Lirica (Ariosto)/Appendice seconda - Liriche apocrife/Canzoni/IV. - Parte la sua Ginevra; come...

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IV. - Parte la sua Ginevra; come...

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IV. - Parte la sua Ginevra; come...
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IV

Parte la sua Ginevra; come resistere a tanto dolore?
come vivere senza di lei?

     Deh! chi sent’io, mie dolci rive amiche,
che pur di sen vi svelle
mio bel Genebro, e ’n quelle
altre il ripon di voi tanto nemiche,
5e di voi meno apriche?
Anzi piú; ch’or da voi
par vòlti il ciel là tutti i lumi suoi?

     Come piange Arno, e corre
oltra l’usato tempestoso e ’nsano,
10sol perché a mano mano
il bel Genebro suo si sente tòrre;
cosí ride, e pian piano
or vassene, e piú queta
e piú lieta che mai la bella Sona,
15che di lui s’incorona e per lui spera
eterna primavera.

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     Onde pur, lasso, al faticato fianco
avrò piú qualche posa?
La dolce ombra amorosa
20del mio Genebro altero or ne vien manco;
man rapace invidiosa
svéglielo de’ nostr’orti,
e par sí lunge, oltr’a quell’alpi, il porti,
che piú né seguitarlo
25spero né ritrovarlo.

     Or pur cadrò; m’è tolto il mio sostegno
e piú saldo e piú fido;
né, se ben piango e grido,
m’ode o si piega il mio nemico indegno.
30Ma come tanto sdegno
in ciel ver’ me sí tosto?
in ciel ch’or m’avea posto
in parte da bearme,
or congiurato par tutto a dannarme?

     35A che pur tante e tante, Amor, versarmi
in grembo tue ricchezze,
e di tante allegrezze il cor colmarmi,
per or piú che mai farmi
e povero e doglioso? In ciel beato,
40lasso! fui poco; or cággione, e dannato
per sempre; né giá mio
(e questo è ch’io mi doglio)
superbo orgoglio od altro fallo rio.

     Per troppo aspro viaggio
45e lungo il giovin mio Genebro porti.
Deh! no ’l trar di quest’orti
cultor! deh, sia piú saggio!
Ahi, ch’ogni picciol raggio
di sole, ogni aura leve gentil fronda,
50e ramo, come i suoi, seccane e sfronda!

     Ne riponeva in ciel, pianta al ciel grata,
tua bella vista sola;

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ne riponeva in ciel, pianta beata,
l’ombra ch’or mi s’invola.
55Ahi, folle e dispietata
man che d’orto sí bel ti sveglie e parte,
misera! e per piantarte
ove? in gelata riva,
ove fior maggio a pena o fronde ha viva.

     60Alli esperidi orati alteri frutti
le foglie d’un Genebro i’ pongo avanti,
e ’l vago stelo a tutti
i piú dritti arboscei de li orti santi,
e ’l vivo verde a quanti
65smeraldi mai dienne il piú ricco lido.
Però grido: — Quell’empio che men priva,
m’invidia ben ch’io viva.—

     Ancisa or la mia speme,
anima illustre, cade a tua partenza,
70come vite che senza
sostegno atterra le sue frondi estreme;
e qual fior, s’altri il preme,
il suo bel giallo o rosso, ella tal perde
il suo vivo bel verde.

     75Toltomi, Amor, del mio Genebro amato
l’odor di che nudrissi
il cor, né d’altro io vissi,
questo or sia del mio sen l’ultimo fiato;
né vo’ che di mio stato
80tu curi o mi soccorra, e schivo tutti
tuoi piú salubri frutti;
anzi tuo latte e mele
odio qual tòsco o fèle.