Messaggio ai Marinai Abruzzesi dal cielo di Francavilla al Mare il giorno di San Giovanni 1928/Postfazione

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Ettore Moschino

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Messaggio

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V
n “San Giovanni“ memorabile, quello di quest’anno, per Francavilla a Mare, inaugurandosi le Esposizioni dell’industria della Pesca e delle industrie regionali abruzzesi. Fascino di beltà naturali, potenza di volontà umane. Nessuna celebrazione è stata mai più liricamente e tipicamente “abruzzese„ di questa.

Chi avrebbe mai pensato che in una data ora, sotto un cielo divinamente azzurro, tutte quelle immense vele d’oro e di porpora che forman la vita e la palpitante dovizia di questo specchio adriatico si sarebbero schierate di fronte alla spiaggia odorosa, che la Croce di Dio inalzata da un vescovo in paludamenti solenni le avrebbe benedette, mentre il poeta italico, il gran figlio d’Abruzzo, comparso miracolosamente nel cielo, sulle sue “ali marine„ lanciava sulla moltitudine ardente, sui fratelli in attesa, sulle fronti abbronzate dei pescatori e dei marinai dal cui ceppo egli sorse, i suoi messaggi d’amore, le sue parole di fede?

La bellezza di un rito, o la grandiosità d’una festa risiede tutta in un attimo che riassuma quel rito, in un gesto che illumini quella celebrazione. La sagra del Lavoro in questo San Giovanni francavillese ha ricevuto quel sigillo, ed è bene che Gabriele d’Annunzio, in un impeto di tenerezza filiale, l’abbia conferito alla sua terra nativa, immerso nell’oro solare, trasvolante in un’apoteosi quasi sovrannaturale.

Questo gesto del Poeta, che con una specie di ansietà disperata rinnova continuamente le sue attitudini spirituali ed esterne, è tra i suoi gesti migliori. Fra la sua terra ed il suo cuore, fra la sua persona fisica e l’intensa quasi crudele curiosità della folla, c’è stato l’azzurro; da quella altezza egli ha potuto rivedere con la più divina delle commozioni, qual’è la commozione solitaria, la dolce casa ove sua madre pianse e i luoghi della sua fanciullezza, il bel fiume d’argento, il campanile sonoro e il “Convento„ fra i lauri dove scrisse le sue pagine più vive, e il Cimitero triste e bianco lassù, sulla collina delle allodole!

E senza la brutalità degli incontri e la povertà delle consuete parole, i vecchi ed i giovani di tutta la riva lunante han rivisto Gabriele com’è nelle sue imagini più fresche. Meraviglia delle lontananze! Grazia suprema dei riconoscimenti ideali!

Così, la festa di Francavilla, in una triplice consacrazione d’arte, di religione e di lavoro, è risultata stupenda, riaffermata ancor più dall’entusiasmo del Governo fascista, che, attraverso le parole del Sottosegretario alla Economia, ha riconosciuto le virtù di questa terra, la meravigliosa volontà che l’accende e la pone a paro di tutte le più nobili e fattive regioni d’Italia.

ETTORE MOSCHINO