quando un uomo si sommerge e tocca il fondo, a lui e agli altri sembra δεινός il fatto: ché egli si sente ingiustamente colpito e gli altri hanno la compassione della paura. E insieme protestano contro il destino, e bestemmiano la forza che rompe le loro sicure felicità: come se quell’uomo avesse avuto il diritto d’esser fiducioso, come se, i piedi sul fondo, avesse conquistato il suo posto al sole col suo individuale valore, eliminate dalla sua vita le contingenze, fondata «in loco stabile sua speme». – Poiché il loro comodo personale è loro la realtà – la sciagura che lo interrompe è la forza trascendente: il diavolo. – Questa stessa impotenza si fa manifesta anche in ogni piccolo inceppamento del comodo d’ognuno, quando ognuno, per avergli attribuito valore e sicurezza assoluta, anche dopo [averlo] perduto non sa capire la giustizia delle altre cose che coscienti o no l’hanno inceppato, e allora s’arrabbia. Le grida e le bestemmie degli arrabbiati, il cigolio continuo della macchina sociale – questa è la voce dei popoli! [p. 149 modifica]Ma quando si squarcia la trama delle forze calcolate e la violenza rompe nella vita e l’uomo sociale si trova nudo in contatto con le forze della natura e dell’uomo e deve resistere colla consistenza del suo corpo e del suo carattere – allora la pietosa imagine dell’assoluta debolezza di chi non «trova né parole né atti» si fa universale e a tutti manifesta. –

È perciò che lo sforzo costante della società è teso a render sempre più solida la trama per farla forte della comune debolezza, sicura contro ogni evento.

  1. Clitennestra – la società.