Libro piccolo di meraviglie/3

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3. Il mare Rosso e il mare della Rena

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E poi passamo più inanzi da questo monte insino al Mare Rosso, ch’è una giornata. E perché voi sappiate, lo mare non è rosso, anzi è rossa la rena del fondo, e però si dicie Mare Rosso.

E quivi istemo tre dì aspettando la carovana, che doveva venire dal Cairo per andare in India.

E venuta ch’ella fu, noi parlamo col maestro della carovana, dicendoli di volere andare in sua propia compagnia. E sapiate che ognuno di noi aveva uno famiglio. Adunque eravamo otto, e avavàno per nostro bisogno quattro cavagli, ché ciascuno ne portava due. E poi lo domandamo quanti danari voleva da noi. Rispose, volerci fare buona conpagnia, e di volerci apresentare alla magnifica Signoria del Prete Giovani; e poi li donassimo ducati quattrocento d’oro. E così noi fermàno essere contenti.

E allora lui c’informò di tutte le cose che noi avavamo di bisogno.

E col nome di Dio pigliamo nostro camino verso l’India.

E avemmo buono camino tre giornate, dove trovamo le terre bene popolate; e passati questi tre giorni, entramo nel Mare della Rena, ciò è nel diserto, che dura ventiquattro giornate sanza abitazione. In queste giornate non si truova aqua se none in tre luoghi.

Sapiate che questo Mare della Rena dall’una banda a l’altra sono grandissime montagne di rena, e nel mezo delle montagne è segnato il camino di passo in passo, perché e’ non si possa errare la via. Così come noi navichiàno colla bussola per mare, così loro vanno per terra con uno paio di tavolette, e conoscono e’ venti buoni e li contradi. E non voglia Idio che di cielo cadessi o rugiada o altro, che coprisse la via di detto cammino, o i detti segnali fatti nella via, perché non si saprebbe poi dove s’andasse, e chi vi si trovasse, anegherebe nella rena.

E tali vuomini si truovano in tenpesta della detta rena, che afogano e secansi; e di quella carne si fae l’otriaca.