Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di S. Croce di Magliano
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1. QUesta Terra di S. Croce è chiamata col nome di Magliano, o
perché è posta vicino a Magliano già distrutto, come vogliono i suoi Paesani, o per
distinguerla dalla Terra di S. Croce di Morcone della Diocesi di Benevento, della quale parla il
Ciarlante lib.1. cap.20 .p.92. e lib.4. cap.4. p.296. o pure con maggior verità,
perché fu Casale della detta Terra, o sia Castello di Magliano, e per molto tempo è andata
sotto il nome di Casale di S. Croce di Magliano, avendo preso il nome di Terra da Alcuni anni in qua,
forsi a cagione di essersi accresciuta di Abitatori tra per la salubrità dell’aria, tra per la fertilità, e ampiezza de’
Territoij ; di maniera, che accosto di essa si è formato dagli Abitatori un Borgo, quale occupa maggior
situazione di quella della Terra medesima.
2. Di essa non si fa ricordo nella sentenza del Cardinal Lombardo,
dell’anno 1175. molto meno nelle Bolle di Lucio III. dell’anno 1181. e d’Innocenzo IV. del
1254. dove si notano i luoghi, e le Chiese più principali della Diocesi Larinese ; non può
dubitarsi però, che questo Casale fusse in piedi colla sua Chiesa di S. Croce in
que’ tempi, avendosene chiara memoria nel Diploma di Adenulfo, e altri de
stipite a favore del Monistero, e Prepositura di S. Eustachio in Pantasia nel
primo anno de’ Regni di Carlo I. di Angiò, che fu nel 1266. come questo,
e altro si legge in esso nel cap.10. di questo lib.4. §.2. n.5. e 7. e prima di detto Diploma
se ne fa menzione nella Bolla della concessione delle Chiese di S. Bartolomeo, e di S. Vito, fatta da
Stefano, Vescovo Larinese a favore del Monistero di Casamare nell’anno 1240. come
appresso in parlarsi di Maglianello num.6. dove si riporta tutta distesa ; e
facendosi menzione di questo luogo sotto nome ai Casale di S. Croce, deve
avvertirsi, come in que’ tempi questo nome di Casale non
era di molta significazione, come spiega Dufresne nella parola Casale : e perciò deve
dirsi, che fu tralasciata la sua memoria in dette Bolle.
3. Il nome poi di questa Terra di S. Croce fu introdotto senza dubbio a cagione della
Chiesa di tal nome : imperciocché coll’occasione del suo comodo, il luogo tratto tratto
si rese abitato da’ nostri Latini, conforme è avvenuto in altri luoghi di questa
Diocesi, e altrove in simili casi; e poi dalle molte vicende di peste, tremuoti,
guerre, e sciagure simili si rese disabitato totalmente, e lo supponiamo col terribile tremuoto del 1476. che
si riferisce da S. Antonino nella sua Cronaca, part.3. tit.22. cap.14. §.3. di cui
si fa parola in discorrersi di S.Giuliano, di Ururi, di Larino, di Casacalenda, e altrove nel
decorso di queste nostre memorie.
4. Tantoché resosi questo luogo disabitato vi s’introdussero
poi gli Albanesi, ed Epiroti colla morte del di loro Prencipe Giorgio Castriota detto
Scandembergh. Quando ciò sia avvenuto, diffusamente se ne parla in questo
lib.4. cap.1. num.20. e seqq. ove si discorre di Ururi, e per ciò questo attualmente
suole appellarsi Santa Croce de’ Greci. In appresso colla distruzione di
Magliano, Maglianello, e luoghi vicini della medesima Diocesi, vi
s’introdussero anche alcuni Latini ; dal che avvenne, che quella Terra fu divisa in due parti, una volgarmente chiamata lo
Quarto de’Greci, e l’altra lo Quarto de’ Latini, a cagione, che in quella abitavano i Greci, e in
questa i Latini, o siano gl’Italiani: ed essendo la medesima Terra cinta di mura con due Porte, quella, che è
verso dove abitano gli Albanesi, si appella la Porta de’ Greci, e l’altra, che è dalla parte dove abitano i Latini, volgarmente
si chiama la Porta de’ Latini. E per la stessa cagione prima, che vi s’introducessero i Latini,
si amministrava la cura delle Anime sotto un Arciprete di Rito Greco : e appresso introdotti gl’Italiani da prima fu
posto un Economo Latino, acciocché amministrasse per loro la cura delle Anime, e nell’anno 1632. fu eretta la
Chiesa di S.Antonio di Padova in Rettoria per la cura delle Anime de’ Latini. Finalmente
estinto affatto il Rito Greco col consenso di alcune poche persone di Rito Greco fu da Noi nel 1727.
suppressa la cura Arcipretale così de’ Greci, come de’ Latini, e a’ prieghi comuni fu eretta un
Arcipretura tutta di Rito Latino nella medesima Chiesa di S.Antonio di Padova, dove attualmente
si esercita, come appresso.
5. Sta essa Terra situata in un’amenissima pianura sull’altezza di un
monte continuato, che declina verso Mezzo giorno ; e perché non è coverta da altre Montagne, gode la
vista di tutta la Puglia, del Monte S. Angelo, o sia Gargano, Lago di Lesina, Mare Adriatico,
Isole di Tremiti, e di tutte le Terre della marina fino passato il Vasto; come pure gode la
vista della rinomata Montagna della Majella, famosa per li tanti Semplici, che
vi nascono, i quali tirano gli Oltramontani per loro cagione a farvi viaggio; e finalmente gode ancora la
vista di buona parte degli Apruzzi. Ed essendo elevata è di aria amena, e perfetta, dominata da tutti i venti, e dal Sole dal principio del
suo nascere fino all’ultimo del suo tramontare.
6. Le fabbriche, non sono da disprezzarsi, e vi sono Case assai comode, e ben formate, oltre ai Palagio Baronale, che è di buona forma.
Essa Terra è murata con due Porte, come sopra. Il suo Territorio,
perché abbonda molto di acqua per li varj rigagnoli, che vi sono, si rende fertile così in ogni
sorta di vettovaglie, come in ogni spezie di frutti, e a questo si aggiugne anche la
industria degli abitatori, che non lasciano di coltivarlo.
7. A riflesso delle cose preaccennate questo è uno de’ luoghi
numerosi di anime di quelle parti, abitato da varj Professori dell’una, e dell’altra legge, Medicina, Notari, e delle
arti più colte, né vi mancano persone di molta comodità. Nella numerazione del
Mazzella dell’ anno 1601. questa Terra non vi si trova. In quella del 1669.e stampata dal
de Bonis nel 1671.si dice S. Croce antica fuochi 22. e nuova
95. e tra quei, che vanno, e vengono per affari continui le persone al presente sono
del numero di circa 2000.
8. Questo luogo essendo Casale fu posseduto da Adenulfo, e altri de Stipite, come
si vede da un Diploma formato da’ medesimi, e che si riporta nel detto cap.10. §.2. ove
si parla del Monistero, e Prepositura di S. Eustachio in Pantasia num.6. Poi con altri luoghi
distrutti così in quanto al feudale, siccome in quanto al burgensatico fu posseduto
dall’Illustre Famiglia Ceva Grimaldi de’ Duchi di Telese. Nella sìtuazione del Regno del 1669. tra’ Baroni, e Feudatarj di Capitanata
si legge : Ill. Bartolomeo Ceva Grimaldi per la Terra di Magliano, di più per la giuridizione delle
seconde cause della detta Terra di Magliano. Questi Signori la possederono fino al 1700. quando per la morte di
Carlo II. avendo il Duca seguitato le parti di Carlo III. Imperadore, fatto Re di Napoli Sua
Maestà Filippo V. restò questa Terra in Reggio Demanio cogli altri luoghi dello Stato di
Telese, e nel 1707. ne fu reintegrato, venuto il Regno sotto Carlo III.
9. Morto in Napoli l’anno 1709. D. Angelo Ceva Grimaldi Duca di
Telese senza figliuoli, di nuovo la Regia Camera fece questa Terra di Regio Demanio, e l’Imperadore
Carlo VI. e III. di questo nome Re di Napoli, la concedette in mercede a
D. Rocco Stella di Medugno, suo Domestico per li servigj prestatigli nella Guerra, e con
essa gli fu anche conceduto il Feudo nobile della distrutta Terra di Magliano colla Città di
Telese, e Terre di Solopega, Riccignano, e Casolla, tutte come appartenenti al preaccennato Duca di
Telese, morto senza successori in grado, e perciò furono devolute al Regio Fisco.
10. Introdotta la causa in Regia Camera contro una tale
concessione ad istanza di una tale Dama Ceva Grimaldi Sorella del suddetto
D. Angelo, Duca di Telese , e Moglie del Prencipe di Arcadia, fu confermata la
concessione de’ Feudi mentovati col titolo di Contado di S. Croce, a favore del
sopraddetto D. Rocco Stella, e nell’anno 1715. de’ burgensatici di S. Croce con beni, e territorj della
Chiesa di S. Vito posta nel Territorio di Maglianello coll’annuo Canone, che se ne paga per l’enfiteusi di
essa di ducati dieci a favore del S. Seminario larinate in vigore della sentenza ottenuta dalla
sopranominata Dama Ceva Grimaldi, Sorella del defonto Duca di Telese, e moglie del
sopraddetto Prencipe di Arcadia ; siccome questo burgensatico presentemente si
possiede dalla Casa del Principe d’Arcadia per le ragioni della suddetta Dama Ceva Grimaldi
- e il Feudale fu posseduto dal mentovato D. Rocco Stella, Conte di S. Croce, e dopo la
sua morte da D. Pietro Stella suo Nipote, ed Erede sino al mese d’Aprile
dell’anno 1734. quando entrato in Regno il Serenissimo Infante di Spagna
D. Carlo Borbone, figliuolo di Sua Maestà Filippo V. Re delle Spagne, e coronato Re di Napoli, di nuovo la detta Terra di S. Croce cogli altri luoghi uniti alla
medesima fu posta sotto il Regio Demanio, e attualmente si amministra da Domenico Antonio
Lauda, Cittadino di S. Croce in nome della Regia Corte.
11. Il Padrone del luogo distina il Governatore per l’amministrazione della
giustizia, e il peculio universale si governa dagli Officiali dell’Università, che
Della Chiesa di S. Croce.
12. Di questa Chiesa si fa menzione ne’ documenti di sopra accennati al n.2. Ella è posta nel luogo detto Piazza maggiore di questa Terra, ma picciola e angusta. In essa si esercitava il Rito Greco, come sopra, si mantiene a spese dell’Università. L’Altar Maggiore tiene il titolo di S. Croce. Oltre di esso ve ne sono due altri, cioè uno sotto il titolo di S. Rocco, e l’altro sta dedicato al Santissimo Sagramento, e tanto l’uno, che l’altro tiene un monte frumentario per li suoi Cittadini, quali si amministrano per il proprio Procuratore, che si destina dalla Corte Vescovile. Vi sono due Statue, una della B. Vergine del Santissimo Rosario, posta dentro un armario di legno, assai ben fatto, e ha molte oblazioni de’ suoi divoti di argento, e di oro, che si conservano dal proprio Procuratore. L’altra Statua è di Sant’Antonio di Padova, che sta riposta in un altro armario, avendo ancora molte oblazioni, che si chiamano Voti, le quali si conservano dal Procuratore preaccennato.
Della nuova Chiesa Matrice sotto il Titolo di
S. Antonio di Padova.
13. Questa Chiesa, che sta posta dentro l’abitato
sopra la descritta altra Chiesa di S. Croce, fu edificata nel principio del Secolo
passato, e poi nell’anno 1632. cresciuto il numero de’ Latini a’ prieghi di D.
Barrolomeo Cova Grimaldi, Duca di Telese, possessore di questa Terra, fu eretta in Parrocchiale per
uso di essi da Monsignor Persio Caracci colla riserva del Juspadronato a favore del Fondatore, e Dotatore con alcuni patti, e condizioni, come dal
suo strumento sopra di ciò stipolato li 5. Decembre dello stesso anno 1632. per mano di Notajo
Pietro Antonio di Aversa in Napoli nella Curia di Notar Giulio Selinella.
14. Estinto il Rito Greco, e con esso l’Arcipretato di S. Croce, fu da Noi
questa Chiesa di S. Antonio da Rettorale sublimata in Arcipretale con alcuni patti, e convenzioni tra Noi, e il Rettore da una parte, e
l’Università dall’altra, come dal tenore di esso formato li 27. Ottobre dell’anno
1727. per mano di Francesco de Joannellis, Regio Notajo di Pietracatella, abitante in
Montorio, Diocesi di Larino, e il tutto apparisce dalla Bolla di fondazione da Noi
successivamente distesa, e se ne fa parola nel nostro Sinodo
in stampa part.5. cap.10. n.2. p.128. e cosi pure fu fatta altra convenzione coll’Università intorno alle decime del Territorio del puro
ristretto di S. Croce, come il tutto dalle medesime carte, che si conservano nell’Archivio
Vescovile.
15. Questa Chiesa, che era assai angusta a proporzione degli Abitatori,
e rovinosa a cagione del flagello de’ tremuoti, che fecero molto danno in Puglia,
specialmente nella Città di Foggia, che ne restò poco meno che distrutta,
benché poi meglio riformata, procurassimo ristaurarsi, e ampliarsi, come in fatti
datosi principio alla medesima nel mese di Novembre 1732. si è già totalmente perfezionata
- e quella, che prima era a tre navi di palmi settanta di lunghezza, e quaranta in larghezza, ora è di una nave lunga palmi cento quattro, larga quaranta, di ordine
16. L’Altar Maggiore posto in prospettiva dell’ingresso della Chiesa sopra un maestoso Presbiterio sta dedicato al Santissimo Sagramento, e si governa per il Procuratore, o sia Quartolano della Chiesa, che si elegge dall’Ordinario. Gli altri Altari minori della Chiesa antica, sono distribuiti in questa nuova in tante Cappelle, e sono. Uno sotto il titolo di S. Maria della Pietà, il quale si provede del necessario da Michele di Luca, e da’ Figli di Berardino de Tata per loro divozione : altro sta dedicato a S. Antonio di Padova, Titolare di essa Chiesa, e vi è la sua Statua di legno, che si porta in processione il giorno di detto Santo: altro è quello della Madonna del Carmine, quale si amministra dal proprio Procuratore, che si conferma dall’Ordinario.Tiene un Monte frumentario, ed è stato eretto, e dotato dalla Casa, Ceva Grimaldi de’ Duchi di Telese, già Padroni di essa Terra. Vi è l’Altare coll’invocazione dell’Assunzione di Maria V. il quale si mantiene a spese dell’Università. E riferiscono, che il Quadro di questo Altare sia stato trasportato dalla Terra, distrutta di Magliano l’anno 1609. sotto il cui titolo era eretta la Chiesa Parrocchiale di essa Terra, e questa volgarmente si dice S. Maria di Magliano. Altro Altare è del Santissimo Rosario, e in esso vi è eretta una Confraternita sotto il medesimo titolo coll’uso de’ Sacchi di color bianco, e si amministra dal proprio Procuratore, confermato dall’Ordinario, quale Altare tiene anche un Monte frumentario per uso de’ Cittadini. L’Altare di S.Maria delle Grazie, che si riferisce di jufpadronato della Famiglia de Cocco, dalla quale si mantiene.
17. Si venerano in questa Chiesa molte Sagre Reliquie, distribuite in tre Reliquiarj di legno indorato con loro autentiche, e sono. Uno fatto a modo di Sfera con cristallo avanti, e in esso sono delle Ceneri di S. Antonio di Padova, degli Ossi di S. Lorenzo M., degli Ossì di S. Stefano Protom., di S. Rocco Confess e di S. Pasquale Baylon. Il secondo è a modo di Piramide co’ suoi cristalli da ogni parte, dove sono del Legno della Santissima Croce, posto in una Croce pendente di cristallo, degli Ossi de’ Santi Crescenzia M., Giacomo Ap., Attanafio M,. Crata M., Palerio Vescovo, Telesino, Equizio, e Compagni, Filippo Ap., Fulgenzio M. B., Giovanni Éremita, e Urbano M. Nel terzo pure a modo di Piramide, tutto di vetri uniti vi stanno degli Ossi di S.Pardo Vescovo e Confess. T. Protettore principale della Città, e Diocesi di Larino, de’ SS. Maria Maddalena, Benedetta V. e M. Simplicio M., Agapito M, Filippo M., Giuliano M. Raimodo, Savino Vesc. e M. e Paulina M., Oltre a’ suddetti tre Reliquiarj vi è una Cassetta sigillata con cera di Spagna, dove sono degli Ossi de’ SS. Bonifacio M., Amato M., Giusto M., Generosa M., Fausta M. e Gioconda M.
18. Questa Chiesa è proveduta di tutto quanto possa essere bisognevole per l’esercizio della cura delle Anime, e per officiarsi in tutte le altre funzioni Ecclesiastiche, che si esercitano dal proprio Arciprete, e da buon numero di Ecclesiastici, che servono l’Arciprete nel suo ministero.
Delle Fette particolari, che si osservano in questa Terra.
19. In questa Terra religiosamente si celebra la Festa di San Giacomo Apostolo a’ 25. di Luglio, come di Padrone con rito doppio di prima classe coll’ottava. Si celebra anche di precetto, e con pompa la Festa di S. Antonio di Padova a’ 13. di Giugno, come Padrone principale, e Titolare della nuova Chiesa Matrice. Di divozione poi si celebra la Festa di S. Rocco a’ 16. Agosto, come in altre Terre di questa Diocesi, a cagione di averlo Protettore appresso Iddio per qualche contaggio. Finalmente si celebrano di precetto le due Festività della S. Croce, tanto de’ 3. di Maggio per l’Invenzione, quanto de’ 14. di Settembre per l’Esaltazione, e questo come titolo della prima Chiesa Matrice.
Della Chiesa dì S. Giacomo Apostolo.
20. Siccome dentro la Terra non vi sono altre, che le sopra descritte due sole Chiese, così fuori di essa non se ne vede, che una, la quale essendo molto antica, e deforme sotto il titolo di San Giacomo Apostolo, Padrone della medesima, posta per la strada, che conduce alla Badìa, e feudo di S.Elena, l’Università ha principiato a fabbricarne un altra sotto lo stesso titolo, non molto distante dalla prima di miglior fattezza, e modello, ed è stato ordinato, che nel luogo della Chiesa vecchia di S. Giacomo sia formato un Cimiterio, e l’uno, e l’altra si ritrova in buon stato.
Luoghi distrutti nelle vicinanze di Santa Croce.
Del Piano della Cantara.
21. ERA posto verso Melanico, distante mille cinquecento passi in circa. Oggi si vede affatto distrutto, e ridotto al suolo, e mutato in coltura. Vi sono alcuni vestigj delle sue fabbriche, in particolare di Acquedotto dal Fonte, detto della Quercia, fino allo stesso luogo, che ancora serve per uso di quei Coloni. Di questo non abbiamo memoria nelle nostre Scritture , che sono rimaste, se fusse Terra, o Castello, o Casale ; onde è, che non possiamo dire cosa stabile, e certa né del suo principio, né del suo fine.
Dì Cola Crivello.
22. Questo luogo con nome corrotto si dice Cola Crivello, e propriamente si deve chiamare Colle Crivello, come si legge in alcune Scritture, che parlano di esso come di un confine. È posto dalla parte Settentrionale della Terra di Santa Croce verso quella di Loritello, distante tre miglia in circa. A noi è affatto ignoto, se questo luogo fusse stato abitato, non ritrovandosene memoria nelle nostre Scritture: Si vedono però alcune vestigia di abitazioni, in particolare di un Molino dall’acqua, che prende dal Fiume Tona nel luogo, appellato il passo della Taverna, dove il Barone di S.Croce ha incominciato la fabbrica di un nuovo Molino.
Di Cola Consume.
23. Similmente Cola Consume è un nome corrotto, e il vero nome deve essere Colle Consume, siccome si legge nelle suddette Scritture, specialmente nella Bolla di Stefano Vescovo di Larino, che si riporta distesa appresso. Era situato verso il detto Fiume Tona, dal quale è distante cento passi, e due miglia, e mezzo in circa da questa Terra di S. Croce. Si vedono alcuni segni di fabbriche delle antiche abitazioni, in particolare de’ fondamenti, con un fonte di acqua abbondante. Di esso non abbiamo altro, che la fama de’ Paesani, onde non possiamo dirne cosa in particolare.
Della Terra di Maglianello.
24. Era posta verso il Fiume
Tona, distante dal medesimo duecento passi in circa, e da S. Croce due miglia. Niente
sappiamo della sua origine. Si fa ricordo di essa nel Catalogo de’ Feudatarj di Capitanata, dato in
stampa dal più volte lodato Carlo Borello pag.151. Dominus Henricus Cena tenet
Malianellum, quod est medium Feudum ; e nelle più volte riferite Bolle di Lucio III. e d’Innoc. IV. nelle quali
si nota tra i luoghi della Diocesi Larinese, e tra le Arcipretali ancora al presente
si numera, e in occasione della celebrazione de’ Sinodi si chiama Archipresbyter Malleanelli, Supponiamo
distrutto detto luogo dalle sciagure, alle quali sono stati soggetti altri luoghi, più volte tra
queste nostrre Memorie accennate.
25. Stimiamo intanto non trascurare la memoria di alcune Chiese, cioè di S. Bartolomeo
Apostolo, e l’altra sotto il titolo di S. Vito di sopra mentovate, le quali da’
Vescovi Predecessori, cioè da Pietro furono concedute, e poi confermate da
Roberto, e da Stefano a Paolo Abate del Monistero di Casamare con
riserva di molti dritti a favore della Chiesa di Larino sopra di dette Chiese, e loro Territorj, come da detta Bolla di
Stefano Vescovo Larinate, che si conserva in originale nell’Archivio di Larino in carta pergamena, la di cui copia
si legge negli atti della nostra Visita ottava del 1734. pag. 216. tom.1. e noi stimiamo qui
trascriverla.
26. Stephanus Dei Gratta Larinensis Ecclesia Episcopus, licet immeritus, uni cum
consensu, & voluntate hujus nostri Capituli Paolo Monasterii Casamarii Abbatis,
ejusque fratribus tam presentibus, quam futuris professis in perpetuum, salutem.
Inreligiose, & inhoneste viventibus non solum manus auxilii denegandum, verum
etiam sacris edocumentis est resistendum, atque pro viribus obviandum. Sicut sancte,
pieque viventibus, & religiosam vitam ducentibus pietatis, & devotionis
. . . . . . . omnibus est subveniendum. Et eìs ne aliqua necessitate cogente, quod
absit . . . . . manum auxilii, & consilii . . . . . . . succurrendum. Docente
Scriptura, si videris fratrem tuum necessìtatem patientem & c. Ea propter bon. mem.
Petri, & Roberti praedecessorum nostrorum pia vestigia
imitantes nostra bona voluntate, ac stabili firmitate coram Testibus subnotatis
concedimus, & in perpetuum confirmamus vobis Dompno Paulo Abbati Monasterii
Casemarii Venerabili in Christo Fratri, vestrisque Successoribus in eodem Monasterio canonice
substituendis Ecclesiam S. Bartholomaei, & Ecclesiam S. Viti in Territorio
Malianelli sìtas cum omnibus earum pertinentiis, quae hiis finibus continentur.
A primo latere incipientes a parte Orientis earumdem pertinentiarum possessio ubi
dista . . . . tur primus finis inter hanc possessionem, & Terram S. Joannis
fontis ramingie Incipiens a . . .
. . . & vallone cupo in loco, qui dicitur Collis Consumi tendit ascendendo per
ipsum Vallonem in ipsum pratum, & ab ipfo Prato vadit per lapides intitulatos
usque in verraginem, & per ipsum Verraginem saliendo venit ad aroam Veterem ad viam Lorotelli
redeundo ubi intitulatì lapides sunt infixi, &per limitem saliendo ascendit
in montem . . . . . . . Vetus strata, & per ipfam stratam pergit ascendendo
usque prope Semitam quae venit ab Ecclesia, S. Crucis ad Ecclesiam S. Viti. In
qua semita veniens intitulati lapides discernuntur veniens ad limites . . . . .
. . . pergens vero per eumdem limitem per fixuras pervenit usque ad caput Terre Roberti Johanne
Sclavi, deinde per lapides intitulatos eundo venit super montem Marinum, & per lapides intitulatos
descendens . . . . . . . . . lapides sunt infixi. A cujus latere descendit per
fictoras eundo . . . . . . . . .
ad quandam reconam tanquam gaydam titulis determinatam, & ab eadem per titulos
determinatos pervenit ad Verr . . . . . . . . . Vallonem . . . . . . .
& per ipsum Vallonem . . . . . . Septemtrionali vadit per Verraginem
descendendo usque ad Tonam, & ab eo loco per flumen tane pergens descendit
distinguendo Terram S. Viti, & Terram usque ad Vallonem Cupum Collis Consumi, ubi
est primus finis. Quae etiam in praesentiarum . . . . . . . . . . , & canonice
possident, vel in futurum largitione fidelium acquirere poterunt. Sane nostra,
nostrorumque successorum contraditione vel molestia. Liceatque vobis de utraque
Ecclesiam unam facere. Consacratio cujus soli Larinensi Episcopo . . . . . . . .
. . contra paginale praesentis tenorem ausu temerario venire temptaverit vel novas
exactiones ejusdem Ecclesiae imponere voluerit, tunc liceat vobis vestrisque successoribus alium
Episcopum convocare, & Ecclesiam, vel Altaria ab eodem, & per eundem consecrare.
Nisi praefatus Episcopus conversus suum duxerit errorem corrigere. Et ne in posterum aliqua inter
Episcopum, & Capitulum Larinen, & vos, vestrosque successores orir i, quod
absit, controversia possit. Illam, vel illas Ecclesias censuales Larinensi Episcopo
constituimus. Videlicet in festivitate S. Pardi duas libras cere annuatim persolvant.
Quartam mortuariorum, & oblationum, quae ibidem Christifideles Larinen. Parochie contulerint
nisi a conferente pro eadem. Quarta exigendo fuerit Episcopo Larin. provisum similiter exolvat. Si autem decedens malignari voluerit quantum
de jure quarte desumpserit tantum qui pro tempore jam dictas Ecclesias per vos,
vel per successores vestros gubernaverit exolvat. Si autem Larinen. Episcopus, vel ejus
Nuncii, sive Canonici praefati Episcopii inde casu transitum habuerint necessaria
hospitii juxta loci ordinem sìbi non derogentur omni exactione, vel gravamine sublato.
Nec illud permittendum est unde maxime solent inter Episcopos, & Monasteria. exoriri
controversiae ne aliquem Clericum extraneum ad divina celebranda recipiant nisi
prius Larinen. Episcopo ne malus existat ostensus fuerit. Vel forte habitum Religionis
phèmpre recipere voluerit. Neque liceat
praefatis Ecclesiis divina celebrantibus sponsalia benedicere, nisi majoris Ecclesìae Larinen.
Dioeces. licentia fuerit impetrata. Nec sacros fontes exigere, neque Decimas Larin.
Ecclesiae Parochianorum recipere nisi tantum de praediis vobis legitime assignatìs, quae vulgari modo terraticum vocatur. Et
quibuscunque Larin. Ecclesiae janue clauduntur, Nihilominus Supradictarum Ecclesiarum
janue claudantur, nisi ut jam dictum est Religionis habitum assumere voluerit. Nec etiam liceat nobis,
vel successoribus nostris in prephatis Ecclesiis aut ìbidem servientibus Divina interdicere,
nisi censum, vel Quartam sicut supra constitutum est contumaciter retinuerit. His, qui
tunc praedictis Ecclesiis praefuerit sub vestra vel vestrorum successorum
gubernatione : Statuentes ut nulli unquam hominum liceat contra, hanc nostrae
concessionis vel institutionis paginulam venire. Quod si ausit temerario, contra eam venire, infringere,
vel perturbare temptaverit, anathema, Maranathe super eum inducimus. Et cum Juda
proditore eternis incendiis associamus. Conservantibus autem pacem, &" quietem eis providentibus
sit pax Domini Noslri Jesu Christi in perpetuum. Quod superius diximus de Quarta oblationum, & mortuariorum de mobilibus tantum
intelligimus, de immobilibus nihil petere debeamus, ad cujus e oncessionis, &
confirmatìonis memoriam, & cautelam duo similia instrumenta per manus Matthaei Larinen. Canonici
nostri Notarii fieri fecimus, unum quorum est apnd Ecclesiam Monasterii Casemarii, alterum
vero penes Larin. Ecclesiam retinemus. Scriptum a me Mutthaeo Larin. Canonico de mandato
ejusdem Episcopi anno Dominicae Incarnationis MCCXL. tertie decime Indictionis feliciter.
27. Ma non Sappiamo, se questa concessione abbia avuto il suo
effetto, e possiamo supporre di non averlo avuto: imperciocché nella Storia di
questa Badia di Casamare, che fu de’ Cisterciensi, data alle stampe con idioma Latino da
Filippo Rondinini in Roma l’anno 1707. e in tempo, che ancora si riteneva in
Commenda dalla f. m. di Clemente XI. ottenuta prima della sua gloriosa esitazione al Pontificato, non vediamo, che
si faccia memoria veruna di queste nostre Chiese di S. Bartolomeo, e di S. Vito nel Rolo delle
Chiese soggette al suddetto Monistero ; e si conferma questo nostro sentimento,
perché da tempo del quale non si ha memoria in contrario le suddette Chiese, e loro beni
si leggono uniti al S. Seminario Larinese, leggendosi tra gli altri monumenti nel Sinodo celebrato l’anno
1649. sotto il Vescoyo Persio Caracci. Archipresbyter S. Viti in pertinentiis
Malleani, vacat. Comparuit Perceptor S. Seminarii pro unione
antiquitus facta, & percipit Domino Barone S. Crucis, qui
possidet Feudum quolibet anno in Mense Junii ducatos decem, & Respondit,
adsum, conforme attualmente si pagano li ducati dieci suddetti dal Possessore di S. Croce al Seminario ;
seppure non volessimo dire, che poi da’ P.P. Citterciensi sia stato abbandonato
questo luogo coll’occasione, che il Monastero di Casamare fu dato in Commenda da
Martino V. al Card. Prospero Colonna, suo Nipote, e che successivamente i
Vescovi Larinati abbino unito al Seminario di Larino le dette Chiese, e loro beni, e dato
questo in enfiteusi al Possessore di S. Croce.
Di Magliano.
28. Di questa Terra, o Castello non si fa menzione nella sentenza del Card. Lombardo, e molto meno nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. e niente sappiamo della sua origine, e se sia stata prima, o dopo, e supponiamo, che colla distruzione di Maglianello sia risorto Magliano posto vicino, e quasi accosto a Maglianello. Maglianello però si stima distrutto prima, e Magliano più tardi, e forsi col gran tremuoto del 1456. di cui si è parlato più volte, ma tanto fu abitato, e poi lasciato in abbandono, nel 1609. in circa, quando furono trasportati dalla sua Arcipretale i Sagramenti, e Sagramentali nella Terra di S.Croce, ridotta la Chiesa Arcipretale in Beneficio semplice, furono uniti i suoi beni al Sagro Seminario di Larino con Bolla di Monsignor Caracci del 1653. e negli Atti del Sinodo celebrato dal medesimo l’anno 1655. tra le chiamate si legge : Archipresbyter Terra Magliani destructae Beneficium simplex unitum S. Scminario 1653. R. pro Seminario R. D. Deodatus Canonicus Trencia Perceptor. Ancora si vedono alcuni insigni vestigj posti sopra un colle di buon’aria, e una Torre, che si ritrova in buon essere, e quella volgarmente si appella il Castello, e Torre di Magliano, che confina col Territorio di Montelongo, distante dal Fiume Tona circa duecento passi, e da S. Croce un miglio, e mezzo.
Di Civitella.
29. Questo luogo è posto nelle medesime contrade tra il Fiume Tona, e S. Croce, distante un miglio dall’uno, e dall’altra. Egli è diverso da Civitella, che abbiamo nel Territorio di Larino. Di esso si fa menzione nel Catalogo de’ Baroni sotto Guglielmo il Buono, stampato dal Borello pag.151. ove si legge: Dominus Gervafìus, fìlius Maynerii tenet Civitellam, & Montem longum, quod est Feudum unius Militis. Così pure se ne fa menzione nelle Bolle di Lucio III. e d’Innoc. IV. e nel Diploma di Adenulfo, e di altri de Stipite dell’ anno 1266. a favore del Monistero, e Prepositura di S.Eustachio, che si legge nel cap.10. §.2. num.6. di questo lib.4. e la sua distruzione si stima antica, e forsi da quattro Secoli, non avendosene memoria, neppure nel Registo delle Chiese Arcipretali, e appena si vedono vestigj delle sue fabbriche.