Linguaccio/Immascarate da recitare el Carnevale/Immascarata seconda

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Immascarate da recitare el Carnevale - Immascarata seconda

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Olimpo da Sassoferrato mirando in nella sua terra e molti altri luochi essere poca iustizia, egli sotto velato cortice fingendo parlar delle donne voleva riprendere un iudice e pretore ch’era in Sassoferrato e finse li strazi d’uno tormentato core in molte maniere: quale era in nel fuoco, quale in l’ancudine, quale saectato, sì come si pò vedere nelli strambocti. E fecela recitare ad alcuni gioveni, ognuno portando pinto un core tormentato, e andavano cantando pe’ le strade, dove miravano molte donne belle. E Olimpo suona un dolce leuto e un altro un cetarone acordato con quello dando dilecto alli ascoltanti, ma molto più alle damigelle delli vaghi giovenetti inamorati.

 
1Voi che per ascoltar sete d’intorno
siate pregati darce audienza,
ché spero sentirete in questo giorno
como gli amanti stanno in penitenza,
5vedrete como con infamia e scorno
le damigelle danno la sentenza,
vedrete come son pien de malizia,
perché nel mondo non c’è più iustizia.

2L’abiam servite con solicitudine
10e per ristor ne dà tormento e lucto.
O pena grande! o grande amaritudine,
ché al tanto ben servir non c’è più fructo!
El miser cor posto han sopra l’ancudine
e col martello el bacte e frange tucto,
15solazzo poi ne fanno e gran letizia,
ché al mondo più non regna la iustizia.

3Se domandiam del servir la mercede,
ne dice villania, poi ce desprezza.
Se le servemo ancor con pura fede,
20più crudeltà ce mostra, assai più asprezza.
Non c’è iustizia più, non più sue erede,
ma odio, iniquità, fraude e durezza.
Per ben servir s’aquista inimicizia,
ch’al mondo più non regna la iustizia.

254Questo, che tanto tempo s’è straziato
per servir queste crude damigelle,
per premio el cor dolente gli ha squartato
con le sue bianche mane inique e felle.
O flagizio nefando! o gran peccato,
30farse a iustizia a tutte l’or ribelle!
De quelle ingrate n’è pur gran divizia
perché nel mondo non c’è più iustizia.

5Questo altro afflicto assai pallido e smorto
per ben servir costei glie mangia el core,
35né provede iustizia a tanto torto
a questo meschinel, che indarno more,
né pò trovare a tanto mal conforto
ché quanto l’ama più, più el scaccia fore.
Non vo’ dir più, perché me par stultizia,
40ch’al mondo più non regna la iustizia.

6Questo altro, che nel volto se languisce,
vede l’afflicto cor nel freddo ghiaccio,
e questa ingrata non lo exaudisce
anzi più lo tormenta e li dà impaccio;
45e d’acusarla el miser non ardisce
acciò non strenga più suo duro laccio,
ché queste crude ognun tormenta e invizia
ch’al mondo più non regna la iustizia.

7Gente, ch’avete inteso el parlar nostro,
50tutte imparate senno a nostre spese.
Non c’è iustizia più, ch’io ve ’l dimostro,
in questa terra o vero altro paese.
Dico: — patroni non sete del vostro
perché iustizia non fa più difese.
55Cura v’abiate ognun, gente patrizia,
perché nel mondo non c’è più iustizia.