Naja Tripudians/XII

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XI XIII

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XII.

Vi andarono; le fanciulle, nei loro vestitini bianchi, le biondissime capigliature divise à la Vergine e fluenti dietro le spalle, parevano uscite da una vecchia tela di Romney; il papà aveva una lunga ed antichissima palandrana scovata da Jessie in una cassa nel solaio, e fortemente olezzante di naftalina.

Le fanciulle entrarono dietro al padre nel salone affollato, si sentirono le mani prese e strette nelle mani morbide di Lady Randolph Grey e furono presentate a molte persone, tutte d’apparenza straordinariamente elegante e dai nomi altisonanti e sonori.

Fecero anche la conoscenza del «Duca di Norfolk», che veramente non era il duca di Norfolk bensì un altro nobile con un nome un po’ meno conosciuto: Lord Gerard Neversol. [p. 76 modifica]Fu grande lo sbigottimento di Myosotis quando egli, salutandola, alzò la sua rossa e fredda manina ai suoi baffi e fece l’atto di baciargliela.

Dopo un lungo mormorio di conversazione preliminare, tutti presero posto davanti a un piccolo palcoscenico adorno di palme. Myosotis e Leslie sedettero, in fila cogli altri invitati, aspettando trepide l’apparizione della sublime Clara Butt.

La pianista, una modesta persona, entrò e fece un piccolo inchino; subito il reverendo Brownlie e il dottor Harding, credendola la diva, iniziarono una entusiastica e calorosa ovazione, ma poi, accorgendosi che erano soli ad applaudire, smisero, assai mortificati.

Ma ecco alfine presentarsi Clara Butt, maestosa e magnifica, con un rotolo di musica tra le mani inguantate, e un pennacchio verde piantato sulla torreggiante capigliatura. Scoppiò unanime l’applauso, che essa accolse con benevolenza e ripetute flessioni del pennacchio.

Indi cantò. La portentosa voce di contralto, larga e calma, le sgorgò dall’ampio petto, in note profonde, vibranti e rimbombanti come quelle di un organo di cattedrale.... Alle due [p. 77 modifica] fanciulle, ascoltandola, parve di essere in chiesa.

Seguì la Tetrazzini. Tutte le allodole e tutti gli usignoli parevano essersi dati convegno, trillanti e gorgheggianti, nella sua bianca gola.... E ascoltandola, rapite, alle due fanciulle parve di essere in cielo.

Ed ora era il turno del giovane tenore olandese. Myosotis consultò il programma che teneva tra le mani e lesse i titoli delle romanze che egli avrebbe cantato. «Sehnsucht», s’intitolava la prima.

Sehnsucht? Che cosa vuol dire?

Inutile domandarlo a Leslie; e Myosotis volse gli occhi per la prima volta al suo vicino di sinistra. Vide che era Lord Gerard Neversol; e a lui ripetè la domanda: — Sehnsucht, che cosa vuol dire?

— Sehnsucht? — rispose il giovine, fissandola negli occhi, — vuol dire struggimento. Vuol dire.... desiderio.

— Grazie, — disse Myosotis. E tacque.

— Perchè non prosegue nelle sue domande? — chiese Lord Neversol che non aveva distolto gli occhi da lei, lasciando errare lentamente i [p. 78 modifica] suoi sguardi dalla pura fronte sotto ai morbidi capelli, alla puerile bocca socchiusa e alle mani un po’ rosse congiunte in grembo. — Perchè non mi chiede che cosa vuol dire desiderio?

— Ma, — fece Myosotis, sorridendo, — mi pare di saperlo.

— Ah! — ribattè Lord Neversol, guardandola profondamente negli occhi, — le pare di saperlo.

E continuò a guardarla fisso, senza sorridere.

Myosotis si sentì arrossire senza sapere perchè.

Leslie dal suo posto si sporse un poco avanti. — Che cosa c’è? — chiese alla sorella, sogguardando il personaggio patrizio.

Questi interpose: — Sa forse anche lei, signorinetta, il significato della parola «desiderio?».

Ma prima ch’ella potesse rispondere comparve sul palcoscenico il tenore, e subito le note gli squillarono dal petto, chiarosonanti come oro che batte sull’argento.

«Nur wer die Sehnsucht kennt
«Weiss was ich leide....»


intonò egli nel timbro d’una tromba chiarina. [p. 79 modifica] E per le due più giovani tra le ascoltatrici non vi furono più desideri, non vi furono più pensieri. Quelle note colmavano ogni lacuna nella loro anima, cullandole in un vago, infinito incanto....

E ancora non s’erano riavute da quell’estasi, che già appariva, correndo — lieve come un petalo di fiore portato dai venti — la danzatrice Vera Sheremetzkaja.

Era scalza e avvolta in diafani veli. E danzò. Danzò, aerea e scintillante, come danza un raggio di luna sull’acque....


I primi maestosi accordi di «God save The King» terminarono il trattenimento, e le fanciulle, mute e trasognate, seguirono gli altri invitati nella grande sala attigua; quivi mangiarono dei rosei gelati, delle fragole giganti annidate in nubilose colline di crema chantilly, dei fondants del Fuller iridescenti tra le violette candite; e per la prima volta intinsero le loro labbra rosee nello scintillìo dorato dello champagne.

Tutt’a un tratto Leslie si turbò. Strinse il braccio di Myosotis: [p. 80 modifica]

— Viene il principe di Galles! — sussurrò.

E difatti Totò, lento e noncurante, veniva verso di loro. Lord Neversol lo presentò:

— Il barone Ottavio Tottenham, — disse. Indi si soffermò a udire come progrediva la conoscenza.

Myosotis lo salutò, chinando la vezzosa testa; ma Leslie stette come trasognata a guardarlo.

— Oh Dio! — esclamò, con accento di stupore e delusione, — ma allora non siete il Principe di Galles?

Totò, rimasto per un attimo sorpreso, diede in un’allegra risata.

— Che strana idea! Vi avevano forse detto....

— Ma tutti, tutti lo dicono, — esclamò Leslie, fissandolo quasi con rimprovero. — E Miss Jones, la maestra, è venuta apposta a insegnarci il saluto che dovevamo farvi!

Totò fu galante. — Oggi per la prima volta rimpiango di non essere Sua Altezza Reale, — disse. — Avrei voluto ricevere quel saluto. — E avvicinandosi un po’ più e affondando in quegli occhi infantili lo sguardo, quello sguardo profondo e languido col quale soleva [p. 81 modifica] turbare fino al deliquio le «giraffe»: — Si può sapere com’era? — domandò.

— Ecco, — spiegò Leslie gravemente, — Miss Jones diceva che voi ci avreste steso «con lenta regalità» la mano; allora noi dovevamo prenderla e, con profondissimo inchino, far l’atto di baciarla.... badando però di non baciarla davvero!

— Oh, guarda! — rise Totò. — Che crudele restrizione!

— Non era facile, — disse con un sorriso Leslie, — ma a furia di provarlo con papà....

Myosotis la interruppe: — Sir Ottavio Tottenham ci crederà molto sciocchine....

— Ma no, ma tutt’altro, — fece Totò, assai divertito.

— Oh Dio! — esclamò Leslie, mortificata. — E dire che Miss Jones ci ha tanto raccomandato di non fare le zucche campestri!...


In quel frattempo Lady Randolph Grey, radiosa e regale, cercava per le sale il dottor Harding; lo trovò rifugiato in un angolo, solitario e pensoso. Vedendola, egli si alzò e le stette dinanzi, alta figura distinta e dignitosa nonostante la sua vecchia palandrana. [p. 82 modifica]

Alle effusioni di Lady Randolph Grey egli rispose col suo consueto sorriso calmo e melanconico.

Al primo momento la esuberante espansività di lei gli parve alquanto esagerata, e ne provò un certo senso di diffidenza. Ma la bella donna — biondo, aperto fiore di femminilità — lo disarmò col sorriso smagliante.

— Lei forse, illustre Professore — (ah! chi d’altro al mondo lo chiamava «illustre Professore»?), — non ama troppo la società? La musica forse non le piace?

— Ma anzi, ma tutt’altro! — protestò il dottor Harding, conscio dei suoi batuffoli di cotone, e turbato al pensiero che forse si vedevano.

— Oso sperare che le sue due adorabili figliuole si siano divertite, — disse Milady, volgendo il capo lucente verso il centro della sala, dove le due fanciulle, strette l’una all’altra e tenendosi per mano — come, un po’ per timidezza e un po’ per affetto, ne avevano il vezzo — ridevano, alzando a tutti il viso di fiore e l’ingenua azzurrità dei loro occhi felici.

Gli occhi del padre rispecchiarono quel riso; indi subitamente si velarono. Il suo pensiero corse ad una silenziosa tomba ricoperta d’edera nel piccolo camposanto deserto.... [p. 83 modifica]

Disse cortesemente a Lady Randolph:

— Le sono assai grato, Milady, per la gioia che ha dato loro. — Ma poi, irresistibilmente, dalle sue labbra sfuggì il singhiozzo del cuore: — Ah! se oggi la loro madre potesse vederle!

Lady Randolph Grey ebbe un sussulto. Per un istante anche il suo pensiero volò alla tomba nel piccolo cimitero ombroso, e a quel ritrattino sbiadito appeso alla croce.... «Mary Evangeline Harding, morta a 24 anni»....

Per un istante le parve che da quella tomba si ergesse l’esile ombra di Mary Evangeline, che colle braccia spettrali circondasse le due figurette, dai visi di fiore.... Le balenò l’idea di dire a quel vecchio gentiluomo che le stava dinanzi pallido e commosso:

— Addio! Ritornate a casa vostra. E quelle vostre dilette, portatele via!... portatele via da me!

Ma i suoi occhi tornarono a quel gruppo nel centro della sala, a quelle due teste biondissime sotto il raggiare del lustro. C’era anche Totò; e Totò rideva. Rideva d’un riso giovane e giocondo che ella non ricordava d’avergli udito mai.

Totò si divertiva. Le due bambine di questo vecchio dottore non ancora gli uscivano da tutti i pori.... [p. 84 modifica]

Milady fu così commossa da quel riso — e fors’anche da parecchie coppe di «gin-fizz» e di «mint-julep» — che le facili lagrime le fluirono agli occhi. Ne approffittò subito per alzarli, così traboccanti, al grave viso del dottore.

— Quando sarò a Londra permetterà che mi vengano a trovare? Conosco tanta gente.... eppure mi sento talvolta così sola.

Il dottor Harding trasalì e il cuore gli si strinse. Un rifiuto gli salì subito alle labbra, e cercò per pronunciarlo la forma che potesse recare meno offesa a quell’anima gentile. Ma alzando gli occhi, vide, fisso in lui, quello sguardo tremulo nuotante nel pianto.

— Grazie, — diss’egli colla voce dolce e profonda; — sarò felice di confidarle a lei.


Partiti tutti, artisti ed invitati, Lady Miranda Randolph Grey si stese sull’ottomana, con un lungo sospiro.

Quelle corvèe! — esclamò, alzando sopra al capo le belle braccia seminude. — Totò!... una sigaretta!

Il barone Ottavio Tottenham le buttò in grembo un astuccio dorato.

Gerardo Neversol le sedette accanto e affondò nei cuscini la testa bruna e ben spazzolata. [p. 85 modifica]

— Buona Gaby, vi applaudo. Siete stata «gran dama» fino alla punta delle vostre rosee unghie verniciate. Ma si può sapere perchè fate di queste cose? È dunque una mania inveterata che avete voialtre di volere a tutta forza entrare nella rispettabilità?

Milady accendeva la sua sigaretta e non rispose.

— Questo ricevimento a cui invitate le famiglie di dottori e di Pastori.... mi sembra una imprudenza.... dirò meglio, una impudenza, perfettamente inutile.

La signora soffiò verso il soffitto una lunga boccata di fumo.

— Poichè il Pastore è già stato qui — sorrise ironica — voi potete astenervi dalle prediche, caro Gerardo. E a proposito di Pastori.... che cosa ne dite di quelle due candide agnellette bionde?

— Poh! — fece Neversol in uno sbadiglio. — Quelle lì.... lasciatele vivere!

Totò si volse stupito e fissò in volto a Neversol i suoi lunghi occhi insolenti.

— Che idea! — esclamò. — Lasciarle vivere?.... Perchè?