O Cicognino, o caro

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 12 giugno 2023 75% Da definire

Allor che in gioventute Poichè al forte cavaliero
Questo testo fa parte della raccolta Le vendemmie di Parnaso


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XLV

Invitalo con promessa di buoni vini.

O Cicognino, o caro
     Della bionda Talia,
     Qui ne vien, dove chiaro
     Mormorando ruscello al mar s’invia:
     5Vedrai su piagge erbose
     Le Drïadi fiorite,
     E su rive arenose
     Le volubili ninfe d’Anfitrite;
     E con note amorose
     10Sfogare i suoi dolori
     Zefiro vago, e sospirare a Clori.
Qui non di gemme aspersa
     Opra di nobil mano,
     Ma lucida, ma tersa
     15Tazza t’appresto, ed è cristallo Ispano:
     Di vin qual ambra puro,
     Voglio io ch’ella trabocchi,
     Che dolce, che maturo,
     Tosto, che il versi ti s’avventa agli occhi;
     20I grappoli suoi furo
     Della vendemmia egregia,
     Onde in Toscana Gimignan si pregia.
Forse gioconde e liete
     Fian tue labbra non meno,
     25Se spegnerai la sete
     Col mosto peregrin che manda il Reno:
     Ma se per avventura
     Alle tue vene accese
     Vuoi rinfrescar l’arsura
     30Con uve figlie di terren francese,
     Meco ber t’assicura
     Manna, che ad ogni sorso
     Bacia la lingua sì che imprime il morso.
Chiuso in grotta gelata,
     35Per me s’attinge allora,
     Che amata e desïata
     Del gran Cosmo al natal riede l’Aurora,
     Allor d’almi amaranti
     Corona al crine intesso,
     40E meco cerco i vanti,
     Che deve a sì buon rege il mio Permesso:
     Ben son dovuti i canti,
     Se tra gli affanni impetra,
     Per l’alta sua bontà, scampo mia cetra.