Le Metamorfosi/Annotazioni/Libro Quinto

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Annotazioni del Quinto Libro

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Publio Ovidio Nasone - Le Metamorfosi (2 a.C. - 8 d.C.)
Traduzione dal latino di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)
Annotazioni del Quinto Libro
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La zuffa di Fineo con Perseo è mera historia, però non vi si può raccorre altra Allegoria, che quella che si scopre nella descrittione de ’l fatto, nondimeno si potrà bene andar raccogliendo qualche artificiosa descrittione dell’Anguillara, che sia sparsa per l’opera, essendone egli abondantissimo, come sarebbe questa de ’l tirare dell’arco di Licuba, che è molto vaga, e propria; che incomincia nella stanza, E ben mostrò l’Amor non esser finto come è bella ancora, e raccolta in pochi versi la descrittione de quelli che fanno le forze di Hercole in quei Monta sopra una statua, e veder parmi. Fineo e quelli che rimasero cangiati in falsi poi, possiamo dire che sono quelli che malignamente e pieni d’invidia vanno ad assalire la Virtù, la quale non più presto, è scoperta da gli animi bassi, e vili, che a viva forza si vedono assimiglianza di pietre rimanere freddi, e duri di maniera che non sono piu atti, a poter esequire piu alcuna di quelle malignità, alle quali erano spinti, da ’l caldo desiderio di offenderla; Trasforma la vertù medesimamente in Arbori quelli che non le danno fede, come non dava Polidete a quella di Perseo, però per suo castigo fu trasformato in una selce.

Che Minerva habbia sempre accompagnato Perseo nell’ Impresa di Medusa, ci dà ad intendere che la Prudentia non si scompagna giamai da ’l valore, nelle grandi imprese, che ella salisse poi al monte Parnaso per vedere il fonte di Aganipe, e le nove sorelle, ci fa medesimamente conoscere, che la sapientia, ama di trattenerse, con la Gloria, che è la Musa Clio; co ’l piacere che si trahe dall’ honesto; come significa, Euterpe; ama di essere ancora in compagnia lieta, e che ritrovi, ogn’ hora vaghi concetti e nuovi come fa Thalia. Ama ancora la soavità dell’ harmonia che è Melpomene; come è ancora Terpsicore la delettatione, ch’ ella si piglia del sapere, & Erato l’Amore ch’ ella ha sempre alle vere scientie; e Polimnia quel soavissimo canto che rende i poeti immortali; & Urania, quella celeste felicità ch’ ella gode, fra gli alti suoi concetti e divini. Come ancora è Caliope la bellezza inestimabile della scientia si trattiene molto Minerva con queste nove sorelle, come che non può quasi stare senza esse, ne esse possono essere senza Minerva; sono le Muse ancora tenute per la musica harmoniosa delle Otto sphere del Cielo, e la nona è quell’harmonia generale che formano tutte insieme. Contendono le Nove figliuole di Pierio, con le Muse co ’l Canto, e sono trasformate in Gaze le quali imitano la voce ma non però l’ingegno dell’huomo, a simiglianza delle figliuole di Pierio, sono alcuni ignoranti che spinti da un soverchio desiderio di divenir Poeti si danno a fare versi, scioccamente; e pensano cosi se compiacciono di se stessi, di esser tenuti perfettissimi compositori ancora da gli altri, ma quando poi vengono al paragone de i veri Poeti subito diventano Gaze che non fanno altro che imitare la voce altrui. Non sono molto differenti da questi, poi quelli che simigliano Pireneo, che tenea di rinchiudere & isforzare le Muse nel suo Palazzo; quando tentano con belle librerie, e con apparenze di dotti, dar’ a credere che posseggono bene le muse, che non sono altro che le scienze, e non le hanno però altramente che ne i libri; perche non hanno bevuto, come doverebbero, volendo esser tali, quali amano di essere tenuti, al Fonte Cutalio. Vagha descrittione del suono della Cethera, o del iuto è quella della stanza, Percote, hor solo un nervo, hor molti insieme come è ancora vaga quest’ altra descritta in de ’l tirare dell’arco; nella stanza, Lo stral nel nervo incocca, e insieme acorda.

L’alegoria del rubamento fatto da Plutone, di Proserpina figliuola di Cerere; è che le ricchezze, delle quali Plutone è Dio, vengono da i frutti della terra, e specialmente da ’l formento; ruba Plutone Proserpina e la conduce all’inferno e questo, è quando si vien a far il raccolto; e che si ripone il formento, nelle fosse sotterra, come s’ accostuma in Sicilia dove fu rubata Proserpina figliuola di Cerere che non è altro che l’ abondanza; essendo il Paese di Sicilia abondantissimo di formento; e guardiano dell’ inferno casa di Plutone Cerbero che è un cane fierissimo da tre teste, il quale non ci figura altro che l’ Avaro diligentissimo guardiano delle cose riposte, le tre teste sue, sono le tre sue conditioni, l’una quando desidera l’oro con ogni maniera di sceleragine; l’altra, è quando con grandissime fatiche e sudori, mette le ricchezze insieme; e le tiene rinchiuse guardandole con ogni diligentia, e non se ne serve gia mai per suo beneficio, ne meno a beneficio d’ altri, la terza è poi quando ha per heredità de suoi maggiori le ricchezze, e non ha ardire di toccarle; ma le tiene sempre nascose, e sotterrate senza alcun comodo suo, o d’ altri. Hà Cerbero alcuni serpenti intorno il collo; e l’ Avaro hà alcuni continui pensieri venenosi e mordaci dell’Avaritia, che non lo lasciano mai. Le ruote del Carro di Plutone, co ’l quale ruba Proserpina, non sono altro poi che i continui giri di quelli che desiderano aricchire; sono tre, perche significano la fatica, il pericolo, e la instabilità della fortuna, intorno l’arricchire, e impoverire. Ha Proserpina per sentenza di Giove da star sei mesi nel centro della terra co ’l marito, & sei mesi di sopra con la madre; perche il formento seminato stà sei mesi sotto terra prima che incominci a mostrare la spica; & sta sei altri mesi con la madre sopra la terra, prima che ritorni sotterra, seminato da i lavoratori. e se tal’ hora non nasce per esser soverchiamente affaticato il terreno, e di modo che ’l sia vuoto dell’humore che ha virtu di produrre; Cerere all’ hora spezza gli instromenti rusticali, conoscendo che sono stati adoperati in vano; per questa cagione è poi persuasa da Giove a mangiare il papavero, che ha vertù di far dormire, che è, che fa bisogno all’hora lasciare riposare il terreno fino che ripigli vigore dandose al riposo del dormire.

Narrano alcuni che ’l Rubamento di Proserpina non è favola, ma historia antichissima; e fra gli altri Theodontio dicendo che Cerere fu figliuola di Saturno, e mogliera de ’l Re Sicano, e fu Donna di grande ingegno, perche vedendo i popoli dell’Isola di Sicilia andar vagabondi per le selve per le valli: e per i monti, & che vivevano solamente di ghiande, e di pomi selvatici senza alcuna legge; fu la prima che ritrovasse l’ Agricoltura in quell’ Isola, e giongesse i buoi sotto l’aratro, e incominciasse a sparger il seme in terra, e ricogliesse i frutti; Onde gli huomini poi si diedero a partire i terreni, ad habitar insieme, & a vivere piu humanamente. come servir Vergilio: Con l’aratro, da Cerere, la terra; Fu pria solcata, e sparsi in essa; i semi. ricolti i frutti; e date leggi a chi erra; Tutti son doni suoi, tutti suoi premi. Hebbe la Reina Cerere Proserpina sua figliuola Giovane bellissima; la quale fu per la sua singolare belleza rubata da Orco Rè de i Molossi; che la prese poi per mogliera.

La favola di Stelle, trasformato in uno stellione, ci da essempio che non dobbiamo farse scherno delle cose celesti, come hanno ardire di fare alcuni spiriti maligni, & heretici che non havendo rispetto ne a Dio, ne alla Religione, mettono ogn’hora le loro boche in Cielo, biasimando i Santissimi riti della Chiesa Catholica.

La trasformatione di Ascalapho figliuolo di Acheronte in un Barbagianni, per haver’ accusata Proserpina, di havere mangiati tre grani di pomo granato; onde per legge, de i Fati, non poteva piu liberarse dall’inferno ci da essempio quanto dobbiamo fuggire l’occasione di haver ad accusare alcuno, per esser questo ufficio di huomo maligno, & odiato; per non divenire quell’infelice Barbagianni apportatore in ogni luogo di tristissimo augurio, come figliuolo di Padre che è privo di ogni Allegrezza; e si come questo questo uccello sotto un gran Mantello di piume rinchiude un picciolo corpo; cosi gli accusatori maligni sotto lunghi giri di parole vane, il piu delle volte chiudono poche cose vere, sode, e probevoli. come quelli che non fanno che stridere, come stride questo animale, e si come stride, e si come questo ama di far il suo tardo, e picciolo volo per le sepolture, de morti cosi gli accusatori, con i loro falsi riporti, e maligne accuse, non solamente offendono i vivi ma ancora, tendono a roinare le facoltà de i morti, facendo ogni opra di far rompere testamenti, e contratti, di quelli che sono passati all’altra vita per privar i veri heredi della loro propria heredità. Si vede in questa favola la bellissima sententia morale propria dell’Anguillara, dove dice: Non è chi sia nel mondo peggio visto.

Le sirene poi che sono tre secondo alcuni Parthenopea, Leucosia e Ligia; trasformate in mostri marini, sono secondo Palefatto le meretrici, le quali per la loro infame abitudine, si possono dire veramente mostri; e i nomi loro ci danno lume delle loro arti, perche Partheno voce greca, significa vergine, onde le meretrici che fanno l’ humore della maggior parte de gli huomini, che sono piu inclinati ad amare, la Virginità, o la Castità, o almeno l’ honestà che non sono, una dishonestà, e sfacciata lascivia; si fingono, per coglierli pure dongelle, overo femine Caste con tenire gli occhi bassi, arrossire, a ogni parola, meno che honestà che si dica loro; e non si lasciando toccare cosi di prima gionta lascivamente; usano queste & altre simile arti per coglierli nelle loro rethi, e farse maggiormente amare, e desiderare. L’ altra si chiama Leucosia, che vuol dire bianco figurato per la purità dell’ animo, finta accortamente dalle Meretrici per coprire l’ arte, laqual’ è odiata generalmente da ogn’ uno. La terza & detta Ligia, che s’interpreta giro, e viene a significare i lacci, le Reti, e le pregioni nelle quali tengono avilupati gli infelici inamorati; habitano a i lidi de ’l mare, perche le parti Maritime sono piu date alla lascivia che quelle che sono fra terra; per questa cagione hanno finto i Poeti Venere, essere nata de la piuma del mare: hanno voci, e canti soavissimi che adormentano i miseri che passano per là, e adormentati gli affogano, privando de i tutti i beni quelli che danno nelle loro mani. Vanno le Sirene cercando Proserpina, che significa l’abondanza; perche le Meretrici non s’ hanno giamai metter freno alle loro dishonestissime voglie, anzi le vogliono contentare abondevolmente, solo Ulisse fugge le loro insidie; perche la sola prudenza fa spregiare le dannose arti delle meretrici, chiudendo l’orecchie a i canti loro.

Dopo che Cerere rimasse contenta di goder la figliuola, per sententia di Giove, sei mesi dell’anno, per pigliare qualche riposo dopo havere scorso tutto il mondo cercandola; si fa narrare ad Arethusa la sua trasformatione in fonte, essendo seguitata da Alpheo fiume che era inamorato di lei, che ci dà altro questa trasformatione, se non che la Castità fuggendo la lascivia, e conosciuta chiara, e limpida, come l’acque chiare di un fonte dove nella descrittione dell’Amore, d’Alpheo, e della fuga di Arethusa, si vede quanto felicemente habbi descritta, l’Anguillara l’arte d’ el nuotare; nella stanza Le braccia, e i piedi a tempo incurva, e scuote, e nella seguente come ancora ha propriamente la comparatione del Cane nella stanza Come l’ ingordo Veltro ardito, e presto.

La favola di Trittolemo secondo Philocoro è mera historia; essendo stato Trittolemo antichissimo Re di Athene e diede occasione di fingere questa favola, perche nel tempo di una grandissima carestia gli fu dal popolo amazzato suo Padre che vedendo morire tutte le genti di fame; dava egli solo abondantissimamente da mangiare al figliuolo, Onde egli fuggendo sopra una nave, che haveva per insegna un serpe, & essendo capitato in paesi lontani, e molto abondanti, ritornò lieto nella patria carico di formento, e sollevò il popolo da quella estrema Carestia; e ne caccio Linceo che haveva occupato quel paese, ripigliando esso l’ Imperio di quello stato al quale mostrò ancora l’uso di coltivare la terra e di far i sacrificij a Cerere, la quale relegò Linceo ne i Boschi, come indegno di vivere, e dominare fra le genti, havendo voluto far morire quei popoli dalla Fame, e dapoi far morire ancora, l’apportatore della salute di quel Regno.