Né tu pietosa dea, né tu lucente

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Giovan Battista Marino

XVII secolo Indice:Marino Poesie varie (1913).djvu Letteratura XXVII. Alla luna Intestazione 11 aprile 2023 100% Da definire

Stiamo a veder di quante palme adorna Filli, ai baci m'inviti e giá mi stendi
Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/I sonetti amorosi


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xxvii

alla luna

che col suo chiarore gl’impediva una gita d’amore.

     Né tu pietosa dea, né tu lucente,
né pura, né gentil, né bella sei,
Luna perversa, a’ caldi preghi miei
rigida e sorda e, qual mai sempre, algente.
     Ti diêr le selve aspro costume e mente,
ond’anco in ciel le corna hai per trofei,
del ciel non giá, ma sol tra’ neri dèi,
degna di star con la perduta gente.
     Lá giú nel cupo e tenebroso fondo
china il lubrico carro; ivi abbia il vanto
lo tuo pallor di nere macchie immondo.
     O pur d’Arcadia al torto dio, cui tanto
ami, in braccio ritorna, e, s’esci al mondo
turbi il tuo lume ognor tessalo incanto.