Lettera sopra una medaglia nuovamente scoperta di Carino imperatore

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Philipp von Stosch

1755 Indice:Lettera sopra una medaglia nuovamente scoperta di Carino imperatore.djvu numismatica Lettera sopra una medaglia nuovamente scoperta di Carino imperatore Intestazione 4 settembre 2021 100% numismatica

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LETTERA

SOPRA UNA MEDAGLIA

NUOVAMENTE SCOPERTA

DI CARINO IMPERATORE

E

MAGNIA URBICA AUGUSTA

SUA CONSORTE

SCRITTA

DAL BARONE FILIPPO DE STOSCH

ACCADEMICO ETRUSCO

ALLA NOBILE

ACCADEMIA ETRUSCA

DI CORTONA.

IN FIRENZE, MDCCLV.

NELLA STAMPERIA DI GIO. PAOLO GIOVANNELLI

Stampatore della Società Colombaria.


CON LICENZA DE SUPERIORI.

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ILLUSTRISSIMI SIGNORI.



PP
IÙ Anni già sono scorsi Illustrissimi Signori da che voleste onorarmi, ammettendomi fra i Socj della vostra rinomata Accademia, ed io fin da quel tempo pensai, con qualche dimostrazione, che relazione avesse a vostri virtuosi esercizj farà voi nota la riconoscenza, e gradimento con cui aveva io riceuta questa dichiarazione degli animi Vostri così favorevole alla mia persona. Ma essendo che sempremai abbia io riguardato con avversione, e disprezzo il travaglio di coloro, i quali impiegano la loro penna in repetizioni di cose giù dette, e pubblicate da altri, e rivenendo di nuovi abiti le altrui produzioni aggravano il Mondo d’inutili libercoli; ed inoltre essendo limitatissimo il numero delle cose, che nuove siano e non vedute dagli Scrittori, che ci hanno preceduto; tutte quelle ragioni tenendo me in un involontario silenzio mi facevano, mio malgrado, [p. iv modifica]differire di portarvi con qualche onesto pretesto, e non alieno dal vostro istituto i miei ringraziamenti. La sorte negl’ultimi scorsi mesi, Illustrissimi Signori, mi arrise, offerendomi la maniera con cui a voi presentarmi ed esercitar con voi un’officio ch’io tanto desiderava; poiché quando appunto io poco tempo fa stava occupato a dare un miglior ordine alla mia serie delle medaglie di metallo di III. grandezza, procurando non tanto colla propia diligenza, quanto ancora impiegando per questo l’opera de miei Amici, d’acquistare tutte quelle che in tal genere è stato possibil trovare, da uomo di campagna unitamente con altre medaglie del bass’Impero mi venne portata una medaglia piccolissima di perfetta conservazione, e d’indubitata antichità, che da una parte rappresenta il busto dell’Imperator Carino paludato, tenente colla destra per il freno un cavallo, di cui veggionsi il collo, e parte della testa, la spalla sinistra è coperta da uno scudo lavorato a bassi rilievi, e la testa da una galea coronata d’alloro coll’Epigrafe IMP • CARINVS • AVG • Nel rovescio vedesi la tetta di Magnia Urbica col solito ornato che scorgesi nell’altre sue medaglie, e col collo cinto da doppio ordine di gemme, ed attorno l’Epigrafe MAGNIA • VRBICA • AVG •, della qual medaglia vi trasmetto nel frontespizio di questa mia la figura esattamente rappresentata in maggior forma che non si trova nel picciolissimo originale, ed è d’un artificio bellissimo, se si abbia riguardo al tempo in cui è fiata battuta. Varie, come sapete o Signori, sono state l’opinioni degl’Eruditi nell’assegnare un marito a Magnia Urbica, de quali brevemente credo non esser fuor di proposito osservare i ragionamenti, acciò veder si possa quali di loro fin'ora in una materia sì oscura e [p. v modifica]destituita da ogni prova di fatto, che dall'Istorie trar si potesse o dalle Inscrizioni, siccome ancora da ogni altro monumento, abbiano con più salde e dotte osservazioni fondate le loro congetture; e primieramente l’Occone1 attribuisce quella Principessa all’Imperatore Maxenzio, e l'Angeloni2 in tutto lo seguita, affermando similmente, che Marco Aurelio Romulo fosse di lei figlio. Il Tristano3 più sincero, e ragionevole de due nominati, pone Magnia Urbica accanto all’Imperator Maxenzio come essi, e protestasi non aver in ciò fare sicurezza alcuna, ma che così opina mosso unicamente dalla fabbrica delle medaglie, e dal gusto dell’Iscrizioni di esse convenienti più tosto a simile età, che a quella di Magnenzio, e Decenzio, come sognato hanno altri antiquarj, e da essi onninamente l’esclude. Il Patino4 fa Magnia Urbica moglie di Maxenzio, e figlia di Galerio Maximiano, e per la ragione dell’Epigrafe VENUS·GENITRIX che trovasi in una medaglia di quella Imperatrice, rigetta l’opinione che ella potesse appartenere a Magnenzio a di cui tempi, e Religione simil profana iscrizione non converrebbe5. Il Mezzabarba illustrator dell’Occone, molto più riservato pone questa Principessa dopo Maxenzio dichiarandosi non far questo per altre ragioni, che per seguitare la più riconta opinione. Il Sig. di Genevrier dotto Medico, ed Antiquario Francese, mio antico amico, in una singolar Dissertszione6, sopra questo soggetto esaminate l’opinioni da noi di sopra enunciate, e dipoi refutate, fu di parere osservato l’artifizio della medaglia di quella Imperatrice, e [p. vi modifica]le lettere impresse negli Eserghi di esse, doversi ella assegnare a tempi di Caro, Carino, e Numeriano suoi figli, e per lo straordinario numero delle mogli ripudiate da Carino, e la brevità del suo Regno, credendo non potersi ad esso attribuire, particolarmente per esser difficile il verificarsi in lui, per le dette ragioni, il rovescio de due figli coll’Epigrafe PUDICITIA·AUG· che leggesi in una delle Medaglie di Magnia Urbica, stimò esser stata ella moglie dell’Imperator Caro, e in conseguenza Carino e Numeriano esser stasi suoi figli; La quale opinione è stata modernamente abbracciata dall’Eruditiss. Sig. Abate Ridolfino Venuti7 degno membro di quest’illustre Accademia. Il Celebre Padre Harduino8 prima ancora del Signor di Genevrier stimò non solo per le ragioni che mossero il mentovato Scrittore, ma ancora per diverse altre, che Magnia Urbica fosse da assignarsi a tempi di Caro, e credettela moglie di Carino, abbenchè alcuni anni dopo9 cangiando opinione la stimò esser stata Moglie di Caro in ciò seguitato dal Bandurio10. In fine l’eruditissimo Spanemio11 riportate le due opinioni dell’Harduino, e quella del Genevrier, ed eliminate le contrarietà che ciascuna di esse può soffrire si determina con essi appartener Magnia Urbica a tempi di Claudio, Floriano, Probo, Caro, e suoi Figli, ma altresì asserisce non esservi pur anco veruna ragione che possa render probabile la congettura di chiunque più all’uno, che all’altro de nominati Imperatori l’attribuisse. Un tal monumento che la sorte mi ha fatto acquietare pon fine a tutte quelle [p. vii modifica]questioni restituendo al suo vero posto nella ferie delle Auguste questo finora incognito soggetto, ed altresì da a noi il piacere d’osservare la maggiore o minor forza di spirito, e di metodo nel ragiornare, degl’uomini eruditi che hanno trattata simil materia, e che senza essere ajutati da veruna luce di monumenti o istorie hanno avanzato le loro congetture più o meno vicine secondo la minore o maggiore facoltà che in essi era, di combinare ciò che raccor potevano dalla sottile osservazione d’altri monumenti sincroni, presa la regola dalla fabbrica, e gusto della medaglia di cui si trattava.

Descrittavi la medaglia, e ricordatevi le diverse opinioni che avanti il ritrovamento di essa sono state frà gl’autori sulla vera età in cui vivesse Magnia Urbica, mi permetterete, Colleghi miei Riveritissimi che abbandonando il Soggetto di questa mia lettera con brevi parole la termini partecipandovi una riflessione, che la lunga età mia consumata nella vista, ed osservazione d’un quasi infinito numero di medaglie mi suggerisce. Voi senza dubbio alcuno avrete osservato che le piccolissime medaglie che si ritrovano di diversi Imperatori, del cui genere è quella di cui vi ho ragionato, abbenchè siano minori dell’ordinaria forma del bronzo di III. grandezza sogliono comunemente esser più grosse di esse, e d’un’artificio, e lavoro molto migliore di quello non sono le solite monete Imperiali parendo esse dalla loro struttura esser state fatte da medesimi artefici che hanno incisi i conj de medaglioni Latini, e in verun conto sembra potersi porre nell’ordine delle monete, offendo cosa notissima agli antiquarj che in Antonino Pio, Commodo, Severo Alessandro, Gordiano ec. si trovano più medaglioni della forma, e peso delle monete di II. grandezza battuti [p. viii modifica]senza il S. C. solito contrassegno di tutte le monete di bronzo fabbricate in Roma ed in Antiochia nelle tre solite grandezze di metallo da Augusto fin’a Gallieno. Perciò crederei io tutte quelle medaglie doversi annoverare fra medaglioni, a quali benche non per la grandezza, nientedimeno sono similissime pel lavoro, e per l’importanza de rovesci che rappresentano, e molte ancora pe’ due metalli che spesse volte le compongono, talmenteche ogn’uomo mediocremente iniziato nell’antiquaria confrontando le grandi colle mezzane e piccole, facilmente s’accorgerà che egualmente distribuire, e distinguer si possono i medaglioni di metallo in tre classi, cioè in medaglioni più grandi del gran bronzo, e propriamente denominari con quel nome dagl’antiquarj, medaglioni di mezzana grandezza distinti per esser battuti senza il S. C. e per la bellezza del lavoro, e per l’importanza de rovesci, e finalmente in Medaglioni piccolissimi, i quali arrivano in fino a tempi di Costantino, della quale ultima classe è quello che io vi ho descritto. Accettate o Signori questa piccola offerta di novità Antiquaria come una dimostrazione della mia riconoscenza alle vostre grazie, e pieno di stima vi fo devotissima riverenza.


Delle Sigg. Vostre Illustriss.

Firenze 20. Luglio 1755.


Dev. et Obbl. Servit.
FILIPPO DE STOSCH.


Note

  1. Pag. 343.
  2. Hist. Aug. p. 197.
  3. Commentaires Historiques pag. 462
  4. Impp. Romm. Num. p. 457.
  5. Impp. Romm. Num. p. 451.
  6. Dissertation sur Magnia Urbica Paris. 1704.
  7. Antiq. Num. Max. Mod. Vol. II. p. 77.
  8. Numism. Sæc. Constant. p. 238.
  9. Operam Selectorum p. 375.
  10. Numism. Impp. p. 510.
  11. De præst. & usu Numism. p. 350. & seqq.