Le opere e i giorni (Esiodo - Romagnoli)/Invocazione alle Muse

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Esiodo - Le opere e i giorni (Antichità)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
Invocazione alle Muse
Le opere e i giorni (Esiodo - Romagnoli) Prometeo e Pandora
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invocazione alle muse





        Muse Pïerïe, voi che largite nei canti la gloria,
Giove, che padre è vostro, venite, esaltate nell’inno.
Per lui gli uomini tutti divengono oscuri o famosi,
celebri, oppure ignoti, secondo il volere di Giove:
5agevolmente ei la forza concede, ed al forte fa intoppo,
agevolmente l’illustre deprime, ed esalta l’oscuro,
fa’ che diritto vada lo storto, e il magnifico smunge,
Giove che freme dall’alto, che in reggie sublimi soggiorna.
Odimi, o tu che vedi, che odi, e sul dritto cammino
10serba le leggi: a Perse vorrei vere cose narrare.

gare buone e gare cattive



        Non c’è sola una specie di Gare, ma due ce ne sono
sopra la terra. Un uomo di senno, dà lode alla prima:
l’altra, di biasimo è degna: ché d’indole, sono diverse.
Suscita infatti l’una la guerra malvagia e la rissa
15empia; né l’ama fra gli uomini alcuno; ma, pure, i Celesti
voller che pregio avesse fra loro la Gara dannosa.
L’oscura Notte all’altra die’ vita; ed il figlio di Crono,

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che fra sublimi gioghi nell’ètra soggiorna, la pose
nelle radici terrestri. Per gli uomini è molto migliore
20questa, che pure, chi sia neghittoso ridesta al lavoro:
perché, se chi lavoro non ha, bada a un altro, ad un ricco,
súbito anch’egli al lavoro s’affretta, a gittar la sementa,
a piantar bene la casa. Invidia al vicino che ricco
si fa’, porta il vicino: tal Gara, per gli uomini, è un bene.
25Ed il vasaio ce l’ha col vasaio, ed il fabbro col fabbro,
è del pitocco il pitocco geloso, il cantor del cantore.

lavoro e non tribunali



        O Perse, queste cose tu fíggiti in cuore; né faccia
la Gara trista, mai, che tu dal lavor ti distolga,
per bazzicar tribunali, confonderti in cause e liti1.
30Perché tempo n’ha poco, da perdere in cause e liti
chi dentro casa non ha copia sempre di beni, del grano
di Dèmetra, cui reca, stagione a stagione, la terra.
Quando tu n’abbia a iosa, puoi liti e processi intentare
contro gli averi altrui. Ma tu, la seconda querela non
35mi darai: questa volta, comporre dovremo la lite
con la diritta giustizia, ch’è l’ottima figlia di Giove.
Ché già l’asse paterno spartimmo, e molti altri dei beni
tu m’hai rubati, e via portati: ché i giudici ingordi
tu corrompesti, capaci d’emettere tali sentenze.
40Stolida gente! Non sa che il mezzo val meglio del tutto2,
ignora quanto pro’ far possano il porro e la malva.


Note

  1. [p. 277 modifica]Tutto quanto sappiamo della lite sostenuta da Esiodo col suo fratello Perse per l’eredità paterna, si ricava appunto da questi luoghi de Le opere e i giorni.
  2. [p. 277 modifica]«Il mezzo val meglio del tutto», era espressione proverbiale che, su per giú, corrispondeva al nostro «il meglio è nemico del bene». Con «porro» traduco asfodeli: i cui bulbi, al pari della malva, servivano di nutrimento alla povera gente. Nel Pluto di Aristofane, i miseri campagnuoli chiamati in fretta da Carione, dicono che, per venire in fretta, hanno trascurato, strada facendo, πολλῶν θύμων ῥίζας (282), le radici di molti timi.