Lo zecchino di Porcia

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Solone Ambrosoli

1897 Indice:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu Rivista italiana di numismatica 1897/Porcia Lo zecchino di Porcia Intestazione 23 luglio 2019 75% Da definire


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LO ZECCHINO DI PORCÍA






Fra le monete cosidette " di ostentazione „, e tutte qual più qual meno pregevoli e rare, le quali furono coniate al di là delle Alpi nel secolo scorso per conto di signori italiani, quasi soltanto a far pompa dell’arme sormontata dal berretto principesco, e del titolo di Principe del Sacro Romano Impero, la meno nota e insieme la più squisitamente preziosa è forse lo zecchino fatto coniare, probabilmente a Vienna, da Annibale Alfonso Emanuele di Porcía nel Friuli, l’anno 1704.

La esigua schiera delle rimanenti monete di ostentazione suddette, comprende quelle di Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio per il suo feudo di Retegno in Lombardia, le monete di Belgioioso, pure in Lombardia, del Vasto negli Abruzzi, di Belmonte e di San Giorgio nelle Calabrie, e di Ventimiglia in Sicilia; come dall’elenco qui appresso.

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RETEGNO.


Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio barone (1708-26): zecchino del 17241, zecchino del 17262, tallero3 e mezzo tallero4.


BELGIOIOSO.


Antonio da Barbiano principe (1769): zecchino5 e tallero6.


VASTO.


Cesare D’Avalos marchese (1706): pezzi in oro battuti coi conii del tallero7, zecchino8, mezzo zecchino9, tallero10 e mezzo tallero11.

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BELMONTE.


Antonio Pignatelli principe (1733): zecchino12.


SAN GIORGIO.


Giovanni VI Domenico Milano marchese (1732): doppio zecchino13, zecchino14, tallero [?] e mezzo tallero15.

Mezzo tallero commemorativo, del 1740.

Giacomo IV Francesco Milano marchese (1753): tallero16.


VENTIMIGLIA.


Giovanni Requesens conte (1725): doppio zecchino17 e mezzo tallero18.

A questo elenco sarebbe forse da aggiungere Io zecchino di cui fece preparare i conii nel 1731 il principe Nicolò Meli-Lupi di Soragna nell’Emilia19, [p. 162 modifica]se la cussione di quella moneta avesse effettivamente allora avuto luogo20.

Ad ogni modo (prescindendo se si vuole da Soragna, che costituisce un caso isolato; il quale d’altronde non infirma ciò che sto per dire), uno sguardo all’elenco basterà per dimostrare che nessuna delle signorie ivi comprese21eccetto Belmonte, ebbe una monetazione così scarsa di specie come la ebbe Porcía; poiché questi due feudi soltanto sono rappresentati rispettivamente da un’unica specie monetaria: lo zecchino.

Bisogna aggiungere poi, che se lo zecchino di Belmonte è moneta rara, quello di Porcía lo è incomparabilmente di pili, oltre all’essere rarissimo in via assoluta: ci troviamo quindi di fronte ad una moneta che occupa un posto affatto privilegiato nella serie italiana.

Ed eccone la descrizione:

Oro. Zecchino.

D/ — HAN : ALP : EM : SA : ROM : IMP : PRIN : A : PORCIA (rosetta).

Entro cerchio di perline: busto del Principe, di fronte, con corazza e grande parrucca inanellata.

[p. 163 modifica]R/ — COMES · AB : ORTENBVRG · [rosetta) · 17-04 ·

Entro cerchio c. s.: arme di forma ellittica, inquartata e caricata d’uno scudetto centrale, circondata di fregi e sormontata da berretto principesco.

Se consultiamo le Tavole sinottiche del Promis22 o la Bibliografia delle Zecche Ilaliane dei fratelli Gnecchi23, vediamo che il disegno di questo zecchino ci è dato soltanto dal catalogo del Gabinetto Imper. di Vienna24. Da un’impronta dell’esemplare di quel Gabinetto, favoritami dall’amico mio Dott. Roberto von Schneider, è tolta appunto la riproduzione che correda il presente articolo. Per completare la descrizione ho avuto la fortuna di potermi valere di un altro esemplare, posseduto dalla ill. ma Sig.a March.a Teresa Visconti Sanseverino, discendente per linea materna dalla famiglia Porcia.

La moneta, come si vede, invece di recare l’arme semplice, comune a tutta la famiglia Porcia: " D’azzurro a sei gigli d’oro, 3, 2, 1; [p. 164 modifica] al capo del secondo „25, reca l’arme ch’è propria del principe di Porcia:
" Inquartato: nel 1° e 4° d’argento incappato di rosso, a tre semivoli dell’uno nell’altro, i due del capo addossati (Ortemburg); nel 2° e 3° di rosso alla fascia d’argento, alla torre dello stesso, aperta di nero, movente dalla punta dello scudo, e merlata di rosso, attraversante sulla fascia (Mitterburg). Sul tutto di Porcia „26.

I Principi di Porcia, infatti, sono fra l’altro anche Conti di Ortemburgo e di Mitterburgo; anzi, la composizione dello stemma, e il titolo comitale che lo circonda sullo zecchino, potrebbero far nascere il dubbio che si tratti di una moneta battuta bensì da un Porcia, ma pei feudi testé nominati27 (27). Tanto più che i Conti Vidman, dai quali i Porcia comperarono Ortemburgo nel 1662 per 365,000 e più fiorini28 avevano già avuto ed esercitato il diritto di zecca29.

II Cardinale Cristoforo Vidman coniò, fra altre monete, uno zecchino che con lo stemma inquartato, nel 1° di Ortemburgo anch’esso, e con la epigrafe [p. 165 modifica]COMES AB ORTENBVRG30 arieggia talmente lo zecchino di Annibale Alfonso da rafforzare la supposizione che anche quest’ultima moneta possa essere di Ortemburgo.

Se così fosse, del resto, non sembri audacia la mia, ma a rigor di logica si potrebbe (o piuttosto si dovrebbe) collocare lo zecchino di Annibale Alfonso fra le " monete battute da Italiani all’Estero „, ed elevare Ortemburgo a " zecca italiana „.

Ma senza indugiarci a discutere i motivi pei quali questo zecchino va assegnato a Porcia e non ad altre " zecche „ (per servirci di un’espressione impropria ma ormai tradizionale in Italia), lo stesso più volte citato catalogo del Gabinetto Imp. di Vienna (Monnoies en or, 1759) ci presenta una soluzione elegante, benché empirica, del dubbio intorno a cui discorriamo. Il grande catalogo di Vienna infatti, che per la sua indole stessa, o almeno per ragioni di luogo e di tempo, ci può quasi fornire una " interpretazione autentica „, nella medesima pagina 211 del volume suddetto riproduce i disegni delle monete del Cardinale Vidman intitolandole di Ortemburgo, e piiì sotto ci dà il disegno della moneta di Annibale Alfonso intitolandola di Porcia.

Continueremo quindi senza esitanza, col Promis e con gli altri nostri nummografi, ad annoverare Porcia fra le zecche italiane, quantunque la sua moneta sia certamente battuta al di là delle Alpi.

Diamo ora uno sguardo alle circostanze nelle quali fu coniata.

Intorno all’antichissima origine della famiglia Porcia scrissero, per tacere del Sansovino31, del [p. 166 modifica]Verci32 e d’altri, più recentemente il ch. e compianto Stefani33 e il canonico Degani34.

Essa è senza dubbio fra le case più illustri del Friuli, produsse gran numero di personaggi distinti, e s’imparentò con nobilissime famiglie35.

Né, per potersi chiamar antica e per essere illustre, aveva bisogno che il P. Antonio Tadeo, terziario di S. Francesco e prefetto del Seminario di Gradisca, nel dedicare la barocca sua Galleria panegirica al conte Gio. Andrea di Porcia, con secentistica ampollosità ed esagerazione incominciasse come segue:

" Se insino le Stanze Troiane apprestarono le Culle ai Pargoletti Vostri Aui, Illustrissimo Signor Conte; de’ quali i Figli con la fuga schermiti da quelle fiamme nemiche, sotto il Cielo dell’Orse à sé, & à suoi Parti, riportarono sicuro soggiorno. Se l’Alemagna fecondata de’ suoi figli trinciati dalle vostre sciable; produsse alle destre, vittoriose le palme, & inaffiata col sangue dalle vostre piche, partorì le rose, per incoronar le tempie Auite de vostri Scipioni. Se la Gallia per il sommo capitale delle prodezze de vostri Epaminondi, impegnata; si disimpegnò col esborso de’ primi honori di sua Reggia, e col inesto de Regij Gigli donati alle vostre insegne. Se l’Augustissima Casa d’Austria, [p. 167 modifica] delle Spagne con i Tosoni, della Germania con le Contee, dell’Imperio con i Principati, della sua Corte con le prime Prefetture, & ai Sommi Pontefici con iterate, & applaudite Ambasciarie, riconobbe i vostri saputissimi Soloni. E final mente se ’l Vicario di Christo con il decoro delle Mitre, con le Secretarie del Vaticano, con le Plenipotenze delle Nonciature, e col Ostro delle Sacre Porpore rauuisò i vostri religiosissimi Aaroni.... „36.

Ciononostante, quantunque la nobiltà della famiglia Porcia debba dirsi assai antica, la dignità di Principe è in essa relativamente di fresca data, risalendo soltanto alla metà circa del Sec. XVII.

Per maggior chiarezza, riproduco qui un brano della genealogia dei Principi e Conti di Porcía, compilata dal Dott. A. Joppi di Udine, e che devo alla gentilezza del Sig. Antonio Toffoli.


Brano della Genealogia de’ Principi e Conti di Porcía (Friúli)

del Dottor Antonio Joppi di Udine


Conte Giovanni Sforza di Porcía, morto 1624.
|
(I Principe) Giovanni Ferdinando, nato 1606, morto 1665;
creato Principe del Sacro Romano Impero
dall’imp. Leopoldo I in Vienna, il 17 febbraio 1662.
|
(II Principe) Giovanni Carlo, morto 1667.
|
(III Principe) Gio. Francesco Antonio, morto 1698.
Non ebbe figli, ed il Principato passò in un ramo collaterale de’ Conti Porcía, cioè nel Conte
|
(IV Principe) Gerolamo Ascanio di Porcía,
del fu Conte Ferdinando Guido.
|
(V Principe) ANNIBALE ALFONSO EMANUELE,
nato 1679, morto 1742.

[p. 168 modifica]Da questo brano, che ho potuto completare col raffronto di altri alberi genealogici cortesemente comunicatimi dal Sig. Conte D.r Alfonso Porcía, vediamo che il primo personaggio della famiglia insignito del principato fu Giovanni Ferdinando.

Il relativo diploma dell’Imp. Leopoldo I è in data del 17 febbraio 1662 (v. Appendice, A), e in esso si concede anche espressamente al Principe ed a’ suoi successori il diritto di zecca (v. Appendice, B).

Nella chiusa dello stesso diploma si accorda poi al Principe la facoltà di trasferire o concedere ad altri (in difetto di prole mascolina) i privilegi tutti che solennemente sono registrati nel diploma medesimo, e il primo dei quali è per l’appunto il diritto di zecca (v. Appendice, C).

Questo caso si avverò per il Principe Gio. Francesco Antonio, morto improle, dal quale il principato passò al Conte Gerolamo Ascanio, che alla sua volta, col consenso imperiale, vi rinunciò a favore del proprio figlio Annibale37, Ed è precisamente questi il Principe Annibale Alfonso Emanuele che, come sappiamo, fece coniare lo zecchino di Porcía.

Uomo di preclaro ingegno, dopo una giovinezza divisa fra gli studi e gli esercizi cavallereschi, e dopo di essere stato per vari anni generale di Carlstadt nei Confini croati, Annibale Alfonso fu nominato da Carlo VI a suo consigliere intimo, a capitano supremo di Carinzia, ed ebbe altre cariche ed onori, come si può leggere diffusamente nel volume a lui dedicato da Adamo Matteo de Sukoviz sotto il titolo: Marcus Porcius Caio redivivus38.

[p. 169 modifica]Ma per noi la sua personalità ritrae un carattere di particolare interesse dall’aver egli fatto uso del diritto di coniar moneta; quantunque, come altri Principi del suo tempo, per la cussione materiale abbia ricorso senza dubbio all’opera di qualche zecca maggiore, e, più presumibilmente, alla zecca di Vienna; e quantunque si sia limitato di certo a far battere un ristrettissimo numero di esemplari, come lo attesta la straordinaria rarità del suo zecchino.

In virtù di questa coniazione, sia pure scarsissima, sia pure effimera, Annibale Alfonso di Porcía prende posto per un istante nella serie numismatica italiana; spero quindi di non aver forse fatto cosa discara ai lettori della Rivista col richiamare la loro attenzione sulla quasi dimenticata di lui moneta.

Prima di chiudere, mi si permetta di ringraziare i Sigg. March. Carlo Ermes Visconti, Conte D.r Alfonso Porcía, e Antonio Toffoli, che mi furono liberali di notizie e di cortesi schiarimenti.


Milano, giugno 1897.

Solone Ambrosoli.               





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APPENDICE



A.


" . . . . . . . . . .

So haben Wir diesem allem nach aus oben angezogenen, und mehr andern Ursachen, und zu gnädigster Erkanntniss solches fürtreflich rühmlichen Verhaltens, und langwierig getreuen Verdienens mit wohl bedachtem Muthe, gutem Rathe, aus selbst eigener Bewegnuss, und rechtem Wissen, obbenannten Unsern Obristhofmeister Johann Ferdinand Grafen von Portia, und Brugnera in den Stand, Ehre, und Würde, Unserer, und des heil. Reichs Fürsten gnädiglich erhoben, gewürdiget, und gesetzt, auch ihn der Schaare, Gesell- und Gemeinschaft anderer Unserer, und des heil. Reichs Fürsten zugefügt, zugesellt, und verglichen, dazu ihm den fürstlichen Titul, und Namen zu führen gnädigllch bewilliget, und gegeben, auch sich also zu nennen zugelassen, und erlaubt, jedoch dergestalt, dass allezeit der primogenitus den fürstlichen Stand, und Namen führe: da dieser aber keinen männlichen Leibserben hinterliesse, alsdann aus seinem Geschlechte, und zwar derjenige, welchen er zum Erben aufnehmen, oder in Ermanglung der Institution, sein rechtmässiger Erb aus dem Grafen von Portia Geschlechte seyn wird, und dessen ältester Sohn, und also fort, und fort allein der primogenitus in dem Fürstenstande succediren, die andern aber in dem Grafenstande verbleiben sollen „.

Fürst von Portiaischen Familie Herrlichkeiten. — (s, 1. d. st. nè a.) — (a pag. 11-12).




B.


" . . . . . . . . . .

Als nämlich, und fürs erste, so haben Wir zur Erzeigung Unserer grossen Mildigkeit, und gnädiger Neigung gegen mehr gedachtem Fürsten von Portia Ldl. auch dero Erben, und Nachkommen mit Consens, und Einwilligung Unserer, und des heiligen Reichs Kuhrfürsten diese besondere Gnade gethan, und Freyheit gegeben; thun, und [p. 171 modifica]geben die ihnen auch von römischer kais. könig. und landsfürstlicher Machtvollkommenheit wissentlich in Kraft dieses Briefs also, dass seine Liebden, dero Erben, und Nachkommen, wann ihnen solches über kurz, oder lang gelegen, und gefällig, in ihren Landen, Herrschaften, und Gebieten, so sie itzt haben, und in künftiger Zeit noch ferner überkommen, eine Münzstätte bauen, und aufrichten lassen, und darinn durch ihre ehrbare, redliche Münzmeister, die sie zu einer jeden Zeit dazu verordnen, allerley gölden- und silberne Münzsorten klein, und gross, in allermassen solches Unser, und des heiligen Reichs Münzedikt, und Ordnung zulasset, und andern, so aus Unsern, oder Unserer Vorfahrer kais. könig. oder landsfürstlichen Begnadungen zu münzen Macht haben, mit Umschriften, Bildnissen, Wappen, Geprägen auf beiden Seiten munzen, und schlagen lassen, damit treulich gebaaren, und handlen sollen, und mögen, von allermänniglich unverhindert: doch sollen alle solche golden- und silberne Münzen, die sie, wie obstehet, schlagen, und münzen lassen, von Strichnadl, Korn, Schrot, Gran, Gehalt, Werth, und Gewicht vorberührter Unserer, und des heiligen Reichs, auch anderer Unserer Erbkönigreiche, Fürstenthümer, und Lande (darinnen dergleichen Münzen geschlagen werden) der Münzordnung gemäss, und nicht geringer seyn; auch wo Wir, oder Unsere Nachkommen, künftig über kurz, oder lang der Münz halber Aenderung, und andere Ordnung fürnehmen, geben, und machen werden, solle seine Liebden der Fürst von Portia, seine Erben, und Nachkommen sich alsdann auch derselben gemäss halten „.

Fürst von Portiaischen Familie Herrlichkeiten. — (a pag. 25-26).




C.


" . . . . . . . . . .

Zu dem alien geben Wir Unserm lieben Oheim des Fürstens von Portia Ldl. dero Erben, und Nachkommen, diese besondere Freyheit, vollkommene Macht, und Gewalt, dass er als primus aquirens in defectum prolis masculinæ dieses Unser kais. Beneficium einem jedweden seines Namens und Stammes, oder einem andern, wen er hiezu am besten [p. 172 modifica]qualificirt befindet, nach seinem Belieben per ultimam voluntatem, seu inter vivos quocunque modo gänzlichen übermachen verleihen, transportiren, überlassen, und cediren möge, alles von mehr beruhrter kais. Machtvollkommenheit, und in Kraft dieses Briefes, welchen nun des Fürsten von Portia Ldl. solches Unser Privilegium, oder eine, oder mehrere Gnaden derselben, wie obstehet, cediren, und theilhaftig machen wird, der solle solches nichtweniger, als wenn ihm das von Uns selbst verliehen wäre, nach seinem Gefallen nützen, und niessen, ohne männigliche Verhinderung „.


Fürst von Portiaischen Familie Herrlichkeiten. — (a pag. 67).




D.


" . . . . . . . . . .

Primogenitus comitis Hieronymmi Ascanij, Hannibal teneræ adhuc aetatis Porcia in Bavariam ad agnatum Maximilianum deductus, ab eodem sollicite educatus, & ad quaevis tum privata, tum publica studia, & equestria exercitia serio applicatus in omnibus, & singulis ad invidiam usque mire proficiens, prout ejus aevi commilitones hodiedum attestantur, ipsùmque quilibet cum eodem per aliquod agens tempus, in omni scibili magistrum: in juridicis alterum Catonem; in historia vero, & politicis omnino defæcatissimum, ac consummatissimum , jure merito judicaverit. Rarae profectò hoc saeculo in principe viro virtutes.

Non tantum hæres principis Francisci Antonij, sed & priùs Maximiliani agnati, ejùsque conjugis natæ L. B. a Spirinig, ac sic proprietarius dominiorum superioris, & inferioris Lauterbach, Hornegg, & Meillhoffen, nec non diversorum in Bavaria palatiorum, & honorum: occasione cujus per aliquot cum aula Bavarica tum ibi, tum in Belgio tempus morabatur: variàque ibidem obivit munia.

Sed vocatus ad capessendam praefati principis Francisci Antonij haereditatem se se Viennam contulit, ubi Leopoldo Caesari vix rara hujus principis talenta innotuére, eundem in suum ad aulam Moscoviensem resolvit magnum legatum. Quo audito duo id Caesari ministri improbàre: esse nimirum hunc principem ad delicatum hoc, & grave munus perquàm [p. 173 modifica]juvenem; Quibus Caesar haec in terminis reposuit percunctando: An locuti sint in serijs principi a Porcia? negantes jussit, illi loqui; multum in hoc principe reperturos, quod illis deest, ut discant.

Quo autem fato legatio haec, ad quam eò magnificentiùs prò Caesaris gloria gerendam, magnos ex proprio princeps impendit sumptus, ad hoc usque momentum sensibiles, suum non sit sortita effectum, id passim ex aliis constat.

Interrupto ergo hoc legationis munere renuntiatur generalis Carolostadiensis Croaticorum, maritimorùmque confiniorum, cui per aliquot laudabiliter praefuit annos: ob aèris autem intemperiem ad sui conservationem necesse habuit id resignare.

Ad sedandum, in comitatu Goritiensi anno 1713 exortum rusticorum tumultum, audiendas, & decidendas causas, nec non puniendos authores, deputatur cum Christophoro comite a Wildenstein, moderno dignissimo directore regiminis Aust: Inter: & Joanne Josepho a Luidl, hodierno secretario, & referendario Int : Aust: Viennæ meritissimo, principalis commissarius, quam commissionem per decem menses, in loco Goritiae continuatam, cum susceptis in se sponte proprijs impensis feliciter terminavit: ut optimo jure de ilio dici possit, eundem non sibi, sed Cæsari natum, facultatésque ipsius magis bono publico, ac propriae utilitati deservire.

Dum vero invictissimus Caesar, & gloriosissimus triumphator Carolus VI. &c. &c. qui ob diurnam in vindicanda, & asserenda sibi avita Hispaniarum monarchia à Germania absentiam, subjectorum, ipsorùmque qualitatum notitiam, redux non habuit ex asse, talenta hujus principis percepit, eundem sibi à consilijs intimum efffectivum, suùmque archiducatus Carinthiæ supremum Capitaneum, & principalem Interioris Austriæ commissarium, ampia cum authoritate renuntiat.

Sed haec duntaxat fore praeludia ad altiora quis non videt?

aC DeVs hoC faXIt aMen39 „.


De Sukoviz (Adamus Matthaeus), Marcus Porcius Cato redivivus et in integrum restitutus in celsissimo Principe, & Domino, Domino Hannibale Alphonso Emanuele S. Rom. Imp. Principe à Porcía, &c. — Augustæ Vindelicorum, 1716. — (a pag. 89-92).


Note

  1. Monnoies en or, qui composent une des différentes parties du Cabinet de S. M. l’Empereur. Vienne, 1759. — (a pag. 263).
    Litta, Famiglie celebri d’Italia. Gallio di Como. — (n. 4).
    Gnecchi (F. ed E.), Le Monete dei Trivulzio. Milano, 1887. — (tav. VIII, n. 4).
  2. Gnecchi, op. cit. — (tav. VIII, n. 5).
  3. Monnoies en argent, qui composent une des parties du Cabinet, etc. Vienne, 1759. — (a pag. 473)
    Litta, l. c. — (n. 5).
    Gnecchi, op. cit. — (tav. VIII, n. 6).
    Catalogo della Collezione A. Cantoni. Milano, 1887. — (tav. III, n. 1201).
  4. Monnoies en argent, etc. — (a pag. 473).
    Litta, l. c. — (n. 3).
    Gnecchi, op. cit. — (tav. VIII, n. 7).
  5. Benaven (J. M.), Le Caissier Italien. Tome II. — (tav. 81, n. 10).
    Ambrosoli (S.), Zecche Italiane. Como, 1881. — (tav. I-II, n. 8).
  6. Ambrosoli, op. cit. — (tav. III, n. 9).
  7. Monnoies en or, etc. — (a pag. 258).
  8. Ivi.
    Collezione Sambon: Monete dell’Italia meridionale. Milano, 1897. — (tav. IX, n. 1534).
  9. Ambrosoli (S.), Il mezzo zecchino del Vasto. — In Rivista Italiana di Numismatica. Anno IV. Milano, 1890. — (a pag. 543)
  10. Monnoies en argent, etc. — (a pag. 474). Catal. d. Collez. Cantoni. — (tav. III, n. 1497)
  11. Monnoies en argent, etc. — (a pag. 474).
  12. Köhler (J. D.), Historische Münz-Belustigung. Vol. XVIII. Nürnberg. — (a pag. 257).
    Monnoies en or, etc. — (a pag. 261).
    Catalogo della Collesione del Cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880. — (tav. I, n. 346).
    Catalogo della Collezione Fusco. Roma, 1882. — (tav. I, n. 89).
    Catal. d. Collez. Sambon. — (tav. IX, n. 1533).
  13. Monnoies en or, etc. — (a pag. 260).
  14. Ivi.
  15. Kunz (Carlo), Il Museo Bottacin annesso alla Civica Biblioteca e Museo di Padova. — In Periodico di Numismatica e Sfragistica per la storia d’Italia, diretto dal March. Carlo Strozzi. Volume terzo. Firenze, 1871. — (tav. XII, n. 7).
  16. Monnoies en arg., etc. — (a pag. 469).
    Catal. d. Collez. Rossi. — (tav. VII, n. 4604).
  17. Monnoies en or, etc. — (a pag. 264).
  18. Monnoies en arg., etc. — (a pag. 474).
  19. Pigorini (Luigi), Moneta, medaglie e sigilli dei Marchesi e Principi di Soragna. Parma, 1867. — (alla tav. annessa).
    Catal. d. Collez. Rossi. — (tav. VII, n. 4846).
    Ambrosoli (S.), Zecche Italiane. Como, 1881. — (tav. III-IV, n. 3).
  20. Pigorini, op. cit. — (a pag. 13: " .... certo si è che delle monete del tempo non ve n’ha alcuna, e che a noi rimangono appena quei conii a monumento della zecca di Soragna. I quali, lodevolmente conservati nell’archivio dei Meli-Lupi, servirono a battere a’ giorni nostri, per cura dei possessori, poche prove di zecca in oro, rame e piombo, conservate oggi in alcuni pubblici e privati medaglieri „).
    Kunz, Il Museo Bottacin. — In Period. di Num. e Sfrag. Vol. II. — (a pag. 114-15: " La maniera d’intaglio di quello zecchino non autorizzerebbe per avventura la credenza che sia stato eseguito in qualche zecca lontana, forse in quella di Vienna? E il modo della concessione, con esclusione della effigie del feudatario e la prescrizione dell’aquila imperiale, alla quale fa riscontro la leggenda che accenna alla protezione cesarea, non sarebbe forse stato trovato poco lusinghiero e motivo per cui non fu dato intiero sviluppo a quel progetto? „).
  21. Per ciò che concerne Retegno, s’intende che qui si parla solamente di Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio.
  22. Promis (Vincenzo), Tavole sinottiche delle monete battute in Italia o da Italiani all’Estero, dal secolo VII a tutto l’anno 1868. Torino, 1869. - (a pag. 171).
  23. Gnecchi (F. ed E.), Saggio di Bibliografia numismatica delle Zecche Italiane medioevali e moderne. Milano, 1889. — (a pag. 299).
  24. Monnoies en or, etc. — (a pag. 211).
    Ma anche le pubblicazioni che registrano soltanto o che citano insomma più o meno incidentalmente la moneta di Porcia si riducono a ben poche; ecco quelle che sono a mia notizia:
    Bazzi (G.) e Santoni (M.), Vade-mecum del raccoglitore di monete italiane, ossia Repertorio numismatico, ecc. Camerino, 1866. — (a pag. 172).
    Tonini (P.), Topografia generale delle Zecche Italiane. Firenze, 1869. — (a pag. 39).
    Promis (V.), Tavole sinottiche. — (a pag. 171).
    Gnecchi (F. ed E.), Le Monete dei Trivulzio. - (a pag. XXIX).
    Gli stessi, Saggio di Bibliografia, ecc. — (a pag. 299).
    Blanchet (J.-Adrien), Nouveau Manuel de Numismatique du moyen âge et moderne. Tome second. Paris, 1890. — (a pag. 344).
    Ambrosoli (S.), Numismatica (Manuali Hoepli). Milano, 1891. — (a pag. 128).
    Lazzarini (Alfredo), Castelli friulani: Porcia. - In Giornale di Udine. Anno XXIX. n. 77. Udine, 30 marzo 1895.
    Ambrosoli (S.), Manuale di Numismatica (Manuali Hoepli). 2a ediz. Milano 1895. - (a pag. 164).
    Annuario della Nobiltà Italiana. Bari, 1897. - (a pag. 936).
  25. Annuario della Nobiltà Italiana [diretto da Goffredo di Crollalanza]. Anno XIX. Bari, 1897. — (a pag. 937).
    Il disegno dell’arme si trova nello stesso Annuario, 1896; e in: Tettoni (L.) e Saladini (F.), Teatro araldico, vol. IV, Lodi, 1844.
    " D’azur à six fleurs-de-lis d’or; au chef du même „ (Rietstap Armorial general. Tome II. Gouda, 1887).
  26. Annuario della Nob. It., 1897, ’· e. Nel grande Numismatisches Wappen- Lexicon del pur diligentissimo Rentzmann, tav. 11, n. 69, lo stemma inquartato suddescritto è erroneamente attribuito a Ortenburg (anzi, a Ortenburg di Baviera).
  27. Veggasi la nota precedente. Il Rentzmann ha confuso l’Ortenburg di Carinzia con quello di Baviera, ma in ogni modo ha creduto evidentemente che si trattasse di una moneta coniata per un feudo di tal nome.
  28. Beckh-Widmanstetter (Leopold von), Die kärntnerischen Grafen von Ortenburg. Wien, 1890. — (a pag. 12-13).
  29. Ivi. — (a pag. 11).
  30. Monnoies en or, etc. — (a pag. 211).
  31. Sansovino (Francesco), Della origine, et de’ fatti delle Famiglie illustri d’Italia. In Vinegia, 1582. — (a pag. 240 e segg.).
  32. Verci (Giambatista), Storia della Marca Trivigiana e Veronese. Venezia, 1786-91.
  33. Stefani (Federigo), Di Guecelletto da Praia e dell’origine de’ Principi e Conti di Porcia e Brugnera. Venezia, 1876.
  34. Degani (Ernesto), La Cronaca di Pre’ Antonio Purliliese. — In Archivio Veneto, T. XXX VI, 1888.
           Lo stesso, Guecello II di Prata. — In Atti dell’Accademia di Udine, Serie II, Vol. IX, 1893.
  35. Per le numerose pubblicazioni che concernono la famiglia Porcia, veggasi la Bibliografia del Friuli di Giuseppe Valentinelli (Venezia, 1861): alla quale formano continuazione i due volumi della Bibliografia storica friulana dal 1861 al 1881 di Giuseppe Occioni-Bonaffons (Udine, 1883 e 1887).
           Alcuni cenni biografici compendiosi dei Conti di Porcia si trovano nell’opera di Giandomenico Ciconi: Udine e sua provincia (seconda edizione, Udine, 1862; — a pag. 362-64).
           V. anche un articolo del Conte Alfonso Porcía nel Corriere di Gorizia, anno X, n. 37 (26 marzo 1892).
  36. Tadeo (P. Antonio), Galeria Panegirica dell’Illustrissima, &’ Eccellentissima Casa di Portia, dedicata all’Illustrissimo Signor, Sig.r Gioanni Andrea di Portia, Conte del Sacr. Rom. Imperio, di Brugnara, &c. &c. di Sua Maestà Cesarea Cameriere, Signore di Senesecchia, Prem. Ortemburg, & Ospitol; Cavaliere Gierosolimitano, e Commendatore di Stragau, &c. &c. — In Udine, appresso gii Schiratti, 1679.
  37. Annuario della Nob. It., 1897. — (a pag. 936: " Giovan-Francesco-Antonio, † improle 8 apr. 1698. Il tit. di Princ. del S. R. I. venne allora rinnov., per concess. imp. 3 sett. 1698, in favore di Gerolamo, ciambellano del duca di Baviera, il quale ne fece rinunzia al proprio figlio Annibale, consigl. dell’imper. Carlo VI e capit. di Carinzia „).
  38. V. Appendice, D.
  39. Cronogramma dell’anno 1716 (MDCCXVI), in cui fu pubblicato il libro.