Manuale teorico-pratico per la coltivazione della vigna latina/Idee generali sull'organismo della vite

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Idee generali sull'organismo della vite

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Ai viticoltori I
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IDEE GENERALI


sull’organismo della vite, necessarie a sapersi

per comprendere con facilità

le regole e i precetti per la sua coltura.




1. — La vite nasce dal seme che sta racchiuso nell’acino dell’uva. Posto in terra a guisa del mandorlo e del fagiolo, si divide in due lobi, o cotiledoni, dal punto più acuminato dei quali all’epoca della vegetazione vien fuori la piumetta che è l’embrione della pianta, mentre dalla parte opposta spunta la radichetta che è l’embrione della radice. Nell’allungarsi che fa il gambuglio, di tratto in tratto si gonfia e segna tutt’all’ingiro delle protuberanze che nodi si appellano. Da un lato di questi nodi scorgerete una foglia, e dall’altro un viticchio, il quale altro non è che un grappolo abortito, e così procede alternandosi in ogni nodo una foglia da un lato ed un viticchio dall’altro. [p. 12 modifica]

2. — Vedrete ancora nell’ascella della foglia venir fuori una piccolissima punta di color verde in sul principio, che poi si tinge in rosso sempre più carico e cupo. Essa è una gemma od occhio.

3. — Inoltre vedrete far corona alla gemma, principale due o tre altre gemme secondarie, cui incombe il delicato ed importante ufficio di alimentare la loro regina, e di sostituirla ancora ove avesse a perire.

4. — La gemma sta inerte tutto l’inverno, ma appena cominciano a spirare le tiepide aure di primavera un alito di vita la invade e la risveglia, succedendo in essa lo stesso processo di vegetazione che l’anno scorso si svolse sul granello seminato sotterra.

5. — Come il granello, quindi, così la gemma si gonfia, ed a misura che si dilata da quel misterioso nucleo rivedrete di nuovo uscir fuori le costole ed il lobo; poi rivedrete l’embrione dei fiori che rappresentano i futuri grappoli, e finalmente rivedrete ancora svilupparsi un nuovo ramoscello, che egualmente di tratto in tratto si gonfia e forma quelle protuberanze che di sopra osservammo. Anche questo germoglio ha per ogni nodo, da un lato una foglia, e dall’altro il viticchio, o grappolo d’uva abortito, poiché fino al terzo anno di età è difficile averlo legato e completo.

6. — Insomma, in egual modo si propaga e nasce un germoglio, o dal seme sotterra, o dalla gemma all’aria aperta. [p. 13 modifica]

Quindi anche la gemma ha la virtù di riprodurre la vite posta in certe determinate condizioni sottoterra.

Però, mentre la gemma contiene tutte le parti che valgono a riprodurre l’individuo al pari del seme, in essa sono anche più pronunciate e sviluppate; quindi mentre col seme la nuova pianta riescirebbe selvatica, colla gemma non differisce dalla pianta madre, conservandone l'istesso tipo.

7. — Tutto quell’insieme di nodi, internodi, di foglie e di viticchi che vedemmo nascere da una gemma, prodotta nell’anno scorso, costituisce un pampino.

8. — Il virgulto o tralcio, ove era la gemma che ha prodotto il pampino, diviene legno infecondo, dal quale non può in seguito aversi mai più un pampino produttivo e fruttifero, ma se per abbondanza di umore, dal legno sbucceranno dei getti, non saranno che bastardi, sterili e parassiti, e come tali dovranno essere recisi, o anche meglio distrutti sul nascere.

9. — Al solo pampino, adunque, è dato produrre il frutto, e la gemma per la fecondazione della vite. È così che per ordine mirabile, eguale e continuo, dalla gemma scaturisce il pampino destinato a dare frutto e la gemma novella per la riproduzione di altri nuovi pampini, i quali saranno sempre destinati a divenir legno infecondo nell’anno seguente.

10. - Da quanto si è detto fin qui si deduce, che la coltivazione della vite si restringe [p. 14 modifica]nell'allevamento annuale dei pampini, poichè qualunque altro ramo è improduttivo e parassito, e come tale deve essere reciso e distrutto dall’esperto viticoltore.

11. — L’uva pertanto non viene se non dalla parte verde, fresca e nata nell’anno, ossia dal pampino, e giammai dal legno vecchio. E lo stesso pampino che sviluppa nel corso dell’anno, diventa poi legno perdendo anch’esso la proprietà di dar frutto.

12. — Ed è da qui che nasce il fondamento della grande teoria per la potatura della vite, e del successivo taglio verde prescritto in diverse epoche dell’anno.

13. — Non posso, e non mi credo capace invadere il campo della scienza per ispiegarvi gli uffici delle radici e delle foglie; però non debbo ommettere di dirvi brevemente qualche cosa.

14. — Il colletto, o nodo vitale, è quel punto della vite rasente al suolo, sotto il quale si trova immediatamente il primo nodo ove vengono fuori le principali radici per cui segna il confine estremo fra la vita sotterranea della radice e la vita aerea dell’albero. Nei primi anni la vite ha una tendenza tutta propria di mandar fuori presso il colletto radici parassite e ghiottone, che non bisogna lasciare senza grave pregiudizio della pianta.

15. — Le radici all’incontro che vengono fuori, come si è detto, dal primo nodo sotterrato, bisogna guardar bene che non siano lacerate, nè menomamente offese. È per questo solo che tante [p. 15 modifica]volte i fiorellini del grappolo non allegano; tanta è l’influenza delle radici.

16. — Le radici spingono in alto nell’albero gli umori che assorbono dal terreno per i canaletti posti sotto il legno novello (alburno).

17. — In quanto alle foglie è bene che sappiate che appunto in esse mercè la decomposizione del gas acido-carbonico, si elabora il succhio della pianta spintovi dalle radici, il quale da languido e povero diviene ricco di principii nutrienti, a quella stessa guisa che il sangue venoso passando per i polmoni si cangia in sangue arterioso e riparatore. Laonde bene a ragione le foglie possono ritenersi i veri polmoni delle piante.

Il succhio, elaborato che sia nella foglia, ridiscende nei rami per canaletti posti sotto la corteccia verde (parenchima).

18. — Vi è una sola e benefica variazione che l’uomo inspira, l’ossigeno, ed espira, il gas acido-carbonico, il quale rende l’aria corrotta e pestifera, mentre la pianta, all’inverso, il giorno sotto il benefico influsso della luce inspira ciò che infetta l’aria, cioè l’acido carbonico, ed emette od espira l’ossigeno, che rende l’aria respirabile e pura.

È questa appunto la ragione per cui l’uomo si allieta di respirare l’aria della campagna resa purissima dalle foglie specialmente nella primavera, ove regnano sovrane dall’umile filo di erba alle superbe chiome degli alberi.

19. — Prima di chiudere questa sommaria esposizione dell'organismo della vite, ho bisogno di [p. 16 modifica]farvi comprendere il modo razionale col quale deve eseguirsi sempre il taglio dei tralci, o dei pampini. Quando dovete eseguire il taglio della

Fig. 1. Fig. 2.


vite, fatelo nell’internodo che sta superiormente all’ultima gemma che lasciate, onde resti sempre intatta tutta la midolla del legno, la quale [p. 17 modifica]appartiene alla gemma sottostante. Ora è bene che comprendiate di ciò la ragione. Se voi spaccate per lungo un tralcio di vite, vi scorgerete che la midolla interna del legno ad ogni internodo è separata ed interrotta da diaframi, o tramezzi legnosi, i quali corrispondono col nodo esterno (fig. 1); sicchè tagliandosi il tralcio in quel punto, la midolla resterebbe scoperta. Di più, se osservate la gemma posta su quel tralcio stesso, voi scorgerete che appartiene al sistema midollare dell’internodo che le sta di sopra. Da ciò consegue che, se volete che l’ultima gemma che lasciate sul tralcio sia completa, converrà che le lasciate tutto il tratto di midolla che naturalmente le appartiene, ossia tutta quella che le sta di sopra, per cui dovete eseguire il taglio nel mezzo del nodo superiore (fig. 2). Una lunga esperienza conferma questa verità. Perlochè una volta per sempre vi si avverte, che allorquando prendete le forbici, o il coltello, per recidere un tralcio, dovete farlo sempre nel mezzo del nodo superiore alla gemma che intendete conservare.

20. — Si è creduto necessario sviluppare queste idee generali sull’organismo della vite, prima di dare i precetti sulla coltivazione della medesima, perchè resti più facile intendere la ragione di quelle regole atte a rendere prospera e feconda questa preziosissima pianta.