Lo sciopero generale, il partito e i sindacati/Prefazione

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Prefazione

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Lo sciopero generale, il partito e i sindacati Lo sciopero generale nella Rivoluzione Russa
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PREFAZIONE



Rosa Luxemburg


Piccola, bruna, gli occhi scintillanti, la parola facile, sarcastica, pronta all’attacco ed alla risposta, Rosa Luxemburg rivela in tutta la sua personalità fisica ed intellettuale la sua origine polacca. Spirito geniale, agile, dotata di una cultura solida — è addottorata in economia politica — ella è stata sempre nel Partito Socialista tedesco l’avversario implacabile e temuto del revisionismo e della corrente riformista, al cui predominio è dovuta in grande parte la degenerazione nazionalista della Social-democrazia durante la guerra.

Con i suoi discorsi e con i suoi scritti, Rosa Luxemburg ha sempre combattuto la concezione di un metodo socialista, che si basa sopratutto sui quadri, sulle cifre, sulle «casse pesanti» dell’organizzazione e considera come secondario nella lotta proletaria il fattore dello spirito rivoluzionario; che ai vantaggi immediati sacrifica l’azione generale volta alla realizzazione del programma socialista; che sparpaglia e sminuzzola le forze e l’energie della classe operaia per ottenere quelle gocce d’ocqua nel mare, che sono le riforme politiche ed economiche, se non intaccano il regime capitalista.

Marzista intelligente ed illuminata, Rosa Luxemburg ha sempre preconizzata «una tattica socialista risoluta, che provoca nella massa il sentimento della sicurezza, della fiducia, dell’ardore nella lotta, al contrario di una tattica esitante, debole, ispirata ad un deprezzamento della forza proletaria, che esercita sulla massa un’azione paralizzante e perturbatrice".

E la valorosa militante ha predicato con l’esempio personale. Già, prima della guerra, nei Congressi e nella stampa, essa intanto che fronteggiava l’opportunismo dei Legien e dei David, conduceva una campagna serrata contro la politica imperialista e militarista delle classi dirigenti tedesche. Chi non ricorda il clamoroso processo intentato a Rosa Luxemburg, nel 1913, dal Ministero della Guerra, per «offese all’esercito"? Sul «Vorwaerts", essa aveva denunziata la vergogna delle brutalità inflitte dagli ufficiali ai soldati. Il giorno dei diballimenti, la compagna Luxemburg, [p. 4 modifica]assistita dal suo avvocato Carlo Liebknecht (il quale a sua volta aveva all’attivo due anni di fortezza per «offese all’esercito»!), si presentò davanti al tribunale di Berlino con una lista di 900 casi dettagliati e documentati di maltrattamenti nelle Caserme ed invitò il tribunale a citare le 900 vittime e le parecchie migliaia di testimoni. I giudici preferirono rinviare il processo....

Venne la guerra ed il militarismo si prese la rivincita: fin dai primi giorni, Rosa Luxemburg fu arrestata. Rimessa in libertà dopo tre mesi, pubblicò con Franz Mehring (il vecchio teorico e militante della Social-democrazia, il veterano della gloriosa lotta anti-bismarckiana, l’amico fedele di Marx, di Bebel, di Guglielmo Liebknecht, di Singer) il primo numero della rivista l’«Internazionale», stampato a Zurigo. La Luxemburg ed il Mehring furono arrestati e condannati ad un anno di carcere.

In libertà il 19 luglio 1916, Rosa Luxemburg è nuovamente arrestata dopo quattro giorni. E d’allora sino alla Rivoluzione di novembre, nonostante la sua malferma salute, anima di ferro in un corpo debole, tra un periodo e l’altro di prigionia, ha continuato infaticabile la sua opera per intensificare la rinascenza socialista del popolo tedesco.

Adesso, Rosa Luxemburg è alla testa dei massimalisti tedeschi per sottrarre la Rivoluzione dal pericolo dell’opportunismo democratico dei social-maggioritari e per avviarla risolutamente alla méta suprema: la realizzazione integrale del Socialismo. Domani, la Terza Internazionale — depurata da ogni cascame del socialismo guerresco e governamentale, ritornata alla sua missione storica — avrà in Rosa Luxemburg una teorica, la quale non subordina la logica e la dirittura del pensiero socialista al sentimentalismo delle «circostanze eccezionali» (la giustificazione di tante deviazioni!) ed una militante, la cui azione s’ispira unicamente ad uno rigida concezione del dovere socialista.

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Non soltanto per rendere omaggio ad una fra le più belle figure dell’Internazionale Socialista, la Libreria Editrice dellAvanti!, pubblica — per la prima volta in Italia — questo studio di Rosa Luxemburg su «Lo sciopero generale, il Partito ed i Sindacati».

Al libro, edito nel 1907 dalla Federazione socialista di Amburgo, gli avvenimenti odierni conferiscono una significante attualità. All’indomani della Rivoluzione russa del gennaio 1905, Rosa Luxemburg dimostrava come quella Rivoluzione non fosse che un episodio della lotta — politica ed economica ad un tempo — intrapresa e condotta dal [p. 5 modifica]proletariato russo non per ottenere parziali riforme nei rapporti fra proprietà e lavoro e nella forma politica del regime capitalista, ma per il fine supremo della realizzazione socialista, per la trasformazione sostanziale del regime, per l’abolizione della proprietà privata, per la sovranità del Lavoro. La storia dello sciopero generale in Russia non è soltanto la storia della Rivoluzione russa, ma ne mette in rilievo il carattere essenzialmente classista, e soltanto conoscendo la storia dello sciopero generale in Russia si può comprendere come la Rivoluzione del marzo 1917 non potesse arrestarsi alla fase riformista del governo Kerensky, ma dovesse culminare ineluttabilmente nel movimento risolutivo del novembre 1917 e nella instaurazione del regime massimalista. La Rivoluzione russa del marzo 1917 non è stata un gesto di protesta contro la guerra, nè ha avuto menomamente il limitato scopo di abbattere l’autocrazia per sostituirvi un regime democratico, ma fu un più decisivo episodio della lotta latente contro la struttura economica-politica della società russa. Le circostanze speciali della guerra ne facilitarono lo scoppio: non lo determinarono. E neppure la trasformazione del regime czarista da autocrate a costituzionale o parlamentare lo avrebbe arrestato od impedito, come a trattenerlo fu vano lo sforzo del governo riformista del Kerensky.

Certuni critici, i quali pur tengono a dirsi «marzisti convinti", hanno preteso porre in dubbio la capacità realizzatrice del regime massimalista a causa della «immaturità delle condizioni storiche". Secondo essi, la Russia non è matura per una Rivoluzione socialista! Appartengono a quella categoria di teologhi del marxismo, che fin dal 1907, Rosa Luxemburg metteva tanto spiritosamente in burletta. Ignorano o dimenticano la maturità rivoluzionaria del proletariato russo, acquistata con venti anni di lotta classista e tipicamente rivoluzionaria nelle forme dello sciopero generale. Se non si brucia una casa per accendere una sigaretta, neppure si conduce una ventennale lotta classista e rivoluzionaria per metter capo ad una repubblica borghese, che dia al capitalismo maggiori possibilità di dominio ed al proletariato lo scherno di una libertà politica fittizia, che un Decreto governativo può togliere o limitare dall’oggi al domani, e lo lasci nella soggezione economica di prima.

Con intuizione profonda, Rosa Luxemburg, la quale non è una marzista ciecamente «convinta", ma una marxista ragionante, fin dal 1907 poneva in luce il carattere schiettamente massimalista del movimento proletario russo e delle sue finalità immediate. La Rivoluzione russa, dal novembre del 1917, sta realizzando i «risultati pratici", [p. 6 modifica]i «guadagni» ottenuti dal proletariato russo grazie agli scioperi generali di un ventennio, di quelli scioperi generali, che secondo gli schematici ed i burocratici del movimento operaio, si chiudevano «al passivo». Sono le sorprese della Storia!

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Nella seconda parte del suo studio, Rosa Luxemburg analizza acutamente quel fenomeno di degenerazione classista che è la distinzione «tecnica» fra sciopero generale economico e sciopero generale politico. Degenerazione più diffusa che non sembri e dovuta sopratutto ad una brutta malattia: la miopia sindacale, non meno dannosa della miopia parlamentarista.

A causa di tale miopia, non si distingue la differenza sostanziale fra sciopero di categoria e sciopero di classe. Ora, se uno sciopero di categoria ha carattere specificatamente economico, ogni sciopero generale, qualunque ne siano il movente ed il fine, è azione rivoluzionaria di classe e quindi ha carattere politico.

«Ogni movimento, con il quale la classe operaia si posa come classe in faccia alle classi dominanti e durante il quale cerca di vincerle con una pressione esterna, è un movimento politico. Ad esempio, il tentativo per ottenere da qualche capitalista in una officina od in una categoria una riduzione delle ore di lavoro, è un movimento puramente economico. Al contrario, il movimento per ottenere la legge delle otto ore è un movimento politico. Ed è così che movimenti economici isolati degli operai sono sempre un movimento politico, ossia un movimento di classe per far trionfare gl’interessi operai sotto una forma generale». (Marx, Lettera a Bolte, 3 novembre 1871).

L'abbicci della dottrina socialista!

Ma restringendo sempre più il cerchio dell’orizzonte sindacale, gli specializzati in funzionarismo sindacale non soltanto hanno perduto di vista il carattere politico, perchè classista, del movimento operaio, ma hanno confuso la parte con il tutto: una parziale azione di classe — l’economica — con l’azione generale.

Ne sono venute fuori le più aberranti stranezze. La «neutralità»! L’organizzazione sindacale «neutra» nella lotta di classe politica. Poi, la divisione «tecnica» di quella forma tipica dell’azione rivoluzionaria di classe che e lo sciopero generale. Questo è economico e lo dirige il Sindacato; quest’altro è politico, e lo dirige il Partito! Così, fra le altre cose, si contrappone Sindacato a Partito e sono qui le prime radici di quell’anfibio, di quell’ermafrodito «Partito del Lavoro» che sonnecchia inavvertito [p. 7 modifica]nel cuore di ogni funzionario sindacale e che di quando in quando la massa proletaria disperde con un gesto possente, quando esprime — nelle elezioni, nelle manifestazioni, nei grandi movimenti collettivi — la sua fiducia al Partito Socialista, come suo tipico organismo di classe. Giacchè la massa proletaria, ridendo sul naso ai burocratici ed ai tecnici della «neutralità» e della «divisione» non separa le due organizzazioni del movimento operaio: i Sindacati ed il Partito, ma istintivamente assegna ad esse il vero e specifico ufficio rispettivo. «I Sindacati rappresentano gl’interessi di gruppi ed uno studio di sviluppo del movimento operaio; il Socialismo rappresenta la classe operaia e gl’interessi collettivi della sua emancipazione».

Rosa Luxemburg ha sottoposto ad una serrata critica queste concezioni della «neutralità" e della «divisione», così contrarie all’interesse del movimento di classe e dell’azione proletaria. Oggi, che la guerra ha affrettato la maturità di condizioni storiche favorevoli all’azione massimalista del proletariato — durante le quali il Partito Socialista è chiamato dalla stessa forza degli avvenimenti a compiere la sua missione direttiva, come è dato constatare nella stessa Germania, dove i Sindacati si sono automaticamente ritirati dalla piattaforma dell’azione rivoluzionaria di classe — , lo studio della Luxemburg è avvalorato da quei decisivi ed indiscutibili documenti, che sono I FATTI.

        Parigi, dicembre 1918. C. Alessandri.


Questo opuscolo esce quando l’autrice non è più, perchè è stata assassinata a Berlino.

Dovremo scriverne l’elogio funebre?

No.

Rosa Luxemburg ha, insieme a Carlo Liebknecht, suggellato col suo corpo straziato dalla brutalità dei soldati accecati, un apostolato di cui queste pagine sono un lieve ma non obliabile segno.

Rosa Luxemburg è stata sopraffatta e vinta; ma ci sono sconfitte che sono vittorie, e ci sono vittorie più funeste delle sconfitte.

Perchè Rosa, Carlo e cento altri vinti nella sanguinosa settimana di gennaio hanno lottato per cose grandi, per lo scopo più nobile dell’umanità che soffre, per la sua redenzione morale e materiale; essi hanno versato il loro puro sangue per cose sante. E da ogni goccia di quel sangue sorgeranno i vendicatori .…

La via crucis della classe operaia non è ancora finita.

Ma il giorno della redenzione si avvicina.…