Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo XII - Ceva sotto il dominio del Marchese di Monferrato, dei Milanesi, di Francia, dell'Impero e di Savoia.

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Capo XII - Ceva sotto il dominio del Marchese di Monferrato, dei Milanesi, di Francia, dell'Impero e di Savoia.

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Capo XII - Ceva sotto il dominio del Marchese di Monferrato, dei Milanesi, di Francia, dell'Impero e di Savoia.
Capo XI - Cacciata dei Milanesi da Ceva. Capo XIII - La Zecca.
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CAPO XII.


Ceva sotto il dominio del Marchese

di Monferrato, dei Milanesi,

di Francia, dell'Impero e di Savoia.



Dopo questi sì generosi fatti il marchese di Ceva, ed i soprannominati Comuni conoscendo il bisogno di un centro comune di valido e fermo patrocinio non dubitarono di prestare il loro omaggio al marchese Giovanni di Monferrato, il quale era in quei dì pervenuto a possedere la più gran parte del Piemonte. Asti pure e molte altre città si sottomisero in quell’anno istesso al Principe Monferrino.

In vista di ciò i Visconti mossero di bel nuovo a questi Marchesi una fiera guèrra che durò sino al 1382.

Alla potenza dell’armi s’aggiunsero i tradimenti e gl’inganni.

Gioanni Galeazzo Visconti con simulate dimostrazioni di benevolenza aveva saputo tirare alla sua corte il giovane marchese Teodoro, l’unico rampollo del marchese Giovanni di Monferrato morto in marzo del 1372, sotto pretesto di procurargli una principesca educazione.

Giunto il giovine Teodoro all’età voluta dalla legge per contrattare, gli fu proposto dal Visconti un amichevole accordo, che desse fine alla lunga lotta che infieriva tra la [p. 63 modifica]casa Visconti e quella di Monferrato. Premendo al marchese Teodoro di riacquistare la sua libertà stipulò, nel 1382, un trattato di pace in cui si cedettero ai Visconti il Contado d’Asti, ed il Marchesato di Ceva.

Nel 1386, Gian Galeazzo diede in isposa l’unica sua figlia Violanta a Ludovico d’Orleans, di Turenne, conte di Valois, e fratello di Carlo VI, re di Francia. Fra le altre terre fu assegnato per dote a Violanta il Marchesato di Ceva.

In questo frattempo i Marchesi si trovarono in molto difficili condizioni.

Era continua la lotta tra il duca d’Orleans ed il conte di Savoia. Il primo pretendeva la sottomissione dei Marchesi di Ceva in forza della succitata cessione, il conte di Savoia la pretendeva in virtù della concessione imperiale del 1313.

Amedeo VIII di Savoia, vedendo che i Marchesi non si piegavano all’intimata obbedienza fece nel 1414, trattare come ribelli le terre e Castella della Torre di S. Michele e Niella da un considerevole corpo di truppe, il quale attraversò pure i territorii di Ceva, Priero, Sale, Nuceto e desolati intieramente quelli di Monasterolo e Pamparato distruggendo i loro castelli non escluso quello di Ceva.

Laonde i Marchesi furono obbligati a prestargli la loro fedeltà nell’anno 1415. Dopo ciò il duca Amedeo VIII assunse il titolo di Marchese di Ceva.

Quantunque gl’istorici non diano il titolo di Marchese di Ceva che a Carlo III, come l’autore dell’albero Gentilizio di Casa Savoia, e ad Eramanuele Filiberto, come il Guichenon, tuttavia aderendo a quanto si disse di sopra sull’autorità del signor Professore Casalis e del cavaliere Carlo Marenco che scrisse si può dire in disteso l’articolo Ceva contenuto nel dizionario Geografico dei R. Stati, pubblicato dallo stesso Professore, si prova una viva compiacenza nel vedere dopo i decaduti Marchesi di Ceva, passato questo titolo al più grande fra i duchi di Savoia.

[p. 64 modifica]Diffatti Amedeo VIII, fu chiamato a giusto Titolo il Salomone dei suoi tempi, nel 1430 accrebbe e riordinò gli statuti, che l’avolo suo Amedeo VI, aveva dati alla Savoia. Fu eletto arbitro in molte discordie insorte fra regnanti del suo tempo e riuscì a pacificarli.

Nazionali e stranieri ricorrevano ai suoi consigli. Ordinò gli statuti dell’ordine supremo della Ss. Annunziata, e creò quello de’santi Maurizio e Lazzaro.

Stanco degli affari politici, della grandezza e pompa, e del secolo, disgustato specialmente per la morte della sua fedele consorte Maria di Borgogna, e per la perfidia d’un suo vassallo, il quale tentò trucidarlo, prese una risoluzione che destò la meraviglia universale. Scelse dieci tra i primi cavalieri della sua corte, si ritirò nel convento di Ripaglia dove vestì l’abito eremitico.

I padri del Concilio di Basilea in vista dei suoi talenti e della sua pietà l’elessero Sommo Pontefice sotto il nome di Felice V, nel 1439.

Tenne la dignità Pontificale con singolare fama di virtù per 9 anni.

Morto Eugenio IV, volle Felice V por termine ai scismi che laceravano l’unità della Chiesa, rinunziò il Pontificato a Nicolò V, e si ritirò nel suo pacifico eremitaggio di Ripaglia nel 1440, ove coi suoi cavalieri di S. Maurizio visse dimenticato dal mondo che aveva cessato di governare.

Morì in concetto di santità in gennaio del 1451. Gli fu eretto in Ripaglia un nobile mausoleo in marmo che i soldati Bernesi calvinisti spezzarono nel 1538, allettati dalla avara lusinga di trovarvi un tesoro. Le sue ossa raccolte da mano pietosa riposano nella Chiesa Metropolitana di Torino 1.

Dato così di volo un tocco su questo nuovo primo Marchese di Ceva conchiuderemo questo capitolo con dire che [p. 65 modifica]dopo breve dominio su questo Marchesato della Francia e dell’Impero, passò con imperiale diploma delli 3 aprile 1531 definitivamente a casa Savoia sotto il cui paterno regime, ad eccezione del governo Napoleonico, si mantenne sino al giorno d’oggi.

Pareva, dice l’autore delle famiglie Nobili della Monarchia di Savoia, tom. 2° pag. 151, che ormai il Marchesato di Ceva dovesse perpetuamente restare annesso all’Impero perchè non eravi potenza che potesse toglierglielo, tuttavolta restò per pochi anni sotto il governo imperiale, e fu per atto di grazia trasferito nel potere del Duca di Savoia.

Carlo III, sposo a Beatrice sorella di Elisabetta moglie dell’Imperatore, vedendo quanto essa potea sull’animo della germana e sapendo quanto costei potea sull’animo del marito, sperò determinare l’Imperatore a fargli donazione del Contado d’Asti e Marchesato di Ceva mettendo in opera l’influenza di quelle due donne, e non sperò invano, perocché l’imperatore aderendo ai voti di Elisabetta con suo diploma 3 aprile 1531 (sovracitato) donava generosamente alla duchessa di Savoia Beatrice, il Contado d’Asti e il Marchesato di Ceva con investitura per lei e i suoi successori maschi comandando ai sudditi del Contado e del Marchesato di prestarle omaggio ed obbedienza come a vero loro padrone.

Nel diploma suindicato leggesi questa formola: Essendo venuta a noi l’Ill.ma Principessa Infante di Portogallo duchessa di Savoia, carissima sorella, e consanguinea nostra, domandando che si degnassimo concederle in feudo il contado d’Asti, ed il Marchesato di Ceva, situati presso i dominii dell’illustre Carlo Duca di Savoia, principe e consanguineo nostro carissimo e marito di Lei........ Noi considerando tanto la singolare di lei fede verso di noi, la sua devozione e benevolenza, quanto il reciproco affetto tra lei e la serenissima Imperatrice, nostra carissima sposa, ed avendo riguardi alla rinunzia di tali stati, fatta in favore di noi e dei nostri successori ed eredi del serenissimo signor Francesco re dei [p. 66 modifica]francesi, fratello nostro carissimo, e ad altre cause, ecc. Pertanto di nostra certa scienza, di proprio moto, con animo fermo e deliberato, doniamo alla predetta Principessa Beatrice Duchessa di Savoia, ecc., ecc.

Frattanto il casato dei Marchesi per le moltiplicate divisioni andò decadendo, e appena si ricordano gli autori dei principali rami di questo casato che sono i seguenti.

Da Guglielmo figliuolo di Nano vennero un altro Guglielmo capo de’ signori di Lesegno, Giorgio dei signori di Nuceto e di Bagnasco, Francesco dei signori della Chiusa, di Priero e Castelnuovo.

Da Bonifacio figliuolo di Giorgio III nacquero Giorgio stipite dei signori d’Ormea, e Carlo stipite di quei di Garessio.

Da Antonio figliuolo di Oberto e nipote di Pagano figlio di Guglielmo, venne Giovanni autore dei signori di Castellino, Battifollo e di parte di Scagnello.

Da Oddone figliuolo di Giorgio III, fratello di Bonifacio I e di Matteo che sposò Eleonora di Saluzzo, nacque Manfredo capo dei signori di S. Michele consignori di Castellino e di Battifollo.



Note

  1. Il Re Carlo Alberto gli innalzò un magnifico monumento nella R. Cappella della SS. Sindone.