Matematica allegra/3e

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Le Piramidi, meraviglie matematiche
Il castigo

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Povero re! non sto a descrivere particolareggiatamente quello che successe da quel giorno nella sfarzosa reggia dei Faraoni. Se la regina divenne una vipera, la vecchia si dimenticò di essere una mucca e per di più sacra, e divenne una elefantessa impazzita. Cheope non ebbe più un istante di pace: martoriato, dilaniato, torturato dalle due belve, si trovava nella più tragica situazione immaginabile. Egli stesso si era creato il suo terribile castigo, ed egli stesso aveva sanzionato la intangibilità delle due donne, che non potevano - come Sacra Vacca e come regina - essere tolte dalla terra fino al momento della loro morte naturale. Gravissimo sacrilegio sarebbe stato il torcere loro anche solo un capello. Dovette perciò rispettarle e subirle, pregando il Supremo Ente, di liberarlo presto da tale supplizio, o con la loro morte terrena, o anche con la sua. Meglio rinunciare ai fastigi del regno e liberare l’anima dal corpo, piuttosto che continuare quella vita d’inferno. Questa idea prese piede nel suo cervello, e si convinse ch’era la migliore soluzione: l’Ente Supremo, ch’era a lui legato da parentela stretta - era o non era di stirpe divina? - non gli avrebbe negato tale grazia.

Ma una notte, mentre vegliava nel suo grande letto, dopo aver sostenuto la milionesima battaglia contornata da improperi e da minacce con le due carnefici, ch’era riuscito finalmente a domare con l’aiuto di quattro erculee guardie del corpo e facendole trasportare di peso nei loro lontani appartamenti, un pensiero agghiacciante nacque nel suo cervello.

- E quando sarò morto, non verranno ugualmente a tormentarmi nel mio sepolcro? e quando anch’esse saranno morte, le loro anime perfide non daranno certo pace all’anima mia. Così stando le cose io non avrò più pace, io non avrò più tranquillità!

Pensiero veramente spaventoso, dobbiamo riconoscerlo: non aver pace nemmeno nell’aldilà! È vero ch’egli aveva mancato verso la sua origine, elevando alla sua altezza una donna d’origine plebea, ma il castigo gli sembrava troppo grave. Doveva pensare a difendersi per lo meno nella vita che comincia dopo la morte. Ma come? Notti insonni, chiuse nel pensiero fisso, giornate spasmodiche, passate nella ricerca continua e assillante del modo di difendersi...

Non trovando soluzione al problema, cercò, il consiglio dei saggi e degli studiosi. A quei tempi i saggi e gli studiosi erano tenuti in gran conto dai re, i quali, viceversa, non tenevano alcun conto dei politici, che ritenevano uomini inutili e dannosi. Vediamo in ciò un’altra prova evidente della arretrata civiltà dell’epoca di cui parliamo: mentre l’epoca nostra dimostra in modo chiarissimo quanto sia utile la guida degli uomini politici; i popoli di oggi, infatti, sono felici, ricchi, stanno bene, vivono in pace, e soprattutto si vogliono un gran bene fra di loro. Merito indiscutibile degli uomini politici che, giustamente, disdegnano le parole, il pensiero e i consigli dei saggi. Tutto vero, tutto evidente (al contrario).