Locomotive/Prima sintesi

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Prima sintesi

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Locomotive Seconda sintesi
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Prima sintesi

STUFATO DI PAROLE

Fuori sipario.

L’autore

vestito da cuoco:

La mia commedia è servita in tavola! Ho qui però in cucina molte altre parole succulente! Tre etti di «possa» etrusca, cinque etti di teutoniche patate. Figgo la mia pupilla «inconsutile» nella materia trasmutante e non polluta. Il fuoco sillaba l’orazione suprema del costarne di vitello che dà lo spiro e stramazza nella «porta» infame della morte, col cubito flesso.

Seguo la spezzura delle ossa crismate che si transustanziano, poi incedo ormando la cucina ed esuberando le mie pupille «onuste» per cogliere la gemma della cottura.

Assommo l’ostello l’ara il palagio e la prora inaccessa. Nutro la ventraia bipartita della donna stanca, ma non amo la cuoca carca di mammelle che s’imbrodano. Odio il torrido lequame dell’incinta nel giacimento e l’ansito del vagente. La mia arte governa il priapo che s’inturge verso il madore [p. 458 modifica]del baratro sottopubico e senza clamide con le mani vindici, agguanto il carname e lo scavo di fessure eternali offerte al rosmarino. Favorisco l’andare delle epe delle meretrici e guarisco il ceppo infranto dell’uomo senza possa. Sono il dominus della stirpe!... Senza di me la carne della femmina non sarebbe erpicata dal maschio vomerato, e il nocchiero non solcherebbe l’aureo levarne del mare.

Rimpolpo l’assisa delle cosce opime della madre e i pensieri turgenti dell’aedo che tormenta lo struggente liuto davanti al sepolcreto.

Sono la perennità che vince la proclive matrice del passato plorante. Sono l'eterno e l’effimero, il corsiero e la pudenda del cerebro, fallace.

Unghieggio l’olocausto virgineo transustanziato ndl’ordigno carnale. Il mio prezzemolo orna il serto glauco dell’orizzonte marino al navigatore. Quando infiggo il coltello nel solco cesareo del bovame al rombo delle buccine e degli oricalchi, tutti interschiacciano le palme per gaudio ossequio e delectazione.