Le Mille ed una Notti/Storia della Dama del Cairo e de' Quattro suoi Cicisbei

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Storia della Dama del Cairo e de' Quattro suoi Cicisbei

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Storia della Dama del Cairo e de' Quattro suoi Cicisbei
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NOTTE DXCVIII

STORIA

DELLA DAMA DEL CAIRO E DE’ QUATTRO
SUOI CICISBEI.

Una giovane dama del Cairo, delle meglio educate e sagge, la quale non usciva di casa se non per affari importanti, tornando un giorno dal bagno, passò vicino al tribunale del cadì nel momento in cui finiva la sessione. Il magistrato la vide, e colpito dall’aria di nobiltà e dalle sue forme eleganti, esternolle teneramente e sotto voce il desiderio di ottenere da lei un istante di colloquio. Volendo la dama punirlo d’una condotta sì indecente, finse di cedere alle sue brame, e gli permise d’andar a trovarla a casa nella medesima sera. Appena sbarazzata dell’importuno cadì, la dama fu accostata da tre altri uomini, che tutti le fecero proposizioni consimili. Le accettò essa tutte, e diede ai tre innamorati [p. 258 modifica] appuntamento per la sera. Il primo di que' tre era il collettore dei porti, il secondo il capo de’ macellai, ed un ricco mercatante il terzo. Di ritorno a casa, la dama informò dell’accaduto il marito, e lo pregò di permetterle uno strattagemma, da lei immaginato, per punire gl’insolenti, e che non solo lo farebbe ridere, ma gli riuscirebbe anche proficuo, poichè ciascuno di quei galanti porterebbe senza dubbio un ricco presente. Il marito, conoscendo la virtù della donna, acconsentì, e la dama, preparato un magnifico banchetto, adornossi delle più belle vesti, ed attese l’ora dell’appuntamento. Sull’imbrunire, il cadì recossi con premura alla casa della dama, e bussando alla porta, colei venne in persona ad aprirgli, introducendolo nel suo appartamento, dov’egli donolle una collana di perle preziose. Invitatolo allora a deporre il mantello, essa gli fe’ indossare un’ampia veste di mussolina gialla, con in capo un berretto screziato, mentre il marito guardava da un gabinetto vicino, in procinto di scoppiar dalle risa ad ogni istante, vedendo le tenere smorfie dell’amoroso magistrato. Se non che la felicità del vecchio cicisbeo cangiossi in breve in un terribile spavento, poichè era appena seduto, e cominciava a prendere qualche rinfresco, quando si udì battere con violenza alla porta. La dama, fingendosi atterrita, si alzò sclamando: — È mio marito! se vi trova qui, ci uccide amendue.» A tali parole, poco mancò che il cadì, più morto che vivo, non isvenisse. Ma la dama cercò di rassicurarlo, e lo fece entrare nella sua stanza da letto, raccomandandogli di starvi cheto sin che avesse trovato un mezzo di congedare lo sposo importuno. Il cadi giurò tra sè, che, se uscir potesse da quel fatal brivio, non gli verrebbe più voglia di far all’amore, nè d’infrangere la sacra legge.

«Corse la dama ad aprire, e trovò il collettore [p. 259 modifica] de’ porti che l’attendeva, e veniva ad offerirle una scatola di gioie; ella lo fe’ entrare, lo sbarazzò de’ ricchi suoi abiti, e gli mise indosso una vesta cremisina con berretto verde macchiato di nero. Dopo pochi istanti, la porta rimbombò di nuovo, e la dama ripetè lo stesso maneggio come col cadì, il quale si consolò vedendo il collega in una situazione ridicola quanto la sua. I nostri due teneri barboni si facean segni di condoglianza, non osando parlare per tema d’essere scoperti.

«Fu introdotto nell’appartamento il capo de’ beccai, e si accettò il suo regalo. Fu d’uopo spogliarlo anch’esso ed affibbiargli una veste azzurra con berretto scarlatto, adorno di conchiglie marine e di talco. Non era ancora vestito, che altri colpi si fecero udire alla porta, talchè, rinnovatasi la scena di terrore, il galante, colto dai brividi, fu sospinto nella camera a tener compagnia a’ rivali. Allora comparve il ricco mercatante, il quale fe’ dono alla dama di parecchi veli superbi, di pezze di seta e di mussoline ricamate. La scaltra donna lo pregò poscia a svestirsi de’ suoi abiti per mettersene un altro di color ceruleo, con berretto a righe rosse e bianche, e l’ebbe appena indossato, che rimbombando alla porta un colpo violentissimo, ne gelò tutto l’ardore. La dama, giocando sempre la stessa commedia, relegò il povero amante nella consueta camera, dove, con alto stupore, riconobbe tre de’ suoi più intimi amici.

«Il marito, che aveva lasciato il suo nascondiglio per andar a bussare alla porta, entrò subito, ed abbracciata teneramente la moglie, sedettero amendue, e mangiando la cena preparata pe’ cicisbei, intavolarono la conversazione a voce abbastanza alta per poter essere uditi dai quattro amanti delusi e tremebondi. — Luce degli occhi miei,» disse il marito,«non hai te nulla notato di bello andando quest’oggi al bagno? Se hai [p. 260 modifica] saputo qualche cosa, dimmelo, così per divertimento. — Sì,» la dama rispose, «ho incontrato quattro singolari originali (a queste prime parole i nostri amanti, atterriti, si credettero perduti), ch’io avea gran voglia di condur meco a casa per divertirci (qui si rimisero alquanto dal loro spavento); ma per paura di darvi ombra, non l’ho fatto: però, se lo bramate, posso mandarli a chiamare domani.» I galanti, credendosi salvi, mercè la destrezza e bontà della dama, cominciarono a respirare più liberamente, ma la loro speranza fu di breve durata. — Mi spiace,» disse il marito, «che tu non li abbia condotti, poichè domani ho un affare che mi costringe ad assentarmi per alcuni giorni. — Or bene,» rispose la moglie ridendo, «sappiate dunque che sono qui, e ch’io mi divertiva a loro spese quando siete sopraggiunto; ma per non destare nell’animo vostro spiacevoli sospetti, li nascosi nella stanza da letto sinchè avessi veduto come voi prendereste lo scherzo.» È impossibile dipingere il terrore dal quale furono colti que’ poveri diavoli a tai detti, e fu ben peggio allorchè il marito ordinò alla moglie di farli venire innanzi ad uno ad uno, aggiungendo con voce risoluta: — Voglio che ciascuno di costoro balli davanti a noi e ci narri qualche piacevole storiella. Guai a colui che non giungesse a tenermi allegro! non uscirà vivo di qui. — Il cielo ci protegga,» sclamò il cadì; « come mai potrebbe danzare un uomo della mia qualità? Ma è impossibile ogni resistenza, e non veggo altro mezzo, per isfuggire a questa maledetta femmina ed al crudele suo marito, fuorchè di prestarci alla meglio possibile a ciò che esigono da noi.» I compagni furono del medesimo parere, e rassegnaronsi ad eseguire quanto venisse loro ingiunto.

«La dama, venuta nella camera dei prigionieri, e posto in mano al cadì un cimbalo, lo fece uscire, e [p. 261 modifica] cominciò a suonare sul liuto un’arietta allegrissima, alle cui note il cadì fu costretto a danzare, facendo, come uno scimiotto, mille gesti e contorsioni grottesche, e battendo col cimbalo la misura, il tutto davanti al marito, che quello spettacolo divertiva assai, e che di tempo in tempo sclamava con beffardo accento: — Davvero, moglie mia, se non sapessi che questo mariuolo è un buffone, lo prenderei pel nostro cadì; ma, Dio mi perdoni! so che il degno nostro magistrato trovasi di presente in orazione od occupato ad esaminare qualche causa che deve giudicare domani.» A tali detti, il cadi ballò con nuovo ardore, e fece gesti ancor più ridicoli, nella speranza di non essere riconosciuto. Infine, sfinito da un moto sì violento e tanto contrario alle sue abitudini, volle fermarsi; ma il marito, senza pietà, gli comandò di continuare quell’esercizio; minacciandolo del bastone, sinchè il giudice cadde spossato e tutto in sudore. Lasciatolo allora un po’ in riposo, l’inesorabile marito gl’ingiunse poi di narrargli qualche storiella, ed il povero cadì, sempre atteggiandosi alla parte di buffone, cominciò di tal guisa: