Odi (Anacreonte)/Ode LVI

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Ode LVI

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode LVI
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SULLA VECCHIAIA.


ODE LVI.


Già calve e tremole
     Le tempia io sento,
     Sparso d’argento
     4Già veggo il crin.
Verso il suo termine
     L’età trabocca,
     I denti in bocca
     8Son vecchi alfin.

De’ giorni amabili
     Passò l’aurora;
     Già l’ultim’ora
      12Sento appressar.
Dolente e timido
     Piango, e mi lagno,
     Che il nero stagno
     16Degg’io varcar.

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O come d’Erebo
     L’atro sentiero
     Il mio pensiero
     20Turbando va.
Non v’è più orribile,
     Lo sento, ahi lasso!
     Sol questo passo
     24Tremar mi fa.

Quanto son facili,
     Quanto spedite
     Le vie che a Dite
     28Guidano il piè!
Ma poi, dal pallido
     Fatal soggiorno,
     Di far ritorno
     32Speme non v’è.