Lettere per lo più premesse ad opere dall'autore pubblicate/A Filippo Scolari

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A Filippo Scolari

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Ad Edmondo Davenport A Francesco Negri
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ALL’EGREGIO SIGNOR DOTTORE

FILIPPO SCOLARI

Fu questa lettera pubblicata colle stampe subito dopo che uscì in luce il Canzoniere del Petrarca per cura del professore Antonio Marsand. Padova, 1819-20, vol. 2 in 4.


Venezia, il dì 8 aprile, 1820.

Nel giorno sei del corrente mese, caro giorno in cui il Principe dei nostri lirici per la prima volta vide la sua Laura, e giorno poi funesto in cui la perdette per sempre, Voi ed io abbiamo puntualmente trovato alle nostre case il promessoci Canzoniere, pubblicato dopo lungo studio ed instancabile diligenza dal sig. abate Antonio Marsand, pubblico professore nella I. R. Università di Padova. Io serbero questo splendido libro come giojello di molto valore, e mi prometto che dopo trecento edizioni fattesi delle Rime del Petrarca dal ritrovamento della stampa sin a’ nostri giorni, verrà in avvenire considerata questa siccome l’eccellente. A buon conto, disegno felice è stato quello dell’editore di far parlare l’autore [p. 372 modifica]di sè medesimo nelle Memorie risguardanti la sua Vita; e mi piacquero poi que’ brevi argomenti preposti ad ogni compartimento, sempre ben meditati e sempre di quasi uniforme lunghezza per nulla togliere alla tipografica eleganza; nè meno ammirai l’infinita pazienza usata per ridurre possibilmente il testo alla sua integrità. Le annotazioni bibliografiche sono frutto di lungo ed accurato esame, ed in fine la nobile forma, la candidissima carta, i bei caratteri, il fregio dei ritratti e delle vedute, che nobilitano il libro, tutto è portato a quella finezza che gareggiar può coi lavori di simil fatta che provengono d’oltramonte. Il ritratto di Laura, che l’editore con larga mercè volle intagliato dal Morghen, è opera delle più squisite che sieno mai uscite dallo studio di così insigne artista.

Giudicherete forse, mio pregiatissimo amico, inutile cosa il fare questi cenni a chi tiene il libro sott’occhio; tuttavia egli non è senza ragione, nè senza pompa di onesta vanità patria ch’io ve ne scrivo. Nei passati giorni avete voi pure pubblicato le vostre ingegnose Note al alcuni luoghi delli primi cinque canti della Divina Commedia, e sappiate che senza accorgervene avete dimostrato che voi sareste [p. 373 modifica]oggidì uno di que’ valorosi a cui l’Italia dovesse al fine la più commendevole edizione dei Canti dell’Alighieri, Suntuose stampe recenti ne abbiamo nelle quali ora spicca l’arte tipografica, ora la calcografica, ora la varietà dei commenti; ma tutto ciò non basta a darci l’opera in guisa tale che altro non resti a desiderare. L’edizione del Canzoniere, fatta dal valente professore Padovano, v’invogli alla difficile, ma bella impresa, e v’invogli eziandio il conte Francesco Amalteo Opitergino, ed il signor Emmanuele Cicogna, nostro comune amico, uomini periti nelle cose del bel parlar gentile, a dare vita alle tante fatiche che hanno spese intorno al Decamerone; e così dovrassi agli uomini studiosi nati sotto il cielo veneziano la più degna pubblicazione dei padri della italiana letteratura. Il Tasso e l’Ariosto debbono essere grati a due bergamaschi, il Serassi e il Morali, del miglior tipografico onore ch’abbiano mai avuto. Il Petrarca e Laura già si movono dall’Eliso per venire a baciare in fronte il professore Marsand che li ha di tanto cospicua veste abbelliti; e Dante e il Boccaccio si apparecchino ad essere riconoscenti allo Scolari el al Cicogna, per opera dei quali possono promettersi [p. 374 modifica]di godere di un seggio distinto nelle librerie più famose.

Continuatemi la vostra benevolenza, ch’io sarò sempre

Vostro sincero estimatore ed amico.