Novelle orientali/IV. I due Orsi

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IV. I due Orsi

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IV.


I due Orsi.


Un pittore ed un orefice, grandi e stretti amici, faceano viaggio insieme. Gli colse la notte vicini ad un monastero di Religiosi cristiani, dove furono con umanità accettati. Aveano i nostri due viaggiatori le borse vote per poter proseguire il viaggio; onde il pittore ch’era valente nell’arte sua, fece offerta ai monaci di lavorare pel monastero, e poco andò che si acquistò grandissimo concetto fra gli ospiti suoi, anzi gli aveano tanta fede, che fra poco gli fece pentire dell’avergliene tanta.

Avvenne che i buoni Religiosi lasciarono una notte la sagrestia della loro chiesa aperta; ond’esso entratovi di compagnia coll’orefice, dappoich’essi ebbero fatto fardello di quanti quivi si trovavano vasellami d’oro e di argento, ambidue di là si fuggirono. Impadronitisi di così ricca preda, non ebbero più altro in mente, che di ritornarsene alla patria. Quando vi furono giunti, perchè il ladroneccio non si scoprisse, chiusero le rubate ricchezze in un cofano, patteggiando insieme che nessun di loro, senza dirlo all’altro, dovesse prendere cosa veruna.

Di là a poco tempo l’orefice si ammogliò ed [p. 217 modifica]acquistò dalla moglie due figliuoli; per la qual cosa volendo supplire alle spese che crescevano insieme colla famiglia, si fece suo gran parte del tesoro che era nel cofano: di che avvedutosi il pittore, gli rinfacciò la sua mala fede; ma l’orefice negò la cosa.

Il pittore, sdegnatosi della perfidia di lui, deliberò di farne vendetta; ma per farnela con sicurezza maggiore, dissimulò per allora e finse di prestar fede a’ giuramenti del complice. Pregò un amico suo cacciatore, che gli facesse avere due orsacchini vivi; e quando gli ebbe, fece fare una statua di legno, in fattezze, statura e vestiti così somigliante all’orefice, che l’occhio ne prendea errore.

Apparecchiata così ogni cosa per quel fine che volea, ammaestrò i due orsatti a prendere il cibo dalle mani della statua: gli conducea ogni mattina alla stanza dove era rizzata, ed essi non sì tosto l’aveano veduta, che saltavano verso quella e dalle sue mani prendeano quel che vi era stato posto per mangiare.

Il nostro pittore impiegò più settimane nell’usargli in tale esercizio ogni dì; nè sì tosto vide gli orsacchini avvezzi, che invitò l’orefice a cena seco co’ suoi due figliuolini, ed allo spuntar del giorno, trafugati con destrezza i fanciulli, pose gli orsacchini in cambio di quelli.

Non si può dire a mezzo qual fosse la maraviglia dell’orefice, quando in luogo de’ figliuoletti suoi si trovò nella stanza due orsatti: cominciò pieno di spavento a gridare quanto gli uscia della gola. Il pittore facendo dell’attonito, disse all’ospite: Così strana tramutazione dee essere qualche punizione mandatavi dal Cielo per avernelo voi fatto sdegnare con qualche gravissima colpa. Non si lasciò gabbare l’orefice dalle parole dettegli dall’amico, e tenendo per certo ch’egli fosse la cagione di tal metamorfosi, l’obbligò a comparire davanti al Cadì, accusandolo che gli avesse involati i figliuoli. Signore gli disse il pittore; voi potete facilmente chiarirvi da qual parte sia la verità: comandate che siano qua condotti i [p. 218 modifica]due orsatti: se gli atti e gli accarezzamenti dimostreranno di distinguere l’orefice da tutti gli altri che qui sono, non si potrà più dubitare che veramente non sieno figliuoli suoi.

Il Cadì acconsentì alla sperienza. I due orsacchini, tenuti dal pittore digiuni due dì, non sì tosto raffigurarono l’orefice, che gli corsero incontro e gli leccarono le mani. A tal vista le persone quivi radunate si maravigliarono, e lo stesso Cadì imbrogliato non seppe che sentenziare sopra quel caso.

L’orefice pieno di confusione ritornò alla casa del pittore, e quivi gittatosi in ginocchioni a’ suoi piedi, gli confessò la sua infedeltà e lo scongiurò che pregasse Iddio, acciocchè si degnasse di restituire ai figliuoli suoi le fattezze loro naturali. Il pittore fece le viste di lasciarsi toccare il cuore, e tutti e due passarono la notte in preghiere. Avea usato prima la cautela di tor via i due orsatti e di mettervi in cambio i due fanciulli dell’orefice, da lui stati tenuti celati fino a quel punto. Il pittore condusse il padre loro alla stanza dov’erano, e facendogliene la restituzione, disse: Il Cielo ha esaudito i miei voti: imparate voi a non mancare da qui in poi ai vostri impegni.