Lettera sopra il canto de' pesci/Canzonetta

Da Wikisource.
Canzonetta

Lettera sopra il canto de' pesci/Lettera IncludiIntestazione 24 giugno 2011 100% letteratura

Lettera


[p. xv modifica]

CANZONETTA

Composta da un Carpione per le nozze
di una Trota.

O Trota, o vaga Sposa,
     Di te, del tuo compagno
     Cosa la più vezzosa
     Non ha quest’almo Stagno.

5Nella tua fronte ride
     Un bruno occhio vivace,
     Che i pesci fere e ancide,
     E che ferendo piace.

Luccica per mondezza
     10Più che perla forbita
     La nevosa bianchezza
     Di tua pelle pulita:

E sol quà e là e cospersa
     Di bionda o vermigliuzza
     15Maculetta diversa,
     Di che s’adorna e spruzza.

Dunque nozze beate
     Fra i liquidi cristalli
     Voi oggi celebrate
     20Con guizzi, e canti, e balli.

[p. xvi modifica]

Così sorrida, e approvi
     Il gran Padre Benaco
     Gli amori vostri nuovi,
     E lieto applauda il Laco.

25Dopo una colma luna 1
     In questa parte e in quella
     Vedrem brillar più d’una
     Amabile Trotella.

Giovani sposi eletti
     30Siate a educare presti 2
     I pesci pargoletti
     Ne’ bei costumi onesti.

[p. xvii modifica]

Fuggano di buon’ora
     L’infido pesce e tristo;
     35Perchè tra i pesci ancora
     E’ il rio co’ buoni misto.

Il Luccio cattivello
     Spesso i vicini morde;
     Fuggano il luccio fello,
     40E le sue canne ingorde.

La linda sardelluccia
     Essa ha il cor puro e schietto;
     E coll’argentea buccia
     Fede ne fa all’aspetto.

45Non abbian schivi a vile
     Nè chiamino palustre
     La Tinca, che gentile
     Quì vanta sangue illustre.

Amin quel dolce amico
     50(Se nominarlo lice)
     L’abitator più antico
     Di quest’acqua felice:

[p. xviii modifica]

Certo che sempre ligio
     Fia il Carpion devoto
     55Ad ogni buon servigio
     In ver la Trota, e il Troto.

Nessun molle e infingardo
     Sempre nel fondo giaccia;
     Mostrino al nostro sguardo
     60L’aguzza e nobil faccia.

Ignobil vita mena
     Chi l’uno ventre striscia
     Infra la scabra arena
     Su per la ghiaja liscia.

65Sia il verde vitto parco
     Di erbetta o di vermetto;
     Che chi dal cibo è carco
     E’ all’agil nuoto inetto.

Ognuno tenti e veda
     70Il Laco intorno; e breve
     A se lasso conceda
     Ozio di sonno lieve.3

[p. xix modifica]

Ma se vagando egli ode
     Dal remo infranta l’onda,
     75Fuggire è allor da prode,
     Allor s’appiatti e asconda.

Per queste ondose strade
     Dopo l’incauto spasso
     Più d’uno errando cade
     80In tesa rete, o in nasso.

Un filo si distende
     Da tremolante canna,
     E tal dolc’esca pende
     Che spesso i ghiotti inganna.

85Deh per pietà nessuno
     Bramoso apra la bocca:
     Più utile è il digiuno,
     Misero chi la tocca.

[p. xx modifica]Era la canzona del valente Carpione a tal termine prodotta, quando un leggiero zefiretto incominciò a spirare dal placido ponente, che scosse un poco le mobili foglie degli ulivi, e spinse incontro al lido le scherzanti onde del lago già già crespo nella somma sua superficie. Il romore tenue bastò, onde il mio poeta non più lungamente potesse raccogliere la sottile armonia; perchè a confessare il vero i pesci hanno d’ordinario la voce esile assai e fioca. Egli sgridò indarno il venticello importuno, che seguì a susurrare, e quella fu la prima volta forse, che zefiro si udì riprendere da un poeta; quando i poeti sogliono invocarlo, e carezzarlo nelle loro descrizioni.

Note

  1. Quasi tutti i pesci, che hanno gravido l’utero de’ loro parti tengono il portato da 30. giorni. Le femminette de’ pesci di lago, o di fiume non concepiscono prima del quarto mese; e partoriscono d’ordinario a primavera. Eodoardus Wottonus de animalium differentiis lib. VIII. Cap. CLVI.
  2. Seriamente dal Carpione si raccomanda attenzione alla prole; perchè, tranne i delfinetti, e i balenotti, che poppano, e sono custoditi dalle madri, talchè, quando è tempesta rotta, prendonli in bocca a difesa, e trane pure i tonni piccoli, che, sebben non sieno allattati, tengono dietro per notabil tempo i loro genitori, nella educazione degli altri pesciolini c’è disordine e negligenza; e vivono appena nati in libertà capricciosa, e incontrano mille pericoli, e assai sono mangiati dagli altri pesci adulti. Rondeletius de piscibus Lib. IV. Cap. VI. de educatione piscium & c.
  3. E’ quistione se i pesci dormano. Il Willughby non crede che dormano, perchè non hanno palpebre da aprire, e chiudere gli occhi. Seluco Tarsente presso Ateneo, e Oppiano non concedevano la facoltà di dormire che al pesce Scaro detto da Ennio per la sua delicatezza il cervello di Giove, pesce privilegiato fra gli altri, perchè viveva sotto alla protezione di Tiberio Cesare, essendo stato condotto nel mare Campano da Ottato suo liberto. Ma oggi col dotto Gesnero i Fisici cortesi permettono a tutti i pesci che giacciano alquanto, e dormiglino almeno. Certamente dopo tanto aggirarsi a moversi avranno bisogno del confortamento di qualche quiete, che sarà poi un sonno.